Sformatini di polenta bianca con finferli, stracchino e speck
Se qualcuno non si fosse accorto della pioggia incessante degli scorsi giorni, glielo dico io: piove.
E tanto pure. A volte la pioggia si porta dietro i primi freddi autunnali, quelli che la mattina presto ti fanno stringere nel collo della giacca e ti fanno rimpiangere di aver dimentica il cappello, inevitabilmente dedicato alla stagione invernale, a casa; altre invece la pioggia si presenta con un’aria calda, umida per antonomasia, appiccicosa e opaca.
E continua a piovere.
Inutile dire che il cibo che preparo è fortemente influenzato dal tempo. E’ meteoropatico, indubbiamente. Quindi oggi polenta, funghi, speck e pure un formaggio sciolto, tanto per non farci mancare nulla.
Polenta ottenuta con farina di mais bianca: avevo in testa il candore!
Ingredienti
- 150 g di polenta (mi son venuti 3 sformatini di 12 cm di diametro)
- 600 ml di acqua
- Sale
- 250 g di finferli (ovviamente vanno bene anche altri tipi di funghi)
- Olio extra vergine di oliva 4 cucchiai
- 1 spicchio di aglio
- Sale e pepe
- 100 gr di stracchino ( o crescenza)
- 3 fette di speck
Procedimento
- Versare nell’olio nella pentola, aggiungere l’aglio sbucciato e far insaporire. Versare i funghi e cuocerli per qualche minuto (li ho tenuti ben croccanti, non volevo che diventassero troppo molli). Regolare di sale ( e pepe, eventualmente).
- Cuocere la polenta: mettere in un paiolo (di rame, chi può) l’acqua salata e portarla ad ebollizione. Versare la farina di mais a pioggia e girare con una frusta per evitare che si formino grumi. Continuate a cuocere la polenta, rigirando spesso, fino a cottura (ci vorranno circa 25-30 minuti). Versate la polenta negli stampini che avete scelto, per un altezza di circa un paio di cm.
- Distribuire lo stracchino sulle basi di polenta, i funghi e lo speck tagliato in striscioline.
- Mettere gli sformati in forno caldo per 2 o 3 minuti, per far sciogliere bene il formaggio e servite caldi.
2 Comments
Diego
14 Ott 2013 09:10 am
Cantharellus cibarius, il nome “scientifico”, mio padre, Toscano, il “fornitore” di quelli utilizzati nella ricetta li chiama Giallerine, a Roma si chiamano Galletti o Gallinacci… Una cosa è certa, sono prelibati!
Caris
io premerei per averne altri..faccetta che fischia!!!
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