Il libro di Ottolenghi e di Sami Tamimi è qualcosa in più di un libro di cucina. Intanto, riconosciamo a Jerusalem il fatto di avere due autori. Io Ottolenghi lo amo, ma Tamimi se lo scordano un po’ tutti ed è un peccato. Lo capisco; quando parlo di Jerusalem, lo chiamo “il libro di Ottolenghi” ma tant’è: lo hanno scritto in due.
Gnocchi di castagne con zabaione alla birra e Gruyere e speck croccante.
Non è che mi fosse avanzata della birra e fossi in vena di riciclo. E’ proprio che ultimamente la birra è entrata di prepotenza nella mia cucina (colpa di un libro, al solito).
Topo Gigio. Sì, quel topino lì. Lo guardavo tutte le sere.
Non che fossi proprio appassionata, non lo ricordo neanche benissimo. Erano altri i miei miti animati preferiti. Però lui era un bel tipo, gran carattere, con quel cosa-mi-dici-mai che sprigionava fascino da tutte le orecchie. Io stavo lì con la bocca aperta, a guardarlo subito dopo cena. E arrivava, inevitabile, il momento in cui topo Gigio andava in delirio per il formaggio: formaggio con i buchi.
Assuntina, in uno dei nostri bellissimi incontri in quel di Sapri, mi aveva regalato questo libro di Ernst Knam, A tutta birra. Era suo, ma mi ha detto che non era nelle sue corde e pensava che, invece, fosse nelle mie. E ha pensato bene.
Capiamoci: non lo faccio a posta.
Arriva l’mtc, la ricetta sempre ben spiegata e io che sto a lì a pensare. Il problema è che mi vengono sempre in mente cose border line. Io lo so, anche questa volta. Continuo a chiedermi se finirò fuori concorso..e però, e però non cambio una virgola: al limite andrò fuori concorso e me la prenderò con me stessa.
Voglia irrefrenabile di cake salato. Vi capita mai? A me, ogni tanto, non spesso.
Poi però leggo una ricetta che mi colpisce, mi guardo in giro e, per puro caso, ho ingredienti che mi attirano e via. Mi butto sul salato anche io, nonostante vivrei dolo di dolci.
“Senti tesò, ho fatto una brioche di Conticini.. Tanto burro..ma è qualcosa di delizioso. Quei libri, cosa sono quei libri”
Telefonata ricevuta prima del mio viaggio a Parigi. E tanto entusiasmo, proprio il suo, non poteva lasciarmi indifferente, né poteva non creare strascichi.
E fu così che andai a Parigi (ve l’ho detto che sono andata a Parigi? ehmm, sì? Ho rotto abbastanza? ok, per chi volesse risentire i racconti, qui e qui)
Delle intenzioni ho detto, e delle coincidenze pure. Non mi resta che raccontarvi il seguito di questo mio viaggio a Parigi. Viaggio fatto in tanti sensi. Uno di questi, quello puramente fisico.
Secondo giorno: metto in moto la famiglia. Oramai anche i bambini se ne sono fatti una ragione: mamma deve andare al luogo dei suoi sogni. Ancora pregustavo il ricordo del sapore degli eclair de genie, che mi dirigevo con un sentimento che era un misto di venerazione, gioia e timore verso Rue du Bac.
Intenzioni e coincidenze. Intenzioni, perché volevo andare a Parigi da sempre e quest’anno era quello giusto, o forse quello sbagliato. Ma non importava: era quello in cui andarci.
Coincidenze: leggere Alla Ricerca del tempo perduto e trovarsi quasi alla fine del libro proprio mentre si è a Parigi. Quando le intenzioni e le coincidenze finiscono per collidere, succedono cose strane. E così potrei quasi giurare di aver visto Albertine uscire con l’autista, per dirigersi verso il Trocadero o, imbattendomi n un vestito rosso con stivaletti pendant, sono praticamente certa di aver incontrato la Contessa di Guermantes.
Quando sono scesa dall’aereo Parigi CDG-Roma LDV, avevo il magone. Tornavo nella mia città, dopo cinque giorni intensissimi e mi sentivo morire dalla nostalgia.
Una delle signore Agnelli (mi perdonerà, ma non ricordo il nome) diceva che Parigi è la città per le donne, Londra, quella per gli uomini. A Londra non sono stata ma che Parigi sia fatta per me, o per qualsiasi altra donna, ora è evidente. Un giorno ci tornerò.
Vi parlerò di questo viaggio ma ho bisogno di tempo. Adesso le parole non vengono fuori, i racconti sono sterili, mi sembra di non riuscire a spiegarmi. Eppure nella mia testa continuano a rigirarsi tutte le cose che ho vissuto.