Ed è arrivato. L’ormeggio al porto dell’mtc è stato fatto con maestria ma ha portato lo steso un carico di scombussolamento. Sì, perché il Babà fa questo effetto. Quello di fartelo prima contemplare con rispetto. Quello di farti prima immaginare quanto sarà inzuppato. Quello che ti fa venire voglia di mettere un dito sopra per vedere quanto e come affonda. Quello che poi prendi il babà in mano, non curante del vestito nuovo né tantomeno della probabile goccia di bagna che ci finirà sopra.
I souvenir … ne ho di tutti i tipi: le calamite per il frigorifero, le tegole variamente dipinte, i quadretti in plastica, i piattini con la scritta “ciao da…” e i portachiavi! Come non citare i portachiavi? Queste erano le cose che mi portavano fino a qualche anno fa. Da un po’ di tempo le cose sono cambiate: o mi portano roba da mangiare tipica del posto o libri di ricette, sempre tipiche del posti! Che vorrà dire???? Ne sono contenta … mi piace approfondire il cibo di paesi che nella maggior parte dei casi non conosco..anche se ogni tanto ti portano dei libri tipo : “come fare dei dolci con alla base il preparato taldeitali”! La sorellina, dall’America, mi portò 300 pagine di un libro fatto così!!!! Che la possino! Però ultimamente si è fatta perdonare, in merito ai souvenir: è stata a Vienna e mi ha portato un libricino con le ricette preferite da Sissi.
La colpa è tutta sua, diciamolo! Da quando Pasqualina ha postato la confettura col metodo Ferber, mi è venuta voglia di provare quel metodo. Come se non bastasse, quando quest’estate ho passato un pomeriggio divertentissimo con buona parte delle mie compagne di blogger (sono riuscita ad incontrare, in quel del Cilento, Pasqualina, Tinuccia, Assunta e Daniela) la voglia è diventata ardente desiderio, considerando che Pasqualina mi ha regalato ben due sue confetture, fatte con quel metodo, e pure con un packaging da urlo (è avanti..non c’è niente da fare).
La devo smettere. Non si può andare avanti così. E’ già la terza volta in una settimana e sono solo al primo capitolo. Il problema è che devo andare a lavoro e, come la maggior parte dei pendolari (dico pendolari perché tanto muoversi dentro Roma corrisponde ad una viaggio in piena regola), passo il tempo sulla metro leggendo. C’è chi legge i giornali distribuiti gratuitamente, chi i quotidiani nazionali, chi i giornali di gossip, chi ancora qualche libro … io in questi giorni sto leggendo un libro di Massari(tanto per cambiare), “Non solo zucchero” , I volume (perché c’è anche il secondo e si dà il caso che io lo possieda!).
Dopo un post canterino di una certa rilevanza, volete che non vi aggiorni sulle ultime novità in fatto di musica, dettate direttamente dall’esperta di casa, sempre più brava nello scovare pezzi d’autore? In realtà sto cominciando seriamente a preoccuparmi, stavolta l’ho scampata bella ma non credo che potrò resistere a lungo. Scena solita (ormai ce l’avete stampata nella memoria): io che mi accingo a scrivere qualcosa al pc (tanto per cambiare, una ricetta) e la Pasionaria che, neanche faccio in tempo a sedermi che subito mi fa la sua prima richiesta musicale (per lei, pc = jukebox):” Mamma, mi metti PEIPON?”
Giuro che dopo queste la smetto. A me poi in genere le mandorle non fanno neanche impazzire nei dolci … le mangio ma non ci faccio follie. E invece questo mese giù a cucinare frangipane (qui e qui). Giro per i blog e trovo frangipane ovunque. Secondo me, un qualsiasi avventore della rete non vorrà più sentir nominare una frangipane per i prossimi anni. Ma ha ragione! E poi tutti a raccontare di questo fantomatico gruppo su FB in cui sarebbero presenti delle pazze scatenate che istigano alla preparazione delle frangipane per l’MT challenge di questo mese. Non sarà esagerato? Inoltre, da chi sarà composto questo gruppo? Da donne che non hanno un tubo da fare tutto il santo giorno e che si intrattengono con la cucina, neanche le peggiori puntate di Desperate Housewives???
Ora che sono passate più di due settimane, posso dirlo con una ragionevole certezza: Albertino frequenta la prima elementare e La Pasionaria il primo anno della scuola dell’infanzia . Con altrettanto ragionevole orgoglio, posso anche dire che hanno fatto un buon inserimento, che le maestre sono tanto brave da farmi guardare con terrore alla lista dei giorni in cui la scuola resterà chiusa, che hanno fatto subito amicizia…insomma, le premesse perchè si possa dire “va tutto per il meglio” ci sono.
Per loro due, ci sono. Il problema ovviamente sono io. Vorrei sapere chi è il genio del male che ha inventato le riunioni per eleggere il rappresentante di classe: venendo da parecchi anni di nido, scuola dell’infanzia di uno, arinido dell’altra..so che queste riunioni mi sfiancano..ma ogni anno ci casco e ci vado. Ebbene, queste accolte di genitori hanno il potere di farmi sentire la mamma più snaturata del mondo: esco presto dal lavoro (provocando i soliti rimbrotti del capo), arrivo in classe trafelata 1 minuto e mezzo prima che cominci la riunione, mi siedo sulle sedioline dei bambini (e con i tacchi alti l’immagine è agghiacciante), con mega borsa-del-lavoro regalatami alla laurea (pesantissima che ancora devo capire che ci metto dentro), vestita un pò come una hostess dell’Alitalia perchè tanto la mattina dell’elezione capita sempre una riunione importante e quindi neanche prendermi un giorno di ferie o tornare a casa prima per indossare un paio di jeans. E lì trovo tutte le mamme e i papà, sereni, sorridenti che scherzano fra loro. Si conoscono tutti, rigorosamente. Anche se è il primo giorno di scuola, loro si possono raccontare aneddoti degli anni precedenti, conoscono le maestre a mena dito e sanno pure le date dei compleanni dei bidelli. E’ chiaro che già sanno quando ci sarà la gita scolastica, gli accessori didattici necessari ai loro figli e pure le date in cui sono state affittate tutte le sale del circondario per festeggiare i compleanni. Ovvio che sanno tutti benissimo come procedere all’elezione del rappresentante di classe, anzi, già sanno chi è, che farà e posseggono il numero del cellulare per andarsi a mangiare una pizza insieme. Io, non conoscevo nessuno (e scusatemi, ma essendo la prima elementare in una nuova scuola..mi sembra pure abbastanza normale ma lasciam perdere..), non avevo idea di chi fosse la persona che si proponeva come rappresentante di classe e alle maestre davo rigorosamente del lei (anche perchè, pur giovani e carine, sempre maestre sono e per parlare alla riunione faccio presente che ho alzato il ditino dicendo “maestra scusi posso parlare”..che poi mi volevo sotterrare…).
Quando è giunto il momento delle consultazioni, le maestre sono uscite e hanno chiuso la porta, lasciandomi fra un mare di sconosciuti che fra loro si conoscevano benissimo. Vedevo che chiacchieravamo amabilmente e, dovendo fiondarmi all’altra riunione, quella della classe della Pasionaria, ho timidamente chiesto “ehmmm..che si fa?”, “ora votiamo” mi ha risposto una mamma con una certa aria di sufficienza come a dire mi sembra ovvio, che siamo venute a fare. Non avevo ancora capito che il problema fosse la scelta del presidente e del segretario..cioè di quei poveri sfortunati che restano lì fino alla fine delle elezioni. Ho sempre guardato con terrore a questi ruoli, figuriamoci se mi proponevo io…ma la mancata conoscenza in questo caso aiuta…non me lo hanno neanche proposto. Il marito della candidata rappresentante e la mamma-amica-da-sempre hanno assolto a questo compito con gioia. Non avendo intenzione di rimanere oltre il necessario (tenete presente che era passata un’ora e mezza) mi sono fatta avanti e ho chiesto “posso votare?” “certo…aspetta che ti prendo il biglietto”. Io non sapevo il nome della mamma che si candidava, quindi ho barato e ho chiesto al papà vicino, che sembrava impacciato almeno quanto me. Lui ha suggerito a bassa voce (sia mai che qualcuno se ne accorgesse) e il risultato è stato che sono riuscita a scrivere male pure il nome dell’unica rappresentante di classe…come mi ha fatto notare la scrutatrice. “oddio e se me l’annullano???” l’ho pensato per un attimo ma poi, con pazienza, mi hanno fatto cambiare la lettera sbagliata e ho messo nella scatola il mio bigliettino. A quel punto mancavano solo dieci minuti alla fine dell’elezioni nella scuola della Pasionaria, al che ho preso armi e borsona e Albertino col suo carrellino e la scena era questa: io e lui in mezzo alla strada, lui seduto sul carrellino perchè la strada non era abbastanza liscia e non ce la faceva da solo e dovevo spingerlo, io che portavo la borsa mia (metterò una pochette per andare a lavoro, lo giuro), lo zaino suo di Ben Ten e la busta preziosa con i cedolini dei libri, le liste varie e i moduli per la mensa da riempire..e io che, con con i tacchi alti lo spingevo più velocemente possibile in mezzo alla strada. Ho ringraziato il cielo che sono passate solo una pio di persone..che effettivamente mi guardavano stralunate..ma erano poche, lo ammetto. In compenso Albertino rideva come un matto e mi ha detto “mamma ma che stai a fa?”.
Arrivati davanti all’asilo, pardon, scuola dell’infanzia, gli ho detto, “scendi, seguimi come puoi e andiamo a votare”…mancavano 5 minuti….sono stata fortunata, di altri genitori non c’era traccia quindi potevo votare subito. Stavolta per non sbagliare avevano scritto direttamente il nome vicino alla postazione di voto ma evidentemente non dovevo ispirare fiducia dato che la mamma segrataria di turno ma ha detto con un gentile sorriso : “mi raccomando, scriva bene”. Va beh..comunque ce l’ho fatta e se tutto va come deve..se ne riparla il prossimo anno.
In macchina Albertino mi ha raccontato che a merenda un suo amico aveva pane e marmellata e che la voleva pure lui…una richiesta più che ragionevole, quindi la domenica dopo mi sono data alla marmellatificazione… Avevo delle pesche bianche, l’ultimo residuo di questa lunghissima estate, e una delle marmellate provate è stata quella di pesche bianche e un tocco di lavanda.
P.S.: io non uso la pectina ma mi dicono che è molto utile…voi che fate? la usate? Mi raccontate per favore?
RICETTA: MARMELLATA DI PESCHE BIANCHE E LAVANDA
Ingredienti
Procedimento
Sbucciate le pesche, privatele del nocciolo e taglietele in pezzi. Riunitele in un contenitore , conditele con il succo di limone e lo zucchero, mescolate e coprite. Lasciate riposare in frigo 6 ore. Scolate la frutta e tenetela da parte e portate a ebollizione il succo che si sarà formato. Lasciate sobbillire per 5 minuti e unite le pesche e cuocete per circa 15 minuti. Aggiungere i fiori di lavanda (non troppi mi raccomando) e versare nei vasetti sterilizzati. Chiudeteli e fateli raffreddare capovolti.