I Muffin, i samizdat e Dostoevskij
I samizdat. Da quando ho scoperto il fenomeno dei samizdat ho cominciato ad amare la letteratura russa ancor di più, se possibile.
Cosa sono i samizdat? Un fenomeno particolare, unico al mondo, si è sviluppato in Russia fra le fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. E’ successo che, per sfuggire alla censura dello stato, che non permetteva di pubblicare certi libri nuovi o di far circolare certi libri vecchi, gli scrittori, quando scrivevano un libro, lo ciclostilavano e lo passavano agli amici. Questi amici, se trovavano il libro interessante, lo riscrivevano, a mano o con la macchina da scrivere e lo passavano ad altre persone. Si creavano file lunghissime e il libro si poteva avere, a volte, solo per una notte. Così la persona lo doveva riscrivere in poche ore, oppure organizzava una riunione fra pochi intimi in cui si leggeva il libro incriminato.
Dovlatov sostiene che i samizdat in Russia erano più diffusi dell’alcolismo, che quando si chiedeva di leggere qualcosa o di regalare un libro si faceva riferimento solo ai samizdat, perché i libri ufficiali era quasi scortese regalarli. Le mamme chiedevano copie di Guerra e pace in samizdat, sicure che così i figli le avrebbero lette, proprio perché proibite.
Straordinario.
Penso a uno qualsiasi di noi, in occidente, che passa la notte a trascrivere le opere di Chlebnikov, di Bulgacov, di Charms e così via, rischiando il carcere e dovendo andare a lavorare il giorno dopo. Non credo che sarebbe andata, forse mi sbaglio, ma in Russia è successo, anche perché la Chiesa e lo Stato non riuscivano più ad essere guida per il popolo, che si è affidato alla letteratura.
Non sono sorpresa che in Russia sia nato e cresciuto questo fenomeno. Per niente. E’ il posto in cui hanno scritto persone come Gogol, Puskin, Tolstoj e Dostoevesky. Con un patrimonio di quel genere sarebbe stato impossibile non volere la letteratura come guida.
Parlando dei samizdat, Paolo Nori, (scusatemi se chiedo sempre aiuto alle sue parole ma è un profondo conoscitore dei romanzi russi), diceva:
“Io ho l’impressione che nelle poesie nei racconti nei romanzi russi del novecento, ci sia uno sbatter di teste che vien fuori da dentro, è come se una mano vien su dalla pagina ti prende la testa te la sbatte contro il tavolo che tu dopo che hai letto alzi gli occhi, il tuo sguardo è diverso”
A me è successa esattamente la stessa ma con uno scrittore russo di qualche tempo prima, precisamente dell’’800: Dostoevskij.
Leggo i suoi libri e la testa mi fa male, perché il colpo è grosso. Alzo gli occhi e mi guardo attorno, dicendomi che finora non avevo visto, o meglio, voluto vedere nulla. Dostoevskij ci mostra ciò che non vogliamo vedere, ciò che fa parte di noi e che vogliamo nasconderci nel bene, ma soprattutto nel male.
L’ultimo libro letto di Dostoevskij è l’Idiota. E ancora non mi sono ripresa.
La storia del principe Myskin, buono e ingenuo come non possiamo immaginare, una specie di Cristo del XIX secolo, che sbalordisce chi incontra. Soffre di epilessia (come l’autore) e viene chiamato idiota, come all’epoca veniva indicato chi soffre di quella malattia. Ma poi viene spesso definito idiota non tanto per ciò di cui soffre ma per dove lo fa giungere la sua bontà, quello che fa gli dire e fare.
Del principe Myskin dirà Herman Hesse: Egli nega, questo mite Idiota, tutta la vita, tutti i pensieri e i sentimenti, tutto il mondo e la realtà degl’altri. Per lui la verità è una cosa tutta diversa che per loro. La loro realtà, per lui, è come un’ombra. Il fatto di vedere e di pretendere una realtà assolutamente nuova fa di lui loro nemico. […] [Egli] una o più volte si è trovato sulla magica soglia ove si accetta ogni cosa, dove non solo è vero ogni pensiero remoto, ma anche il suo contrario. La sua innocenza è tutt’altro che innocua, e a ragione gl’altri ne hanno terrore. […] Non che infranga le tavole della legge, ma le gira solo dall’altra parte e ci mostra che sul retro è scritto il contrario.
Le persone che ruotano attorno al principe Myskin finiscono tutte per riconoscere la sua nobiltà d’animo. Non tutti lo ameranno, molti se ne approfitteranno e tanti lo compiangeranno.
Ma finirà col mostrare a tutti la profondità dell’animo umano, con tutte le bassezze e le bellezze che questo comporta.
L’anima è tenebra, dice Dostoevskij nel libro. E ad un abisso profondo giungeranno i protagonisti, tutti, nessuno escluso. Perché purtroppo il principe Myskin non sarà in grado di prendere delle decisioni, di scegliere fra l’amore di due donne, di allontanarsi dall’amore folle di NatasjaFilippovna per restare con un amore più sano e concreto di Aglaja. E riscivolerà nuovamente nella sua pazzia, trascinando con sé tutti quelli che hanno fatto parte della sua storia. Sconvolgente la scena in cui, nell’appartamento di Rogozin, si rende conto che nel letto è stesa NatasjaFilippovna, appena uccisa da Rogozin stesso, e lui acconsente a dormire lì, senza chiamare nessuno, accanto al cadavere.
Epilogo di tanti fatti, rutilanti, che tengono col fiato sospeso. O almeno, questo è l’effetto che mi ha fatto.
Non potevo smettere di leggere, sempre col cuore un po’ accelerato, come se avessi bevuto tanto caffè, io che in purezza non lo bevo mai.
Per questo ho scelto questo libro come seconda prova per l’mtc (che ha proposto la nostra Francesca). Perché la botta intesta è stata forte. Solo i modo in cui l’autore parla di come si sente un condannato prima di un’esecuzione capital, proprio lui che aveva vissuto questa esperienza, dovrebbe essere messo come studio alla base dell’educazione civica.
E ho abbinato un muffin a questo testo, non seguendo la nazionalità di scrittore e protagonista ma strettamente le sensazioni che mi provocava. Ovvero il non riuscir a smettere, il vivere quel libro al cardiopalma. Il caffè, appunto, come se ne avessi bevuta una bella quantità. E un cuore di marmellata di albicocche all’interno, come la bontà di myskin, ma la mia marmellata al pepe, per i caratteri decisamente vivaci di Aglaja e Natascja.
L’ho servito con un caramello al caffè, dolce amaro. Come il libro.
Ingredienti
- Farina 00 w 170 g 250
- Zucchero semolato g 200
- Zucchero invertito (golden syrup) g 20
- Sale fino g 1,5
- Lievito chimico 1 cucchiaino
- 1 cucchiaino di caffè istantaneo
- Uova intere 3
- Caffè espresso 80 ml
- Latte 50 ml
- Olio di riso (o di arachidi) 160 g
- Confettura di albicocche (e pepe)
- Un pizzico di pepe
- Mandorle in granella
- 120 g di zucchero
- 40 glucosio
- 100 ml di caffè espresso.
Procedimento
- Riunire tutti gli ingredienti secchi in una ciotola. Riunire tutti gli ingredienti liquidi in un'altra ciotola (tranne la marmellata). Versare gli ingredienti liquidi su quelli secchi e mescolare abbastanza da amalgamare tutto ma non troppo,deve essere appena amalgamato.
- In stampi da muffin imburrati e infarinati versare il composto e riempire fino a metà: spolverare con un pizzico di farina e aggiungere un cucchiaio di confettura, ricoprire con un'altra cucchiaiata di impasto. spolverare con un po' di granella di mandorla ogni muffin. Cuocere in forno già caldo, per 20 25 minuti, a 180° circa.
- Per il caramello al caffè, mettere lo zucchero e il glucosio in un pentolino antiaderente a fiamma media. Quando il caramello avrà raggiunto un bel colorito biondo scuro, togliere il pentolino dal fuoco e aggiungere il caffè (quasi bollente) in tre volte, stando molto attenti a non scottarsi. Rimettere sul fuoco e cuocere un altro paio di minuti. Utilizzare una volta raffreddato.
14 Comments
Rina
19 Nov 2014 11:11 am
Carissima, da tempo ho smesso di preparare i muffins ma con una premessa del genere, la voglia ritorna. Più che delle semplici merendine (bellissime e buonissime credo, complimenti!!!), i tuoi muffins devono essere un viaggio dell’anima.
P.S. … naturalmente riprenderò in mano anche Dostoevskij, mi hai proprio incuriosito. Grazie per avere condiviso questa esperienza.
Caris
i muffin come viaggio dell'anima la rovo una cosa molto dostoevskjiana!:)))))
FrancyBurroeZucchero
19 Nov 2014 12:11 pm
E tu hai steso me, prima col tuo post e poi con la tua ricetta, con questi muffins originali e pieni di sapore.
Adoro il caffè in ogni sua forma e quella marmellata di albicocche e pepe me la sognerò stanotte, lo so – e il caramello al caffè te lo copierò presto, so anche questo :-)
La spolverata di farina prima di aggiungere la marmellata, l’aggiunta del caffè istantaneo negli ingredienti secchi e dell’espresso in quelli liquidi parlano della tua bravura e della tua grande attenzione ai particolari. Particolari che tracciano una linea di confine fra una ricetta “normale” e una geniale.
Non conoscevo i samizdat russi e devo dire che con essi mi hai fatto rivalutare il popolo russo.
Grazie a questo MTC mi sto facendo una cultura letteraria enorme, e l’Idiota di Dostoevskij è già in lista per i prossimi acquisti in libreria!
Grazie davvero, un abbraccio!!
Caris
un abbraccio grande! <3
Flavia
19 Nov 2014 05:11 pm
La botta in testa (in senso positivo) l’hai data tu a me cara Caris…. primo per quante cose mi hai insegnato col tuo post…non consocevo i samizdat…. conosco poco Dostoevskij… e quell’energia che hai saputo dare ai tuoi muffin…beh cara mia, stavolta ti vedo sul podio…e anche sul gradino più alto!
Caris
no Flavia...non ci credo più, neanche se lo vedo:DDD con Dosto poi, figurati!!!:DDDD
Ilaria
20 Nov 2014 10:11 am
Da grande amante della letteratura e storia russa non ho nemmeno osato pensare di utilizzare l’associazione muffin ad uno dei grandissimi romanzi letti, perché semplicemente non avrei saputo come fare. Invece tu, questo coraggio lo hai avuto con un risultato splendido.
D’altro canto per amare il popolo russo, la loro storia, i loro libri e la grande madre Russia di coraggio ce ne vuole tantissimo. Bravissima.
P.S. la ricetta del caramello al caffè è già mia.
Caris
E' stato un a scelta molto "sofferta", mi sembrava quasi di commettere un sacrilegio:)))
Chiara
20 Nov 2014 11:11 am
Cara Caris, il tuo post è un vero e proprio pezzo di storia. Magari i testi scolastici fossero scritti con la tua passione, studierebbero tutti con più “fame di sapere”. Soprattutto se poi abbini a ogni capitolo una ricetta come questa!
Complimenti.
:*
Caris
<3 ma grazie..
alessandra
21 Nov 2014 12:11 pm
A volte, mille parole non valgono il silenzio. Questo post, questa interpretazione. questa ispirazione, questa ricetta, sono talmente “alti” che qualsiasi commento sarebbe inappropriato. E te lo dice una che con le parole è a suo agio e ci gioca di continuo. Ma sa riconoscere quanto è il momento di tacere- e di rispondere con un silenzio gonfio di ammirazione alla grandezza di questa tua partecipazione. Imensa Caris, mai come stavolta.
Caris
grazie...
lagaiaceliaca
24 Nov 2014 01:11 am
confesso di non avere mai amato Dostoevskij. mi innervosisce. comincio e leggerlo e mi viene la fregola. esattamente la sensazione che descrivi tu, al contrario. è tosto. e in quel tosto o ci si immerge a capofitto o si fugge a gambe levate.
bellissimo post, scritto con grande maestria, e splendidi muffin.
ma ti confesso che per la prima volta, passando di qui, non è ciò che hai cucinato che mi è piaciuto di più
Caris
ti caapisco benissimo. La sensazion e di chiudere il libro a volte c'è. per me poi, il libro si deve riaprire ma qunato ciò sia personale Dio solo lo sa! Come sempre, grazie..
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