Questo post non è di interesse alcuno per la popolazione maschile della rete, alla quale quindi consiglio vivamente di non procedere nella lettura. Cosa diversa invece per la restante popolazione femminile, che dovrebbe trovare ispirazione, se così si può dire, dalle notizie che riporterò.
Vi avviso subito che sono in ferie. Quando si è in ferie, la donna media si butta su letture che nulla hanno a che vedere con i soliti mattoni invernali ( che in maniera tanto tanto intellettual-chic stazionano sui comodini e nelle borse che ci accompagnano in metro): le riviste da spiaggia, come le definisco io! Su una di queste riviste ho trovato un articolo che più adatto al periodo non si può, per carità..ma se posso dirlo, mi ha lasciata fra lo sconcertata e l’allibita! Vi confesso che io quelle cose non le sapevo e mi hanno convinta delle necessità di continuare a comprare queste riviste anche in pieno inverno, perchè su certi argomenti bisogna essere aggiornati. Vi riporto quello che dice l’articolo, con una premessa: siccome questo blog non è vietato a minori di anni 16 le descrizioni precise che riporta il giornale le ometto ma il consiglio è quello di cercare cosa significhino i vari termini. Lo so che non c’entra assolutamente nulla con la cucina in senso stretto ma non ce l’ho fatta a non rendervi partecipe di certe scoperte!
Il titolo dell’articolo è : BRASILIANA in tutta sicurezza.
Ora voi dovete dirmi a che avreste pensato. Mi era venuto in mente alla frequentazione di una ragazza carioca senza rischiare grosso in una città come Rio de jainero. Sbagliavo e di grosso e sono sicura che voi ci siete arrivate prima di me. Tralascio la prima parte dell’articolo per concentrarmi sul punto fondamentale, ovvero depilazione eseguita in igiene e salute.
Qui scatta la lista dei metodi papabili, con tanto di pro e contro. In questo senso qualsiasi donna dotata di un minimo di esperienza, certe cose più o meno le sa..ma qui il livello di approfondimento è ben altro. L’argomento scottante è la ceretta “adatta” per indossare i costumi fra i quali una donna deve scegliere, quindi prendete appunti:
Diciamo che la differenza è proprio concettuale e vi prego di fare uno sforzo di immaginazione. Se proprio non ce la fate, come la sottoscritta, a capire perchè preferire uno stile o l’altro, beh, non vi resta che documentarvi. In ogni modo, il massimo del massimo è essere fufuniste (vi giuro che è scritto così) ovvero fan della depilazione full brasilian (e qui, secondo me, è più semplice capire il linguaggio in codice rispetto agli termini, se non altro per la radicalità della scelta).
Io sono al mare e la visita dall’estetista è di rigore..ma vi confesso che in questo momento sono terrorizzata!
In compenso mi godo il mio bel viaggio…..e dove sono? Parigi, Londra, Amsterdam??? Qualche capitale esotica? No…per la 35-esima estate consecutiva me ne vengo a Sapri e siccome vi ho rotto l’anima con i racconti di Sapri, del Cilento, della Campania e via dicendo..qualche foto ve la lascio pure io! Forse non sono degne di nota come chi è così fortunato da farsi viaggi in terre lontane ma non mi lamento proprio! La ricetta è semplice e goduta nel giardino di mio nonno: la ricotta infornata al pistacchio (lo so..ormai di pistacchio avete fatto indigestione ma ho praticamente finito le scorte…aspetto con ansia che arrivino parenti siciliani a rifornirmi…più o meno la prossima settimana!)
RICETTA: RICOTTA INFORNATA AL PISTACCHIO
Ingredienti
Procedimento
Sbattere la ricotta di pecora con l’uovo e lo zucchero. Aggiungere la crema di pistacchio (o la buccia grattugiata di due limoni o altri aromi..), mescolare bene e versare tutto quanto in una teglia antiaderente. Coprire con un foglio di carta argentata e sistemare questa teglia in una seconda teglia più grande, versarci un fondo di acqua alda e infornare il tutto a 150°C fino a quando la crema non si sarà rappresa e dorata (da me ci ha messo un bel pò..tipo un’ora e mezzo). Lasciar raffreddare completamente prima di sformare (meglio preparare la ricotta il giorno prima e farle passare la notte in frigo).
E’ stata durissima! Vi dico la verità..per me e Laura è stato proprio complicato scegliere le 4 vincitrici del contest “Metti uno stilista a cena”! Ci avete messo in difficoltà..perchè tutte quante avete tirato fuori la fantasia, la creatività e anche dei bellissimi post! Non era un contest semplice, lo sapevano! Sicuramente “fuori le righe”..ma avete creato delle ricette e degli abbinamenti davvero splendidi!!! E Laura ed io siamo molto dispiaciute di aver dovuto sceglierne solo 4! In questo contest, quello che mi interessava era mettere a confronto due mondi molto diversi, se volete, ma che sono così importanti per la cultura italiana! Con molto orgoglio, secondo me l’Italia rappresenta il meglio in fatto di cucina e di moda (curioso come l’altra nazione, la Francia, che ci fa concorrenza su un campo sia concorrente anche sull’altro :) ) e quindi unire per una volta le due cose era una sfida interessante! Si doveva cogliere la cifra stilistica di uno stilista (o di un oggetto di moda amato) e si doveva interpretarlo, gastronomicamente parlando, secondo il proprio gusto!
Comunque, bando alle ciance ed ecco il nome delle vincitrici (parimerito):
Francesca: Abbinamento con Desigual
http://latemerariafra.blogspot.com/2011/06/metti-uno-stilista-cena-e-certo.html
Gloria: Abbinamento con Diego Dolcini
http://fashion-food-fashion.blogspot.com/2011/06/mini-cheesecake-al-cioccolato-e.html
Federica: Abbinamento con Giorgio Armani
http://notedicioccolato.blogspot.com/2011/06/cena-con-george.html
Valentina: Abbinamento con Gucci
http://www.cookingplanner.it/cremoso-banana-e-nocciolata-abbinato-a-gucci/
Per quanto riguarda i premi, Laura manderà i suoi a Federica e Gloria, mentre io manderò i libri a Francesca e Valentina! Li volete vedere???? “sfido” le vincitrici a fare una bella foto del premio e abbinaarci qualcosa (“aridaje questa con questi abbinamenti strani :D..vada per gli stilisti..ma ora anche con i premi dobbiamo inventarci qualcosa???” Lo so che l’avete pensato :P……va bene! era solo un’idea perchè siete state bravissimissime..ma la foto fatela e mandatemela!!!!). Una parola in più per Valentina: quando ha partecipato a questo contest, era una non-blogger! Da qualche giorno ha aperto un blog tutto suo e quindi le facciamo davvero tanti in bocca al lupo! Però sono personalmente molto contenta che abbia vinto una persona che non aveva un blog a dimostrazione che possono, e devono, partecipare tutti!
Vi lascio qualche bella foto di alcune delle partecipanti.. a voi quale ricetta piace fra quelle presentate? Chi avreste votato? Dai, fatemelo sapere!
Ecco, classico caso di pubblicità progresso! Mi contattano dalla Philips e mi chiedono se mi va di provare un nuovo elettrodomestico: Airfryer, una “friggitrice” senza olio! Mi dicono che sta riscuotendo tanto successo in Italia e in Europa, perchè frigge con l’80 % dei grassi in meno, è leggero , veloce, senza odori molesti per casa.
Che bellezza, penso subito! Primo perchè io adoro queste nuove “diavolerie” tecnologiche! C’ho il debole, che ci posso fare??? poi perchè se c’era la più piccola probabilità di potermi fare le patate fritte con l’80% dei grassi in meno, voi capite che la cosa non poteva lasciarmi indifferente (solo un piccolo tarlo nella testa…perchè fra tanti blogger e tante prodotti a me mandano uno che serve per la dieta? Uno con cui si cucina con pochi grassi? perchè PROPRIO a me quello con cui si può mangiare cose scondite con facilità???? hummmm……sto evitando con cura di rispondermi :) )
Poi quando mi è arrivato, beh…lì l’apoteosi: nero, lucido, di design! un piccolo ufo insomma e l’ho ribattezzato così! il mio piccolo ufo personale! C’era anche un sorprendente libretto delle istruzioni: ci cucinano non solo cose fritte ma carne arrostita, pesce, crocchette, brownies (sì..dolci, avete capito bene): e allora voleva dire che era una specie di piccolo forno! E non vedevo l’ora di provarlo per sottoporlo a un crash test! La prova verità, perchè a bello era bello ma doveva anche funzionare che qui non si fanno sconti a nessuno!
Quando mai però le cose per me vanno per linea retta??? Pensate che io mi sia messa lì a sbucciare prima e tagliare poi patate? Che le abbia “airfritte” e verificato il tempo necessario, il grado di croccantezza? Che abbia preso appunti meticolosi? Mi sarebbe molto piaciuto, sarebbe stato molto professionale! Invece quelli della Philips devono accontentarsi solo di me, e quando ci sono io nei paraggi, qualche evento sinistro, complicato, sfortunato o semplicemente incredibile è sempre in agguato (qualcuno dice che esagero..sarà)!
Nel post precedente vi ho raccontato del mio piacevole pomeriggio in mezzo ai fiori. Quello che ho omesso di raccontarvi è che il giorno prima mi è successo di tutto di più! Stavo preprando le mini cake, un pò perchè non mi piace mai presentarmi a mani vuote un pò perchè pensavo che sarebbe stato molto carino, dal punto di vista fotografico, avere i fiori e una tortina decorata vicina. Bene, nella mia dispensa faceva bella mostra un pò di pasta di zucchero avanzata da qualche giorno. L’interno delle mini cake era pronto e dovevo cominciare a decorare. Prendo la pdz e la metto nel microonde: era un pochino duretta e con qualche secondo sarebbe tornata come nuova. Poi però mi è capitato quello che con lo zucchero non dovrebbe succedere: mi sono distratta. Invece che 10 secondi ho messo 2 minuti e nello stesso tempo mi è squillato il telefono: mio padre voleva sapere come stavo. Parlo con lui del più e del meno quando sento il “driiin” del microonde, apro lo sportello e senza neanche guardare, agguanto con la mano destra la massa di pasta da zucchero. Vi assicuro che prima ho trattentuto il fiato e poi ho sudato freddo: la massa era consistente solo in superficie, dentro era zucchero fuso bollente che in quel momento si era appiccicato su tutto il palmo della mano. Non ho avuto neanche la forza di urlare. Ho messo di corsa la mano sotto l’acuqa fredda ma ormai il danno era fatto. Lo posso dire?? Che dolore e che scema che sono stata! Così imparo a non stare attenta! ecco, questo è il migliore avvertimento: se lavorate lo zucchero, concentrazione al massimo perchè potete farvi male!
Ho passato un pomeriggio e una serata…ehmm..interessanti! alternativi direi! Fino alle 19:15 sono stata con la mano incollata al condizionatore dell’aria fredda! Avevo la crema contro le ustioni ma non potevo resistere senza l’aria gelida sulla mano, neanche un attimo! Dopo 3 ore però, il braccio gridava pietà (perchè era stufo di stare verso l’alto) e quindi mi sono presa una bacinella con acqua e ghiaccio e ci ho tenuto la mano fino alle 23:00. Non la potevo spostare, non c’era nulla da fare altrimenti il dolore era veramente troppo. In tutto questo, le mie mini cake erano rimaste senza decorazione. Nella mia testa ci avevo quasi rinunciato. Sarebbe già stato un miracolo riuscire a guidare per arrivare all’appuntamento. La mattina dopo, con la mano un pò meno dolorante, ho deciso di provarci ugualmente e di provare a far tutto con sinistra. Come è finita l’avete visto (non il massimo, erano stortarelle poverine..ma almeno le ho fatte!) e sono anche riuscita ad andare all’appuntamento e fare foto. Quando però sono tornata a casa e dovevo prepararmi la cena, non avevo la minima voglia e possibilità di cucinare, non dico il fritto, ma neanche di accendere un fornello! Allora ho avuto l’illuminazione: provare l’ufetto nero mio! Complici un pò di patate lesse che mi aveva mandato mia nonna (che sempre benedetta sia) e della ricotta presente all’appello ho deciso di fare al volo delle crocchette di patate e di provare a farle “airfritte”. E’ stato il mio salvatore: in modo molto poco imparziale vi posso dire che grazie a lui ho cenato, non usato il fuoco e non sono dovuta stare a controllare nulla! Evviva! E’ stato una salvezza in un momento di emergenza pura! E mi sono fatta anche doppia porzione, considerando che le crocchette sono venute, appunto, croccantissime! Non ho usato un goccio di olio, neanche nell’impasto! Eppure sono venute buone e leggere! Ora che la mano sta meglio, lo proverò con tante altre cose (scusate ma questa cosa dei Brownies mi incuriosisce da morire)…. ma io dichiaro la mia gratudine all’ufo di casa!!!!
RICETTA: CROCCHETTE DI PATATE CON RIPIENO DI RICOTTA E CREMA DI PISTACCHIO
Ingredienti (io ho fatto un pò ad occhio, cerco di essere il più precisa possibile)
Procedimento
Schiacciare le patet lesse, aggiungere il parmigiano, il sale e mescolare molto bene. A parte mescolare la ricotta con la crema, un pizzico di sale e un cucchiaio di pecorino. Formare le crocchette di patate: prendere l’imapsto, mettere dentro il ripieno di rictta e richiudere il tutto a sfera. Passare nell’albume battuto e poi nel pangrattato. A questo punto avete due scelte: o friggete in maniera tradizionale o air friggete (in caso di mano ustionata o non… :)))
Stavo leggendo un testo sull’Ikebana quando mi ha colpito una frase di un maestro Zen “gli uomini si comportano come dei fari: illuminano lontano ma rimangono bui proprio ai loro piedi”. Con molto poco aplomb zen ho pensato “bingo!”. Spesso, non dico che me lo scordo ma proprio non ci penso a” illuminare” me stessa. Il testo continuava suggerendo di trovarsi degli spazi per ritrovare equilibrio interiore e per fermarci ad ascoltare la parte più profonda di noi stessi. In questo, l’Ikebana therapy l’arte giapponese di ricreare su scala ridotta la natura e i materiali vegetali, poteva essere un ottimo aiuto.
I fiori. Senza andare a scomodare la filosofia orientale, devo ammettere che guardare con attenzione i fiori ha un immediato effetto rilassante, a prescindere dal fiore che si guarda. E quando posso, metto un centrotavola perchè rappresenta un pensiero per me stessa ma anche una forma di ” rispetto estetico” per gli ospiti..sempre come direbbe il saggio zen. Un esempio classico è la tavola di un matrimonio: sto a lì ad aspettare di vedere il centrotavola e la curiosità è alta! E, lo posso dire??? Spesso rimango delusa, non perchè non siano belli i fiori ma perchè li ritrovo perennemente sistemati in serie, matrimonio dopo matrimonio. Sono anni che vedo centrotavola con rose e lilium (se va bene) o con gerbere (i grooossi margheritoni) che mi sembrano messi lì non tanto per rendere più bella una tavola ma perchè si debba sistemare qualche cosa che riempia lo spazio fra un bicchiere e l’altro. E vogliamo parlare dei girasoli? Anni fa qualcuno ha pensato all’originalià dei girasoli e quindi, 9 volte su 10, ti ritrovi dei girasoli sempre più grandi a tavola e quello che era originale una volta, ora non lo è più. Ma gli altri fiori esistono? Mi ero messa in testa di imparare un pò a creare dei centrotavola diversi (ditemi voi dove mi doveva portare la lettura dell’ikebana therapy..ma ormai lo sapete che la mia mente non è che vada per vie regolari quindi prendetela per i giri che fa :) ) e, pensa che ti ripensa, ho deciso di chiedere informazioni a esperti del settore! Tempo fa, in questa occasione, avevo conosciuto Anita una wedding planner: la chiamo e le chiedo se avesse delle idee da mostrarmi!
E lei è stata tanto gentile che non solo ha contatto Giovanni, il suo floral design di fiducia ma anche un delizioso ristorante sul lago, la Gardenia a Castelgandolfo (bellissimo..ci tornerò) per mostrarmi tre esempi diversi di centrotavola e mise en place…. Voi lo sapete che io ci vado a nozze con queste cose..quindi ho deciso di fare delle mini cake decorate (non ci potevo arrivare a mani vuote, suvvia…..) e di andarmi a vedere come poter creare qualcosa di particolare con i fiori! E ne è valsa la pena, mi sono divertita molto! Siamo stati lì a chiacchierare di fiori, matrimoni, modi di decorare la tavola, etc…E’ una meraviglia trovare qualcuno con cui parlare di una cosa per il semplice fatto che è bella, creativa, divertente…quello dei fiori è un mondo! E vi avverto che il prossimo corso che Giovanni organizzerà per la decorazione della tavola sarà mio!!! Aggiungo il floral design alla lista delle cose desiderabili!!! In fondo il loro è un lavoro che invidio: si impegnano nel cercare di organizzare al meglio un ricevimento, un evento, una festa, mettendo a frutto la loro creatività e fantasia e cercando di valorizzare il più possibile il gusto di un cliente, indirizzandolo però su possibilità originali e meno viste. E, mi spiegava Giovanni, ultimamente non è semplice accontentare le richieste delle spose, dato che tutte conoscono benissimo le trasmissioni televisive dei Wedding Planner, quindi arrivano con l’idea di quello che vogliono senza però avere il corrispettivo ordine di grandezza di quanto costi realizzarla. Però entrambi mi hanno parlato con molta passione dell’attività che svolgono! E’ bello poter rendere unico un giorno speciale, anche nella scelta di un fiore o nel colore della tovaglia (se ci pensate, vale anche nel nostro quotidiano se dobbiamo apparecchiare una bella tavola di natale, o se dobbiamo realizzare un battesimo a casa e così via). E poi, sono sincera..non sapevo che una wedding planner non costasse nulla a un cliente o che esistessero dei corsi per imparare l’arte dei fiori!!! Ma ben venga!
Volete vedere allora, dei modi diversi dal solito di apparecchiare una tavola e dei centrotavola con forme alternative??? Quale preferite? I fiori non ve li dico..vediamo se indovinate!
Per questo piacevolissimo pomeriggio, ho preparato ( e con non poche difficoltà, dato che avevo la mano destra fuori uso, causa ustione..poi vi racconterò) delle mini cake al pistacchio e le ho decorate con pasta di zucchero (fatta, colorata, stesa e rifinita con la mano sinistra..una tragedia..). Ho fatto una torta intera e poi ritagliata, con dei coppa pasta, delle forme che desideravo!
RICETTA: TORTA ALLA CREMA DI PISTACCHIO DI BRONTE
Ingredienti
Procedimento
Preriscaldare il forno a 170°. Montare in planetaria (o con lo sbattitore) le uova e lo zucchero. Aggiungere l0olio e l’acqua e mescolare dolcemente. Aggiungere lo yogurt, la crema di pistacchio e mescolare ulteriormente fino ad amalgamare il tutto. Setacciare la farina e il lievito e aggiungerli al composto. Far amalgamare bene senza mescolare troppo a lungo(io ho usato ad intermittenza la planetaria al minimo..anche a mano va benissimo!). Imburrare una teglia da 24/26 cm e versarci il composto. Infornate per 50 minuti e comunque vale sempre la prova stecchino per verficare il gardo di cottura (deve uscire asciutto!).
Ci provo, incessantemente e con tenacia…ma, a parte la schiacciante superiorità numerica di due figli contro una mamma, devo riconoscere che loro sono indubbiamente dotati di forze superiori alle mie. Me la fanno sempre. Ammettiamolo: Mimì e Cocò sono due ribaldi e furfantelli che, in un modo o nell’altro, non solo si fanno perdonare tutto ma mi mettono in quello stato di grazia, chiamiamolo pure di giuggiolamento materno per cui la punizione/ comportamento severo/disciplina ferrea spesso vanno beatamente a farsi friggere.
In questi giorni si sta consumando una piccola battaglia della serie: “vadiamo quanto ci mettiamo per far esurire mamma” e si stanno comportando egregiamente: le fila sono serrate, i due fanno comunella per litigare il più possibile sulle peggiori stupidaggini che un adulto possa immaginare (solo un adulto però…. per i bambini litigare su chi debba sedersi più vicino ad un plasma di 52 pollici è essenziale, sia mai che si dovesse vedere poco). Ll’adulto medio si imbestialisce a sentirsi chiamare con una frequenza di 3 volte al minuto (per ciascun figlio, per un totale di 6 volte a minuto) e per di più, quando gli viene in mente di guardarli in cagnesco, uno dei due se ne esce con la frase: “che sei arrabbiata con me? lo vedo da come metti la bocca!”. Il senso di colpa che mi assale è vergognoso.
Io sinceramente resisto. Insomma, è mio dovere cercare di educarli e siccome vengo accusata dal parentado di essere o troppo remissiva o troppo severa a seconda dell’argomento educativo, cerco almeno di salvare la faccia con loro e, nella migliore tradizione, quando la situazione diventa ingestibile, urlo la frase che ogni buona mamma impara essere quella giusta, netta e definitiva :” adesso chiamo papà”. Per ora funziona. In futuro chissà. Ma la vera domanda è: ai bambini fanno un corso specifico? come fanno a imparare queste cose?
L’altra sera avevamo previsto la solita fuga domenicale dal caldo afoso della città e la meta era altrettanto solita: noi andiamo a Frascati! Cittadina deliziosa, allegra e fresca..iresistibilmente fresca. Si trova nel cuore dei Castelli Romani e la sera è una salvezza..anche se è presa d’assalto da tutti i romani..ma fa niente! Adoro lo “struscio” vacanziero anche se non sono in vacanza! Poi per frascati ho un debole, quindi ci vado sempre volentierissimo! A differenza del solito però ci ero arrivata piuttosto nervosa perchè Albertino e la Pasionaria avevano dato il meglio di loro durante un litigio quindi non stavo un granchè quanto a disposizione d’animo e avevo deciso che non si meritavano gelati/ricordini sulle bancarelle, giostre o robe varie. Niente di niente, dovevano assumersi le loro responsabilità. Poi arrivati lì, mentre scendiamo dalla macchina Albertino mi guarda, mia abbraccia e mi dice: “tu sei più bella di tutte le mamme”. Hummm…ho cominciato a sentirmi un cane ma dovevo resistere, mica potevo cedere così. Avevo detto niente e niente sarebbe stato. Poi, mentre guardavamo le bancarelle ho deciso che almeno potevo chiacchiarare con i miei pargoli, e così Albertino, dalla sua carrozzina-ufo (quella sera era troppo stanco per il carrellino) si è messo a leggere tutte le insegne dei negozi che vedeva. Faceva un ottimo spelling, da esserne proprio fieri per i suoi 5 anni. Ari-hummmmmm..magari una cosetta piccola gliela potevo pure comprare….no, e altrimenti che senso ha una punizione? Poi, ingenua come sono, gli ho fatto la solita domanda scema (e pericolosa) che un genitore fa con frequenza regolare ” a chi vuoi più bene tu?”
Lui ci pensa 10 secondi e mi fa “Fra tutte le mamme voglio più bene a te. Fra tutti i papà voglio più bene a papà. Fra tutti i nonni voglio più bene a..(e qui non avrete mai la sua risposta per mia pace: lo sappiano da subito i nonni che leggono). Fra tutti gli zii voglio più bene a (..stesso discorso, niente risposta..resterà un mio segreto! :P)” E non ancora soddisfatta ho domandato ” e fra tutti questi qui?” “fra tutti questi qui vinci sempre tu“
Ho deciso di comprare a lui e Cocò (per par condicio) un animale di legno: una balena e un micio. Insomma, con che cuore potevo riportare a casa quei due senza nulla? In fondo è scientificamente dimostrato che l’eccessiva severità non fa ottenere i migliori risultati. Poi si vedeva lontano un miglio che quel bimbo aveva un’intellegenza notevole (o, quantomeno, un’ottimo gusto in fatto di mamme).. sì sì. Però il gelato no…non potevo mica esagerare. Il punto su qualcosa dovevo tenerlo. Peccato che io e mio marito abbiamo fatto cambio bimbi: io mi sono presa per mano la Pasionaria e lui andava in giro con Albertino, tanto le bancarelle l’avevamo superate e stavamo passeggiando per la via centrale. A un certo punto mi accorgo che lei si era fermata. Era in mezzo alla gente, col visetto completamente reclinato verso l’alto e la bocca un pò aperta e sorridente. “Che fai?” le ho chiesto (questo maledetto vizio di fare domande me lo devo togliere!). Lei tira su piano piano il suo ditino e lo punta verso l’alto, spostando il piccolo braccio (un pò alla E.T.-telefono casa ma senza nessuno con cui congiungere il dito). Senza spostare il viso di una virgola ride e mi dice “io guardo il cielo”. Era deliziosa. Una bimbetta biondina e riccioluta che camminava a testa in su fra un mare di persone guardando il cielo con un sorriso..e nel cielo non c’era nemmeno una stella. La mia “guardatrice di cielo” era felice di guardarlo , purtroppo, e io questa cosa la facevo spessissimo da piccola (e non solo da piccola) quindi capico molto bene come si sentisse.
Coppetta alla nocciola per lui, coppetta al cioccolato e stracciatella per lei, cono cocco-cioccolato e panna per mio marito e fragole per me. La disfatta. Appunto. Ma come si fa?
La ricetta di oggi nasce da due cose: la prima è che mentre tornavamo alla macchina Albertino si è messo a gridare di gioia nel vedere le palme altissime che ci sono a Frascati e dire tutto felice ” mamma, mi sembrano gli alberi dell’estate” (alias palme con i relativi frutti: gli ananas) e dal fatto che dovevo terminare la scorta di latte di cocco (dopo la terza ricetta col cocco e affini giuro che poi non ne uso più per un pò)
RICETTA: MAIALE AL LATTE DI COCCO, ZENZERO E ANANAS
Ingredienti
Procedimento
Versare il burro chiarificato in un tegame. Infarinare leggermente i pezzi di maiale e versarli nella pentola. Far rosolare per un paio di minuti e rigirare bene ogni pezzo. Versare il latte di cocco e far cuocere a fiamma bassa. Dopo una decina minuti e quando si è pressocchè asciugato il latte di cocco, aggiungere i pezzi di anas, lo zenzero e il sale. Lasciar cuocere per altri 5 minuti. Servire caldo o tipiedo.
Di cose in rete se ne trovano tante, poi nel settore culinario-gastronomico ancor di più! Cose indubbiamente particolari, innovative eccentriche, etc etc… questa però, confesso l’ignoranza, non l’avevo mai sentita: il burro di cocco! Voi direte..ehhhhh figurati lo sanno tutti! Io no e quindi quando l’ho visto da lei, sono rimasta un pò interdetta….e con la voglia irresistibile di provarlo! Neanche a farlo apposta, mia madre mi ha regalato un pò di farina di cocco da smaltire, vi pare che potevo deludere le aspettative di smaltimento??? :) E che burro sia! Effettivamente ne viene poco nonostante abbia usato una certa quantità di cocco…ma mi sono divertita troppo! E così mi sono ritrovata ben 40 gr, dico 40, di burro di cocco da utilizzare!
Non contenta, avevo della panna fresca che mi chiedeva insistemente di che morte dovesse morire! Pensando ad una mousse, l’ho messa nella mia planetaria a farla montare ben bene..se non fosse che faceva un gran caldo. E allora? e allora, siccome è praticamente matematico che mentre cucini ricevi la telefonata che aspetti da due giorni e che non ti fanno, il telefono ha squillato proprio mentre montavo la panna. Ho incautamente risposto e girato l’angolo…e alla fine della telefonata mi sono ritrovata non la panna montata..ma un bel pò di burro fatto in casa (come spiegava Paoletta). Beh, adatto per la mousse non era… e dato che l’occasione fa l’uomo ladro e la donna pasticcera :)…ho pensato bene di fare una torta con il burro homemade: quello di cocco più quello vaccino! Dovevamo andare a trovare dei nostri cugini che volevano farci vedere la loro nuova casa…e quindi andarci senza una tortina , anche se preparata in fretta e furia, mi sembrava bruttissimo!!!! Loro sono quelli che già si sono goduti un’intera cena con la mia tendina-da-campeggio light box montata sul tavolo della sala da pranzo, per fotografare i vari piatti! Che avranno pensato quando ho preso la torta e ho chiesto al padrone di casa le travi, le foglie di ulivo e i tronchi che stava utilizzando per sistemare il giardino..a puro fine fotografico???? Secondo me non ci invitano più! Ma il legno mi piace troppo..lo confesso! E così approfitto e faccio loro tanti auguri per la nuova bellissima casa (con un giardino pieno di angoli da fotografare..stay tuned!!!)
RICETTA: CROSTATA CON BURRO DI COCCO, PESCHE SATURNINE, LATTE DI COCCO E MARMELLATA DI FRUTTI DI BOSCO
Ingredienti
Per la frolla
40 gr di burro di cocco fatto in casa
160 gr di burro di latte vaccino fatto in casa
200 gr di farina 00
50 gr di farina di cocco
1 uovo
100 gr di zucchero
scorza di limone grattugiata
Per il ripieno
4 pesche saturnine (dette anche tabacchiere) grandi
80 gr di latte di cocco
120 gr di marmellata di frutti di bosco
3 uova
100 gr di farina 00
50 gr di farina di cocco
Procedimento
Prepariamo la frolla nel solito modo e, dopo il riposo in frigo, rivestiamo uno stampo da crostata da 24cm. Diamo una quindicina di minuti di cottura in bianco.
Mescoliamo tutti gli ingredienti, tagliamo a pezzi e le pesche. Sistemiamo i pezzi di pesche sulla base e versiamo nel guscio di frolla ed inforniamo a 180° per ca. 30’ (prova stecchino). Viene una cremina slegata molto morbida e delicata! Lasciamo raffreddare, poi sformiamo e decoriamo a piacere con zucchero a velo (nel mio caso non l’ho messo)
Il momento è grave. Basta leggere tutti i giornali e seguire sommariamente qualche tg che non si può non essere coinvolti da certi tipi di interrogativi. In fondo i referendum sono passati da poco, il periodo economico-politico è quello che è, la parte sociale italiana, a metà di questo esercizio finanziario è già stremata ma, come ogni anno, arriva il dilemma che carica la nostra sensibilità femminile e aumenta lo stress: “bikini o costume intero“?
Giuro che è il titolo che più spesso vedo sulle riviste. Davvero per noi donne l’avvicinarsi delle ferie e quindi della prova costume, diventa sempre più periodo di angoscia. Anche perchè, diciamolo chiaramente ai signori giornalisti: non avete capito un tubo. Il titolo giusto dovrebbe essere: “Asciugamano, copricostume, pareo: cosa useremo per nascondere il costume questa primavera/estate 2011?” Avete fatto caso all’affollamento che si crea intorno a quella particolare specie umana, con il suo massimo periodo riproduttivo nei mesi di Luglio-Agosto, che va in giro per le spiagge italiane portandosi sulle spalle un negozio ambulante di copricostumi colorati, gonnellini, parei, bermuda, vestiti, bandane..che non entrerebbero neanche in un furgone da trasporto?
Ditemi voi se gli vedete mai vendere costumi….certamente no, perchè la donna italiana media, la famosa donna comunis (ve la ricordate?), si compra, nella migliore boutique del centro, il costume più trendy del momento, magari quello sgambato e pieno di aperture strategicamente sexy, che costa un occhio della testa, per poi coprirlo con qualsiasi bieco trucchetto usando il primo pezzo di stoffa rimediato sulla spiaggia. Non è mica perchè ci vergognamo (mi ci metto anche io, ovvio), assolutamente no. E’ solo che è tanto a la page unire lo stracostoso con l’economico. Poi una si dovrà pur difendere dal sole, dato che si sa che la protezione 50 dopo un pò non fa più l’effetto desiderato, soprattutto con i raggi ultravioletti che provengono dal buco dell’ozono (anche se sta in altro emisfero è uguale..arrivano lo stesso). Inoltre vuoi mettere quanto è chic l’effetto vedo-non vedo (meglio quello non vedo, quando si tratta di costumi). Poi, guarda un pò, a me con il troppo sole vengono i brividi e ho bisogno di coprirmi. E mai che ci fosse uno straccio di giornalista a consigliarmi sulle ultime tendenze della copertura totale-lato B/lato A. Quindi è praticamente impossibile resistere al fascino del Vu-cumprà versione 2.0, quello che non sta fermo in un punto ma si gira tutti i litorali (fateci caso, dalla Sardegna alla Calabria..è sempre lui) con quel numero spropositato di esemplari del capo di abbigliamento più desiderato di tutta l’estate. Io risolvo il problema usando a turno le tre alternative (sono fashion addicted io) per cui consiglio vivamente di non fossilizzarsi sulla maledettissima prova costume (restata ormai privilegio della donna deprimens e della donna strifagas) e di concentrarsi sull’ unico e vero momento drammatico che le riviste fanno bene a segnalare: George Clooney è di nuovo single.
Voi capite la portata di questa rivelazione sull’immaginario femminile italiano: le single stanno precipitosamente disdicendo le ferie verso Sharm el Sheik e prenotando l’ultmo buco disponibile a Laglio. Le coniugate cominciano a cercare freneticamente (e con astio) nelle riveste di gossip la foto che incriminerà la nuova fidanzata del tanto amato Dottor Ross. E stiamo a perder tempo a cercare di capire se mettere un intero o un bikini???? Ma andiamo, ci sono delle priorità.
In queste priorità rientra ovviamente la piccola coccola dolciaria da concedersi, magari in tarda serata e a lume di candela, e per lo stress della prova costume e per lo stress causato dalla sicurezza che presto George sarà di nuovo accasato! Io propongo questa, una sorta di Fior di fragola homemade! Ah, a proposito di fashion addicted, nuovo articolo sulla rubrica Malvarosa (donne, si parla anche di una borsa simbolo!)
RICETTA: SORBETTO DI FRAGOLA CON CUORE DI PANNA
Ingredienti
Procedimento
Versare l’acqua e lo zucchero in un pentolino e portare il tutto a bollore a fuoco dolce, lasciar bollire circa un minuto e togliere dal fuoco; far intiepidire leggermente ed unire il glucosio e il foglio di gelatina precedentemente reidratato in acqua fredda e strizzato, mescolare in modo da sciogliere bene entrambi gli ingredienti. Ridurre le fragole in purea. Quando lo sciroppo si è raffreddato completamente, aggiungervi la purea di fragola e il succo di limone e lasciare la miscela in frigo per 2-3 ore prima di versarla nella gelatiera. Lasciar mantecare il sorbetto fino ad ottenere la giusta consistenza (se non avete una gelatiera versate il preparato in un contenitore e lasciate in freezer per circa un ora e mezza, riprendetelo e lavoratelo velocemente con una frusta in modo da rompere le parti rapprese ed inglobare aria, rimettete in congelatore per un’ altra oretta. Ripetere il procedimento due o 3 volte). Procurarsi degli stampini a semisfera per montare il dolce. Semimontare la panna fresca e sistemarla in stampini con diametro più piccolo di quello che si utilizzerà per il dolce finale (per circa un cm di altezza). Mettere in freezer e far congelare. Montare il dolce: sistemare un pò di sorbetto alle fragole, il ripieno di panna ormai congelato e rienpire fino al bordo dello stampo con il sorbetto. Lasciare in freezer fino al momento dell’uso. Si può servire semplicemente o accompagnato da un coulis di fragole.
Ci siamo: è scoppiata l’estate. La tanto attesa e desiderata estate. E tutti ora si lamentano: fa Caldooo! Il che non è poi detto per dire, perchè proprio si muore! In cucina inizia quel periodo in cui uno mette una grossa X rossa sopra il forno (non la sottoscritta, forno-addicted… ma anche io diminiusco la produzione, lo ammetto!) e colloca, non dico la stessa X, ma un grosso cartello di “PERICOLO” sui fornelli del gas. Ho avuto necessità di fare dei pan di spagna e la cucina sembrava un allegro forno crematorio….. Però resta il fatto che bisogna pur mangiare. E’ vero che si può vivere di frutta e gelati ma ogni tanto uno sente anche il bisogno di una cosa salata. Nascono, anzi ri-nascono, le insalate! Anche in rete, è tutto un fiorire di insalate di ogni forma e colore, con suggerimenti di tutti i tipi, da quella etnica a quella classica, da quella fantaiososa a quella salutista al massimo.
Volete che mi sottragga al rito di fornire la mia versione di insalata, anzi di insalate??? Sia mai! Poi in realtà non sono mie, ma le ho prese da libro di Laurel, Buon Appetito America. Devo dire che mi hanno colpito piacevolmente, per gusto e freschezza. Non ho usato tutti gli ingredienti consigliati nelle ricette perchè, banalmente, mi mancavano! Però posso dire che è vero che gli americani hanno belle quantità di “salad”..non propriamente dietetiche ma belle. Non vi aspetterete mica, da un’insalata con origini statunitensi, 3 foglie di lattuga, due pomodori, cetrioli, sale e un-cucchiaino-di-olio-non -di-più, vero??? La maionese qui, la fa da padrona!!! Ma ogni tanto si può!
RICETTA: EGG SALAD
Ingredienti (per 6 persone)
Procedimento
Mettete le uova in un pentolino e copritele di acqua fredda per un cm. Portate a leggera ebollizione poi spegnete il fuoco, coprite e farte riposare per 7 minuti esatti. mettete le uova in acqua e ghiaccio (o in acqua freddissima), poi sgusciatele. (ottimo metodo, non le conoscevo! le uova sono praticamente perfette, morbide e con un bel colore! Il tuorlo resta cremoso!). In una ciotola, mescolate le uova, la maionese, il sedano, l’erba cipollina, il succo di limone, sale e pepe e schiacciate brevemente con la forchetta. Non lavorate troppo gli ingredienti, il composto dovrebbe comunque rimanere con qualche pezzetto. assaggiate per regolare di condimento e unite altra maionese se necessario.
RICETTA: TUNA SALAD
Ingredienti (per 4 persone)
Procedimento
Scolate il tonno e mettetelo in una ciotola. Unite gli altri ingredienti e mescolate.
Ognuno ha le sue passioni: nonno Giancarlo (mio suocero) è appassionato di tutto ciò che è natura, bosco e mondo animale. In particolare, appena il tempo, la stagione e gli eventi metereologici lo permettono, va a raccogliere funghi e spesso torna con veri e propri tesori micologici: i porcini! Chi sono io per non incoraggiare tale passione????? :) In fondo quei porcini bisogna consumarli: è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo! Quando torna dalle sue gite con il cestino carico di funghi, la frase che ci attendiamo con ansia è sempre quella: “ho trovato i porcini!”. Ieri pomeriggio ho ricevuto una telefonata di mio marito, in codice, “mio padre ha trovato i porcini, vedi tu”: il codice decifrato era “stasera funghi per cena!“! Che altro potevo fare se non mettermi a pensare a qualche piatto a base di funghi?
Io con i porcini amo il classico : tagliatelle, oppure risotto. Qualche tempo fa però, ho provato un abbinamento su cui non avrei scommesso: tagliatelle al cacao (home made) con funghi porcini, mirtilli e pancetta. Voi direte che sono matta..ma vi assicuro che l’unione dei funghi porcini con i mirtilli è particolare ma davvero buona: sembra di sentire tutti i profumi del bosco, fra l’asprigno dei mirtilli e l’intensità dei funghi! Ho voluto farne una versione con i ravioli, per variare un pò (giuro che sono abbastanza integralista con i porcini in generale ma ogni tanto sperimento, abbiate pazienza!) ! In questo caso specifico bisogna condire bene i funghi (io ho messo poco sale, uffa..) perchè il ripieno con la ricotta potrebbe coprire un pò il gusto. Non ultimo, il piatto ha dei colori molto belli! Prima della ricetta, un consiglio: spesso con i ravioli si ha il problema della conservazione. Se li si prepara troppo prima, il centro del raviolo si ammolla, il bordo rimane più duro e in cottura tutto questo si avverte. Una nuova blogger (nuova per modo di dire, considerando l’esperienza e la sua meticolosità :) ), ci racconta come fare per evitare tutto questo: la sbianchitura della pasta fresca. Il post è molto bello, interessante e istruttivo, ve lo consiglio!!! In bocca al lupo a Teresa per la sua nuova creatura, che già mi piace molto per argomenti e discussioni!!! Io sarò sempre lì a seguirla!!!
RICETTA: RAVIOLI AI MIRTILLI CON PORCINI E PANCETTA
Ingredienti
Per la pasta fresca
Per il ripieno e il condimento
Procedimento
Preparare la pasta all’uovo: mettere la farina a fontana, le uova al centro e cominciare a mescolare con la forchetta. Impastare bene con le mani e poi coprire e mettere a riposare per un’ora. Nel frattempo mescolare la ricotta, i mirtilli e regolare di sale. Tirare la sfgolia e poi depositare il ripieno, magari aiutandosi con la sacca, in mucchietti distanziati MA SOLO SU META’ della pasta. Poi ripiegare l’altra metà su quella su cui si è sistemato il ripieno e poi tagliare i ravioli: in questo modo, si fa prima e si evita che la pasta si secchi. (mi raccomando, far uscire bene l’aria rimasta con le mani e sigillare la pasta). Mettere sul fuoco l’accua a bollire. Nel farttempo, tagliare a fette sottili i porcini. Scaldare l’olio evo in un pentola, mettere i porcini per un minuto (io questi freschi li cuocio davvero pochissimo) e aggiugere la pancetta (ordine del salumiere di fiducia: anche questa pancetta calabrese andava solo scottata quindi l’ho messa giusto alla fine!) Bollire i ravioli, scolarli e ripassarli in padella con il condimento. Versarli nel piatto e servirli. Nota personale? Io ho spruzzato un pò di cacao amaro sul piatto!
Quel momento arriva, prima o poi, per tutti i genitori e coinvolge, col suo carico emotivo, nonni, zii, cugini e nipoti: il saggio di fine anno. Il saggio di fine anno è una di quelle tappe della vita di un genitore che non si dimentica, un pò come la prima volta che il proprio figlio va a una festa di compleanno di un amichetto e cose simili.
Quest’anno per Albertino non era certo il primo saggio..ma era un saggio speciale, un pò perchè era l’ultimo della scuola materna (pardon, scuola dell’infanzia), il che voleva dire varco di quella grande autostrada che è la scuola materna, un pò perchè il saggio raccoglieva non solo le cose imparate durante l’anno ma tutto ciò che era stato fatto per il 150° dell’Unità d’Italia. In realtà, il tema l’ho scoperto proprio durante il saggio, ma avrei dovuto capirlo da alcuni piccoli indizi dei mesi precedenti. Infatti da qualche tempo, mentre eravamo in macchina (mi accorgo solo ora di quante volta io racconti dei nostri viaggi in auto: difficile prescendire da questo in una città come Roma :) ), Mimì esordiva con canzoni un pò spiazzanti. Di solito lo si sente canticchiare “…Eh già, io sono ancora qua”, “Nella cittàààààà c’è il cuore di un’istrice” per finire con “il meglio deve ancora venireeeee”. Ero rimasta quindi un pò sorpresa nel sentirlo cantare perfettamente :” Funiccolì funiccolàààà jamme jamme jà funiccolì funiccolààà”. L’avevo interpretato come il solito influsso di mia madre (affezionatissima a tutte le canzoni napoletane). Certo è, che mi era parso un pò strano sentirlo intonare “Romagna mia Romagna in fiore, tu sei la stella tu sei l’amore” e il massimo quando a squarcia gola si esibiva in “oi vita, oi vita mia, oi core e chist’ core”. Ma ai miei tentavi di indagare..rispondeva ” è un segreto”.
Poi è arrivato il giorno del saggio e ho capito: la palestra era addobbata con un grandissimo tricolore ed era un tripudio di bandierine e palloncini bianchi, rossi e verdi. Noi genitori e parenti eravamo come al solito emozionati e armati di macchinette fotografiche, telecamere e flash, che neanche negli studi di Cinecittà Due. Dalla musica salterellante si capiva che l’entrata dei bambini era giunta: eccoli lì i piccoli patrioti, equamente divisi con la maglietta verde (i nostri colori), quella bianca e quella rossa. La maestra Lucia, dopo il benvenuto, ci ha spiegato che in questo saggio i bambini avrebbero cantato tante canzoni dedicate al 150° dell’ Unità d’Italia. Al via quindi con l’immancabile Inno d’Italia (tutti in piedi e mano sul cuore), senza scordare “E’ la bandieraa del tricoloreeee è la più bella” (d’altronde noi, come potremmo?) e passare alle altre ma prima le maestre hanno tentato una cosa temeraria: hanno diviso i maschietti da una parte e le femminucce dall’altra. Temeraria perchè a quel punto sono venute fuori tutte le tipologie di bambini canterini: c’era quello che si muoveva come un rapper, qualsiasi fosse la canzone, quello che irrimediabilmente batteva le mani fuori tempo, quello che faceva tutti i movimenti giusti ma sulla canzone sbagliata e quello che, al massimo, faceva su e giù con la testa. Il più divertente era un bimbo con l’aria sperduta che si guardava attorno come a dire “ma io che ci faccio qui?” mentre tutti cantavano. Il problema dei cori alternati maschi-femmine è che, in queste occasioni, viene fuori l’enorme differenza fra mondo maschile e mondo femminile. Non c’è gara: le femmine erano più intonate, più precise, più tutto insomma. In particolare, c’era un gruppetto di 8 bambine fantastiche, una sorta di “congregazione dello zecchino d’oro”: tutte esattamente coordinate non solo con le maestre ma anche fra di loro. Movimenti perfetti, canzoni a memoria, mani dietro la schiena e su e giù della testa che Mariele Ventre ne sarebbe stata fiera. Erano talmente professionali che neanche sorridevano, sia mai avessero perso la concentrazione. I maschietti ci provavano ed erano anche carini…ma appena le femmine entravano in azione si sentivano i vari parenti dire : “eh..con le femmine non c’è niente da fare” (un pò come dire “non ci sono più le mezze stagioni” e “si stava meglio quando si stava peggio”). Il bello era che si adattavano ad ogni stile: a Romagna mia si muovevano a tempo di mazurca, a funiculì funicolà riuscivano a mimare una tarantella e una di loro ha pure preso il tamburello in mano (ritmo alla Tullio De Piscopo). Nei maschietti c’era un miscuglio di stili e durante Romagna Mia ho visto qualcuno muoversi come Eminem..ma giuro che faceva folclore!
Albertino, dico la verità, era un pò svogliato: strano, perchè lui adora cantare. Ma alla fine della giornata si è giustificato con un ” a mà..e non ne potevo più delle canzoni, sempre prove sempre prove e sempre co sta chitarra” ( parlava in romano solo per entrare meglio nel ruolo del patriottico capitolino). Finite le canzoni delle varie regioni d’Italia è giunto il momento della consegna dei diplomi: prima hanno tutti indossato un bellissimo tocco da diplomato, dello stesso colore della maglietta e poi si sono messi in fila per classe, per ricevere il sospirato “pezzo di carta”, viatico per l’ingresso alle elementari! La chiamata della prima appartenente alla congregazione dello zecchino d’oro è stata memorabile: spinta dalle altre, con aria simile all’attrice che riceve un oscar con l’espressione sorpresa di una che “ma proprio io”???” si è avvicinata alla direttrice e si è fatta fotografare senza fare una piega e con un sorriso alla Julia Rogers. Dopo un pò tutte le bimbe avevano ricevuto il diploma, si congrutulavano fra loro ma ecco che… no…orrore, l’ultima, prima di giungere al suo posto, era rovinosamente caduta a terra. L’ho vista quasi cedere al pianto..ma lei, incoraggiata dalle altre, si è ripresa ed è filata al suo posto, tranquillizzata da quella che, si vedeva, era il capo carismatico (la suonatrice di tamburello). I maschietti certe volte non sapevano neanche dove guardare, figurarsi tornare al posto loro…ma in fondo avevano 5 anni ( si sa..i 5 anni femminili corrispondono almeno ai 10 maschili). Non nascondo la commozione nel vedere il Mio albertino in piedi, col carrelino, tenere il suo diploma! Sì, stava diventando grande. Alla fine del saggio, gli ho chiesto cosa volesse (un piccolo premio se lo meritava). Prima ha citato il giocattolo con l’eroe dei cartoni animati del momento e poi mi fa seriamente: ” e poi mi fai un happy hour?”
Io all’età sua non sapevo cosa fosse un “hour”, figuriamoci un “happy“..ma erano altri tempi. E allora…Happy hour sia! Ho pensato ad un happy hour esotico, per festeggiare in maniera un pò moderno-chic!!!!
RICETTA: DRINK DI MELONE, PAPAJA E LATTE DI COCCO CON SCAMPI
Ingredienti
Procedimento
Frullare il melone giallo, la papaja (la qualità “formosa” è eccezionale) e 300 gr di latte di cocco. Scavare il melone giallo e tenerlo da parte. Bollire due minuti gli scampi. Versare il drink nel melone e decorare con gli scampi. Buon Happy hour!!!