Il lampredotto alla (bella) Elena
E io non posso che chiamarlo così, questo piatto.
Tutto ha inizio tanto tempo fa, ma proprio tanto. Ero una pischelletta, diremmo a Roma, che si guardava un documentario su Sky. E come sempre accade con i documentari americani, quelli parlano dell’Italia e lo fanno bene. Potrei parlare per ore di quanto mi piacciano i vari programmi /documentari/film sulla cucina esteri e di quanti snobbi quelli italiani ma lasciamo perdere che finirei per creare una luuunga polemica.
Orbene, veniamo al documentario. Tema: Firenze. Sì, gli piaceva vincere facile.
E fra una ripresa di Ponte Vecchio e una del David, una bella inquadratura del Giardino di Boboli e una degli Uffizi, di chi decidono di parlare? Del Lampredotto. Io, di questo strano ripieno di un panino, non avevo mai sentito parlare. Del resto, non ero stata neanche mai a Firenze. Ma un documentario americano si prendeva la briga di parlare per 11 minuti contati di questo strano alimento, che a guardare bene, un po’ impressione faceva pure.
E nulla. Sono rimasta con la curiosità.
Il caso ha voluto che il baldo di giovane di 25 quasi 26 anni, di cui abbiamo già parlato qui, poco tempo fa, complice una sua visita alla capitale del Granducato di Toscana, mi abbia chiesto: che vado a mangiare a Firenze?
Io, non ho avuto dubbi. Enoteca Pinchiorri, direte voi. Naaa. Io ho chiamato Elena, la bella Elena, ovvero una cara amica conosciuta in quel di Gennarino, che oltre a essere un’ottima cuoca è una che in fatto di cultura gastronomica fa pressoché impressione. Poi metteteci pure che parla con la C aspirata. E ditemi voi se si può resisterle.
Detto questo, parlando con Elena su dove potesse andare a mangiare il baldo giovane, fare due più due è stato semplice e quindi le ho chiesto del lampredotto. Il suo entusiasmo è stato contagioso e, dopo la giusta indicazione, ha anche aggiunto:gli devi dire di chiederlo “Completo””(aveva un tono massonico, quando me lo ha scritto!)
E così è stato. E il baldo giovane si è talmente innamorato di questo piatto che, quando il caso ha voluto (sì, un sacco di caso, questo periodo) che io dovessi andare a Firenze a trovare, appunto, la bella Elena lui mi abbia praticamente minacciata: senza lampredotto, non mi dovevo presentare a casa.
E son riuscita a trovarlo, questo strano coso tutto ondulato grazie alla pazienza di Elena che in pieno sabato pomeriggio, mentre tutti cercavano di vedere il David, gli Uffizi, etc etc, mi accompagnava da un trippaio bravo.
La ricetta? E’ della bella Elena, naturalmente! E chi si azzardava a modificarlo! Che qui c’è tutto ciò che è Firenze: tradizione, rituale, cottura lunga ma senza impegni, bontà, gusto, golosità e litigio, quello della gente che si deve dividere il piatto.
Ingredienti
- 700 g di lampredotto
- Un buon brodo di carne (io ne ho usato 4-5 litri; c’è anche chi usa direttamente solo acqua...)
- Una carota
- Una cipolla
- Una patata pelata
- Qualche pomodorino
- Sale
- Pepe
- Buccia di limone grattugiata
- Salsa verde (fatta con olio, prezzemolo e capperi)
- Una spianatoia (è d'obbligo)
Procedimento
- In una pentola capiente mettere il brodo, la patata sbucciata, la cipolla, la carota e qualche pomodorino.
- Portare a bollore e aggiungere il lampredotto. Cuocere a fiamma bassa per circa tre ore.
- Quando le tre ore saranno passate, prendete il lampredotto, poggiatelo sulla spianatoia e tagliatelo a striscioline. Conditelo con olio extravergine di olive, sale, pepe e zeste di limone grattugiate. Accompagnate con una salsa verde (fatta in precedenza, a occhio, frullando col minipiemer prezzemolo, capperi e olio evo in quantità) e un bel panino. Senza un panino, non è lampredotto.
5 Comments
elena
24 Mag 2014 11:05 pm
Mi fai commuovere….l’alunna sorpassa la maestra di doppia velocità ! Brava a scrivere, a fotografare… e a brava a cucinare, ma questo non c’era bisogno di aggiungerlo, tutti lo sanno :-)
p.s. sul(bella) adesso sto inguaiata….vado subito a cercare una foto del mio profilo che sia degno di tale aggettivo….
Caris
eh ma Elena ma tu sei una gran...non posso dirlo per rispetto alla tua figura, ecco:)) ma Dio solo sa quanto tu sia bella (in tutti i sensi:))
E grazie per questa ricetta!
Il peposo alla fornacina | Cooking Planner
25 Mag 2014 10:05 pm
[…] ricetta di chi è? Neanche a dirlo, è della bella Elena (di cui ho già raccontato) che, a questo punto, entra di diritto nell’olimpo dei guru spacciatori di ricette. Aveva messo […]
anna
16 Ott 2014 09:10 am
Il lampredotto arriva in vendita già precotto ad alte temperature per Legge, per cui altre 3 ore di cottura lo spappolerebbero, un’ora e mezza è anche troppo.
Va detto che le zeste di limone grattate sono una variante del tutto personale della Sig.ra Elena, nessun trippaio ha mai grattato del limone sopra un panino col lampredotto, che per tradizione non è tassativamente “completo” ma “sale e pepe e bagnato” (cioè la parte superiore del panino deve essere immersa nel brodo di cottura).
In fine, il panino deve essere una “rosetta”.
Caris
Avendolo fatto, posso assicurarle che non si è affatto spappolato e il lampredotto è stato comprato tassitavamente da un trippaio di Firenze, dove mi ha, appunto, portato la mia amica.
Elena, fiorentina, mi ha raccontato di questo termine, "completo" e della buccia di limobne. Come in tutte le ricette tradizionali, la parte relativa alla tradizione familiare c'è sempre. non mi stupisce che qualcuno metta la buccia di limone e qualcuno no.
Anche a Roma un piatto come la carbonara scatena infinite discussioni considernado le varie tradizioni familiari.
Che il pane sia quello che aveva a casa, lo so benissimo, ed infatti è stato usato solo per la foto. Che poi, da quel che ho visto, non mi sembrava la rosetta che abbiamo qui a Roma, ad esempio ma altro pane. Evidentemente da voi si chiama rosetta ciò che per noi non è. Tradizioni di luogo, appunto.
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