Qualche giorno fa ho visto che cose che voi umani non potete immaginare! :)
Eh sì….complice l’incoraggiamento di mio marito (che, diciamo la verità, non ha dovuto insistere molto), ho preso un bel treno la mattina presto e dopo due e ore e 20 minuti ero a Bologna, dove sono stata ospitata da una gennarina DOC (la Friggi delle 5 frolle) a casa sua. Lì, insieme a un gruppo di altre bravissime gennarine, ho passato una giornata bellissima, ricca di allegria e divertimento. Abbiamo mangiato che neanche fossimo a un matrimonio! Esempi? Ovis molis, pignolata, sfogliatelle ricce, taralli, Danubio (ricetta di Adriano e non dico altro), maccheroni al ferretto col sugo, piadine, squacquerone, mortadella, salame rosa, patè, pane toscano a lievitazione naturale, finocchiona e salami vari, formaggio toscano, carciofi, verdura, mozzarella e provola di bufala. Lo so, mi rendo conto che la lista è un pò scarna e che ho assaggiato tutto per educazione (e io sono notoriamente molto educata :) ) ma dovete anche considerare che quella era una giornata di studi matti e disperatissimi! Infatti, il vero scopo della giornata era di carpire tutti i segreti di Claudia nella preparazione della Grenoble. La GRENOBLE….! Non l’avevo mai assaggiata ma è diventata di botto la mia torta preferita. Un susseguirsi di strati buonsissimi che lasciano un ricordo netto e la voglia di mangiarne ancora…. me la sono sognata nel viaggio del ritorno. La Grenoble la rifarò: prenderò il coraggio a due mani, manderò Mimì e Cocò in qualche sperduto collegio svizzero e, in rigoroso silienzio, tenterò di riprodurla! E’ un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo!
Ma veniamo a questa ricetta! A casa di Friggi ho assaggiato (3 volte) dei peperoni buonissimi, con uvetta e pinoli! Sono tornata a casa con l’idea di ripeterli al più presto. Sono un contorno strepitoso, però avevo voglia di creare un primo in cui fossero protagonisti. Avevo visto da Sigrid una cottura particolare della melanzana (geniale) e siccome in questo periodo mangerei solo gnocchi, gnocchi fortissimamente gnocchi, ho deciso di unire le due cose e ho creato gli gnocchi alle melanzane Xtreme! E come potevo condirli? Gli gnocchi alle melanzane mi danno troppo l’idea di un piatto mediterraneo e quindi niente di meglio che accoppiarli con quei peperoni strepitosi. Il risultato mi è piaciuto molto e quindi vi lascio la ricetta degli gnocchi Xtreme della Friggi!
RICETTA: GNOCCHI DI MELANZANE CON PEPERONI, UVETTA E PINOLI
Ingredienti
per gli gnocchi
Per i peperoni
Procedimento
per gli gnocchi
preso da Sigrid:
avvolgere ogni melanzana in carta stagnola (la versione originale prevede un rametto di rosmarino piantato nella melanzana, e qualche spicchio d’aglio in camicia chiuso nell’aluminio), accendere un bruciatore (ho usato quello più grande, di melanzane ne avevo tre) e disporci direttamente sopra, quindi sulla fiamma del gas, i pacchettini. Lasciar cuocere su due lati per 10/15 minuti almeno per lato (dipende da quando sono grandi le melanzane), finché non siano del tutto morbide.
Una volta cotta la melanzana, aprirla a metà, separare la polpa dalla buccia, farla scolare un pò per eliminare il liquido (la polpa è molto morbida e con una forchetta si disfa ma l’ho anche passata col minipiemer per ottenere una sorta di purè). Appena cotte le patate, schiacciarle con lo schiaccia patate, lasciarle freddare per un minuto, aggiungere la polpa della melanzana, la farina e un pizzico di sale. Impastare bene con una paletta di legno e far raffreddare. Il mio composto era un pò appiccicoso ma ho preferito non aggiungere altra farina per non coprire troppo il sapore della melanzana. Se doveste trovare eccessiva difficoltà nella formatura degli gnocchi, aggiungetene un pò ma senza esagerare! Una volta intiepidito, dividere il composto in cilindri e tagliare gli gnocchi.
Per i peperoni:
Tagliare i peperoni a tocchetti, eliminando i semi e la parte bianca (che è quella non digeribile), mettere un pò d’olio in una padella, aggiungere l’aglio, l’uvetta e i pinoli e dopo un minuto aggiungere i peperoni. Coprire con un coperchio e portare a cottura. Regolare di sale ( vi conviene cuocere i peperoni con anticipo).
Far bollire l’acqua, salarla, cuocere gli gnocchi e, appena vengono su, scolarli, metterli nella padella insieme ai peperoni e farli insaporire. Poi li ho messi in una piccola cocotte, spolverati con una grattata di Moliterno (un formaggio stagionato saporito) e messi un minuto in forno ma anche senza formaggio vanno benissimo ( a seconda dei gusti..). Servire caldi
Con questa ricetta partecipo al contest di Imma:
A volte capita di trovare la voglia di fare un dolce nella maniera più impensata. Un paio di giorni fa, verso le 7:30 di mattina, ero come al solito sulla metro che mi stava portando in ufficio mentre pensavo, tanto per cambiare, a dei dolci da portare a delle amiche (lo so, è un pensiero fisso ma che ci posso fare??? prima o poi mi passerà..credo). I dolci in questione erano i cannoli di frolla al cacao e mi stavo appunto chiedendo se potessi farne una versione aggiornata..la 2.0 insomma!
La metro era strapiena di gente, tanto per cambiare, quando arriva la fermata di Termini. Si aprono le porte e entra un’onda anomala di persone tanto che un signore, evidentemente irritato, esclama ad alta voce: “E che è?? Lo sbarco in Lombardia?” un altro risponde:” Qui non c’entra neanche un pistacchio di Cronte!“. I due personaggi hanno continuato a parlare fra loro (e Dio solo sa cosa possono essersi detti!) e, mentre mi immaginavo per un attimo Tom Hanks, nel famosissimo film, che sbarcava in Piazza Duomo di fronte all’attonita popolazione milanese, ho capito che variazione volevo fare: a casa avevo una fantastica crema di pistacchio di Bronte (quella di Cronte ancora devo provarla!) e quindi era obbligatorio provare la versione in oro verde dei cannoli.
Vi riporto la ricetta con le modifiche fatte.
RICETTA: CANNOLI DI FROLLA AL PISTACCHIO CON CREMA PASTICCERA AL BURRO AROMATIZZATA AL PISTACCHIO
Ingredienti:
Pasta frolla al pistacchio:
Per la glassatura:
Per la crema:
Procedimento
Nella planetaria, impastare lo strutto con lo zucchero (lo strutto dà una particolare morbidezza alla frolla), aggiungere l’uovo, il sale e l’acqua fredda e infine la farina mescolata alla farina di pistacchio. Mettere a riposare in frigo per almeno 2-3 ore. Se non avete la planetaria va benissimo anche fatto a mano. Per cuocere i cannoli, sono indispensabili i cannelli per dare la forma. Si trovano facilmente nei casalinghi o nei negozi specializzati per feste. Dopo il riposo in frigo, stendere la frolla a crica 4 mm e tagliarla in quadrati di 10 x 10 cm. Spennellare i cannelli con del burro fuso e avvolgervi un quadrato di frolla sopra. Far cuocere a 180° per 15-20 minuti (dipende dal vostro forno). Per la glassatura al cioccolato, basta semplicemente far fondere a bagno maria il cioccolato con i due cucchiai di pasta di pistacchio, prendere il cannolo ormai freddo alle estremità della base e immergerlo per qualche secondo nel cioccolato. Voltarlo in verticale per far scolare bene il cioccolato ed evitare che si creino delle gocce che crerebbero delle sbavature nella glassatura una volta posato il cannolo su un vassoio a freddare. Con questa dose ho ottenuto 14 cannoli.
Preparare la crema pasticcera: sbattere i tuorli con lo zucchero e aggiungere la farina setacciata. versare a filo il latte scaldato e cuocere a fuoco basso fino a cottura. Aggiungere la crema di pistacchio. Far raffreddare la crema. Montare con lo sbattitore il burro a pomata, fino a renderlo cremoso e ben amalgamabile e aggiungerlo alla crema. Farcire i cannoli usando una sac-a-poche.
Con questa ricetta partecipo al contest Oro Verde di Sicilia.
“Io scio bella“.
La Pasionaria-cocò, 2 anni e 5 mesi di pura energia e determinazione, ieri esordisce con questa affermazione, mentre la tenevo in braccio. Eravamo a pranzo dai nonni paterni per festeggiare il compleanno di mio suocero e stavamo aspettando il dolce, quando mi guarda con un sorrisetto e mi dice questa frase. Giusto il tempo di sorridere con indulgenza e pensare che, in fondo, questo piccolo essere vanitoso ha tutte le motivazioni per poter dire ad alta voce una frase così, che lei continua, guardandomi dritta negli occhi: “Io scio bella e paracula“. Mentre sgrano gli occhi, assicurandomi che il resto della famiglia sia distratto da altro, le sibilo sottovoce “non si diceee!”. “PA-RA-CU-LA“. Se proprio non avessi compreso il concetto. Frued sarebbe fiero di lei: mai vista tanta consapevolezza del se, espressa senza giri di parole e con sicurezza. E che potevo dire?? “Tanti auguri a te, tanti auguri…ecco la torta, guarda, batti le mani!”
E parliamo allora di questa torta, che merita un bel pò di attenzione! :) Qualche giorno fa su gennarino, Dony, una ragazza che posta sempre ricette davvero molto buone, ha segnalato la ricetta di questa “torta al cioccolato croccante”, da lei portata all’ultimo raduno. Anche se non sapessi che Dony è una garanzia, i commenti dei partecipanti erano così entusiastici, che mi è venuta voglia di provarla al più presto! Dony ha imparato questa ricetta ad un corso di Massari e ha apportato qualche modifica (che io ho seguito!). Diciamo che la mousse ha corso grandi rischi di non finire sulla torta…ne ho mangiata una certa quantità!!
Ingredienti
Procedimento
vi riporto anche il pan di spagna usato da Dony
Ingredienti
Procedimento
Ingredienti
Procedimento
Ingredienti
Procedimento
Notes
Per i liquori, regolatevi in base al vostro gusto e alla presenza o meno di bambini fra gli ospiti!!!
*Mi rendo conto che il montaggio del dolce può sembrare complicato (in realtà usare l’anello facilita sempre tutto!). Però potete sempre usare la vostra abituale tecnica di montaggio :)
Ieri sera eravamo a cena dai miei, per quella che si potrebbe, o meglio dovrebbe, definire una tranquilla e classica serata in famiglia. Mancava poco alla messa in tavola, quando Albertino-mimì ha manifestato l’improvviso bisogno del bagno. L’ho aiutato nella “sistemazione”, comprensiva dell’avvicinamento del cesto della baincheria usato come supporto per il posizionamento del libro-con-tutti-gli-animali, da sfogliare con calma e concentrazione durante la “seduta di gabinetto” (mai espressione fu più appropriata!).
La Pasionaria-cocò era abbastanza su di giri per il nuovo arrivo a casa dei nonni (arrivo ahimè, travagliatissimo): Oscar.
Oscar è la tartaruga di mia sorella, (la famosa zia d’america!) affidata dalla fuggitiva padrona a mio padre. Il povero Oscar, ha passato un brutto periodo: dato che non si decideva ad andare in letargo, mio padre l’ha portato dal veterinario, il quale ha non solo dato una cattiva diagnosi sulle condizioni di salute del malato, ma l’ha addirittura trattenuto in ospedale (!). Oscar è stato ricoverato 10 giorni, sotto flebo intensiva (ed io continuo a chiedermi dove diamine infileranno l’ago di una flebo ad una tartaruga di terra di 5-6 cm..mah!). Da quando oscar è tornato a casa, riceve le amorevoli cure del suo tutore legale (mio padre mi ha anche telefonato per chiedermi il vecchio termometro per misurare la temperatura dell’acqua del bagnetto dei bambini, perchè il dottore è stato inflessibile sulla necessità di immergere il convalescente in acqua a 38° e papà non aveva mezzi sufficienti per misurare la temperatura con precisione..”Sai, è una responsabilità“).
Il malato, dopo 10 giorni di ricovero ospedaliero costati 200 euro, sembra essersi ripreso: si muove nel suo tarta-village e mangia erba medica e mandarini. La pasionaria quindi, era tutta interessata ma sapeva di non dover toccare la “tattuga” quindi ha passato buoni 10 minuti a tentare di convicermi a mettere il mio dito nella bocca di Oscar (speranza vana!). Dato che mia madre apparecchiava per la cena, ho pensato che fosse il caso di ricordare ad Albertino di sbrigarsi: lui era lì, col libro aperto e lo sguardo concentrato che puntava verso l’alto e al mio brusco: “Hai finito, sì o no?” ha risposto con un “Dopo, voglio studiare Anubi”. Facendo appello al mio autocontrollo per evitare di ridere, ho risposto “Sì, dopo cena”: non credevo che una “seduta di gabinetto” potesse portare un bimbo di 5 anni a voler studiare le divinità egizie ma tanto si sa, Albertino è avanti!
In tutto questo, i miei si sono lanciati nella solita dieta post-feste natalizie e quindi, dopo essermi beccata il rimprovero di mia madre per aver visualizzato sul pc la foto della pizza croccante in teglia di Adriano, ho ricevuto anche da parte sua la gentile richiesta: ” metti qualche ricetta light sul blog, noo?”
Continuiamo quindi la light session:
-per tartarughe di terra convalescenti: mandarini (“mi ha detto il dottore che sono ricchi di calcio“..) e erba medica, associati a bagnetto a 38°
-per tutti gli altri: sformatini di melanzane e ricotta su coulis di pomodoro fresco e tortini di riso venere con zucchine e peperoni su vellutata di piselli.
RICETTA: SFORMATO DI MELANZANE CON RICOTTA, PROVOLA AFFUMICATA E COULIS DI POMODORI
Ingredienti:
Procedimento
Tagliare la melanzana a fette sottili. Qui avete due scelte: per una versione più saporita, friggere le fettine in olio evo. Per una versione totalmente light passarle sulla griglia. In una terrina, mescolare la ricotta ben scolata, la provola tagliata a cubetti e regolare di sale (chi lo gradisce, anche di pepe). Si può omettere la provola se proprio il dietologo ci perseguita :). In uno stampino di alluminio monoporzione, adagiare le fette di melanzane per coprire lo stampino, facendo in modo che parte delle fette esca da bordo, riempire con il composto di ricotta e ripiegare la parte di fette sulla base. Mettere in forno a 180° per 15 minuti. Nel frattempo sbollentare i pomodori per un minuto nell’acqua bollente. Scolarli, togliere la pelle e i semi e frullarli regolando di sale e olio. Versare il coulis di pomodoro fresco nel piatto. Togliere dal forno lo sformato di melanzane e adagiarlo sul coulis. Servire subito.
RICETTA: TORTINO DI RISO VENERE CON ZUCCHINE, PEPERONI E CREMA DI PISELLI English Version
Ingredienti:
Procedimento
Ho modificato, secondo il mio gusto, una ricetta trovata sul libro cocktail & finder food, editore Giunti. Cuocere il riso venere in acqua bollente (se usate quello del mulino la cottura è molto lunga, 45 minuti. Con quello del supermercato impiegherete i soliti 15 minuti). Nel frattempo tritare lo scalogno, stufarlo in una pentola insieme a poco olio, aggiungere i piseeli e un bicchiere acqua e portare a cottura (aggiumngere acqua se necessario). A cottura ultimata, regolare di sale e frullare il tutto. Lavare le verdure, tagliare a pezzetti i peperoni e la zucchina (io ho usato la grattugia a fori larghi). In una padella con un filo d’olio versare i peperoni e farli andare per qualche minuto. Aggiungere le zucchine e terminare la cottura regolando di sale. Spegenere il fuoco. Scolare bene il riso e aggiungerlo alle verdure. Saltare il tutto. Sistemare nei piatti la crema di piselli, poggiare un coppapasta circolare e mettere due o tre cucchiai di riso fino al bordo del coppapasta. Lasciar intiepidire un minuto o due, di modo che il riso trattenga la forma. Togliere delicamente il coppapasta e servire.
Avete anche voi quelle amiche perennemente magre che, quando si tratta di cucina, vi chiedeono ricette light? Ecco, io ce l’ho!
“Perchè non metti qualche ricetta light, sai dopo le feste…..” tanto per farti sentire in colpa per quei due o tre kg di biscotti consumati nelle feste o, peggio, per il fondant appena mangiato e, soprattutto, per i cattivi propositi futuri :). La vostra amica al massimo avrà messo su mezzo etto e pure nel punto giusto..ma siccome voi le volete bene la ricetta light gliela date lo stesso!
Eccola qui: semplice, facile e veloce (scusate la qualità della foto, fatta durante una cena!). Bisogna solo trovare un buon filetto di maiale e i mirtilli. Trovo che l’accostamento maiale-frutta sia molto buono ma poco usato in casa (e anche nei ristoranti, devo dire). Però merita! Ricordavo una composta ai mirtilli fatta per dei muffin, ricetta splendida suggerita da Rossana su gennarino e ho pensato che con la carne potesse stare bene. Avevo ragione :) Grazie poi agli aggiustamenti fatti discutendo con Rossana è venuta una buona salsa da servire con la carne: il maiale può essere semplicemente cotto alla griglia o in padella con un filo d’olio, l’ho fatto in entrambi i modi.
Ricetta: Filetto di maiale con composta di mirtilli English Version
Ingredienti
Procedimento
Porre i mirtilli, lo zucchero, l’acqua e l’arancia in una casserula dal fondo spesso.Cuocere a fuoco medio fino a che il composto raggiunga la consistenza di una marmellata non eccessivamente densa (ci ho messo 40 minuti a fuoco lentissimo).
Aggiungere il peperoncino (a piacere e a gusto proprio: io ne ho aggiunto un pizzico). Cuocere il maiale suula griglia o in padella con un filo di olio e servire accompagnato dalla salsa
Con questa ricetta, adatta anche a “stomaci problematici”, partecipo al contest ricette leggere al mirtillo!
E’ un classico: quando i bimbi piccoli cominciano a parlare, assistiamo conitnuamente a scene comiche dovute ai loro involontari errori di pronuncia. La Pasionaria-cocò è stata (ed è) spesso protagonista di queste scene,considerata “la sua ottima proprietà di linguaggio” (come mi ripetono da tanto tempo le maestre). Il problema è che, nel suo caso, l’errore nella pronuncia sfociava in incidenti diplomatici, più che nella risata collettiva. Che tipo di incidenti, potete facilmente immaginarlo da questi due “simpatici” esempi.
1) Albertino stava guardando i cartoni animati e La Pasionaria giocava in camera sua. Faccio per entrare quando sento che dice “pippone, pippone”. Mentre lo sgomento sale, insieme al senso di colpa causato dal fatto che sicuramente deve aver sentito tale parola da qualcuno ( ma chi?) lei, tutta allegra mi fa “Eone pippone”. La guardo sospettosa e contemporaneamente lo sgomento si ferma e decido di darle una possibilità: “Eone pippone pasta al scugo”. Ahhhhh…lo sgomento cala definitivamente e lascia il posto ad un sospiro di sollievo! Albertino-mimì guarda spesso “Leone il cane fifone” e nella puntata odierna aveva visto il cane fifone mangiarsi, appunto, la pasta al sugo..tanto è vero che me l’aveva ordinata per cena! La Pasionaria stava solo ripetendo “fifone” a modo a suo. Almeno credo. Almeno Spero.
2)Dopo una bella giornata di lavoro, a dir poco interessante, vado a prendere Albertino e la Pasionaria a casa dei miei. Quando entro, dopo i saluti di rito, vedo mamma e papà lanciarsi uno sguardo di intesa, quasi imbarazzato direi. “Senti, volevamo dirti che oggi la piccola al bagno ha detto più volte “la piscia””. Erano costernati e avevano abbassato la voce, non sia mai che qualche vicino potesse sapere delle parole vergognose pronunciate dalla nipotina (chiamata amorevolmente principessina da mio padre, dato che io resto la principessa in carica). Alzo gli occhi al cielo e con tutta calma rispondo con un “Non preoccupatevi”. Erano allibiti: da quando la loro figlia primogenita era così abituata a un tale linguaggio, da non preoccuparsi di parole così poco opportune per una bimba di 2 anni? Li tranquillizzai subito: “quando dice così, intende “la pizza”, ancora non pronuncia bene la z”. Una parte di loro pareva sollevata, l’altra rimaneva scettica. “Ma era in bagno” questa fu la ragionevole obiezione di mio padre. “Appunto. Lei dice perfettamente pipì da molto tempo. Che mentre fosse in bagno ti chiedesse qualcosa da mangiare rientra esattamente nel suo comportamento tipo”. Il problema, però, restava quando eravamo fuori. La Pasionaria, si sa, è una bimba di buono, anzi ottimo appetito! Il che significa che chiedeva spessissimo “la piscia”..e la gente mi guardava con riprovazione, come a dire “guarda che madre snaturata che insegna queste parole alla figlia”. Dal momento in cui ha cominciato a pronunciare bene la z, mia figlia si è rivelata per quella che è: un’incredibile mangiona, non un’incredibile incontinente.
Ben contenta di poter finlamente rispondere ad alta voce “come la vuoi, bianca o rossa?”, ho verificato, proprio stasera, che le piace molto la pizza in teglia croccante di Adriano. Un’intenditrice! Ma poi si sa che le ricette del Maestro sono sempre una garanzia! (La voglia di provarla me l’ha fatta venire la mia amica Dile di Gennarino: grazie dell’idea!)
Vi riporto qui, per comodità, la sua ricetta (il Maestro arricchisce la spiegazione con un passo passo fotografico molto utile!) ed eventuali mie annotazioni. Io ho visto Adriano lavorare dal vivo e a mano, un impasto ad alta idratazione simile a questo e, sotto la sua guida, ci sono riuscita anche io..ma a casa non mi azzardo nemmeno un pò a ripetere l’esperienza e lavoro tutto con la planetaria (secondo me, per questo tipo di impasto è vivamente consigliabile ….solo una persona con una grossa esperienza può ottenere le stesse cose a mano!).
Ricetta: La pizza croccante in teglia di Adriano
Ingredienti:
per 3 teglie 30 x 35
Procedimento
Di primo mattino:
sciogliamo il lievito ed il malto in 450gr di acqua, mescoliamo altrettanta farina setacciata, copriamo ed attendiamo che gonfi e si crei un principio di fossetta nella parte centrale (ca. 3 ore a 20°).
Aggiungiamo l’acqua rimanente, facendola cadere lungo i bordi del recipiente, avviamo la macchina con la foglia a bassa velocità ed inseriamo il resto della farina, facendola cadere a pioggia con continuità (sia Dile che io abbiamo avuto bisogno di aggiungere un altro pò di farina..ma poco mi raccomando!). Amalgamata la farina, aggiungiamo il sale.
Dopo 2’ portiamo gradatamente la velocità a 1,5 e lasciamo incordare. Coliamo l’olio a filo, curando di non perdere l’incordatura. (un cucchiaino alla volta, perchè altrimenti si depositerebbe tutto sul fondo e non verrebbe assorbito bene dall’impasto).
Montiamo il gancio ed impastiamo fino ad ottenere il velo, ribaltando la massa un paio di volte nel corso della lavorazione (il gancio è necessario per ordinare la maglia glutinica che la foglia ha contribuito a formare ma che ha lasciato in struttura ancora disordinata). Copriamo e lasciamo lievitare a temperatura ambiente.
Verso le 16.00 rovesciamo l’impasto sulla spianatoia spolverata con la semola, dividiamo l’impasto in tre parti, pieghiamo ognuno di questi a 3 per una sola volta ed arrotoliamo stringendo moderatamente. Trasferiamo in altrettanti contenitori con coperchio ermetico, non infarinati.Lasciamo raddoppiare a 28°. Al momento di cuocere, rovesciamo gli impasti sulla spianatoia infarinata con la semola e spolveriamo anch’essi, picchiettiamo con la punta delle dita e stendiamo stirandoli, evitando accuratamente la fuoriuscita dei gas di lievitazione. Carichiamo sull’avambraccio e sistemiamo delicatamente nelle teglie non unte, spolverate con un velo di semola. Finiamo di stenderecondiamo con pomodoro e sale ed inforniamo a 250° nella parte bassa, per 10°.
Distribuiamo la mozzarella, condiamo con un filo di olio evo e reinforniamo nella parte alta per 4/5’, facendo attenzione a non bruciare la mozzarella.
Ieri sera ho passato (e, insieme a me, il resto della famiglia) 3 ore di vero panico! A dire il vero, l’intero pomeriggio era stato abbastanza mivimentato, per il diffondersi dell’influenza fra i vari membri della famiglia. Solo la Pasionaria-cocò, la prima in ordine di tempo ad averla presa ma anche la prima ad esserne uscita, era allegra e vivace come suo solito. Albertino-mimì invece, presentava un faccino pallido, stanchezza e inappetenza. Anzi, mi aveva già detto più volte che voleva vomitare (scusate il particolare) e quindi, come d’abitudine, aveva vicino la bacinella di plastica blu che in queste circostanze risulta provvidenziale (la bacinella di sostegno)! Ormai, me la chiede lui quando riconosce i sintomi.
Poco prima di cena, ero al pc e tenevo Cocò in braccio. Un’ora prima avevo preso la storica decisione di aggiornare i plug in di Word Press (questo sconosciuto) proprio per avere più mezzi per migliorare il blog. Per me Word Press, il programma con cui si “crea” un sito, è praticamente un mondo inesplorato e con piacere avevo scoperto chei nuovi plug mi potevano far comodo. Avrei dovuto sapere che era troppo bello per durare. Così, di testa mia, guardo la finestra in cui compariva la scritta “aggiornamenti” che mi guardava da tanto tempo e decido di procedere all’aggiornamento di word press, consigliatami automaticamente già da percchi giorni: “in fondo, che può succedere?”
Installa. E via. Aspetto i minuti di rito e intanto cerco di bloccare le mani di quel polipo che diventa mia figlia, ogni volta che si ritrova nelle vicinanze del pc! Aggiornamento terminato. Giusto il tempo di abbozzare un sorriso di soddisfazione che compare immediatamente, al posto del mio sito, una schermata bianca con una lunga scritta che comincia con Iternal Error Server..
Non può essere. Il pc si è sbagliato. Aggiorno ma niente, ridigito www.cookingplanner.it ma la schermata è sempre la stessa. Panico. “corri, guarda che succede!!” chiamo con la voce carica di tensione mio marito, in quel momento alle prese con una riparazione casalinga. “aspetta, che devo finire qui”. Ma scherziamo? Faccio scendere di corsa la Pasionaria, che immediatamente comincia a piangere e a fare capricci. Io nel frattempo, cerco di collegarmi al blog dalle pagine di siti esterni ma nulla. A questo punto chiamo con urgenza mio marito, con la voce lacrimosa, e la Pasionaria capisce che c’è qaulcosa che non va, dato che prende una sedia, si mette in piede vicino allo schermo e comincia a chiedermi di continuo “mamma, che è successo?” Arriva finalmente il responsabile informatico della famiglia e da lui aspetto il responso. “Che hai fatto?”. Lo sguardo è già accusatorio. “Niente”. “Come niente? Qualcosa hai fatto” “Ho solo aggiornato word press”.
Dalla faccia e dalla pausa che fa, capisco che non solo non se l’aspettava ma che non è di certo una bella cosa. “Hai cancellato tutto” “nooooo” mi alzo di scatto perchè quasi mi viene da piangere. “ma chi te lo ha detto vorrei sapere” “Nessuno, è stata una mia idea” ” Tordellona” (testuali parole). Io non rispondo perchè so che ha ragione da vendere! A quel punto, lui si siede davanti allo schermo, la Pasionaria ritiene più interessante sedersi sul divano, vicino al fratello, e canticchiare ripetutamente la stessa canzone, Albertino si lamenta per il mal di pancia e io cammino nervosamente vicino al pc, neanche fossi nella sala d’attesa di un ospedale. “Che fai?” “Cerco il back up” e fortunatamente mio marito lo trova solo che bisognava vedere bene che roba fosse: c’era forse la minima speranza che da qualche parte questo blog fosse ancora in vita? Il momento era cruciale ma, come sempre, i nostri figli hanno delle tempistiche perfette. Mentre eravamo concentrati sul client ftp (che ha aperto mio marito, io neanche sapevo dove guardare) sento alla lontana Albertino lamentarsi che la Pasionaria gli stava dando fastidio con quella canzone. “ecco il back up giornaliero” e poi, all’improvviso “sdonggggg”.
Non avevamo neanche bisogno di chiederci cosa fosse. Mimì aveva preso la sua bacinella blu con tutte e due le mani e l’aveva battuta sulla testa della sorella al grido di “e basta che c’è Ben Ten”. Lei comincia a piangere portandosi una mano sulla fronte e noi due e ci giriamo di scatto. Altrettanto di scatto mi avvio verso il divano, allontano l’arma del delitto e prendo la Pasionaria in braccio. ” Ma si fanno queste cose??? Le hai fatto male”. Non sapevo che fare! Avevo contemporaneamente Albertino che minacciava di vomitare, la Pasionaria che gridava a più non posso, mio marito che cercava un file sconosciuto e il mio blog ormai non più esistente.
Sono andata in ordine di urgenza.” Ti fa male la testa? Come stai?” Con una voce lacrimovole e disperata la piccola risponde “Voio il prosciutto cotto”. Sospiro di sollievo. In fondo era in lei, non poteva essersi fatta tanto male. Albertino riguardava la tv con una certa aria di soddisfazione (non sembrava che il senso di colpa lo stesse affliggendo) e mio marito si alza annunciandomi che ha lanciato il back up. Le due ore successive sono state difficili: il primo back up era quello sbagliato, ne abbiamo lanciato un altro ma il blog non compariva ugualmente. Alla fine abbiamo cercato il tipo di errore e trovato che era accaduta la stessa cosa ad altre persone (tordellone pure loro?). A quel punto abbiamo seguito delle indicazioni e finalmente cooking planner è riapparso. Vi confesso che ho sorriso con aria beata e che all’istante ho inserito delle nuove frasi nelle lista delle cose da non fare:
1) non mettere la bacinella blu nelle mani di Albertino quando vicino c’è la Pasionaria
2) non farsi mancare mai il prosciutto cotto
3) non aggiornare mai, per nessun motivo, word press
Per festeggiare, ho deciso di terminare quelli che ho ribattezzato i Cioccolatini della Vittoria sull’Avverso Destino (o su Word Press), seguendo le indicazioni di Paul.a.young. Il giorno prima avevo provato una ganche al cioccolato e aceto balsamico che mi intrigava tanto e avevo ancora la ganache cioccolato bianco e basilico dei fondant, così ho dato il via alla formazione dei SUOI famosi truffle.
RICETTA: I TRUFFLE DELLA VITTORIA
Ingredienti:
Per la ganache all’aceto balsamico:
Procedimento
Fate cuocere l’aceto balsamico afuoco medio fino a che sarà ridotto della metà. In un altro tegame portare lentamente a ebollizione 400 ml di acqua con lo zucchero e un pizzico di sale marino. Versate il liquido sul cioccolato raccolto in una ciotola e mescolate bene. Infine aggiungere l’aceto. Lasciate raffreddare prima dell’uso. Paul annovera questa ganache fra i condimenti al cioccolato per carne, insalate, pesce e gelato e,credetemi, sono certa che si possa sposare benissimo sia col dolce che con il salato (in più, è semplice da fare).
Per la ganche al cioccolato bianco e basilico, guardate qui
Quando le ganache saranno pronte, noterete che hanno consistenze diverse: quella al balsamico è più liquida mentre quella al basilico, dopo il riposo in frigo, si presenta come una crema lavorabile. Potete creare subito dei truffle veloci passando le palline di ganache al cioccolato bianco nel cacao amaro e potete utilizzare la ganache al balsamico come condimento. Io ho terminato temperando il cioccolato e creando dei cioccolatini ma a questa tecnica vorrei dedicare un post apposito, dato che Paul.a.young è davvero bravo nel spiegare come riuscire a farlo in casa..quindi, alla prossima puntata!
A Natale mi sono regalata un bellissimo libro: Avventure al Cioccolato di paul.a.young. Paul è un estroso cioccolatiere inglese, famoso per le sue creazioni e l’originale gusto negli accostamenti! Nel libro ci sono 80 ricette e io mi sono innamorata di tutte e 80! Prima o poi le proverò tutte e ho deciso di cominciare con questi fondant dal cuore cremoso (amore a prima vista mentre sfogliavo il libro nella libreria)! Avevamo degli ospiti a cena: i poveretti si sono dovuti sorbire continue interruzioni perchè la sottoscritta fotografava ogni santa portata (ottenendo dei risultati a dir poco scandalosi..ma già così hanno praticamente mangiato tutto freddo)! Li ringrazio per la pazienza e la collaborazione!
Ricetta: Fondant cioccolato e basilico
Ingredienti
Per il ripieno:
Per i fondant:
Per gli stampi:
Preparate innanzitutto la ganache (cioè il ripieno del fondant), che dovrà riposare prima dell’utilizzo. Portare lentamente a ebollizione la panna con il basilico. Togliete dal fuoco (fate freddare un minuto), frullate e versate la panna sopra il cioccolato bianco, lavorando con una frusta. Trasferite la ganache in un contenitore con coperchio, fatela raffreddare a temperatura ambiente e riponetela in frigorifero per farla rassodare (io l’ho fatto il giorno prima). Suddividere la ganache in palline che conserverete in frigorifero fino al momento dell’uso.
Per i fondant, fate sciogliere il burro a fuoco basso, quindi aggiungete il cioccolato fondente e mescolate bene. Sbattete leggermente le uova e lo zucchero, uniteli al composto al cioccolato e lavorate con una frusta. Aggiungete la farina e lavorate fino a ottenere un composto liscio.
Imburrate e spolverizzate di farina i 4 stampini troncoconici. Riempiteli per un terzo con l’impasto al cioccolato e poneteli in frigorifero per 30 minuti (anche il resto del composto l’ho messo in frigo).
Toglieteli dal frigorifero, mettete una sfera di ganache al basilico in ogni stampo e riempiteli con il resto dell’impasto al cioccolato. Preriscaldate a 180°. Posizionate gli stampini in una teglia e quindi in forno, impostando il timer a 9 minuti. Non aprite il forno durante la cottura. (Dopo 9 minuti mi sembravano ancora poco cotti e ho deciso di tenerli per qualche minuto in più..ovviamente in quel momento la Pasionaria-cocò si stava buttando giù dal letto e sono corsa a riprenderla….facendo cuocere troppo i fondant…Insomma, regolatevi col vostro forno ma non esagerate: devono rimanere col cuore più liquido dei miei)
Sformate i fondant su piatti da portata e serviteli con gelato alla crema o creme fraiche ben fredda (anche da soli erano buonissimi!)
Il ripieno dei fondant è tanto per essere usato solo per questa preparazione! Questo tipo di ganache è ottima anche per fare dei tartufini: molto semplicemente, basta fare delle palline, farle riposare in frigo per almeno mezz’ora e poi passarle nel cacao amaro! Avrete degli splendidi cioccolatini
COMUNICAZIONI DI SERVIZIO
Paul.a.young spiega, letteralmente, come degustare il cioccolato. Se fino ad oggi avete fatto come me, cioè avete preso un pezzo del cioccolato preferito e lo avete masticato, consumandolo in fretta..beh, vi siete persi la parte più bella! Io ho deciso di seguire i consigli di Paul. Sono 10, sì 10! Ma ne vale la pena!
COME DEGUSTARE IL CIOCCOLATO
Buona degustazione!
“Mamma, che lavoro è il dirigente?”.
Stavo portando Albertino-mimì ad una festa di compleanno di un suo amichetto e mancava poco all’arrivo. All’improvviso il semaforo mi è sembrato molto più lungo del solito! “La spiegazione è nella radice del nome: dirigen…il dirigente organizza, dirige un’organizzazione, un ufficio, un ente…”. Ente, radice del nome… aveva capito? Forse era meglio buttarsi sul concreto: “Nonna è un dirigente”. Mia madre è il dirigente scolastico della scuola materna che frequenta Mimì, da qui il suo essere stata ribatezzata nonna-direttrice.
“ah, allora comanda“. Aveva capito. Mentre sul semaforo scattava il verde, la meta mi sembrava nuovamente vicina. “Io da grande voglio fare il dirigente“. Giustamente. “oppure il maestro di nuoto“. Tutto sommato mi sembrava onesto. Mimì è così. Ha la capacità di farmi domande apparentemente semplici, ma che richiedono uno sforzo tremendo e a cui, soprattutto non si può rispondere in maniera scorretta: lui ricorda tutto, segna tutto ed è pronto a usare tutto contro di me! “Mamma, tu sai fare dei buoni dolcetti“. Era una constatazione, non un complimento! “Grazie amore”. Andavamo bene! La festa ormai sembrava dietro l’angolo! “devi fare una torta alle mie maestre“. Va beh, una richiesta accettabile! .. ” e pure alla maestra di nuoto“. Mimì è avanti. Eravamo alla captatio benevolentiae e per di più su tutte e due i fronti riguardanti il suo futuro! ” Va bene, con piacere”. E il portone del suo amichetto è miracolosamente apparso!
Ecco qui la prima torta, quella per le maestre (l’insegnante di nuoto aspetterà il suo turno!). L’idea nasce dal fatto che volevo provare una torta di Montersino, crostata di pane e mele in crosta croccante, e dal fatto che avevo un panettone ancora incartato e buonissimo, davvero un peccato non utilizzarlo! Quindi ho preso la ricetta del libro Peccati di Gola e l’ho modificata un pò
Ricetta: Crostata di panettone e mele in crosta croccante
Ingredienti
Per la torta:
Per la crosta croccante:
Procedimento:
Tagliare le mele e il panettone a cubetti; versare quest’ultimo in una ciotola e ammorbidirlo col latte. Unire tutti gli ingredienti del ripieno e amalgamere bene il tutto. Stendere la frolla (io lo faccio sempre fra due fogli di carta forno, così è semplice lavorarla, non si attacca al mattarello e, una volta tolto il foglio di carta superiore, è banalissimo rovesciarla sulla teglia) e foderare una teglia, ben imburrata, da 20 cm (la mia era di 24)-Bucherellare il fondo con la forchetta e spennellare con della marmellata di albicocche. Riempire con il ripieno. Grattugiare le noci e unirle ai 100 gr di frolla. Ridurre in grosse briciole e sistemare sulla superficie della torta. Cuocere a 180° per 35-40 minuti.
Ah, dato che ci sono, inserisco anche questa nella raccolta:
COMUNCIAZIONE DI SERVIZIO
Montersino, nel suo libro, spiega molto bene la pasta frolla come ingrdiente di base. Metto un piccolo riassunto, in tema con questa torta, per chi fosse interessato.
A prescindere dal tipo e dalla quantità degli ingredienti ultilizzati, esistono, per la frolla, 3 metodi di impasto, che hanno in comune la caratteristica di lavorare tutto il più velocemente possibile:
Il metodo classico consiste nel lavorare con la foglia dell’impastatrice (o a mano) lo zucchero con il burro. Vanno aggiunte poi le uova, poco per volta, in modo da farla completamente assorbire. Infine vanno aggiunti gli aromi e la farina, necessaria ad assorbire la parte acquosa della preparazione. Col metodo sabbiato, la farina viene miscelata col burro, al fine di ottenere un composto non compatto ma sabbioso, in modo che il burro rivesta le molecole di amido e il glutine, mantenedole separate le une dalle altre e impermeabilizzandole. In questo modo, sono meno vulnerabili all’umidità anche dopo la cottura, legando meno fra di loro e dando un risultato di friabilità maggiore rispetto al metodo tradizionale. Il successivo passaggio consiste nell’aggiungere zucchero e uova, che con la loro alta percentuale di acqua riescono a far legare il tutto restituendo la compatezza necessaria per poter stendere la pasta. Nel metodo montato, usato per frollini o pasticceria secca si lavora il burro con la frusta in planetaria (o con uno sbattitore) fino a ridurlo a pomata. A questo punto si ferma la planetaria e si aggiunge lo zucchero a velo. Si rimette in moto la macchina al minimo fino a che il burro non viene assorbito e poi si aumenta la velocià e si fa montare bene il tutto fino ad ottenere una soffice crema.Infine, si aggiungono le uova sbattute e per ultimo la farina, che verrà aggiunta solo dopo aver sostituito la frusta con la foglia (oppure, si deve spegnere lo sbattitore e continuare con un cucchiaio di legno o spatola). Questo tipo di frolla si usa con il sach a poche: si formano i frollini e solo successivamente alla formatura del biscotto, a differenza degli altri due metodi, si fa riposare in frigo.
La frolla che ho utilizzato in questa ricetta è quella classica, fatta con
In genere ne faccio sempre una dose maggiore e poi divido in parti uguali quella che avanza e la congelo.
La mia mamma, da piccola, mi leggeva sempre il Corrierino delle famiglie. Credo di non averla mai ringraziata abbastanza! Mi divertivo un mondo ad ascoltare le avventure della famiglia Guareschi, le trovavo buffe e divertenti, con uno sguardo ironico sull’educazione e sul rapporto fra genitori e figli che ha dato un posto speciale a questo libro nella mia personale biblioteca!
Non avrei mai pensato però, che a distanza di anni, mi sarei trovata dentro casa Albertino e la Pasionaria redivivi. I miei due figli, come dico io Mimì & Cocò, che sono certa di aver fatto io (perchè, giuro, ero presente al momento del parto), hanno solo un’età diversa (cinque e due anni) rispetto ai due protagonisti guareschiani, ma hanno lo stesso carattere forte, le stesse battute pronte e pungenti e soprattutto lo stesso sguardo di chi sta studiando il proprio genitore per capire bene che giudizio darne. Per quanto mi riguarda, ancora devo capire se mi sento più Giovannino o Margherita..so solo che guardo con molta più comprensione alle tragicomiche avventure di Guareschi-padre.
Ora, il fatto è che i miei Albertino-mimì e Pasionaria-cocò, con i loro giudizi e comportamenti, condizionano spesso le mie ricette e quindi è difficile per me escluderli dal racconto di come qualcosa nasca o si modifichi. Mimì, è quello che fin da piccolo mi ha fatto penare per farlo mangiare. Ha cominciato col consumare un terzo di ogni poppata e ha continuato con le storie quotidiane che accompagnano ogni colazione e cena ( il pranzo, fortunatamente, è questione scolastica, anche se mi dicono che a scuola poi tante storie non ne fa …). Cocò no. Lei mangia tutto e con gusto. Passa dal pranzo, alla merenda, allo spuntino, all’happy hour e alla cena senza soluzione di continuità e Dio solo sa perchè continui a essere snella (o forse, il fatto che lei non cammini ma corra è responsabile di tale stato di grazia fisico).
Ieri avevo passato una parte del pomeriggio a prepare le taglietelle per questo piatto e i piselli per il condimento. Quando siamo tornati a casa tutti insieme, la scena che mi si è proposta è stata questa. Albertino-mimì arriccia subito il naso e fa “mamma, cos’è quest’odore di piselli???? dammi subito un tappo !”. Ha passato poi i 10 minuti successivi a chiedere insistemente un tappo che doveva infilare non so bene dove per non sentire quell’odore (considerate che lui i piselli li mangia…). La Pasionaria-cocò non ha fatto una piega, anzi ha subito chiesto, e consumato, un biberon di “lattuscio“, dato che alla cena ancora mancava il considerevole tempo di mezz’ora. Lei, è nata già adulta. Il commento che più spesso mi riportano è “si vede proprio che è femmina”. Da che si dovrebbe vedere, esattamente, è difficile da spiegare. Fatto sta che spesso, per bloccare la mia onnivora figlia, che vorrebbe mangiare alimenti magari non adatti a bimbi di due anni, non trovo di meglio che dirle che certe cose non sono adatte a lei e mi sento rispondere “io so ganne” (io sono grande!). Poco tempo fa, entrai in camera sua e trovai, come al solito, l’esplosione delle scatole dei giochi. “Metti in ordine” “No. Io so piccola” “Prima in cucina eri grande e ora sei piccola?” ” Per mettere apposto so piccola. Per la pappa so ganne“. Aveva ragione. Tutto dipende dal sistema di riferimento e, come ingegnere, non potevo che condividere. Poi però, siccome sono un genitore, era mio preciso compito negare quell’evidenza e quindi non ho trovato niente di meglio che risponderle con un ” Mica possiamo fare due pesi e due misure. O sei grande o sei piccola. Metti in ordine”. Lei ieri, dopo la cena-adatta-ai-bimbi, ha voluto anche le nostre tagliatelle e le ha gradite (“pure i piscelli“), nonstante la presenza del curry, che credevo l’avrebbe fermata. Ho pensato quindi di poterle proporre con ragionevole tranquillità :)
Ricetta: tagliatelle al salmone con piselli, gamberi e curry
Ingredienti
Procedimento
Per le tagliatelle, tritare finemente il salmone affumicato fino a ridurlo quasi in crema. Mettere in una terrina le uova, il salmone e la farina e impastare bene. Se fa fatica ad amalgamarsi, aggiungere due cucchiai di acqua fredda. Stendere bene l’impasto (ho usato prima il mattarello e poi l’Imperia, ma si stendeva facilmente) e tagliare le taglietelle. Metterle ad asciugare (mi manca uno “stendino” per taglietelle e mi sono inventata un pò di tutto..). Per il condimento, cuocere i piselli come fate normalmente (ho persino evitato di mettere la cipolla, che mi piace tanto, per accontentare mimì..ma, voi che potete, fatelo!). In una padella adatta per spadellare, cuocere velocemnte, in un filo d’olio, i gamberetti. Aggiugere la quantità di piselli desiderata e regolare di sale. Cuocere in abbondante acqua salata (ne ho messo un pò meno del solito data la presenza del salmone) le tagliatelle. Scolarle e spadellarle insieme ai gamberi e ai piselli. Aggiungere una spolverata di curry.
Con questa ricetta partecipo al contest controcorrente di Alessandro (lo so, sono entrata nel loop dei contest: giuro che per un pò smetto!)