Anni fa mi capitò di mangiare per la prima volta la creme brulée (o meglio, quella che io pensavo essere una creme brulée) e alla domanda “cos’è e come la fate” l’incauto cameriere rispose: “ Signorina..e come vuole che si faccia? Prende un po’ di crema pasticcera, ci mette lo zucchero e fa il caramello”. Non metto in dubbio che avessero fatto proprio così, considerando che mi sono mangiata una mappazza di crema pasticcera tanto soda che il cucchiaino stava in piedi comodamente senza appoggio e che, in pratica, per mandare giù il boccone di crema dovevo masticarlo…fatto sta che quella non era affatto una creme brulée (come poi ho scoperto negli anni avvenire).
Ora che sono passate più di due settimane, posso dirlo con una ragionevole certezza: Albertino frequenta la prima elementare e La Pasionaria il primo anno della scuola dell’infanzia . Con altrettanto ragionevole orgoglio, posso anche dire che hanno fatto un buon inserimento, che le maestre sono tanto brave da farmi guardare con terrore alla lista dei giorni in cui la scuola resterà chiusa, che hanno fatto subito amicizia…insomma, le premesse perchè si possa dire “va tutto per il meglio” ci sono.
Per loro due, ci sono. Il problema ovviamente sono io. Vorrei sapere chi è il genio del male che ha inventato le riunioni per eleggere il rappresentante di classe: venendo da parecchi anni di nido, scuola dell’infanzia di uno, arinido dell’altra..so che queste riunioni mi sfiancano..ma ogni anno ci casco e ci vado. Ebbene, queste accolte di genitori hanno il potere di farmi sentire la mamma più snaturata del mondo: esco presto dal lavoro (provocando i soliti rimbrotti del capo), arrivo in classe trafelata 1 minuto e mezzo prima che cominci la riunione, mi siedo sulle sedioline dei bambini (e con i tacchi alti l’immagine è agghiacciante), con mega borsa-del-lavoro regalatami alla laurea (pesantissima che ancora devo capire che ci metto dentro), vestita un pò come una hostess dell’Alitalia perchè tanto la mattina dell’elezione capita sempre una riunione importante e quindi neanche prendermi un giorno di ferie o tornare a casa prima per indossare un paio di jeans. E lì trovo tutte le mamme e i papà, sereni, sorridenti che scherzano fra loro. Si conoscono tutti, rigorosamente. Anche se è il primo giorno di scuola, loro si possono raccontare aneddoti degli anni precedenti, conoscono le maestre a mena dito e sanno pure le date dei compleanni dei bidelli. E’ chiaro che già sanno quando ci sarà la gita scolastica, gli accessori didattici necessari ai loro figli e pure le date in cui sono state affittate tutte le sale del circondario per festeggiare i compleanni. Ovvio che sanno tutti benissimo come procedere all’elezione del rappresentante di classe, anzi, già sanno chi è, che farà e posseggono il numero del cellulare per andarsi a mangiare una pizza insieme. Io, non conoscevo nessuno (e scusatemi, ma essendo la prima elementare in una nuova scuola..mi sembra pure abbastanza normale ma lasciam perdere..), non avevo idea di chi fosse la persona che si proponeva come rappresentante di classe e alle maestre davo rigorosamente del lei (anche perchè, pur giovani e carine, sempre maestre sono e per parlare alla riunione faccio presente che ho alzato il ditino dicendo “maestra scusi posso parlare”..che poi mi volevo sotterrare…).
Quando è giunto il momento delle consultazioni, le maestre sono uscite e hanno chiuso la porta, lasciandomi fra un mare di sconosciuti che fra loro si conoscevano benissimo. Vedevo che chiacchieravamo amabilmente e, dovendo fiondarmi all’altra riunione, quella della classe della Pasionaria, ho timidamente chiesto “ehmmm..che si fa?”, “ora votiamo” mi ha risposto una mamma con una certa aria di sufficienza come a dire mi sembra ovvio, che siamo venute a fare. Non avevo ancora capito che il problema fosse la scelta del presidente e del segretario..cioè di quei poveri sfortunati che restano lì fino alla fine delle elezioni. Ho sempre guardato con terrore a questi ruoli, figuriamoci se mi proponevo io…ma la mancata conoscenza in questo caso aiuta…non me lo hanno neanche proposto. Il marito della candidata rappresentante e la mamma-amica-da-sempre hanno assolto a questo compito con gioia. Non avendo intenzione di rimanere oltre il necessario (tenete presente che era passata un’ora e mezza) mi sono fatta avanti e ho chiesto “posso votare?” “certo…aspetta che ti prendo il biglietto”. Io non sapevo il nome della mamma che si candidava, quindi ho barato e ho chiesto al papà vicino, che sembrava impacciato almeno quanto me. Lui ha suggerito a bassa voce (sia mai che qualcuno se ne accorgesse) e il risultato è stato che sono riuscita a scrivere male pure il nome dell’unica rappresentante di classe…come mi ha fatto notare la scrutatrice. “oddio e se me l’annullano???” l’ho pensato per un attimo ma poi, con pazienza, mi hanno fatto cambiare la lettera sbagliata e ho messo nella scatola il mio bigliettino. A quel punto mancavano solo dieci minuti alla fine dell’elezioni nella scuola della Pasionaria, al che ho preso armi e borsona e Albertino col suo carrellino e la scena era questa: io e lui in mezzo alla strada, lui seduto sul carrellino perchè la strada non era abbastanza liscia e non ce la faceva da solo e dovevo spingerlo, io che portavo la borsa mia (metterò una pochette per andare a lavoro, lo giuro), lo zaino suo di Ben Ten e la busta preziosa con i cedolini dei libri, le liste varie e i moduli per la mensa da riempire..e io che, con con i tacchi alti lo spingevo più velocemente possibile in mezzo alla strada. Ho ringraziato il cielo che sono passate solo una pio di persone..che effettivamente mi guardavano stralunate..ma erano poche, lo ammetto. In compenso Albertino rideva come un matto e mi ha detto “mamma ma che stai a fa?”.
Arrivati davanti all’asilo, pardon, scuola dell’infanzia, gli ho detto, “scendi, seguimi come puoi e andiamo a votare”…mancavano 5 minuti….sono stata fortunata, di altri genitori non c’era traccia quindi potevo votare subito. Stavolta per non sbagliare avevano scritto direttamente il nome vicino alla postazione di voto ma evidentemente non dovevo ispirare fiducia dato che la mamma segrataria di turno ma ha detto con un gentile sorriso : “mi raccomando, scriva bene”. Va beh..comunque ce l’ho fatta e se tutto va come deve..se ne riparla il prossimo anno.
In macchina Albertino mi ha raccontato che a merenda un suo amico aveva pane e marmellata e che la voleva pure lui…una richiesta più che ragionevole, quindi la domenica dopo mi sono data alla marmellatificazione… Avevo delle pesche bianche, l’ultimo residuo di questa lunghissima estate, e una delle marmellate provate è stata quella di pesche bianche e un tocco di lavanda.
P.S.: io non uso la pectina ma mi dicono che è molto utile…voi che fate? la usate? Mi raccontate per favore?
RICETTA: MARMELLATA DI PESCHE BIANCHE E LAVANDA
Ingredienti
Procedimento
Sbucciate le pesche, privatele del nocciolo e taglietele in pezzi. Riunitele in un contenitore , conditele con il succo di limone e lo zucchero, mescolate e coprite. Lasciate riposare in frigo 6 ore. Scolate la frutta e tenetela da parte e portate a ebollizione il succo che si sarà formato. Lasciate sobbillire per 5 minuti e unite le pesche e cuocete per circa 15 minuti. Aggiungere i fiori di lavanda (non troppi mi raccomando) e versare nei vasetti sterilizzati. Chiudeteli e fateli raffreddare capovolti.
Cosa regalate a parenti e amici per Pasqua? A casa mia, solitamente si regala la pastiera. Praticamente Pasqua non arriva se almeno una pastiera non è presente dentro casa..ma non quella comprata, quella fatta in casa (ovviamente!). Mia nonna paterna era un pastierificio vivente: quando arrivavamo a Sapri per le vacanze di Pasqua, trovavamo sparse per la cucina, almeno un quindicina di pastiere: una per il dottore di famiglia, una per il Parroco, una per la commare e via di questo passo..fino a giungere a quella per noi! Ricordo che negli ultimi anni, ne faceva talmente tante che ne cuoceva una parte nel suo forno e una parte nel forno della pasticceria di un parente (questo in città sarebbe impensabile..purtroppo!). Da quando non c’è più lei, le faccio io. Non credo che raggiungerò mai il suo livello di bontà, pur utilizzando la sua ricetta, perchè lei le faceva in modo davvero speciale, e fatte su misura per il nostro gusto! Sta di fatto che, per me, l’arrivo di Pasqua vuol dire “pastierare” e lo faccio sempre con enorme piacere, per portare avanti il ricordo di nonna Grazia, le sue pastiere e la nostra tradizione. Quest’anno, finora ne ho fatte 6…ma domani proseguirò! Però, lo ammetto, pensare di regalare pastiere a tutto il parentado è una gran fatica, se non altro per i tempi di cottura biblici e per il numero elevato di zii e cugini…così quest’anno ho provato a fare qualche regalino dell’ultimo minuto in tema pasquale, veloce, facile e “scenografico”. Quando le ho viste su una rivista, Sale & Pepe, è stata grossa simpatia a prima vista! Le uova sode sott’olio mi ispiravano tanta allegria! E così ho deciso di provare e questo è quello che ne è venuto fuori! Considerando che manca una settimana, se volete fare un piccolo presente homemade, che non vi tenga incollati alla cucina, queste uova sono quello che fa per voi!
RICETTA: UOVA SODE PROFUMATE ALLE ERBE
Ingredienti
Procedimento
Cuocere le uova per 8 minuti dall’ebollizione, scolarle, passarle in acqua fredda e sgusciarle. Riporle a freddare e nel frattempo sterilizzate i barattoli. Il metodo che ho trovato più comodo, spiegato da Azabel, è quello di lavare bene i barattoli e passarli in microonde per 4/5 minuti. Riempire con le 6 uova il barattolo, alternandole con qualche peperoncino. Scaldare l’olio (per la quantità sono andata ad occhio..e quel poco che è avanzato, dato che è profumatissimo, l’ho messo in una bottiglia e lo userò per altre preparazioni..o altri regali :) ) con l’aglio a fette, le erbe, il pepe. Spegnete il fuoco (deve solo scaldare, mi raccomando), lasciate raffreddare l’olio e versatelo sulle uova senza filtrarlo.Chiudete il barattolo e lasciate riposare per almeno 24 ore. Potete gustare le uova con una fresca insalata e con i tanti salumi di stagioni!