Le Strade della Mozzarella 2013: seconda parte
Eravamo rimasti alla prima parte del racconto de La strade della Mozzarella.
Continuiamo con alcuni degli altri chef visti durante la manifestazione.
Gennaro Esposito ha guidato una degustazione particolare. Fiano? Falanghina? No: San Marzano!!!
Esattamente come per il vino, abbiamo seguito una vera e proprio analisi visiva, olfattiva e gustativa di 3 diverse conserve, imparando a sentirne i pregi e i difetti, la sapidità o meno, l’odore della latta o la freschezza. Il risultato? Nessuno dei tre era particolarmente esaltante, a detta dello Chef ma è stato interessante degustare una conserva, quando siamo abituati a pensarlo solo sul vino. Infine Gennaro Esposito ci ha fatto assaggiare i suoi spaghetti al pomodoro. Esperienza intensa, da ripetere!
Cristina Bowerman ha avuto un laboratorio particolare. Al di là dei due piatti presentati, un risotto e un dolce, quello che mi ha colpito è stata una sua frase: “Viviamo un momento in cui la cucina italiana è GRANDIOSA”.
Non in difficoltà, non piena di problemi….Grandiosa. Ecco, oltre ad infondere un bel grado di ottimismo in chi l’ascolta, questo dà l’idea della determinazione e il coraggio di questa chef che ha cominciato la sua carriera come procuratore legale in America ed è arrivata alla stella Michelin in Italia. C’è molto da imparare dalla sua esperienza. Cristina ha presentato un risotto al liquido di governo, latte di bufala e sakè e un dessert con caffè, Baylis e bufala. (la foto del risotto mi è stata gentilmente concessa da Luciana Squadrilli).
Particolare, anzi, tecnico – naiv come l’ha definita Enzo Vizzari, la cucina di Giorgio Parini. Ha presentato 3 piatti, due “giochi”: uno con la mozzarella di bufala affumicata al lapsang souchong e liquirizia selvatica, connubio indovinatissimo, e l’altro con arancia e liquirizia. Ma soprattutto ha presentato suoi ravioli di mozzarella con burro e fiori di sambuco. Un piccola poesia in un piatto.
Rispetto all’anno scorso, c’è stata la novità della sessione dedicata alla pizza e divisa in tre parti: farcitura, impasto e cottura. Tante parole sono state dette, tante interpretazioni della pizza sono state viste. Due le grandi scuole di pensiero: una pizza condita con molti ingredienti di qualità, di spessore alto, al limite dell’altezza di una focaccia e la pizza napoletana con pochi ingredienti, con un cornicione alto e soffice, che torna indietro quando lo si preme e ben “leopardato” in cottura.
A prescindere dalla bontà o meno delle varie pizze, io confesso la mia opinione: per me la pizza è quella sottile al centro, con un bel cornicione, la cui fetta cade quando la si prende in mano e con pochi ingredienti (continuo a preferire su tutte la Margherita e la Marinara). Per capirci, le pizze di Franco Pepe e di Ciro Salvo, che mi hanno entrambe entusiasmate. Non faccio che ripetere che io una pizza così a Roma me la sogno. Per me la pizza è quella..o non è. A Roma, dove notoriamente ti rifilano pizze sottilissime, praticamente tostate nel 90% dei casi, anche dove si esegue un impasto alla napoletana, si tende a mantenere un po’ di struttura, come diceva Giancarlo Casa de La gatta Mangiona (ottima pizza, in ogni caso).
Lasciatemi citare poi il trapizzino di Stefano Callegari di Sforno, di Roma..dato che ha brevettato il suo prodotto e che quando si parla di pizza in teglia obiettivamente Roma la fa da padrona. Lui con molto ingegno usa gli angoli della pizza in teglia per ricavare delle tasche da riempire nel modo più svariato…un vero street food della capitale!
Altra pizza napoletana verace, quello di Salvatore Salvo….insomma, se non fosse capito cosa è per me la pizza queste immagini parlano da sole.
Ho incontrato tanti amici, con cui parlare e ridere, passare momenti divertenti e vedersi dal vivo! Per fare un esempio, Luciano Pignataro, impegnatissimo con i suoi felici abbinamenti vino-mozzarella, e Enzo Crivella che col suo gelato pane e marmellata ha impegnato dolcemente il pubblico delle Trabe.
Dopo questa carrellata di chef alle Strade, posso non citare coloro che hanno reso possibile tutto questo?
Al via con i ringraziamenti:
Le Trabe e tutti coloro che ci lavorano, che hanno cercato di fare il possibile e anche di più! Bellissimo il posto ma bravissimi tutti quelli che ci lavorano!
Barbara Guerra e Albert Sapere, registi e attori dei giorni passati insieme, cui va il merito di aver voluto fortemente questa manifestazione e di continuare a portarla avanti con determinazione.
Una ringraziamento speciale a Mena Iannuzzi che si occupava di gestire il pubblico durante i laboratori (e non solo): a lei, con affetto, lo slogan “Santa Subito”. Chiunque abbia partecipato ai laboratori, sa perché.
E con questo, si chiude questo piccolo reportage, aspettando con ansia il prossimo anno. Vi lascio qualche foto dei fiori che ho incontrato in questi giorni sia alle Trabe che alla Tenuta Porta di ferro, fedeli compagni di viaggio di questo Maggio Campano.
2 Comments
Gio
14 Mag 2013 08:05 am
l’ho vissuta solo attraverso il tuo racconto, peccato!
purtroppo sono stato molto impegnato per lavoro,
mi chiedo perché iniziative così belle non le facciano nel week end, fatte a inizio settimana credo che perdano tanto tanto pubblico!
un bacio
Caris
hai ragione giò! ti sarebbe molto piaciuto! incrociamo le dita e speriamo di esserci il prossimo anno!!!
Leave a Comment