Contest importante e difficile che mira a far conoscere meglio una regione altrettanto importante e difficile: la Lucania.
Ho amato Matera fino all’ultimo dei suo Sassi, delle sue strade, dei suoi colori e delle sue atmosfere dure. E il pensiero è sempre quello di ritornarci, magari d’Inverno.
..invece si sono trasformate in tagliatelle e alla fine sono state trofiette. Avevo programmato un bel piatto di lagane, complice un bel libro sui ceci di Cicerale che ho a casa e l’acquisto dei famosi Ceci l’ultima volta che sono andata in Campania. Avevo preparato tutto: i ceci, piccoli, di un bellissimo colore fra l’arancio e il beige, immersi nell’acqua tutta la notte, la farina di semola rimacinata, l’olio pugliese, qualche peperoncino (per chi lo volesse).
Scena numero uno: prima mattina
“Mamma, io ero nella tua pancia vero?”
“Sì certo” ho risposto di botto alla domanda fatta da La Pasionaria qualche giorno fa, pensando con tenerezza a lei che faceva il cavallino dentro la mia pancia 8avrei dovuto immaginarlo fin da allora che non poteva nascere che un peperino)
“ma allora lui era nella pancia di papà?” chiede questo indicando il fratello.
“No” rispondo sorridendo a questa ingenuità, “anche lui era nella mia pancia”
“ah” risponde lei mettendo automaticamente la manina sulla mia pancia “humm…grande eh?”
Questo mese l’MT challenge ci ha messo di fronte a uno dei piatti cult della cucina francese: le crepe. E’ vero, si fanno anche in Italia e si chiamano crespelle … e anzi, storicamente sono i francesi che le hanno prese dall’Italia ma vi confesso che la parte più profonda di me pensa che come le fanno i francesi , nessuno mai!
Sono stata a trovare Angela. Il che vuol dire che non solo ho conosciuto una delle persone più solari e gentili di sempre ma vuol dire anche che ho visitato Matera. In realtà faceva troppo caldo (era il 17 AGOSTO) e con bimba dietro e ginocchio malandato non ho potuto visitarla come sarebbe stato doveroso ma sono andata via con la voglia di tornarci al più presto. Matera è incredibile: un’altra dimensione! E’ un’opera d’arte a cielo aperto, da togliere il fiato! E’ emozionante anche solo stare a guardarla..figuriamoci fare il tour dei Sassi (che purtroppo non ho fatto e che farò sicuramente in futuro). E poi il negozio di Angela è bellissimo!!! Davvero elegante e raffinato..e ricco di cose buone!
Tra l’altro ho anche visto le famose melanzane rosse di Angela (per qualche ricetta andate da lei) che sono veramente particolari: la gente le scambia per peperoni, pomodori..tutto tranne che melanzane!
Però il re della giornata è stato lui: il Pane di Matera! Angela mi ha mandata da un suo produttore di fiducia, Antico Forno a Legna di Perrone Lucia & c (vi consiglio caldamente di far loro una visitina), che ha un forno storico grandissimo (saranno 4-5 metri..basta guardare la pala in legno con un manico che sarà almeno 3 metri). Un paradiso gastronomico.
In quel forno ho visto moltissimi prodotti: i taralli dolci e salati, quelli alla Malvasia, le strazzate materane, la focaccia…ma indubbiamente il pane ha un fascino tutto particolare. Il sapore, la forma particolare che rimanda al paesaggio della Murgia materana, le caratteristiche organolettiche..tutto ricorda il ruolo che ha il pane nella vita di questa città. Fino alla fine degli anni ’50, ogni famiglia materana imprimeva sulla forma di pane da infornare il proprio marchio, con un timbro in legno, per poterlo riconoscere dopo la cottura.
Una volta tornati a casa, ci siamo fatti una scorpacciata di pane di Matera. Com’era?? Beh, posso solo dirvi che una certa persona l’ha apprezzato tantissimo e vi lascio un paio di foto che possono testimoniare il suo livello di gradimento :)
L’anno scorso, grazie ad Angela ho conosciuto un prodotto tipico della Lucania: i peperoni cruschi. Strano che, pur avendo origini del Cilento e andando spesso vicino quella zona, non ne avessi mai sentito parlare prima. Sono stati una picevole sorpresa. Riporto dal suo sito:
“I peperoni secchi sono ottenuti dalla coltivazione di alcuni ecotipi locali di peperone, caratterizzati da uno spessore sottile del frutto e da un basso contenuto di acqua che consentono una rapida essiccazione praticata secondo un metodo strettamente naturale: per due o tre giorni i peperoni appena raccolti vengono stesi su reti nella penombra di locali asciutti e ben areati; poi vengono infilati i peduncoli con uno spago fine ottenendo delle collane dette ”serte” che asciugano al sole, appese a pertiche o ringhiere. A completa essiccazione vengono fritti in abbondante olio extravergine di oliva ottenendo un prodotto croccante e fragrante (peperoni cruschi). Ideale per guarnire primi piatti, carni rosse o baccalà; macinato in accompagnamento a varie pietanze o nell’impasto di formaggi e salumi; sbriciolato su paste al sugo, con aglio, olio e peperoncino o con mollica fritta.
I peperoni cruschi sono uno dei prodotti tipici più rappresentativi della Basilicata.”
Io ne ho avuto una busta e me li sto centellinando, dato che mi piace molto il sapore che regalano ad un piatto. E’ come avere a che fare con un peperone..”stagionato”, quasi affumicato. Personalmente, l’ho utilizzati in molte preparazioni, anche se mai fritti, come dovrebbe essere fatto. Il fatto è che i peperoni cruschi mi ispirano modi di usarli diversi dal solito: sarà che la prima volta che li ho assaggiati, era in questa versione e fatti da lei..quindi me ne sono ovviamente innamorata! Ieri sera mi è venuta l’idea di provarli nel ripieno dei ravioli e di condirli semplicemente con pachino e canestrato Moliterno (lo so…certi prodotti non mancano mai a casa mia..che ci posso fare se fanno delle cose così buone da quelle parti???). L’esperimento, a mio parere, è più che riuscito: l’unico problema è che la scorta di peperoni cruschi sta pericolosamente diminuendo, quindi presto dovrò rifornirmi!!!
RICETTA: RAVIOLI AI PEPRONI CRUSCHI CON PACHINO E CANESTRATO MOLITERNO English Version
Ingredienti
Per la pasta all’uovo (per due persone, piatti normali, o per una, piatto a misura di casa mia!!):
Per il ripieno e il condimento:
Procedimento
Per la pasta all’uovo, mi baso sempre su queste spiegazioni postate da Teresa su gennarino (ci sono anche le foto passo-passo): metto le uova nella fontana di farina e le incorporo con un cucchiaio. Ci si bagna le mani (l’umidita’ aggiunta dalle mani bagnate servira’ ad aggiungere la quantita’ esatta di acqua per avere un impasto sostenuto che non si attacca) e si impasta il con energia fino a formare un impasto molto consistente, bagnandosi di nuovo le mani se necessario.. La pasta e’ pronta dopo una decina di minuti. A questo punto, la metto a riposare per un’oretta sotto una ciotola capovolta prima di stenderla (io ho ridotto per motivi di tempo). Nel frattempo, aprire i peperoni cruschi per togliere i semi e i filamenti, tagliarli a pezzi e metterli in un cutter, per ridurli in polvere sottile (io non ho un gran cutter e mi sono rimaste delle briciole abbastanza grandi..). mescolare la polvere alla ricotta, insieme al pecorino e al pizzico di sale. Stendere la pasta all’uovo ad uno spessore sottile (io ho usato l’Imperia fino alla penultima tacca), e fare dei grossi rettangoli di circa 10 cm di altezza. Sistemare delle cucchiaiate di ripieno al centro della striscia, ripiegare a metà, con le mani spingere fuori l’aria che si forma vicono al ripieno e tagliare con apposita rotella dentata. Per il condimento, in una pentola antiaderente versare un pò d’olio e cuocere i pachino come spiegato qui, regolare di sale. Cuocere per 5 minuti i ravioli in abbondante acqua salata, scolare bene e ripassarli nella pentola con i pachino. Versare nel piatto e condire con scaglie di Moliterno grattugiate al momento! Buon appetito!
E’ con piacere che invio, questa ricetta, al contest di Angela i Sapori del Sud.