Non posso neanche dire che sia una passione scoppiata all’improvviso. A forza di vederli ovunque e comunque nei blog, dolci e salati, colorati e non, la curiosità mi era venuta. Certe volte li vedevo fatti bene, certe altre, onestamente, no.
E questa volta si raddoppia: Natale se lo merita! Una settimana non ci bastava e quindi abbiamo deciso, le mi compagne di avventure culinarie ed io, di dedicare una settimana intera ai dolci. Lo so, è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo!!!! Mettetevi comodi e guardate con calma le varie proposte! Magari vi viene voglia di provarne una oppure vi mettete lì con l’unico scopo di guardare dei bei dolci … in ogni caso si potrà passare un po’ di tempo in maniera piacevole!
Ho passato una piacevolissima serata e di questo devo ringraziare Giustino Catalano. La scorsa settimana mi ha invitato ad un evento, organizzato insieme ad Antonio Stigliano, nella struttura Casette di Campagna. Alle mi richieste di spiegazioni mi ha scritto (testuali parole)
“Si succederanno piatti dello Chef Lucano (Mario DEMURO) con piatti dello Chef Campano (Eduardo ESTATICO)..due talenti. Il primo, Team Leader della Squadra Cuochi Lucana, più volte medaglia d’oro e il secondo, Chef emergente, scrittore di un ricettario di cucina napoletana, primo allievo nel 2008 alla Scuola Alma di Marchesi con encomio pubblico dello stesso. Il tutto abbinato dalla Sommelier Marina Betto a vini e liquori campani e lucani.
Ed ora dimmi che vuoi mancare… ”
I souvenir … ne ho di tutti i tipi: le calamite per il frigorifero, le tegole variamente dipinte, i quadretti in plastica, i piattini con la scritta “ciao da…” e i portachiavi! Come non citare i portachiavi? Queste erano le cose che mi portavano fino a qualche anno fa. Da un po’ di tempo le cose sono cambiate: o mi portano roba da mangiare tipica del posto o libri di ricette, sempre tipiche del posti! Che vorrà dire???? Ne sono contenta … mi piace approfondire il cibo di paesi che nella maggior parte dei casi non conosco..anche se ogni tanto ti portano dei libri tipo : “come fare dei dolci con alla base il preparato taldeitali”! La sorellina, dall’America, mi portò 300 pagine di un libro fatto così!!!! Che la possino! Però ultimamente si è fatta perdonare, in merito ai souvenir: è stata a Vienna e mi ha portato un libricino con le ricette preferite da Sissi.
Ed eccoci alla prima giornata della settimana dedicata, da noi Compagni di blogger, al re dei dolci napoletani, ovvero il babà. La settimana sarà ricca di sorprese e proposte sorprendenti e divertenti ma non mancheranno ricette tradizionali, racconti delle origini del dolce e delle tradizioni. Io sono molto felice ed orgogliosa di poter ospitare, come vi avevo detto nel precedente post (link al post), una nuova compagna di avventure: Rossana Iodice. Sono certa che la sua esperienza, preparazione e generosità nelle spiegazioni saranno di aiuto a tutti noi, così come lo sono sempre sul forum di gennarino. In bocca al lupo Rossana…e che il divertimento inizi!!!”
Salve, sono Rossana e prima di tutto vorrei ringraziare tutte le amiche di Compagni di Blogger che mi hanno permesso di partecipare a questo progetto, pur non avendo un mio blog, ma soprattutto la mia amica Caris, che mi ha gentilmente ceduto lo spazio qui, nel suo blog. A cominciare da oggi, Compagni di blogger presentera’ un’assortimento di ricette per onorare sua Maesta’ il baba’ ed io mi permetto di aggiungere una breve nota biografica sul re indiscusso della pasticceria partenopea.
Le origini del babà – sebbene circondate da leggende e racconti più o meno attendibili – sono indubbiamente legate ad un sovrano vero e proprio, Stanislao Leszczyński, re di Polonia per ben due volte (dal 1704 al 1709 e successivamente dal 1733 al 1736) e ad un pasticciere alsaziano di nome Nicholas Stohrer.
Di re Stanislao si dice che oltre ad essere un buongustaio, fosse anche un cuoco dilettante. Ed è forse questo che ha dato vita all’ipotesi che fosse stato lo stesso sovrano ad inventare il dolce che oggi conosciamo come “babà”. Tra i sostenitori di questa teoria, il famoso giornalista culinario Grimod de la Reyniere. A dissentire, invece, sono proprio i proprietari della pasticceria Stohrer di Parigi, la più antica della capitale francese, fondata dallo stesso Nicolas Stohrer nel 1730.
Secondo il loro racconto, fu Nicholas, allora apprendista, a bagnare con vino Malaga una specie di brioche secca polacca, che il re aveva portato indietro da un viaggio in Polonia. Successivamente, Stohrer l’avrebbe anche profumata con lo zafferano e arricchita d’uva di Corinto. Pare che il re, in quel periodo, fosse intento alla lettura delle “Mille e una Notte”, che erano da poco state tradotte in francese da Antoine Galland e che abbia quindi deciso di battezzare questa nuova creazione culinaria dagli aromi reminiscenti l’Oriente, con il nome di Ali Babà, in onore del famoso personaggio di quella raccolta letteraria.
Leggende e racconti a parte, “baba” (o babka) non è altro che il nome polacco di un dolce lievitato comune a molti paesi europei: gugelhopf or kugelhopf in Austria, Svizzera e Germania meridionale; bundtkuchen nel resto della Germania e koughlof in Alsazia. Un dolce d’origini antiche, la cui presentazione è resa maestosa dagli stampi alti con le pareti spesso decorate in cui si suole cuocerlo. Preparare dolci lievitati per celebrare gli eventi importanti della vita – e soprattutto per celebrare la Pasqua – appartiene alla tradizione europea. Considerando la diffusione di questo dolce, si può facilmente presumere che il vero merito di re Stanislao sia stato quello di rendere famosa in Francia, con il nome polacco, la versione elaborata nelle cucine della sua residenza.
Al pasticciere del re, invece, va riconosciuto il merito di aver introdotto il “Babà” dapprima alla corte di Francia – quando nel 1725 si trasferì a Versailles al seguito di Maria Leszczyńska, diventata moglie di Luigi XV – e successivamente ai benestanti frequentatori della pasticceria che aprì nel 1830 in Rue Montorgueil, a Parigi. Il babà rimane tutt’ora il vanto di questa pasticceria.
Il gusto principale del babà di quei tempi era caratterizzato dalla presenza nell’impasto dello zafferano e dell’uva di Corinto, nonché dalla bagna di vino liquoroso (Malaga o Madeira, come risulta da alcune pubblicazioni). Non si sa con assoluta certezza quando il rum abbia preso il posto dei vini liquorosi.
A Napoli il babà arriverà parecchi anni più tardi, grazie a Maria Carolina d’Austria, moglie di Ferdinando IV di Borbone, la quale chiamò al suo servizio cuochi francesi facendo sì che la cucina francese divenisse simbolo di eleganza e sinonimo di ricchezza, e quindi promuovendo l’ingresso della figura dei Monzù ( interpretazione dialettale di Monsieur) – ovvero i cuochi francesi d’origine o quelli che avevano imparato da questi ultimi – presso tutte le case nobiliari del regno.
Questo dolce, una volta prerogativa esclusiva di reali e nobili, oggi è patrimonio della pasticceria tradizionale napoletana.
Passando al dunque, eccovi la mia ricetta: minuscoli baba’ al rum incastonati come perle in una morbida e ricca ganache di cioccolato. Per l’abbinamento col vino, Luciano Pignataro dice: “A questo dolce così robusto, in fondo dominato dal cioccolato, proviamo il Moscato di Trani 2008 di Franco Di Filippo, un vino dolce di grande spessore, fresco, complesso, per dare una spinta nel palato a questo dolce.”
Mi raccomando, dopo aver letto la mia ricetta non perdetevi il Baba’ tradizionale ed i preziosi consigli di Teresa
Ingredienti
Procedimento
*Per la ricetta del baba’, ho scelto di utilizzare quella pubblicata da Rimmel sul forum di gennarino
Una cosa più facile non la potevo fare. Però i miei figli a volte mi “istigano”! La cosa bella è che è stata la gioia dei bambini (e pure della mamma, se è per questo) con minimo sforzo. L’antefatto è abbastanza comune, soprattutto quando si ha a che fare con bimbetti in età televisiva (e quindi pubblicitaria): hanno visto uno snack, uno nuovo, diverso dal solito. Una bella bustina con dentro tanti pop corn ricoperti di cioccolato al latte. E da qui è iniziato la solita tiritera “mamma-me-la-compri??? Eddai-che-non-mi-compri-mai-niente! I-miei-amici-ce-l’hanno-e -io-no, solo-questo-e-basta”
“Il mare fa bene ai bambini”, continuano a ripetere imperterriti i pediatri e non potrei essere più d’accordo. Peccato che si dimentichino di aggiungere che spesso fa male alle mamme. La scorsa settimana, con un caldo umido che ci faceva invocare ad ogni ora un temporale (non siamo stati ascoltati), Albertino e La Pasionaria si sono scialati (per usare un termine saprese non facilmente traducibile! Diciamo che può essere inteso come un” si sono divertiti, rilassati e goduti l’atmosfera” ma non rende abbastanza l’idea di pura soddisfazione), facendo bagni al mare lunghi almeno un’ora e giocherellando sulla spiaggia
Tempo fa avevo raccontato che non mangiavo il panettone ma che dopo aver assaggiato quello di Dario Loison, produttore conosciuto in quel di Gente del Fud in pieno Giugno, mi ero ricreduta. Infatti ora metto il Panettone fra i miei dolci preferiti. E’ un po’ di tempo che non riesco a partecipare ai vari contest, vuoi per motivi di tempo, vuoi per motivi di stanchezza fine anno ma quando ho visto sul sito Loison che si poteva partecipare al contest “Insolito Gelato” non ci ho pensato un attimo e mi sono iscritta! Semplicemente perché non volevo perdermi l’occasione di mangiare un buon panettone, stavolta in pieno Luglio…e poi il contest richiedeva di creare un gelato con il panettone..e considerando che adoro il gelato unire le due cose mi è sembrato golosissimo!
Se c’è un blog in cui i post sono scritti e cesellati, la cui cifra stilistica è ormai cosa nota, in cui si spazia dalla ricette di cucine, alle mostre, ai libri,alla cultura tutta, quello è menù turistico (e qui è chiaro che sto puntando alla captatio benevolentiae delle autrici, mi sembra ovvio :D… il problema semmai è riuscire nell’impresa!)
Anni e anni or sono (davvero taanti anni fa e anche qualche kg fa) mi capitò un di sentire una frase che mi è rimasta impressa! Perché dico qualche kg fa? Perché a 20 anni era proprio un’altra storia (sigh) e mi lamentavo pure (non sapevo il simpatico effetto collaterale che le due gravidanze avrebbero avuto la cortesia di regalarmi…). Ero in piena estate, a Sapri, stavo passeggiando pigramente sul lungomare e guardavi una vetrina, quando si avvicina un tizio e mi fa “Vuoi sfilare?”