Roma è una città incredibile. Sarà che sono di parte, ma ciò che mi colpisce è la presenza di segni artistici di mille epoche e stili diversi. Epoca romana?Città con più segni dell’impero romano nonpotrei trovare. Medioevo? C’è ma si può definire Roma solo una città Medievale? No, perchè mica è solo questo. Il Rinascimento, il Barocco, l”800…potrei continuare…c’è tutto. Secondo me uno dei motivi per cui la chiamano la Città Eterna è che non si finisce mai di scoprirla. Si può andare in giro eternamente appunto e trovare sempre qualcosa di nuovo e purtroppo è vero che proprio i suoi abitanti conoscono poco della loro città. Quando ho letto del contest di Simona, Cib’Arte, il pensiero è stato “se non trovo qualcosa io….”.
Ad aprire giornali e pagine di internet di notizie con effetti devastanti sulla nostra psiche se ne trovano a bizzeffe: dalla crisi finanziaria alle tredicesime che sembrano un miraggio, dalla situazione internazionale a quella, tutt’altro che tranquilla, italiana c’è di che restare impressionati. Leggi di tutto e il contrario di tutto e quando pensi che non ne puoi più ecco arrivare la notizia che cattura la tua attenzione per l’impatto che ha sulla società civile. Quella che ho letto io mi ha veramente lasciata …senza parole è dire poco.
Post mammesco..di quelli che esprimono solidarietà e comprensione per le sventurate mamme. In che periodo siamo?? Novembre. Questo vuol dire che, oltre al bellissimo ritorno della zucca, delle castagne, dei melograni e dei caki…dal punto di vista materno c’è il temutissimo ritorno della sindrome del venerdì.
Per me quest’anno non ha fatto eccezione, anzi, è stata puntualissima. Avevo ampiamente sperimentato la sindrome del venerdì con Albertino. Il problema è che ora tale sindrome è doppia, perchè ha ovviamente colpito anche la Pasionaria e quindi quasi tutti i venerdì me la ritrovo fa capo e collo. Se qualcuno si sta domandando cosa sia la sindrome del venerdì, o non ha figli, o li ha ma sono troppo grandi e se lo è scordato oppure è molto, molto fortunato.
Una mamma qualsiasi, con prole compresa fra 0 e 10 anni, sa che se un figlio si ammala, capiterà sempre e comunque di venerdì. Quando il pediatra ha chiuso lo studio da un pezzo. Quando il pediatra ha chiuso il cellulare dal Giovedì precedente. Quando i pronto soccorsi sono più pieni del Luna Park e le farmacie vicino casa non sono di turno. E voi vi domandate: ” e adesso chi diamine me la fa un’impegnativa dell’antibiotico , che tanto lo so che ci vuole quello” ma che se andate in farmacia e lo chiedete al farmacista senza impegnativa quello subito vi dice che state contribuendo a creare dei batteri/microbi e quant’altro super resistenti? Che vostro figlio risulterà immune a tutte le cure per i prossimi vent’anni?
Io non sono certa quella che consiglia di abusare dei farmaci, ci mancherebbe. Parlo solo dell’esperienza spicciola che si articola in: tosse forte, anzi fortissima che impedisce a vostro figlio di stare fermo sul cuscino e a voi di dormire (perchè non si sa come mai ma lui dorme lo stesso), febbre a 39 come valor medio e variabile fra il 38 e il 40 che sembra sia assolutamente refrattaria ai quintali di tachipirina (sudano ma la febbre non scende..mi è capitato anche questo); gola rossa, piena di placche e con due tonsille rugose simili al nocciolo di un’ albicocca (eppure la strada per lo stomaco deve pur essere da quelle parti dato che in condizioni normali mangiano).
Se poi vi aspettate un momentaneo calo della vivacità, in genere capita solo nei momenti veramente critici, cioè sopra il 39 e mezzo. Se solo hanno 39 e 4 possono tranquillamente continuare a urlare, fare capricci e litigare con i fratelli intorno. Voi, piene di preoccupazione (almeno al primo figlio) decidete che non si può aspettare fino a lunedì e andate al pronto soccorso (quello che poi diventerà il solito pronto soccorso). La prima volta stavo lì col frugoletto pieno di tosse, tutta preoccupata pensando alla broncopolmonite (è quello che mi ripetono sempre i nonni “ma non avrà mica la broncopolmonite??” i primi tempi mi spaventavo..ora ho risposte alternative). Tutti i bimbi fanno una baraonda dentro la sala d’attesa che basterebbe la metà. Per di più il brusio è puntualmente aumentato dal televisore che trasmette h24 il Disney channel o i Teletubbies (e qui si potrebbero fare ore e ore di discussione su quel cartone animato: chi lo ha inventato?? Ditemelo, perchè lo voglio guardare in faccia) mentre le infermiere da dietro il vetro ti guardano con aria di sufficienza perchè tu stai lì e chiedi una visita e quelle ti dicono che per queste cose c’è il medico curante (di venerdì alle 22:30 te lo dicono).
Le mamme più esperte le riconosci subito: leggono un giornale, si sono portate acqua, biscotti, qualche Gormita e qualche Cucciolo cerca amici e mentre i figli giocano loro leggono un pò. Magari la visita l’hanno già fatta e aspettano il foglio di dimissione. Esce il dottore di turno che le chiama (sembra che si conoscano, strano…) e prima che lui parli loro cominciano la lista delle cose da fare: antibiotico due volte al giorno 5 ml, aerosol 4 volte al giorno 20 gocce di fisiologica + 4 di broncovaleas+ 20 di Fluibron, lavaggetti al naso con fisiologica e argento proteinato e tachipirina ogni 4 ore. Il dottore annuisce e dice ” Le serve altro?” ” L’impegnativa, grazie”. Tu vedi questa scena e pensi che evidentemente quella ha un bimbo solo con una leggera influenza, mica come il vostro. Poi arriva un tipetto che tossisce come vostro nonno e parla come se avesse una molletta sul naso, con gli occhi lucidi da febbre e un gormita fra le mani. Hummmm..
A quel punto vi chiamano: voi tutte preoccupate entrate immaginando la terribile visita e invece cominciano a chiedervi notizie varie sul bambino dal parto in poi. Con la massima calma vanno da pupo in preda alla tosse, posizionano lo stecoscopio e ascoltano, controllano le orecchie e vedono la gola. La prima cosa che chiedete è “ha la broncopolmonite?” e neanche vi rispondono. La frase che mi sentivo ripetere spesso era “lo tolga dal nido” e tu lì che vorresti dire “perchè, viene lei a tenermelo? è disponibile? Ha una tariffa bassa?” e poi ti dicono di rivestirlo e ti dicono anche di accomodarvi in sala d’aspetto. Dopo un altro paio di visite esce il dottore e ti fa “antibiotico ogni 12 ore, aerosol 4 volte al giorno con 20 gocce di fisiologica, 4 di broncovaleas, ….” E normalmente termina con un “però signora per queste cose c’è anche il pediatra” (aridaje…)
Credo che provino una somma soddisfazione nel pronunciarlo. Fatto sta che tornate a casa e vi accingete a passare un divertentissimo weekend scandito da tutte quelle cose…perchè non potreste uscire neanche volendo, non c’è abastanza tempo fra un aerosol e l’altro. Dopo due o 3 di questi episodi, si impara e si va con un minimo di tranquillità in più..anche se rimane la regola del venerdì e voi sarete in grado di anticipare i nomi dei medicinali dei vostri figli.
Tempo fa, in uno di questi weekend decisamente poco divertenti, chiesi ad Albertino cosa volesse per merenda. “La ciambella” mi ha detto lui. Una bella ciambella morbida morbida con le patate nell’impasto, fritta e zuccherata..sì, l’ideale per le tonsille gonfie! Poi a dirla tutta, avevo le ultime patate violette da finire…e quindi ho provato la ricetta di Adriano, unendo all’impasto le patate violette invece che quelle classiche….buone, consolatorie e pure colorate..sarebbero state perfette nella sala d’attesa del pronto Soccorso :)
RICETTA: LE GRAFFE CON LE PATATE VIOLA
Ingredienti
Procedimento
Mescoliamo il latte tiepido con il lievito e 90gr di farina. Quando sarà gonfio (ca. 40′) uniamo le uova, il sale, lo zucchero e circa 300gr di farina, incordiamo. Aggiungiamo le patate a temperatura ambiente ed il resto della farina, incordiamo poi uniamo il burro appena morbido (non in pomata), incordiamo capovolgendo più volte l’impasto. Se non riusciamo ad incordare, quando l’impasto è diventato elastico. Spegnamo la macchina e copriamo. Dopo 15 minuti facciamo fare 5-6 giri a bassa velocità e copriamo. Dopo 15 minuti ripetiamo l’operazione, copriamo e lasciamo raddoppiare (ca.2 ore).
Rovesciamo sul tavolo, diamo un paio di giri del secondo tipo (prendiamo un lembo, tiriamolo delicatamente verso l’esterno e portiamolo al centro. Prendiamo l’angolino destro e ripetiamo l’operazione. Quando abbiamo completato il giro riprendiamo l’operazione facendo una maggiore pressione al centro e completiamo un altro giro…dovremmo ottenere una mezza sfera tesa), rovesciamo e copriamo con pellicola.
Asciughiamo con carta da cucina e passiamo nello zucchero eventualmente mescolato con poca cannella in polvere (e..per una carica di allegria in un weekend un pò così..tanti zuccherino colorati)
Questa ricetta fila dritta dritta dalla mia cara Fujiko!
La sindrome del Venerdì e le graffe con le patate viola |
In questo periodo mangerei tantissima zucca: sarà che è arrivato l’autunno col suo carico di frutti, sarà che se non mi faccio una vellutata di zucca non sono contenta, sarà pure che Halloween la sua suggestione la crea…ma in questo periodo zucca deve essere. Sul salato ci siamo, di cose me ne piacciono tante, però ogni anno mi resta il cruccio di non aver trovato un dolce che mi soddisfi. Possibile che gli americani parlino e straparlino di questa benedetta torta di zucca, buona, favolosa, tradizionale, etc etc…e a me sembrano (anzi sembravano) tutte abbastanza scialbe? Volete (anzi volevate) mettere anche una semplicissima crostata nostrana? un bel ciambellone tipico delle nonne? una torta di mele che più semplice non si può?
Quest’anno però non potevo passarla liscia: il mio capo un paio di settimane fa mi ha chiesto se per halloween, potevo portare una bella torta di zucca “americana” per festeggiare tutti insieme! Eh…proprio di zucca, mannaggialamiseria! Alea iacta est: il dado era tratto e quindi dovevo trovare una torta di zucca, americana, degna di questo nome e saporita. In genere quando si tratta di mission impossible, c’è una sola persona a cui mi rivolgo, anzi mi affido: la mia amica Rossana, che oltre a essere un genio della cucina vive, guarda un po, proprio in America da tanti anni. Se la ricetta giusta non l’aveva lei, chi poteva??? E infatti ce l’aveva! L’ha pure provata, prese le dosi giusti, fatta in più versioni e passatemela molto gentilmente! Unica differenza: questa tarte richiederebbe le noci pecan, molto comuni in America. Qui non ne ho trovato neanche l’ombra e sì che è tanto che le cerco. Dopo consultazione con Rossana, ho sostituito con le nocciole, perchè secondo lei si avvicinano e sopratutto stanno bene con gli ingredienti! Beh…è uscita fuori una tarte niente male, nulla a che vedere con le classiche crostate di zucca fatte finora…un pò più elaborata ma sicuramente con un risultato…come ve lo posso descrivere?Hummmm..vi racconto questa cosa!
Per fare velocissimamente una foto a questa torta (dovevo pur fare una prova prima di portarla in ufficio) ho chiesto ad una piccola aiutante di tenermi il piatto per sistemare Il Gatto che voleva fare un simil attentato a tutto ciò che di commestibile c’era nel giro di 3 metri. Messo il cibo a riparo stavo per scattare quando l’unica cosa che sono riuscita a riprendere è stato il vero e proprio attentato che la fetta ha subito.. Mi spiace quindi..ma questo è ciò che posso testimoniare! :D
RICETTA: TARTE DI ZUCCA AL CIOCCOLATO CON NOCCIOLE PRALINATE AL RUM
Ingredienti
(8 tartellette 10x2cm oppure 1 tarte rettangolare 20×30 cm)
Base:
Crema di zucca al cioccolato:
Crema chiffon alla zucca:
Copertura:
Pecan pralinati al bourbon (io, Nocciole e Rum)
Ganache di cioccolato
Procedimento
Base
Crema di zucca al cioccolato
*La ganache di cioccolato e’ prevista anche per la decorazione, per accorciare i tempi di preparazione si puo’ preparare in anticipo semplicemente aumentando di 100 gr la quantita’ di cioccolato e di panna (per un totale di 200 gr di panna e 200 gr di cioccolato), usandone meta’per la crema e riservandone l’altra meta’ per decorare
Crema chiffon alla zucca
Pecan pralinati al bourbon
Composizione e cottura
Decorazione
Mando questa ricetta da lei
La ricotta ce l’avevo ( eh sì che avevo appena fatto i pasticciotti ricotta e pere) e anche buonissima, dato che la mia rifornitrice ufficiale, ovvero la padrona del piccolo alimentari all’angolo dove trovo le cose più impensabili a prezzi altrettanto impensabili, aveva detto sì quando le aveva chiesto se la ricotta era quella che faceva per me. Le nocciole pure…venivano dal viterbese…non erano quelle di Giffoni ma insomma erano buone. Il miele a casa mia non manca mai, avendo un cugino produttore. I fichi erano un problema..ma tempo fa avevo fatto la marmellata di fichi (che tutto erano tranne che bianchi..come si vede dalla foto..ma in fondo era più che passabile). Strutto e cacao mi guardavano insieme alla farina e mi dicevano che tutto sommato potevo provarci: non avevo gli ingredienti di orgine cilentana, questo è vero…ma è anche vero che bisogna promuovere la globalità dei prodotti italiani, le varie zone, l’intercultura, etc etc…insomma, il cannolo cilentano s’aveva da fare. Il cannolo cilentano è uno di quei dolci creati dalla collaborazione di persone molto brave e amanti dei prodotti tipici, come Salvatore De riso e Enzo Crivella, che ti colpiscono per la loro particolarità. Insieme hanno pensato di fare un cannolo che racchiudesse i sapori del Cilento. E’ uno di quei regali che trovi in pochi locali, piccoli e accoglienti…come quando ti aspetti la torta ricotta e pere e Enzo ti propone la ricotta e fichi. Ecco…tu vai lì sperando in un cannolo siciliano e trovi il cannolo cilentano..e fortunatamente non si rimane affatto delusi! Anzi!
Il cannolo cilentano racchiude: il fico bianco del Cilento, le nocciole di Giffoni, la ricotta di capra e il miele delle montagne del parco di Diano. Piccole ma ottime produzioni, che permettono di ottenere un prodotto squisito anche se, per forza di cose, in numero limitato di “esemplari” … ma il problema non si pone! basta andare nel Cilento e mangiarselo!!!! Siccome io però ogni tanto vado in astinenza di questi dolci, ho pensato di riprodurlo, mia maniera ovviamente, dato che la ricetta resta, giustamente, appannaggio degli interessati! E l’ho elaborato usando gli ingredienti che ho trovato qui…quindi diciamo che ho fatto un lontano cugino del cannolo cilentano tanto per non perdere troppo l’abitudine al suo sapore!!!! (insomma, l’avevo fatto per il bocconotto martinese: per par condicio dovevo farlo anche per un dolce dell’altra regione estiva che frequento, eh!)
RICETTA: IL CANNOLO CILENTANO (o una cosa che gli si avvicina)
Ingredienti
Per il guscio
Per la farcia
Procedimento
Dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti che quest’estate, poco prima di tornare a Roma (e per poco prima intendo proprio pochi minuti prima di partire) ero in Puglia, per la precisione a Ceglie, nel Bar Centrale a rifornirmi di Biscotti Cegliesi e dolcetti vari di una bontà infinita. Ero lì che guardavo quelle meraviglie e da brava adepta di Gente del Fud, chiedevo il permesso di poter segnalare sul sito questi prodotti, quando il signore dopo di me mi fa ” Permette? Perchè non inserisce anche i bocconotti martinesi del Bar Tripoli, nella versione ricotta e pere? Sono una poesia” . I bocconotti martinesi sono una vecchia conoscenza, almeno nella versione crema e amarena…ma ricotta e pere???? Considerando che la torta ricotta e pere è uno dei miei dolci preferiti, non è che potessi far passare questa notizia bomba senza darle la giusta importanza..ma stavo veramente partendo e quindi ho dovuto, molto a malincuore, non fare la prova provata della poesia di dolcetti.
Però la notizia si era ben sedimentata. Fatto sta che fra una cosa e l’altra non ci avevo più pensato, finchè qualche giorno fa, cercando tutt’altro, ho letto il commento di una persona che era stata a questo benedetto Bar Tripoli e che tesseva le lodi dei bocconotti ricotta e pera. Eh no. Questa era una vera e proprio provocazione. Questa volta mica potevano farla franca. Posto che un giretto dalle parti di Martina Franca era in quel momento impossibile, ho deciso di riprendere la sperimentazione lanciata da Ornella e di provare i bocconotti ricotta a pere…ammodomio s’intende :D ! Non ho idea di come siano gli originali (e dovrò aspettare un bel pò prima di poterli verificare) ma questa versione mi è molto piaciuta quindi i bocconotti ricotta e pere entrano di diritto a far parte della mia personale lista dei desideri dolciferi.
RICETTA: BOCCONOTTI RICOTTA E PERE
Ingredienti
Per la frolla:
Per il ripieno
Procedimento
Impastare nella planetaria il burro ( temperatura ambiente) e lo zucchero, aggiungere le uova, l’acqua e le farine miscelate (si può fare tranquillamente anche a mano). Formare una palla e mettere a riposare in frigo per almeno due ore. Tagliare le pere a tocchetti, mettere un pò d’olio evo in una pentola, aggiungere le pere, lo zucchero e il limoncello e far cuocere a fiamma bassa. Le pere richiedono una cottura abbastanza lunga: tireranno fuori un bel pò di liquido. In genere spengo quando quel liquido si è assorbito ed è rimasto solo la composta di pere. Mentre le pere cuociono, setacciare la ricotta, aggiungere i 100 gr di zucchero e mescolare bene. Riporre nel frigo. Quando le pere si sono raffreddate, riprendere la frolla, stenderla e riempire degli stampini per i bocconotti con la frolla. Depositare sulla base di frolla uno strato di ricotta, aggiungere una cucchiata di pere e chiudere tutto con un cerchio di frolla del giusto diametro. Mettere in forno caldo a 180° per 45 minuti (a me è servito questo tempo ma regolatevi col vostro forno). Importante: una volta pronti, far riposare a testa in giù il bocconotto caldo fino a completo raffreddamento (serve sia per evitare bolle d’interne che per ottenere una superficie piatta). Spolverare con zucchero a velo..e buona poesia!
E’ arrivato l’autunno..almeno così dicono. Sì, perchè riescono ad alternarsi giorni in cui sono chiusa in casa e mi muoio dal freddo (tipo adesso) e giorni in cui mettersi una maglietta a maniche corte è anche troppo esagerato, dato il caldo che fa! Però per me è arrivato, per forza…perchè questo significa riesumare, finalmente, i libri con ricette che d’estate non si possono fare, i libri con ricette di castagne, zucca, zuppe varie..e soprattutto i libri sul cioccolato. Oggi quindi era obbligatorio riprendere in mano il libro di paul&young, Avventure al cioccolato e provare una delle sue ricette! Mi è simpatico Paul…saranno i suoi capelli rossi, il foulard al collo e la sua smodata passione per il cioccolato ma finora ho sempre apprezzato le sue invenzioni e prima o poi passerò in almeno uno delle sue cioccolaterie a Londra! Giusto per guardare, un’occhiatina al volo..neanche uno dei suoi truffle, giuro (con le dita incrociate).
Oggi poi, questa ricetta qui, era perfetta: prugne viola, cannella, chiodi di garofano e cioccolato….sì, per inaugurare la stagione autunnale ho pensato che andasse benissimo! Uno di quei dessert della consolazione, una specie di coccola..a volte serve davvero.
ah..una novità proprio autunnale è che un Gatto non meglio identificato, di un mese e mezzo, manto mielato e occhioni azzurri gira indisturbato in casa e passa a fare fusa ogni volta che qualcuno gli capita a tiro (tranne per La Pasionaria..che gli mette una paura assurda :) ). Come sarà entrato non lo so! :) Magari vi aggiorno prossimamente..voglio capire che intenzioni ha!
RICETTA: PRUGNE ARROSTITE ALL’ARANCIA IN CONSOMME’ DI CIOCCOLATO FONDENTE
Ingredienti
Per il consommè
Procedimento
Lavate e asciugate le prugne, dimezzatele ed eliminate i noccioli, Mettetele a bagno per una notte in una ciotola col porto, la cannella, il succo d”arancia, lo zucchero e i chiodi di garofano. Preriscaldate il forno a 190° C. Scolate le prugne, disponetele sul dorso in una teglia con carta da forno e fatele cuocere per 15 minuti ( io per 20-25 minuti). Nel frattempo versate il liquido di macerazione in una casseruola e fatelo ridurre a metà su fuoco dolce. Toglietelo dal fuoco e filtrate per eliminare le spezie. Per preparare il consommè, portate a ebollizione 300 ml di acqua con lo zucchero, frullatela velocemente con il cioccolato e aggiungete lo sciroppo di prugne, amalgamando con cura.
Disponete le prugne in una ciotola poco profonda con il consommè caldo e la scorza d’arancia sopra.
Certe ricette nascono in maniera particolare e proprio per questo sono quelle a cui tieni di più. Si comincia con un’idea, poi c’è un suggerimento, poi si continua, si chiede se va bene, cosa ne pensi, come faresti e questo sì, questo no…. Bello creare una cosa unica da idee diverse, da pensieri che si completano. Non capita spesso ma quando capita ne sei contento…specialmente se poi il risultato è buono.
Come per questo risotto. Un risotto con le mele…ho preso spunto da una ricetta trovata su un giornale e ho chiesto consigli per modificarla! Ed è stato tutto un “io farei così” “davvero? non sono convinta però..” “si guarda, il burro, usa il burro..”. Ognuno ha i suoi consulenti :)….poi se, come nel mio caso, sono bravissimi si è moolto fortunati perchè è divertentissimo stravolgere qualcosa e crearne di nuove.
Il caso (?) vuole che in questi giorni sia un gran parlare di mele, per ragioni diverse però. Penso a Steve Jobs. A quello che ha detto nel suo discorso a dei ragazzi appena laureati, che hanno la vita davanti. Penso a quanto le sue parole siano commoventi e soprattutto giuste….penso a quanto andrebbero seguite e a come sarebbe la vita se se ne applicassero solo una parte.
“Stay Hungry. Stay Foolish” dice Jobs. E ha ragione….lascio qui parte del suo discorso (la traduzione è presa da qui)..lo faccio per me. E per chi avrà voglia di farle proprie.
“…….Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.
Quando ero un ragazzo c’era una incredibile rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, praticamente una delle bibbie della mia generazione. E’ stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E’ stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fato con macchine da scrivere, forbici e foto polaroid. E’ stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni.
Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell’ultima pagina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c’erano le parole: “Stay Hungry. Stay Foolish.”, siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi.”
Non avevo certo pensato ad un piatto con le mele per ricordare Steve Jobs, ci mancherebbe….ma per come è nata questa ricetta, per l’idea un pò fuori dal normale, perchè siamo affamati di cibo e di amore, e si è folli tanto da seguire il proprio cuore…. mi sembra adatto, in questa giornata, aver cucinato qualcosa di questo tipo!
RICETTA: RISOTTO ALLE MELE E PANCETTA AFFUMICATA
Ingredienti
Procedimento
In una casseruola, far fondere il burro, unire il riso e la pancetta. Far tostare bene il riso e sfumare col vino bianco e, appena asciugato, bagnare con il brodo poco alla volta, mescolando tra un’aggiunta e l’altra. Nel frattempo, sbucciare la mela e tagliarla a pezzetti, saltarla in una padella antiaderente per 3-4 minuti. Tagliare il pane a dadini piccoli e tostarlo in una padella dove si è fatto precedentemente sciogliere un pò di burro. Cinque minuti prima di terminare la cottura, aggiungere le mele e, infine, regolare di sale.
L’idea della monoporzione era imprescindbile da questo risotto :) quindi ho usato un coppapasta per formare un cilindro di riso, metterci sopra il pane tostato e due fettine di mele per decorazione.
Ora che sono passate più di due settimane, posso dirlo con una ragionevole certezza: Albertino frequenta la prima elementare e La Pasionaria il primo anno della scuola dell’infanzia . Con altrettanto ragionevole orgoglio, posso anche dire che hanno fatto un buon inserimento, che le maestre sono tanto brave da farmi guardare con terrore alla lista dei giorni in cui la scuola resterà chiusa, che hanno fatto subito amicizia…insomma, le premesse perchè si possa dire “va tutto per il meglio” ci sono.
Per loro due, ci sono. Il problema ovviamente sono io. Vorrei sapere chi è il genio del male che ha inventato le riunioni per eleggere il rappresentante di classe: venendo da parecchi anni di nido, scuola dell’infanzia di uno, arinido dell’altra..so che queste riunioni mi sfiancano..ma ogni anno ci casco e ci vado. Ebbene, queste accolte di genitori hanno il potere di farmi sentire la mamma più snaturata del mondo: esco presto dal lavoro (provocando i soliti rimbrotti del capo), arrivo in classe trafelata 1 minuto e mezzo prima che cominci la riunione, mi siedo sulle sedioline dei bambini (e con i tacchi alti l’immagine è agghiacciante), con mega borsa-del-lavoro regalatami alla laurea (pesantissima che ancora devo capire che ci metto dentro), vestita un pò come una hostess dell’Alitalia perchè tanto la mattina dell’elezione capita sempre una riunione importante e quindi neanche prendermi un giorno di ferie o tornare a casa prima per indossare un paio di jeans. E lì trovo tutte le mamme e i papà, sereni, sorridenti che scherzano fra loro. Si conoscono tutti, rigorosamente. Anche se è il primo giorno di scuola, loro si possono raccontare aneddoti degli anni precedenti, conoscono le maestre a mena dito e sanno pure le date dei compleanni dei bidelli. E’ chiaro che già sanno quando ci sarà la gita scolastica, gli accessori didattici necessari ai loro figli e pure le date in cui sono state affittate tutte le sale del circondario per festeggiare i compleanni. Ovvio che sanno tutti benissimo come procedere all’elezione del rappresentante di classe, anzi, già sanno chi è, che farà e posseggono il numero del cellulare per andarsi a mangiare una pizza insieme. Io, non conoscevo nessuno (e scusatemi, ma essendo la prima elementare in una nuova scuola..mi sembra pure abbastanza normale ma lasciam perdere..), non avevo idea di chi fosse la persona che si proponeva come rappresentante di classe e alle maestre davo rigorosamente del lei (anche perchè, pur giovani e carine, sempre maestre sono e per parlare alla riunione faccio presente che ho alzato il ditino dicendo “maestra scusi posso parlare”..che poi mi volevo sotterrare…).
Quando è giunto il momento delle consultazioni, le maestre sono uscite e hanno chiuso la porta, lasciandomi fra un mare di sconosciuti che fra loro si conoscevano benissimo. Vedevo che chiacchieravamo amabilmente e, dovendo fiondarmi all’altra riunione, quella della classe della Pasionaria, ho timidamente chiesto “ehmmm..che si fa?”, “ora votiamo” mi ha risposto una mamma con una certa aria di sufficienza come a dire mi sembra ovvio, che siamo venute a fare. Non avevo ancora capito che il problema fosse la scelta del presidente e del segretario..cioè di quei poveri sfortunati che restano lì fino alla fine delle elezioni. Ho sempre guardato con terrore a questi ruoli, figuriamoci se mi proponevo io…ma la mancata conoscenza in questo caso aiuta…non me lo hanno neanche proposto. Il marito della candidata rappresentante e la mamma-amica-da-sempre hanno assolto a questo compito con gioia. Non avendo intenzione di rimanere oltre il necessario (tenete presente che era passata un’ora e mezza) mi sono fatta avanti e ho chiesto “posso votare?” “certo…aspetta che ti prendo il biglietto”. Io non sapevo il nome della mamma che si candidava, quindi ho barato e ho chiesto al papà vicino, che sembrava impacciato almeno quanto me. Lui ha suggerito a bassa voce (sia mai che qualcuno se ne accorgesse) e il risultato è stato che sono riuscita a scrivere male pure il nome dell’unica rappresentante di classe…come mi ha fatto notare la scrutatrice. “oddio e se me l’annullano???” l’ho pensato per un attimo ma poi, con pazienza, mi hanno fatto cambiare la lettera sbagliata e ho messo nella scatola il mio bigliettino. A quel punto mancavano solo dieci minuti alla fine dell’elezioni nella scuola della Pasionaria, al che ho preso armi e borsona e Albertino col suo carrellino e la scena era questa: io e lui in mezzo alla strada, lui seduto sul carrellino perchè la strada non era abbastanza liscia e non ce la faceva da solo e dovevo spingerlo, io che portavo la borsa mia (metterò una pochette per andare a lavoro, lo giuro), lo zaino suo di Ben Ten e la busta preziosa con i cedolini dei libri, le liste varie e i moduli per la mensa da riempire..e io che, con con i tacchi alti lo spingevo più velocemente possibile in mezzo alla strada. Ho ringraziato il cielo che sono passate solo una pio di persone..che effettivamente mi guardavano stralunate..ma erano poche, lo ammetto. In compenso Albertino rideva come un matto e mi ha detto “mamma ma che stai a fa?”.
Arrivati davanti all’asilo, pardon, scuola dell’infanzia, gli ho detto, “scendi, seguimi come puoi e andiamo a votare”…mancavano 5 minuti….sono stata fortunata, di altri genitori non c’era traccia quindi potevo votare subito. Stavolta per non sbagliare avevano scritto direttamente il nome vicino alla postazione di voto ma evidentemente non dovevo ispirare fiducia dato che la mamma segrataria di turno ma ha detto con un gentile sorriso : “mi raccomando, scriva bene”. Va beh..comunque ce l’ho fatta e se tutto va come deve..se ne riparla il prossimo anno.
In macchina Albertino mi ha raccontato che a merenda un suo amico aveva pane e marmellata e che la voleva pure lui…una richiesta più che ragionevole, quindi la domenica dopo mi sono data alla marmellatificazione… Avevo delle pesche bianche, l’ultimo residuo di questa lunghissima estate, e una delle marmellate provate è stata quella di pesche bianche e un tocco di lavanda.
P.S.: io non uso la pectina ma mi dicono che è molto utile…voi che fate? la usate? Mi raccontate per favore?
RICETTA: MARMELLATA DI PESCHE BIANCHE E LAVANDA
Ingredienti
Procedimento
Sbucciate le pesche, privatele del nocciolo e taglietele in pezzi. Riunitele in un contenitore , conditele con il succo di limone e lo zucchero, mescolate e coprite. Lasciate riposare in frigo 6 ore. Scolate la frutta e tenetela da parte e portate a ebollizione il succo che si sarà formato. Lasciate sobbillire per 5 minuti e unite le pesche e cuocete per circa 15 minuti. Aggiungere i fiori di lavanda (non troppi mi raccomando) e versare nei vasetti sterilizzati. Chiudeteli e fateli raffreddare capovolti.