Sì, sto diventando un po’ monotona ma è davvero buono, questo piatto. E’ di Ottolenghi, tanto per cambiare. Del suo libro Jerusalem, per rimanere in tema. Fra un po’, me lo porterò dietro in qualsiasi posto, che so, chiuso in valigia, in borsa, in metro. Ah, già lo faccio, è vero.
Ce li hai sempre lì, a portata di mano, li vedi tutti i giorni. E sempre ti sorprendono. I figli, intendo. Albertino e La Pasionaria crescono. E questo vuol dire che crescono i livelli di scaltrezza nell’inventare le birichinate. Che non so neanche se chiamarle tale, dato che stavolta hanno rischiato seriamente.
Capita, spesso anche per colpa di noi adulti, che i bambini guardino con molto timore qualsiasi appartenente alla polizia, carabinieri & co. !Alzi la mano che, in preda a capricci esasperanti per strada, non abbia mai detto, nel tentativo di calmare le intemperanze di quelli che a buon diritto, in quel caso, sono i figli del coniuge, “se non fai il bravo chiamo il poliziotto, eccolo lì, guarda!”.
Ero contenta, quando ho saputo quale fosse la ricetta dell’MTC di Ottobre. Da romana, ho sempre provato un grande interesse per la cucina ebraica ma non avevo mai avuto modo di approfondirla. Questo mese era l’occasione buona per studiarla o almeno cominciare ad addentrarmi in un mondo tanto bello quanto complesso.
Roma è una città incredibile. Sarà che sono di parte, ma ciò che mi colpisce è la presenza di segni artistici di mille epoche e stili diversi. Epoca romana?Città con più segni dell’impero romano nonpotrei trovare. Medioevo? C’è ma si può definire Roma solo una città Medievale? No, perchè mica è solo questo. Il Rinascimento, il Barocco, l”800…potrei continuare…c’è tutto. Secondo me uno dei motivi per cui la chiamano la Città Eterna è che non si finisce mai di scoprirla. Si può andare in giro eternamente appunto e trovare sempre qualcosa di nuovo e purtroppo è vero che proprio i suoi abitanti conoscono poco della loro città. Quando ho letto del contest di Simona, Cib’Arte, il pensiero è stato “se non trovo qualcosa io….”.
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