La pizza 2017: la Scarpetta di Franco Pepe
Annunciazio’ annunciaziò: è arrivata la pizza del 2017, e non c’è dubbio che sarà la più amata da critica e pubblico.
Ma andiamo per ordine.
Ho una cara amica, che spesso vado a trovare. Cara amica sotto moltissimi aspetti, certamente, ma uno fondamentale è la comune passione gastronomica. Noi siamo quelle che si danno appuntamento di tre mesi in tre mesi per andare a magiare ciò che ci riconcilia col mondo. E la pizza di Franco Pepe è una delle cose che più assolve a questo compito.
Capitemi, sono di Roma e vivo questa perenne insoddisfazione di mangiare pizze al piatto che potrebbero essere tranquillamente usate per il lancio del disco. Quando vado a Caiazzo a mangiare la pizza di Franco, praticamente faccio scorta di sensazioni positive.
Questa volta però, è stata particolare: ho portato con me mio figlio di 11 anni. Volevo fargli vedere Napoli e fargli mangiare una splendida pizza. Mio figlio è disabile e usa spesso e volentieri, anche se non sempre, una sedie a rotelle. Informazioni che, mi rendo conto, non è significativa se non per un fatto: quello che Franco ha fatto con mio figlio e ciò che gli ha insegnato. Quando siamo arrivati, quello che io in macchina gli avevo presentato come uno dei migliori pizzaioli del mondo, lo ha guardato e gli ha detto: “ dai, vieni a fare una pizza con me”.
Ora, io e Pasqualina, la mia amica , ci siamo guardate: sono dieci anni che studiamo lievitati, magnifichiamo le pizze di Franco, facciamo prove e su prove ma mai ci sarebbe venuto in mente di poter fare una pizza insieme lui. Arriva mio figlio ed eccolo là: me lo sono trovato due minuti dopo in piedi, vicino a Franco, a maneggiare quell’impasto simil nuvola. Insomma, un po’ di invidia c’era. Ma anche tanta commozione nel vedere il mio giovanotto tutto emozionato, mentre cercava di ripetere i gesti del maestro. Racconto tutto questo per un motivo: mio figlio ad un certo punto deve aver sbagliato. Lui spesso pensa di sbagliare perché è disabile, non perché sbagliano tutti. E’ un pensiero che gli viene, che comprendo e che vorrei che superasse. E proprio mentre stava lì a maneggiare una pizza Franco gli ha detto “Si può sbagliare. Gli altri pensano che noi siamo perfetti. Ma noi siamo artigiani”.
Frase bellissima, da dire a un bimbo disabile ma anche ad un bimbo che disabile non è. Una frase così la dice un ottimo insegnante.
E sapete che la pizza che ha maneggiato mio figlio è venuta ad arte, con tanto di cornicione vuoto e gonfio? Per la cronaca, il signorino se l’è mangiata tutta, non mi ha fatto assaggiare neanche un pezzettino e ha detto, quasi stupito “mamma, il cornicione è buonissimo, mentre io in genere la lascio sempre”.
Metto da parte l’orgoglio di mamma, per parlare invece della pizza dell’anno (talmente buona che la mandiamo direttamente al 2017): la Scarpetta.
Franco, durante un pranzo di Puglia, ha pensato di dover riportare certi profumi su una sua pizza. Ebbene, ci è riuscito: fonduta di parmigiano 12 mesi, battuto di tre pomodori (ricetta segretissima), basilico disidrato e scaglie di parmigiano 24 mesi. La leggenda vuole che Nino di Costanzo, presente durante le prove di questa pizza, abbia usato due coperchi per fare un gong e stabilirne il successo.
Ecco, mi ha sconvolta: non buona, non buonissima ma superlativa. Gli aggettivi cominciano a scarseggiare e allora faccio una considerazione: Franco Pepe è molto bravo e crea tanti accostamenti innovativi, opltre a portare aventi egregiamente la tradizione. Ricordo a tutti che la pizza bianca con mortadella, crema di ricotta e limone, per esempio, l’ha creata lui, così come la margherita sbagliata e tante altre cose. Non è tipo da stare lì a puntualizzare ogni volta la paternità di una ricetta, dato che è troppo impegnato a pensare ai clienti. E allora io dico: copiatelo, certo. Un giovane fa bene a copiare pizze così, “ruba con gli occhi”, gli avrebbe consigliato mia nonna. Ma non attribuitevi l’invenzione di una pizza che non è vostra perché, oltre a essere poco corretto, questo atteggiamento è solo sintomo di pochezza. Tanto, di pizze che non hanno bisogno di alcun copy right ce ne sono tantissime.
In ultimo, volevo solo dire a Franco che ha fatto un lavoro fin troppo buono con mio figlio. Mentre tornavamo a casa, lui, con molta naturalezza mi ha detto “Perché in giardino non metti un forno a legna? Tanto oramai la pizza la so fare”.
Ah, questi pizzaioli.
12 Comments
Giulietta
25 Ott 2016 07:10 am
Mi hai commossa perché Franco Pepe ha detto una cosa “azzeccatissima” a tuo figlio. E grande il “bandito” che ha fatto quella meravigliosa pizza con tanto di cornicione.
Da quando con l’MTC ho capito cosa e come deve essere un cornicione ben fatto, non risco più a mangiare una pizza e non vedo l’ ora di andare da Franco Pepe
Caris
ah devi, esperienza unica! te ne innamorerai!
Gaia
25 Ott 2016 10:10 am
E’ bellissimo.
Tuo figlio prima di tutto.
Quella pizza (im)perfetta che ha fatto.
L’umanità di Franco Pepe (mi basto’ sentirlo parlare a LSDM per capirlo).
E la tua mammitudine.
:-*
Caris
eh la mammitudine non mi lascia stare (fortunatamente e sfortunatamente:DD)
Elisa Dondi
25 Ott 2016 10:10 am
Sono commossa del tuo racconto così intimo, così vero, così partecipe. E ti sono grata di questa condivisione. Mi insegna molto anche come mamma. Mi entra dentro. E sono entusiasta con te per la tua esperienza da Franco pepe. Insomma grazie di averci reso partecipi di un pezzetto di vita e di…pizza! Un bacio al tuo grande ragazzo che farà grandi cose con le sue forze ed il tuo sostegno!
Caris
bacio recapitato <3
rosaria
25 Ott 2016 12:10 pm
la pizza di franco pepe è la numero 1
lui è il numero 1
appena mi rimetto in piedi è il mio obiettivo e voglio fortissimamente voglio assagiare la nuova pizza, che da quello che vedo è da urlo, chissà ad assaggiare….
Caris
guarda è da sturbo! ma veramente!
FranciCarloni
25 Ott 2016 12:10 pm
Che meraviglia.
Hai fatto emozionare me con questo post, chissà cos’ha provato tuo figlio (e te sicuramente!!).
Franco è un grande, anzi, un grandissimo, concordo veramente non ci sono più aggettivi per descriverlo. Bravissimo e umile nonostante sia il migliore di tutti, ma come tutti i grandi non ha certo bisogno di qualcuno che glielo ricordi..
non vedo l’ora di andare a Caiazzo con tutte voi!
Caris
ma sarebbe bellissimo!
stefano
15 Ott 2017 12:10 pm
gran bella pizza e bel post: io sono abbastanza allergico (forse, non avendo figli) alle sdolcinatezze di/da mamma che pullulano in rete (sembra che moltissime mamme italiane cucinino ancora solo per far felici il mio tesorino, ila mia stella, ecc…) ma qui siamo su tutt’altro pianeta, una bella storia di educazione e cultura in un colpo solo: proprio vero che con attraverso il mangiare, il cucinare e la condivisione passano molti altri messaggi che non solo la immediata soddisfazione culinaria. ciao, st
Caris
:)) io sono accusata di essere la persona meno sdolcinata della famiglia! :) a parte gli scherzi, non sono leziosa, è proprio carattere! ciò non toglie che a quei due lì, voglio molto bene:)))
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