Mia suocera, il giorno della Befana, è arrivata a casa e mentre agli altri distribuiva calze e dolcetti, a me ha detto: “questo è per te. Quando l’ho visto ti ho pensato”.
Un cavolfiore viola. Nella busta, c’era proprio un cavolfiore viola. Prima che vi lanciate in battute tipo “uh, un regalo del cavolo” sappiate che è stato graditissimo! Io, un cavolfiore viola, non l’avevo mai trovato! Non dubito che il sapore sia simile a quello classico ma il fascino del colore mi colpisce sempre. Il viola in cucina poi, lo trovo particolarmente chic, se non fosse per l’invasione di patate viola e carote viola dell’ultimo anno nei vari blog in rete.
Voglia irrefrenabile di cake salato. Vi capita mai? A me, ogni tanto, non spesso.
Poi però leggo una ricetta che mi colpisce, mi guardo in giro e, per puro caso, ho ingredienti che mi attirano e via. Mi butto sul salato anche io, nonostante vivrei dolo di dolci.
Sarà che mi sto facendo prendere dalla lettura di quel capolavoro di gastronomia che è Jerusalem, di Ottolenghi-Tamimi (che, poveraccio, messo dopo Ottolenghi, non viene mai nominato) ma avevo voglia di un piatto ricco di verdure (nell’ordine: peperoni, pomodori e capperi), di mischiare il dolce col salato, di usare il cous cous. Così ci ho pensato un po’ e ho tirato fuori questo!
Passione Brasile, in questa casa, da un po’ di tempo a questa parte.
I mondiali di calcio hanno colpito ancora, direte voi. No, sì, forse. Ma non solo.
In questa casa, da quando è uscito Rio 2, non si vive più. Blu e Joyel sono diventati gli amici inseparabili di Albertino e della Pasionaria. La cosa peggiore è stata che il supermercato vicino casa ha messo, come premi agognati, i peluche dei pappagalli più amati della storia. Quindi mi costringono a una fastidiosissima caccia al bollino, fosse altro per avere il maggio numero di personaggi possibili. Ci dormono insieme, ci fanno colazione e se li portano a passeggio. Ormai il sogno conclamato di tutti, è quello di andare a Rio De Janeiro e perdersi nella foresta amazzonica. Per parte mia, ci sto seriamente pensando. Magari mi perdo in solitaria.
Topinambur, questo sconosciuto. Confesso: non l’avevo mai mangiato prima, questo tubero che sa di carciofo, mentre tutto il mondo ne decantava le meraviglie. Non è che avessi deciso di utilizzarlo a tutti i costi è solo che, volendo provare lo strudel salato per l’MTC di questo mese (dopo quello dolce) e non avendo grandissime idee, avevo deciso di andare dalla mai fruttivendola (aka spacciatrice) di fiducia e di lasciarmi ispirare da quello che avrei trovato.
Roba seria, i rustici.
Vassoi e vassoi inseriti in ogni buffet, in ogni festa che si rispetti. Difficile non trovarne. Difficile anche trovarne buoni. Quando lo sono, delizia al palato. Il più delle volte, purtroppo, la pasta sfoglia è secca, vecchia, fatta con non si sa ben cosa (anche se lo sospetto) e con un ripieno con cui dopo, durante la digestione, avremo a che fare per parecchio tempo.
Se qualcuno non si fosse accorto della pioggia incessante degli scorsi giorni, glielo dico io: piove.
E tanto pure. A volte la pioggia si porta dietro i primi freddi autunnali, quelli che la mattina presto ti fanno stringere nel collo della giacca e ti fanno rimpiangere di aver dimentica il cappello, inevitabilmente dedicato alla stagione invernale, a casa; altre invece la pioggia si presenta con un’aria calda, umida per antonomasia, appiccicosa e opaca.
In questo weekend troverete sparsi nella rete dei post un po’ particolari, di ricordi, di commozione, di gioia, di tristezza ma anche di ammirazione per quello che faceva. Maffo non c’è più e questi post sono tutti dedicati a lei.
C’è chi la conosceva personalmente e chi, come nel mio caso, solo di “fama”. Ma lei è tutta lì, nelle parole del suo blog, nel modo di scrivere ironico e scanzonato, nel suo profilo
“Cucina di divertimento. Cucina di curiosità. Cucina di gola, pancia, cuore.”
Chiedere ad un sommelier qualcosa sul vino rosè è qualcosa da fare con la consapevolezza che si verrà guardati con aria di sufficienza e un pizzico di disapprovazione. Se poi il sommelier è il proprio marito, che sa per certo che una domanda sul vino non è una semplice richiesta di informazione, la probabilità di ricevere una rispostaccia è quasi certezza.
Oggi, ricetta per un contest interessante: “dolcemente salato” di Emanuela di Arricciaspiccia, in collaborazione con l’azienda agricola Mariangela Prunotto e con Claudio Sadler come “Giudice Supremo”.
Mi piaceva l’idea di assaggiare, in particolare la gelatina di Dolcetto e la gelatina di balsamico (sarà che amo entrambi..) e poi dovevo creare una ricetta salata.