Muffin e l’mtc di questo mese
Questo mese l’Mtc è difficile. Per la ricetta? Quella, dipende. I muffin sono praticamente i dolci più fatti e rifatti, quelli che tutti conoscono. Farli bene non è così scontato, perché il problema serio è che rischiano di essere troppo secchi, se non controllati in cottura, ma Francesca ci ha dato ottime versione, tanti consigli e la scelta fra dolce e salato. Alessandra, come se questo non fosse sufficiente, ha chiesto di abbinarli a un testo letteraio. Nelle discussioni su Fb, ha specificato “qualcosa che vi rappresenti”.
E qui nasce il mio dilemma. Mi rendo conto che la caratteristica dell’Mtc è la gioia, fondamentalmente. E il divertimento. Fosse altro, diventerebbe ingestibile. Io la vivo così, e mi diverto sempre.
Mi è quindi molto difficile scegliere due testi (massimo due ricette questo mese). Perché, lo dico da subito, pur avendo nella lista dei libri preferiti tanti testi leggeri e divertenti, in questo periodo proprio non se ne parla. Intensi e drammatici, che ti provocano quel blocco allo stomaco mentre leggi, che non ti lascia neanche quando chiudi il libro. E mi sono chiesta più volte come potevo presentare all’mtc due libri così’. Decisamente ostici, forse poco attraenti e magari qualcuno potrebbe dire che è eretico associare un muffin a libri del genere. Verso Natale, con l’atmosfera più serena dell’anno a far da sfondo.
Ho sempre in mente, però, quello che dice Paolo Nori, scrittore che amo molto e che tanto ha influenzato le mie letture nell’ultimo periodo:
“Ci sono dei libri che sembrano scritti come per dirsi che va tutto bene. Non preoccupatevi, non preoccupatevi. Che il mondo, poi, dopotutto, è un posto che ci si può stare. Che non è niente di speciale. Che ce la si può fare. E ci sono dei libri che sembrano scritti come per dirsi che il mondo è un posto incredibile e stupefacente e che bisogna preoccuparsi. Preoccupatevi, preoccupatevi. E che farcela, praticamente, è impossibile, farcela. E a me, dopo lì è questione di gusti, ma io, se dovessi scegliere, saprei.“
E io, ho saputo.
Così ho scelto due libri che mi hanno fatto battere testa e cuore e dato un bel colpo allo stomaco. Certi libri mi hanno lasciato la sensazione del cemento in bocca come La trilogia della città di K di Agota Kristoph e Io confesso di Jaume Cabre, i miei preferiti. Certi mi hanno fatto letteralmente girare la testa, come Anna Karenina. Certi, mi hanno addirittura fatto sforzare per abbinargli un muffin. Vedi, a volte, i libri.
Il primo, La bambina che amava troppo i fiammiferi di Gaétan Soucy.
Capolavoro. Se vi aspettate che vi racconti la trama, rimarrete delusi, non lo farò. Il danno più grande che posso fare a chi vuole leggere questo libro, è raccontargli qualcosa. Rovinerebbe molto. Vi prego, vi supplico, di non cercare notizie. Prendetelo a scatola chiusa o non prendetelo affatto. Ma sappiate che la storia supera ogni possibile fantasia.
Saucy scrive un puzzle e spiazza. Solitamente nelle prime pagine si capisce chi, cosa, come, quando e perché. Con questo libro, no. Ci si chiede da subito che diavolo succede. Chi parla usa uno stile incredibile, fra vecchi termini e testi letterari, fra parole inusuali e riferimenti antichi.
“Mio fratello e io abbiamo dovuto prendere l’universo in mano una mattina poco prima dell’alba perché papà era spirato all’improvviso”
Chi Parla, lo fa con assoluto candore e lo fa di cose terribili. Perché lo sgomento arriva subito, dalla prima pagina, dalla prima riga.
“E’ stato mio fratello, in piedi per primo, a constatare il fatto perché, essendo io il segretariano quel giorno, avevo il diritto di indugiare a uscire dal letto dei campi dopo una notte all’addiaccio e mi ero appena messo a tavola davanti all’incunabolo quand’ecco che fratellino scende da basso”.
“Era padre a costringerci ad assumere a turno il ruolo di segretariano. Sono compiti che incombono ai figli, ci diceva la sua voce stentorea (non so cosa sia una voce stentorea)”
In questo libro c’è tutto ma tutto è diverso da come sembra. Il lettore pensa di capire e invece no, si sbaglia, deve approfondire, il senso viene spiegato, forse, verso la fine. Non si comprende in che tempo siamo, se non andando avanti, e quando si capiscono, la pena sopraggiunge. Anche i termini, i nomi che Chi parla usa, sono quanto di più lontano da ciò che vorrebbero significare. Come il Giusto Castigo, che più ingiusto e sconvolgente non potrebbe essere.
“Quanto al Giusto Castigo, se ne stava nel suo cantuccio, ridotto a mucchietto. Non era quasi cambiato negli ultimi anni, veniva spostato con cautela, lo si tirava fuori dalla sua cassetta soltanto tremando… E’ una roba, il Giusto Castigo…un giorno sbalordiremo tutti con quello”
Chi parla racconta le cose con una poesia che certe volte è sconcertante.
“La terra era umida, con un odore di fango e radice che rimaneva in testa, come i brutti sogni quando ne faccio.”
“ Ma lì all’orlo della pineta fra le rose canine c’erano odori gradevoli, quasi che una fata si divertisse a sorprendermi traendo all’improvviso profumi dalla sua bisaccia delle meraviglie così come si seminano petali davanti ai passi di un principe. E questo mi sembrava di buon augurio. E allo stesso tempo era sgomentante, perché niente è schietto sotto la crosta celeste.”
C’è una oscurità di fondo pesantissima eppure Chi parla riesce a mostrare i tanti colori, tutti vividi e tutti intensi, del suo mondo. Quando si arriva alla fine, nel momento in cui tutto è chiaro, c’è un misto di commozione, tristezza, disgusto, orrore e tenerezza. Chi parla, resterà per sempre nel cuore di Chi legge.
E abbinargli un muffin non facile. Mi era venuto da subito in mente un fondo scuro, un muffin al cioccolato che più tenebroso non potrebbe essere. Ma il candore di chi parla mi ha indotto a inserisci qualcosa di chiaro: cocco e latte di cocco.
Non solo: potremmo lasciare questo muffin così com’è e ai fini della gara forse sarà l’unica cosa considerata. Ma in questo libro tutto sembra come non è in realtà. E allora ho fatto dei mini muffin, che ho ricoperto del cioccolato temperato, tanto che da lontano qualcuno li ha scambiati per cioccolatini. Poi si è avvicinato, come fa Chi legge pian piano che sfoglia le pagine, è ha visto che era un muffin. Ha dato un morso, pensando che fosse finita lì e invece ci ha trovato una namelaka al cocco. Un’altra sorpresa.
E le tante luci e i tanti colori di quel libro, me li sono portati nella foto. A fare una luca calda e confortante, para e uguale ovunque, non potevo.
Ingredienti
- 105 g di farina 00
- 300 g di zucchero
- 1 cucchiaino di lievito
- 85 g di cacao amaro in polvere
- 50 g di cocco grattugiato
- 65 ml di latte di cocco
- 40 ml di latte
- 120 ml di olio di arachidi (o di riso)
- 4 uova medie (o 3 grandi)
- 260 g di cioccolato bianco
- 150 g di latte
- 7 g di glucosio
- 2,5 g di gelatina in fogli
- 320 g di panna fresca
- 50 g di cocco rapé
- 100 g di cioccolato al latte temperato
Procedimento
- Preriscaldare il forno a 200°( sul mio forno, 170°-180°).
- Mescolare insieme tutti gli ingredienti secchi, conservando un po’ di noce di cocco grattugiata per guarnire la superficie dei muffin.
- Mescolare insieme l’olio, il latte di cocco e le uova. Mescolare insieme le due preparazione senza lavorare troppo la pasta.
- Suddividere la pasta negli stampi da muffin e spolverizzare con un poco di cocco grattugiato.
- Far cuocere i muffin per 20-25 minuti. Verificare la cottura infilando uno stecchino: saranno cotti quando uscirà pulito.
- Per la namelaka, bollite il latte col glucosio, aggiungete la gelatina ammorbidita in acqua fredda e versate sul cioccolato precedentemente ridotto in pezzetti, emulsionate con il minipiemer e aggiungete la panna liquida fredda.
- Conservate in frigorifero per almeno 10-12 ore. Potrete utilizzarla così o montarla in planetaria.
- Cuocere i muffin i stampi piccolo.
- Una volta freddi, praticare un foro sul fondo (va bene anche scavare con un coltellino una parte del muffin e rimettere il "tappo" alla fine), inserire la namelaka, coprire con la pasta tolta. Ricoprire la parte superiore del muffin con il cioccolato temperato e lasciar solidificare.
20 Comments
Mariella
14 Nov 2014 04:11 pm
Adesso, DEVO avere quel libro! Potessi,mi precipiterei seduta stante in libreria a cercarlo. E quella namelaka al cocco è assolutamente da provare!
Caris
Mariella, lo adorerai! sono certa!
Flavia
14 Nov 2014 04:11 pm
no, ma se non la smetti di mettermi in testa libri …tu non sai cosa rischi!! Che mi ritrovi fuori dal cancello che mi faccio aprire da canetta (che so come convincerla ) …… e oltre a leggermi i libri a casa tua…. ti tocca anche farmi i muffin e tutto il resto che posti !
Caris
ma magari! ma MAGARI!
lagaiaceliaca
14 Nov 2014 04:11 pm
vedo che qui si legge… e non si canta :-)
un libro che vorrei avere qui adesso per cominciare a sprofondare nelle sue pagine.
così come vorrei sprofondare nei tuoi mini-muffin, che non sono quello che sembrano essere, e anche quando hai scoperto cosa sono, troverai ancora una sorpresa.
la namelaka, che ho scoperto per la prima volta su questo blog, e che agita i miei sogni.
insomma caris, anche tu sei una di quelle che mi domando ogni volta perché non vinci tu (e mi si scusi l’italiano discutibile, ma questi muffin-che-non-sono-muffin mi hanno fanno cadere in deliquio)
Caris
io quando leggo i vostri commenti sono sempre felice....<3
Chiara
14 Nov 2014 05:11 pm
Deliziosi, complimenti!
:*
Caris
grazie:)))
Francesca
14 Nov 2014 06:11 pm
Questo post mi ha fatta rimanere incollata allo schermo del pc con la bocca mezza aperta aspettando non-so-cosa.
Dev’essere proprio pazzesco questo libro e forse forse mi hai fatto venir voglia di leggerlo. Di sicuro mi hai fatto venire voglia di agguantare quel minimuffin cioccolatoso e golosissimo.
Complimenti!
Caris
che bella cosa. Sai quante volte mi fanno venire voglia di leggere un libro? e se è capitato con te, ne sono felice:*
FrancyBurroeZucchero
14 Nov 2014 11:11 pm
Mi hai messo una curiosità incredibile per questo libro. Sono rimasta affascinata da come l’autore giochi con le parole e con la fantasia. Come hai fatto tu con i tuoi muffins, neri come la storia che ci hai raccontato, con uno sprizzo di genialità che tu hai interpretato con la namelaka al cocco, una novità per me.
Sicuramente Alessandra ti darà più soddisfazioni sulla parte letteraria, io intanto ti dico: sublime!
Baci
Francy
Caris
:)))) ma soddisfazione me la dai anche tu <3
Giulietta | Alterkitchen
15 Nov 2014 11:11 am
Madù che curiosità per questo libro! E mamma mia che muffin allettanti, così soffici ed umidi, e neri.. una delizia, lo sento!
Caris
:)))))) sì, molto morbidi davvero!! e il libro, va be, io lo amo!
cristiana
15 Nov 2014 10:11 pm
Quasi quasi il muffin passa in secondo piano: curiosità enorme per il libro…e la namelaka…mai sentita!
Caris
la namelaka è usatissima da Santin e fusto, per dirne alcuni ma vedrai che ne trovi parecchi;) il libro io lo amo!
Gaia
15 Nov 2014 11:11 pm
CAris,
non ci posso credere!!
Non tanto per i libri che hai scelto, che non conosco, ma per qullo che hai fatto! Gli stessi ingredienti a cui avevo pensato anche io…ma con un risultato molto più fantastico!
Ora, mi toccherà trovare un abbinamento diverso..oppure cambiare libro.
In ogni caso : complimenti!!
Caris
oh mannaggia mi dispiace! ma scusa, lascia quelli, chi ti dice che non sia migliore!!!
alessandra
16 Nov 2014 10:11 pm
credo di aver intuito la trama di questo libro- e non o leggerò. Nello stesso tempo, ti sono estremamente grata per averlo scelto e per averne parlato in maniera così delicata e nello stesso tempo così coinvolgente, tanto che più d’uno ha espresso il desiderio di leggerlo e probabilmente lo farà. Alle due tipologie di libri che hai citato, mi permetto di aggiungerne una terza: quella che ti dà la forza per cercare un senso. I casi della vita mi hanno portato a immergermi ogni giorno nelle ingiustizie del mondo- un po’ per scelta, un po’ per sorte. E ogni giorno, come ben sai, si tratta di arrivare a sera, portando a casa un risultato: quale che sia, va tutto bene, basta che non abbia un segno negativo davanti. Da ragazza, ambivo a punteggi tennistici, ora son già contenta di uno 0 a 0: perchè intanto, il giorno dopo, la palla sarà di nuovo al centro e la partita sarà sempre quella: ingiustizie contro sofferenze, futuri incerti per presenti da ingoiare. I libri “della terza via” sono le mie stampelle: quelli che mi danno evasione, quando ne ho bisogno, o mi aprono prospettive nuove, quando annaspo. Credo che questo post apra una prospettiva doppiamente nuova: quella suggerita dalla tua fonte di ispirazione e quella rielaborata da te. Dalla tua sensibilità, dal tuo coraggio, dal tuo cuore grande, dalla tua forza immensa, di guardare sempre avanti, che ti rendono un esempio, ai nostri occhi e tanto, tanto cara al mio cuore.
sul resto, io pure, mi dispero, quando non vinci, mannaggia ai meccanismi di questo giochino infernale!
Caris
gli ultimi due anni sono stati importanti per tanti motivi: uno fra questi, i libri letti. Mi mancavano tante cose e ho deciso che non potevo morire senza prima averle lette!:D ora ho capito che morirò senza aver completato tutto quello che voglio leggere, perché tanto non basterebbe una vita:))
Però leggere i russi, innanzitutto, sì...e i contemporanei per cui vale la pena non dormire. Che, fortunatamente, ci sono.
Libro duro, tanto tanto. Ma non potrei rinunciarci <3
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