Questa volta doveva essere vintage, che più vintage non si può.
Vista la ricetta proposta da Marina per questa mese, mi è venuta improvvisa voglia di quelle decorazioni che faceva mia nonna, che ricordo da lontano e che avevano, su di me, l’effetto di pieno stupore.
Il sartù di riso, ecco la ricetta proposta per questo mese per l’Mtc.
Visti l’anno scorso girovagando fra i vari siti e appurato che erano la nuova follia collettiva di Napoli, ho detto a lei: la prossima volta che vengo a trovarti, mi porti a provarli? E così fu, anzi Pasqualina mi portò direttamente una bella scatola colma di quelli che potremmo chiamare “i famigerati”: i fiocchi di neve di Poppella, ovvero piccole brioche tondeggianti ripiene di una crema di ricotta, morbidi e golosi che provenivano da una piccola pasticceria del rione Sanità, Poppella appunto.
Inutile dire che, se non ci fosse l’MTC, ultimamente potrei ignorare blog e cucina di casa.
Fine dell’anno scolastico e finisco, come ogni anno, nel vortice dei saggi, feste, manifestazioni, cene di classe, etc etc. la dura vita della mamma… Altolà: non mi lamento: vedere quei due banditi dei miei figli fare ogni anno di più e meglio mi riempie di gioia. Fatto sta che io arranco, perché oltre a scuola, c’è batteria dell’uno e danza dell’altra. E tutte le mamme accompagnatrici dei figli nelle loro attività extrascolastiche, sanno di cosa parlo. QUindi praticamente Giugno lo dedico a loro.
Come dicevo nel post delle lagane e ceci, la proposta di questo mese della Vitto mi ha entusiasmato: minestroni e zuppe. Nel primo post ho presentato un piatto legato allì’origine della mai famiglia, quello che mi faceva spesso mio nonna e che lasciava un’aria con una densità specifica diversa, ovvero con una densità dilagane e ceci. Chiunque abbia avuto una nonna o una mamma che cucinava zuppe e minestre, sa di cosa parlo.
Qui ho fatto una zuppa che ricorda, ancora una volta, il Cilento, anche se modificato qualcosa della ricetta originaria.
Esiste una versione di minestrone con fagioli e castagne, a cui ho pensato di aggiungere una verdura, come il cavolo nero e un po’ di salsiccia , per renderlo un piatto unico.
La fetta di pane semplice o bruscata è sempre un piacevole accompagnamento. Non ho voluto mettere pasta perché con le castagne mi sembrava completo così.
Per dovere di cronaca, (perché se c’è un dovere, è di cronaca) ho fatto la prova del nove (perché se c’è una prova, è del nove). Era una bella porzione di zuppa, per una che si apprestava ad una bella dieta depurativa post Natale, allora ho chiamato il fratello minore, il ventisettenne di casa, quello che ogni tanto fa le sue incursioni su questo blog, l’ho messa in un contenitore e gli ho detto di mangiarla calda con un crostino. Bene, il ragazzo è venuto a casa, l’ha presa e se nìè andata.
Dopo un po’ mi ha mandata un messaggio su wa, in cui mi diceva che era molto buona (no, lui ha usato ben altre espressioni, che non mi azzardo a presentare alle vostre delicate orecchie) e non solo: subito dopo mi è stato mandato un messaggio audio dei suoi amici, tutti entusiasti della zuppa.
Un gruppo di ventisettenni, con tanto di cappelli new era (ho anche imparato questa cosa), con qualche tatuaggio sparso, magari davanti alla play station, che si mangia la zuppa di fagioli e castagne e mi dice pure che è buona.
Miracoli dell’mtc.
Con questa ricetta partecipo all’mtc di Gennaio!
Ingredienti
Procedimento
Non potete immaginare la mia felicità quando ho saputo che la Vitto aveva nuovamente vinto l’mtc.
Punto primo: è di una simpatia travolgente. Incarna tutto ciò che un genovese deve essere, belin nel parlare compreso.
Punto secondo: è l’autrice di una delle gare dell’mtc che ho amato di più. Ovvero quella sua Pasqualina, torta che rimane fra le mie preferite
Punto terzo: sapevo che avrebbe tirato fuori una gara di sostanza.
Il mastro gelatiere di Sapri, Enzo Crivella, orgoglio del Cilento, lo conosco fin da bambina e già ne ho raccontato. E a dire il vero si potrebbe parlare all’infinito del suo gelato. Ma non solo di quello. Perché quando ho incontrato Enzo quest’estate, mi ha detto che aveva in mente di fare degli eventi estivi per avvicinare il pubblico al lavoro del pasticciere, perché solo mostrando e raccontando si poteva far comprendere cosa fosse il lavoro artigianale.
Bene, mai come questa volta Enzo ci è riuscito, organizzando una serata speciale con Sabatino Sirica.
Che Sirica, per gli amanti della pasticceria e non solo, sia un punto di riferimento assoluto, non vi è dubbio. Ma io non posso che dire grazie ad Enzo per avermi permesso, con questa sua iniziativa, di conoscere questo eccezionale maestro.
L’ho incontrato più volte e posso garantire che lo spessore della persona si fonde con la bravura professionale. Un vero signore, Sabatino, Sirica, accorto, gentile e entusiasta del suo lavoro. Difficile trovare un entusiasmo così fra molti giovani. E’ l’alfiere della pasticceria tradizionale, quella che ama di più e che valorizza meglio il suo talento. Il re della pastiera napoletana, lo definisce Luciano Pignataro, che quella sera ha gustato un babà con il gelato.
Perché da un pasticcere ed un gelataio, cosa poteva nascere se non l’incontro tra una nuvola di babà e un velluto di gelato?
Enzo Crivella e Sabatino Sirica, sul lungomare di Sapri, in una calda serata estiva, hanno mostrato uno la preparazione in diretta di gelato alla crema e vaniglia, l’altro l’inzuppitura, sempre in diretta, del classico babà napoletano nella bagna al rum, rigorosamente calda sul fornellino, approntato per l’occasione. Se questo non vi sembra sufficiente, c’era anche una confettura di visciole di Cantiano che da allora ha alzato, e di tanto, il livello da attribuire alle visciole buone.
Difficile poter spiegare il silenzio che si è creato quando Sabatino Sirica ha immerso i babà nella bagna e quando, soprattutto, ne ha preso uno con le mani, lo ha strizzato come una spugna e quello è tornato nella sua forma perfetta. E’ scattato l’applauso. C’è bisogno di un esperto del settore che spieghi la morbidezza di quel babà? No, anche una veloce foto rubata durante la preparazione fa intravedere di che stiamo parlando.
Difficile anche poter spiegare l’impazienza del pubblico quando, tagliato a metà il babà, una pallina di gelato appena fatto è stata poggiata sopra da Enzo, completata con un bel cucchiaio di visciole. Una impazienza del tutto giustificata ma altrettanto ripagata da quel magnifico dolce che ne è venuto fuori. L’entusiasmo del pubblico era palpabile e io, ve lo confesso, sono tornata con la voglia di ripeterlo al più presto!
Sabatino Sirica mi ha raccontato della sua felicità nel fare quello che fa. Una cosa che sorprende è la generosità con cui dona i suoi consigli e ricette. Se uno dà una ricetta, dice, deve essere precisa perché se una persona riesce a farla a casa sono il primo a esserne felice.
Tanto è vero che ho la promessa in tasca di andare a vedere come fa la sua famosa crema delle tartellette con le fragoline di bosco. Ha detto che mi aspetta nel suo laboratorio per farmi vedere come la fa. A questo punto, devo solo capire quando capitare dalle parti di San Giorgio a Cremano:).
Sono di origine campana e ne ho sentite, viste e mangiate di tutti i colori. Parlo della pastiera, naturalmente. Perché se i miei amici di Napoli e dintorni tendono a considerare la pastiera come loro dolce, se qualcuno avesse detto a mia nonna, Cilentana DOC di Sapri, in provincia di Salerno, che la pastiera originale era quella di qualcun altro e non la sua, avrebbe avuto una risposta significativa in cambio.
Pepe: Nome comune delle spezie ottenute dai frutti delle piante del pepe, e in partic. della specie Piper nigrum, che fornisce sia il p. nero, una delle spezie più usate e conosciute sin dall’antichità greco-romana, costituito dai frutti immaturi disseccati, in forma di granelli di 3-6 mm di diametro, con superficie rugosa e sapore e odore acri caratteristici, sia il p. bianco, ottenuto dai frutti maturi privati del pericarpo dopo macerazione in acqua (cit. La treccani).
Pepe in grani: sinonimo di Pizza. Quella con la p maiuscola, fatta con passione e dedizione senza risparmiare nulla, ma proprio nulla, sugli ingredienti. Pepe in grani, oltre che di pizza, è anche sinonimo di Franco Pepe, ovvero colui che, recentemente, mi ha fatto emozionare col suo mondo.
L’essenziale dunque. Il tema de Le strade della mozzarella di quest’anno.
Questa manifestazione che ogni anno, grazie all’opera di Barbara Guerra e Albert Sapere insieme al Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana, porta in scena i sapori della Campania, conquista ogni volta, grazie ai prodotti, agli chef e all’atmosfera. E, per me, è sempre un piacere partecipare. Quest’anno poi, avevamo a disposizione, oltre all’imprescindibile mozzarella di bufala, dei pomodori di varie tipologie, di cui vorrei farvi sentire il profumo ( mi dispiace che non posso) e la pasta del Pastificio dei Campi.
Ho passato, passo e passerò le mie estati e le mie ferie a Sapri, la perla del Cilento.
Chi legge questo blog, sa quanto io sia legata sia al paese che alle persone.
Fanno parte dei miei ricordi e del mio vissuto. Il caso vuole che una di queste persone, amica di mio padre e, lo dico con orgoglio, anche mia, sia Enzo Crivella.