Come dicevo nello scorso post, ho preso a fare una certa quantità di crepe: dopo quelle con la farina di fave, sono passata a quelle con la farina di castagne e ho terminato, oggi, con quelle con la farina “normale”! Ho fatto il percorso inverso ma alla fine ci sono arrivata! Volevate che, dopo una preparazione salata, non facessi un dolce?? Impossibile, è più forte di me! E una serie di fattori mi hanno costretto: non volevo ma non ho potuto fare altrimenti.
Cosa si fa la prima Domenica del mese? Si sta a casa a curare i figli col raffreddore (come successo nelle ultime 5 domeniche)? Si stira la pila interminabile di panni? Si decide se prendere l’aspirapolvere in mano subito o aspettare una mezz’oretta, giusto il tempo di fare “ohmmmmmmmm” per caricarsi bene? NO, tutto questo si fa le restanti domeniche, non la prima….perchè chi abita nei pressi di Frascati, gioioso paesino dei Castelli romani, la prima domenica del mese se ne va un paio di ore al Mercatino, quello con la M maiuscola!
Anni fa mi capitò di mangiare per la prima volta la creme brulée (o meglio, quella che io pensavo essere una creme brulée) e alla domanda “cos’è e come la fate” l’incauto cameriere rispose: “ Signorina..e come vuole che si faccia? Prende un po’ di crema pasticcera, ci mette lo zucchero e fa il caramello”. Non metto in dubbio che avessero fatto proprio così, considerando che mi sono mangiata una mappazza di crema pasticcera tanto soda che il cucchiaino stava in piedi comodamente senza appoggio e che, in pratica, per mandare giù il boccone di crema dovevo masticarlo…fatto sta che quella non era affatto una creme brulée (come poi ho scoperto negli anni avvenire).
Anni fa , non ricordo dove fossi, vidi la copertina di un libro che mi colpì profondamente: fondo nero e, su un’alzatina trasparente, delle splendide pesche di prato. La scena era tutta per loro: erano semplicemente perfette. In molte pasticcerie si trovavano (e si trovano) le pesche (la denominazione “di Prato” non viene quasi mai aggiunta qui a Roma)…ma si vedeva lontano un miglio quanto quelle della copertina fossero diverse. Ho sfogliato quel libro velocemente, ricordo che avevo pochissimo tempo. Poi all’epoca non avevo ancora la passione per tutti i libri di cucina..quindi lasciai il libro. Me ne sono pentita quasi subito, anche perché non l’ho più ritrovato. Potete quindi immaginare cosa ho provato quando me lo sono ritrovata fra le mani, complice la partecipazione al contest di Simona, cib’arte.
Questo amore
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
“Agatì, dammi la mano che t’insegno. Devi girare la forchetta in questo modo. Gira, non ti scantare, forte che diventa liscia……Lei voleva diventare la sposa di Gesù, aveva deciso di consacrarsi a lui e nessuno ci poteva a farle cambiare strada. L’atteggiamento di virginedda timida eccitò i sensi del console. Prima o poi te ne accorgerai anche tu che qui in Sicilia, isola di cruzzuni, i desideri delle donne non contano niente, mentre quello che vogliono gli uomini diventa destino.”
Da quando Jule ha cominciato il contest “Se fossi una ricetta” devo ammettere che ci ho rimuginato parecchio. Sono un dolce, ho pensato…va beh, sicuramente..ma quale? Ero molto indecisa , quindi per cercare di avere un’immagine il più possibile obiettiva di me stessa, ho comiciato a chiedere a destra e a manca con che ricetta mi avrebbero identificato. Chi un bignè, chi un torta mimosa, chi ci doveva pensare..ma la risposta non mi convinceva mai. Finchè la mia cara amica Dana mi ha scritto
“uhmm tu sei una roba dolce, chiara ma non pannosa. Con una sorpresa strana dentro, piccante magari. Però non ti vedo tipo cioccolata-al-peperoncino. Sei una persona appunto dolce e solare con risvolti inaspettati e complicati dentro.
ecco, ora trovati la ricetta….”
E’ stata la risposta che mi ha colpito di più perchè mi ci ritrovavo..e il dolce che secondo me si adatta a questa descrzione è il Grenoble di Paco Torreblanca, che mi ha fatto conoscere Claudia. Il dolce che in assoluto preferisco: ricco di sapori diversi ma che si amalgamano benissimo. Un dolce complesso, indubbiamente ma con un equilibrio di sapori avvolgenti. Sì, il mio dolce preferito in assoluto e quindi mi faceva piacere farlo per la mia festa di compleanno e poi inviarlo a Jule. Dati i tempi ristretti (miei) e quelli lunghi di preparazione (del dolce), ho cominciato il giovedì a preparare i vari strati che avrei assemblato venerdì sera per la festa di sabato. Ho programmato tutto, secondo questa ricetta, e finalmente il Venerdì sera ho messo il risultato in congelatore: mi mancava solo la decorazione che avrei fatto un’oretta prima di servirlo.
Vedi Jule..potrei chiudere qui, scriverti la ricetta e finire tranquillamente il mio post…invece no, perchè io ho la strana tendenza ad accumulare inconvenienti e mezzi disastri e sarei veramente poco onesta a non raccontarteli, considerando che Se fossi ricetta è fondamentalmente un post di descrizione. Devi sapere, cara Jule, che avevo organizzato una specie di the delle 5, con i miei familiari stretti: quest’anno, niente mega festa e mega buffet! Solo una decina di persona e un paio di torte (per i golosi), del the, del caffè…e la parte rustica rappresentata dalla pizza croccante in teglia di Adriano (un must ormai). La mattina di Sabato mi alzo e comincio subito a mettere farina, lievito, acqua e malto nella ciotola della planetaria a lievitare. Che bello fare poche cose e con calma. Ho pensato di controllare un attimo il Grenoble, tanto per assoporarne la vista. Apro il congelatore e tocco la torta. Mi blocco subito perchè qualcosa non va: era morbida. Molto morbida. Troppo morbida. Con un panico crescente, comincio a toccare spasmodicamente tutte le cose lì presenti: scongelate, molli e colanti acqua! Non poteva essere!!! Il congelatore era spento. Apro il frigo sotto ma no: lui era acceso. Lo confesso che ho pensato qualche parolaccia ( forse l’ho anche detta..ora mi sfugge). Il problema è che non avevo molto tempo per prendere una decisione e quindi l’ho presa al volo. Svuoto di corsa il congelatore a pozzetto e tolgo il ripiano, come se giocassi a tetris sistemo i vari contenitori cercando di creare una superficie piana e ci schiaffo il grenoble. Non mi rimaneva che cucinare tutto quel cibo grondante acqua. In una teglia sistemo 6 cordon ble, in un’altra 4 petti di pollo e metto tutto in forno. Sui fuochi sistemo due teglie con, in totale, 16 salsicce e una pentola con 4 hamburger. La busta con gamberetti gridava vendetta: metto su l’acqua per lessarli e nel frattempo penso a che diavolo farci con tutto questo cibo. Mio marito mi guarda e fa:” perchè non fai gli hamburger a pezzettini e ne metti un vassoietto alla festa?”
Illuminazione: tempo 30 secondi e mentalmente destino tutta quella roba ai miei 10 invitati! I gamberetti: quale the delle 5 non prevede un cocktail di gamberi? Gli hamburger? Non sono proprio adatti col the ma faccio dei mini hamburgher con pomodoro e pane in cassatta e chi si è visto si è visto. I cordon ble? Si tagliano a fettine e un vassoio di bastoncini di pollo, prosciutto e mozzarella già è sistemato accanto ai dolcetti. E le salsicce??? mentre pensavo a dei mini spiedini salsicce-pomodori, la chiccheria del the stava già sparendo a favore di un buffet in puro cowboy- style. Che rabbia. E mica era finita qui. Avevo una bustona di frutti di bosco. E ora..di che morte dovevano morire? Mio marito prende Albertino ed esce per portarlo a nuoto e io mi ricordo che dovevo aggiungere gli ingredienti al primo impasto della pizza. Aggiungo e, non so per quale grazie ricevuta, l’impasto si incorda subito! Miracolo! Almeno quello! In tanto scartavo tutte le opzioni sui frutti di bosco: cheese cake no (mancanza di ingredienti), crostata no (mancanza di crema), mousse nemmeno (ora mi metto a fare una mousse?)…Mi ricordo all’improvviso del facile e veloce curd di more: se era andato bene con le more, un curd poteva andare benissimo anche con i frutti di bosco. Vado di mini piemer per frullare il tutto e sento La Pasionaria che corre alternativamente dal salone alla sua cameretta: “che stai facendo??” le urlo in maniera non troppo delicata…. “il casino mamma”. Ecco, giusto quello che non voglio sentirmi dire. Metto il frullato di frutti di bosco sul fuoco insieme alle uova, zucchero e burro quando mi si presenta lei, completamente senza vestiti, solo con le patunnine (mutandine) e il termometro in mano: ” mi voio misurare la teppe (febbre). Ho 32“. Voi capite che non mi sono preoccupata della sua temperatura neanche un pò: mi sono anche dovuta mettere a correre per cercare di rivestirla, mentre il curd sobbolliva (lui, l’infingardo, doveva stare buono lì mentre io dovevo girare il cucchiaio..invece faceva di testa sua). Rivesto Cocò che neanche fosse la-figlia-di-nessuno e mi rifiondo sul curd. Lo salvo appena in tempo dall’attaccamento sul fondo e intanto cerco di riflettere sulla destinazione di uso di una pentola di curd. Suona il citofono e io, sovrapensiero, butto un’abbondante cucchiata di curd a terra. La buona notizia era che mia madre si era venuta a prendere Cocò per lasciarmi libera di fare le cose: mentre travaso in una borsa il cambio per la festa e lancio La Pasionaria in braccio a mamma, pensando a quali documenti dovessi consegnare per la sua beatificazione, decido che una parte del curd andrà dentro un guscio di frolla. Parto quindi nella preparazione della frolla, dopo aver sfornato salsicce e cordon ble. La frolla? “Faccio quella di Adriano” penso sicura. Peccato che la planetaria sia occupata dalla pizza. Tutto a mano quindi e mi spiace, senza nessun ordine di impasto. Burro, farina, zucchero, vaniglia, uova e limone, impasto con una forza degna di Hulk e riposo in frigo, anzi no congelatore che faccio prima…e qui la parolaccia è stata detta ad alta voce. Evito il raffreddamento e metto metà impasto in una teglia da crostata. Bene..e con l’altra metà? Dato che si era scongelata la crema al rosmarino, considero che, se nei sospiri quella crema stava bene con una glassa ai frutti di bosco, può star bene anche con dei docletti di pasta frolla e curd. Ma il curd si cuoce?? Decido di non rispondermi, prendo delle forme di silicone, le ricopro di pasta frolla, le riempio con metà crema e metà curd e li spedisco in forno insieme alla crostata.
Sto benedetto curd me lo trovavo dappertutto. Pensate che abbia finito? La zucca scongelata ha fatto una brutta fine (con lei mi sono arresa), il succo di limone congelato ah beh..mai visto un teh delle 5 senza una limonata. Altro non potevo fare. Nel frattempo ritornano i due componenti maschili della famiglia che volevano il pranzo: niente di meglio, dopo il nuoto, che petti di pollo, salsicce e cordon ble no? C’è bisogno di proteine. Stavo quasi per cedere ve lo confesso. Ma il congelatore non poteva avere la meglio e quindi decido che è giunto il momenti di apparecchiare. Sistemo la tovaglia e la crostata di ricotta che avevo pensato accompagnasse degnamente un the. Sistemo anche vassoi con mini hamburger, bastoncini di pollo, spiedini di salsicce e pomodori, e un’alzata con i dolcetti crema e curd (lo odio sto curd..mi ha anche fatto scottare). Prendo un sac-a-poche e sparo roselline di curd sul fondo della crostata (stortarella anzichè no) e decoro con mandorle e palline d’argento (di più…nin zò!). Il Grenoble..urca…lo devo decorare e tirare fuori dal congelatore. Lo metto lì, con noci caramellate e anice stellato e me lo guardo con affetto…credo anche di averlo salvato…ma ho rischiato grosso..mentre il curd sta lì a trionfare su vari dolci. Giusto in tempo perchè cominciano ad arrivare i parenti e qui sento quello che non vorrei sentire: “ma che bella crostata viola” “ehmm..sì”. “deliziosi questi dolcetti crema e frutti di bosco” ” ehmm..grazie” “ma quante cose hai fatto..pensavo solo ad un the” (lo pensavo pure io) ” che carini questi mini hamburger” (grrrrrrrrr..il mio io digrignava) “Io ai gamberetti non so resitere” e via di questo passo. Un pò in ritardo sulla tabella di marcia preparo i condimenti per la pizza e la cuocio! Fortunatamente Adriano è sempre una garanzia anche se mio fratello mi dice “tutto buono, ma sta crostata coi frutti di bosco è la mejo!” (e che curd, l’ho pensato, lo confesso) . Vedi Jule..io sono sì un Grenoble..ma con i sottotitoli: sono anche un curd, non c’è niente da fare! Chissà perchè, queste cose accadano sempre a me! ti lascio al ricetta del Grenoble ma anche quella, mio malgrado, del curd…se non son difficili noi le cose non le vogliamo. In tutto questo..il congelatore ha ripreso a funzionare correttamente dopo che mio marito ha premuto un pulsante.
RICETTA: GRENOBLE DI PACO TORREBLANCA
Noci caramellate
200 g noci
120 g zucchero a velo
10 g burro
Torreblanca dice di mescolare noci e zucchero a velo e poi mettere sul fuoco. In realtà lo zucchero a velo si infila in tutti i più reconditi recessi delle noci e prima di riuscire a farlo sciogliere in quella posizione si rischia di dire le peggio cose. Quindi la prossima volta farò prima sciogliere lo zucchero e poi aggiungerò le noci.
Far caramellare. Togliere dal fuoco, aggiungere il burro, rovesciare su un silpat o su un foglio di carta forno e separare le noci.
Tenere da parte 10/12 noci per la decorazione.
Cremoso al caffè
12 g caffè
114 g latte
36 g tuorli
27 g zucchero
2 g gelatina
98 g panna
Lasciare in infusione nel latte il caffè per almeno 24 ore. Filtrare e ripesare. Aggiungere il latte necessario a riportare la quantità a 114 g (io ho barato, ho messo in infusione il caffè in 135 g di latte ed alla ripesatura non ho dovuto fare aggiunte).
Ammollare la gelatina in acqua fredda.
Versare il latte in un pentolino, aggiungere 14 g di zucchero e portare a bollore. Montare i tuorli con lo zucchero restante, aggiungere il latte e portare mescolando a 85°C come per la preparazione di una crema inglese.
Incorporare la gelatina ben strizzata.
Montare la panna e, quando il composto è raffreddati, incorporarla delicatamente.
Versare in uno stampo da 18 cm, ricoprire di noci caramellate (che affonderanno nel cremoso) e congelare.
Croccante di riso
20 g cioccolato al latte (io ne ho aggiunto di più..dipende molto da quanto assorbe il vostro riso..regolatevi)
43 g pralinato di nocciola
40 g riso soffiato
Fondere il cioccolato e mescolare con il pralinato, incorporare il riso soffiato. Mescolare bene.
Versare in uno stampo da 18 cm e congelare.
Biscotto di noci e miele
30 g tpt noci (15 g farina di noci + 15 g zucchero)
12 g zucchero
42 g tuorli
41 g albumi
25 g farina
13 g burro
12 g miele millefiori
Mi rendo conto che le dosi sono ridicole, ma io ho usato il quantitativo doppio ed ho dovuto tagliare a metà il biscotto perché era troppo spesso.
In un pentolino, fondere il burro ed aggiungere il miele, mescolando bene.
Montare il tpt con metà zucchero e i tuorli. Montare gli albumi con lo zucchero restante. Incorporare delicatamente gli albumi alla montata di tuorli e tpt. Aggiungere la farina setacciata, incorporare, aggiungere il burro fuso ed il miele e mescolare delicatamente.
Versare in uno stampo da 20 cm e cuocere in forno presiscaldato a 200°C per 10/12 minuti.
Fate attenzione alla colorazione, con il miele cambia colore in un attimo, eventualmente coprite con un foglio di alluminio.
Caramello semiliquido
100 g zucchero
60 g glucosio
120 g panna
un bel pizzico di sale (Torreblanca dice sale Maldon)
Avevo il glucosio e l’ho utilizzato. In tutta onestà non ho visto differenze con un caramello di solo zucchero, ma senz’altro ci saranno. Se non avete il glucosio, secondo me potete tranquillamente sostituire con zucchero.
Mettere zucchero e glucosio in una padella fino ad ottenere un caramello rosso brunito. Togliere dal fuoco
Nel frattempo scaldare la panna. Aggiungerla poco per volta al caramello mescolando. Aggiungere il sale e mescolare ancora fino a quando si stabilizza.
Mousse caramello caffè
100 g zucchero
40 g acqua
200 g panna
2 g caffè solubile
52 g tuorli
5 g gelatina
300 g panna
Ammollare i fogli di gelatina. Montare poco i tuorli.
Fare un caramello scuro con zucchero e acqua. Togliere dal fuoco. Nel frattempo scaldare i 200 g di panna. Aggiungerla poco per volta al caramello mescolando. Quando si è stabilizzato, aggiungere i tuorli.
Mettere sul fuoco e mescolando portare a 85°C. Togliere dal fuoco ed aggiungere la gelatina ed il caffè solubile, mescolando bene.
Lasciare raffreddare mescolando.
Montare i 300 g di panna ed aggiungerne una piccola parte al composto raffreddato per ammorbidirlo. Incorporare la panna restante con molta delicatezza.
Utilizzare subito.
Montaggio
Il dolce viene montato al contrario.
Preparare una teglia che trovi posto in congelatore con un foglio di acetato sul fondo. Inserire un cerchio da 20 cm o meglio ancora un anello regolabile. Rivestire i bordi di acetato.
Versare un terzo circa della mousse sul fondo e livellare. Inserire il cremoso. Versare un altro terzo di mousse. Inserire il croccante. Versare un leggero strato di caramello semiliquido sul croccante aiutandosi con una sac a poche. Versare l’ultimo terzo di mousse. Inserire il biscotto. Coprire con pellicola e congelare.
RICETTA: CURD DI FRUTTI DI BOSCO
Ingredienti
Procedimento
Mettere zucchero e maizena setacciati in un pentolino, aggiungere l’uovo e frustare bene fino ad ottenere un composto schiumoso e chiaro. Aggiungere, sempre mescolando con la frusta, la polpa dei frutti di bosco e, per ultimo, il burro a pezzetti.
Accendere il fuoco a fiamma bassa e mescolare fino a bollore. Appena raggiunge il bollore rassoda nel giro di qualche istante. Io non ho setaccaito il frullato di more, perchè i semini mi piacciono. Vi assicuro che il colore di questo curd è davvero molto bello! Fate raffreddare il curd prima di utilizarlo.
La Pasionaria -cocò giocava tranquilla a “infiliamo-una-supposta-vera-a-un-bambolotto-finto” . Purtroppo cocò ha un’inopportuna paura verso le “toppottine”, inopportuna perchè soffre continuamente di tosse, raffreddore, mal di gola e quindi supposte e altri ausili medici sono sempre nostri fedeli compagni di viaggio. Quando mi aveva chiesto di mettere una supposta al bambolotto l’ho assecondata, sperando che magari così potesse esorcizzare la sua paura. Il problema è che, come al solito, non si accontenta e quindi aveva deciso di prendere 3 supposte di 3 formati e colori diversi, e stava armeggiando per riuscire a togliere l’involucro. Io, onestamente l’ho lasciata fare. l’unica certezza che ho è che, alla fine, di 3 supposte solo 2 rispondevano all’appello e non voglio neanche sapere che fine ha fatto fare alla dispersa. Data la calma apparente ho pensato che fosse il momento buono per poter provare una ricetta di Salvatore De Riso. Ho cominciato così a prendere gli ingredienti (e a fare rumore, ovviamente). A quel punto Cocò alza il viso di scatto e chiede “che mangiiiii?????” mentre corre verso la cucina, sia mai dovesse perdersi qualcosa (questa sua reazione tipica è causa di scene comiche della serie, io che provo a bere il the e appena lei mi chiede “che mangi?” mi strafogo i 3 biscotti che avevo sul piattino, altrimenti non li rivedrei più…). Quando mi vede armeggiare sul tavolo, si siede sul seggiolone e dice che vuole cucinare pure lei. “Ti piace cucinare?” le chiedo, tutta orgogliosa, “No, mi piasce mangiare”. Ah ecco. In ogni modo decide di cucinare anche lei e prende in mano dei cereali al cacao e delle patatine al formaggio e comincia a schiacciarli fino a ridurli in polvere. Li mescola nel piattino e poi, di botto, tira su il piattino e se lo spiaccica sulla faccia, leccandone il contenuto. “Hummm..che bono“. Guardo un attimo con ribrezzo quella polvere strana e decido che è giunta l’ora di preparare la base. Uova, zucchero, farina, etc.. etc.. Faccio per accendere lo sbattitore..”il prosssciuttoooo!” Uffaaa..io odio essere interrotta mentre cucino ma potevo negarle una misera fetta di prosciutto crudo dopo 2 biberon di latte, la pizza bianca e una polvere non meglio identificata? “Una fetta e basta”. Lei la mangia e accendo lo sbattitore. Dopo pochi minuti dovevo cominciare a montare i bianchi quando mi accorgo che lei aveva appena chiuso il frigo e di corsa si era avviata verso il divano. Humm…non mi quadrava, non mi convinceva per niente. La raggiungo e la trovo con tutta la confezione di prosciutto crudo sulle gambe mentre stringe contemporaneamente 2 hg di prosciutti e cerca di mangiarlo a pezzi. “Voio il prossciutto”. Le tolgo quello che rimaneva del mio amato salume, la rimprovero come si deve..e poi cerco di riprendere a montare i bianchi. Ma si può cucinare così?????? La cosa è andata avanti per tutto il pomeriggio e giuro che ci ho messo il massimo impegno nel cercare di finire questi Sospiri di Sal de Riso….che vi assicuro per me si chiamano sospiri di nome e di fatto ( ..tralascio il disastro epico della cucina fra la preparazione dei dolci e le marachelle di Cocò!)
Questa ricetta è, a mio avviso, molto particolare perchè utilizza il rosmarino in un dolce, in abbinamento ai frutti di bosco e…. mi è piaciuta molto. L’unica condizione è quella di amare spassionatamente il rosmarino perchè il retrogusto è intenso!
RICETTA: SOSPIRI AL ROSMARINO E FRUTTI DI BOSCO DI SALVATORE DE RISO
Ingredienti
Per il pan di spagna leggero:
Per la crema al rosmarino
Per la glassa ai frutti di bosco
Procedimento
Preparate il pan di spagna leggero. Rompete le uova e separate i tuorli dagli albumi. In un’ampia terrina montare i tuorlo con 40 gr di zucchero, il limone grattugiato e il rosmarino tritato. A parte, montate gli albumi con i rimanenti 50 gr di zucchero e 5 gocce di succo di limone, fino a farli diventare ben sodi. Setacciate la farina e la fecola. Unite delicatamente i tuorli e gli albumi montati e aggiungete poco per volta la farina e la fecola. Colate il composto in semisfere di silicone di 3 cm di diametro e cuocete in forno, già caldo, a 170° C per circa 10 minuti. Quindi lasciate raffreddare a temepratura ambiente. Ogni sospiro sarà composto da due semisfere di pan di spagna.
Preparate la crema al rosmarino. Fate bollire la panna e il latte con il rosmarino e lasciatelo in infusione per circa 30 minuti. A parte, in un pentolino miscelate i tuorli con lo zucchero, l’amido e il sale. Filtrate il latte e la panna e aggiungetelo al composto di tuorli e zucchero. Cuocete la crema a 82°C, (quando si ispessisce) poi raffreddate velocemente in freezer stendendola in una teglia d’acciaio (serve ad evitare la formazione di batteri), ricoperta a contatto diretto con pellicola trasparente.
Preparate la glassa ai frutti di bosco. frullate in un frullatore i frutti di bosco puliti con lo zucchero e l’amido. Versate in una pentola e fate bollire a fuoce basso, rimestando con un cucchiaio di legno, fino ad arrivare a una temepratura di 104°. Togliete dal fuoco e aggiungete il succo di limone e la gelatina, preedentemente messa a bagno in acqua fredda. Poi filtrate attraverso una retina eliminando eventuali grumi e semini della frutta (io li ho lasciati). Conservate la glassa a temperatura ambiente, ricoperta con pellicola trasparente posta a diretto contatto con la superficie.
Preparate i sospiri. Senza sformarle dal loro stampo, farcite le cupolette di pan di spagna con la crema al rosmarino, aiutandovi con un sac-a-poche con la bocchetta riccia di 8 mm di diamtero. Togliete dallo stampo di silicone la metà delle cupolette farcite e tagliate la parte tondeggiante. Adagiate al centro di ognuna uno spuntone di crema al rosmarino e sopra sistemate un’altra cupoletta farcita, facendole aderire fra loro con la crema. ponetele in freezer per circa 3 ore. Trascorso il tempo necessario sistemate i sospiri sopra una griglia e glassateli, con l’aiuto di un mestolino, con la glassa riscaldata ad una temepratura di circa 35°C. Decorate la superficie del sospiro con un aghetto di rosmarino, precedentemente bagnato in acqua e passato nello zucchero semolato.
P.S.: io non ho gli stampi a cupoletta, quindi ho utilizzato un sac-a-poche creando delle piccole spirali, con l’impasto del pds, su una teglia ricoperta con la carta forno. Avrei dovuto fare le spirali più alte..ma era il primo tentativo e non mi sono regolata bene!
Con questa ricetta partecipo a
“Fai la torta “paradiso”?, domandò cauto Albertino.
-No- rispose Margherita.
-Magari fa la torta “Purgatorio”,- borbottò la Pasionaria alzandosi da tavolo e avviandosi verso la porta.
-Cerca di stare zitta tu!- esclamò minacciosa Margherita.
-Sempre così!-protestò la Pasionaria-Quando viene il mio compleanno tutti se ne approfittano. Però a lui la torta l’avete comprata per il suo compleanno!
-A te invece la farò io! E vergognati di ricambiare con tanta villania il mio gentile pensiero!
-Me non mangio il gentile pensiero, me mangio la torta! replicò la Pasionaria uscendo. Albertino la seguì senza parlare ma lo sguardo che mi lanciò era pieno di angoscia.”
Ho già raccontato di quanto ami questo libro, tanto che il soprannome con cui chiamo i miei bambini discende dirattamente dall’Albertino e La pasionaria “guareschiani”. Il Corrierino delle Famiglie resta, a mio parere, uno dei più delicati, esilaranti e veritieri ritratti della tipica famiglia italiana del dopoguerra..anche se, infondo, certe cose rimangono uguali a se stesse e quindi si possono ritrovare tranquillamente anche nella famiglia italiana moderna. Questo specifico racconto, però, è veramente irresistibile. Lo leggo e ogni volta comincio a ridere e, se sono fuori (magari in metro…) cerco di trattenermi, inutilmente in verità. La storia è quella di una mamma che vuole fare una torta per il compleanno della figlioletta. Tutto assolutamente nella norma, se non fosse che la figlioletta è La Pasionaria e che , soprattutto, la mamma è Margherita! Giovannino, marito di margherita e padre di Albertino e la Pasionaria, spiega che quando Margherita fa una torta, parte da una rigida logica tutta sua personale e arriva alla conclusione più logicamente illogica dell’universo.Questo perchè accetta la formula iniziale, partendo per esempio con uova e zucchero. Poi però, ritenendo di dover diluire l’impasto, aggiunge Marsala. Ottenuto un impasto troppo fluido, lo condensa aggiungendo i savoiardi. Per amalgamare la poltiglia, usa lo spremiverdura e via dicendo. Quello a cui giunge Margherita prima di infornare la torta per il compleanno, è un impasto delicatamente giallo. Ritenendo inoltre di aver fatto il grosso del lavoro, delega al marito il compito di controllare la cottura e di completare la torta cotta con crema, fantasia …e nove candeline. La descrizione di quello che accade nel forno durante la cottura è uno dei pezzi più divertenti di tutta la letteratura italiana! Quello poi che combinano Giovannino , Albertino e La Pasionaria per cercare di salvare la torta (e l’amor propio di Margherita) è degno di una commedia da Oscar!
” Si trattava di ammorbidire la torta e io, staccatone un pezzetto, provai ad intingerlo nel latte. Non assorbiva per niente. Allora col batticarne tritammo tutta la torta a pezzettini e macinammo i pezzettini nel tritacarne. Raccolsi la polvere così ottenuta e la stemperai col vino Moscato. Ne saltò fuori una pappetta languida che non prometteva nulla di buono. Aggiunsi farina, uova e zucchero e impastai, ottenendo un blocco di roba molto rugosa….tagliato il blocco a pezzetti, li passai uno per uno fra i rulli della macchina per fare la pasta. Laminato il lingotto e ridottolo in fogli, impastai insieme tutti i fogli e ne ottenni un blocco compatto…facemmo asciugare un momentino il lingotto dentro il forno poi lo grattuggiammo….”
Alla fine del pranzo la torta arrivò finalmente in tavola e la Pasionaria si immolò e mandò giù un grosso boccone. Era straordinaria e tutti fecero i complimenti a Margherita.
Quando poco tempo ho visto la torta Paradiso da Lei, ho pensato che mi sarebbe piaciuto poter fare una torta per La Pasionaria, con una bella ganache ai frutti di bosco e cioccolato bianco e una copertura di panna e lamponi. Ho messo un vezzoso bordo di tulle rosa..perchè La Pasionaria ci teneva a “ben figurare con le amiche”. Questa torta è per te piccola Carlotta, e spero che ti piaccia come è piaciuta alla mia Pasionaria personale.
RICETTA: TORTA PARADISO CON GANACHE AI FRUTTI DI BOSCO E CIOCCOLATO BIANCO
Ingredienti
Procedimento
Lasciare il burro fuori dal frigo per almeno tre ore (dev’essere molto morbido ma non sciolto) e montarlo con un cucchiaio di legno fino a farlo diventare una crema spumosa. Incorporarvi lo zucchero a velo in due volte, delicatamente. In un altro recipiente stracciare le uova e i tuorli con l’aiuto di una forchetta, come per fare una frittata. A questo punto bisogna aggiungere le uova al burro montato, un cucchiaio alla volta, mescolando e montando ad ogni aggiunta fino a completo assorbimento dell’uovo e conseguente rigonfiamento della massa. Questo passaggio richiede tempo e pazienza ma è fondamentale per la riuscita del dolce, non bisogna assolutamente aver fretta di aggiungere altro uovo prima che la cucchiaiata precedente non sia stata ben amalgamata, lo scopo è quello di incorporare aria all’interno della massa, molto lentamente, in modo da renderla soffice ma densa, non troppo montata. Aggiungere infine le farine setacciate e la scorza di limone ed incorporarle molto delicatamente con l’aiuto di una spatola, con movimenti dal basso verso l’alto. Versare l’impasto in una teglia da 20 cm di diametro, imburrata ed infarinata, e cuocere in forno statico preriscaldato a 180°C per un’oretta circa o fino a quando la torta non risulterà asciutta all’interno. Lasciar raffreddare e cospargere con abbondante zucchero a velo. Questa torta si conserva tranquillamente per più giorni, anzi, è addirittura più buona a partire dal giorno successivo.
Per la ganache
Ingredienti
Procedimento
Fate cuocere i frutti di bosco in una casseruola con lo zucchero fino a ridurre in purea. Aggiungete la panna e fate boillire per 2 minuti. Versate la salsa sopra il cioccolato bianco spezzettato e lavorate la ganache finchè non sarà liscia e omogenea. conservare in frigo per almeno due ore (io l’ho fatta la sera prima).
Decorazione:
Tagliare la torta Paradiso a metà e farcirla con la ganache. Ricoprire la torta con la panna montata e con il sac a poche fare delle rose. mettere i lamponi al centro della rosa e servire.
Questa torta va alla raccolta di federica, Cook the book,
Tornare a casa tardi la sera, dopo un’ora e più passata nel traffico e nella pioggia non è il massimo. Certo è che quando si ha Albertino dentro casa, è difficile non farsi scappare un sorriso. Erano le 19-e-un-bel-pò-di-minuti quando varco la porta di casa dei miei e mi vedo questa scena: Albertino steso sul tappeto, completamente arrotolato nella carta igienica (viso compreso) con le mani incrociate sul petto e una “croce” vera egiziana (ricordo che mio padre portò dal Cairo) stretta fra le dita. Vi avevo già raccontato della sua passione per l’Egitto..certo è che trovarsi all’improvviso una mummia sul tappeto di casa è stato sconcertante e comico. Mia madre mi ha guardato, alzando le spalle e dicendomi sottovoce, tanto per giustificarsi, che le aveva chiesto di farlo diventare una mummia ( e si poteva forse dire no?????) e io ho ovviamente deciso di stare al gioco dicendo, con la solita voce scema ed esagerata di ogni adulto che pensa che i bambini scherzino, “ohhhh…guarda che c’è qui? una mummia” (Che originalità!!! Ripensandoci: ma quale persona normale avrebbe esclamato questo vedendo una vera mummia sul tappeto???) Mimì si mette a ridere un pò, poi si calma, si scopre gli occhi e mi dice: “Da grande, voglio fare il Faraone“. Beh, il ragazzo sta migliorando le sue idee sul futuro e sta facendo carriera: siamo passati dall’insegnante di nuoto, al dirigente, al Farone! Non male, per uno di 5 anni! mi chiedo quale sarà la sua prossima professione! Quando siamo tornati a casa nostra, gli ho detto che mi sarei messa a prepare dei dolcetti per la festa di carnevale con i suoi compagni che l’indomani si sarebbe tenuta a casa nostra e lui mi ha chiesto una cosa che mi ha gettata un pò nel panico: ” E che si mangiavano i Faroni???” Temendo che mi chiedesse di cucinare cibi degni di Tutankamon & Co. gli ho risposto che non ne avevo idea ma che era ora di andare a dormire, dato che avevo taaanto da fare!
Per la festicciola ho preparato questi piccoli dessert, provando una crema e un impasto che non avevo mai fatto: un curd di more (avevo le more…che farne???) e un impasto al mascarpone, preso da paul.&.young. Ho trovato molto buoni entrambi: sono semplici da fare e veloci (due belle caratteristiche!).
RICETTA: TARTELLETTE AL MASCARPONE CON CURD DI MORE, LAMPONI E CIOCCOLATO
Ingredienti
per le tartellette:
per il curd di more:
Per la guarnizione:
Procedimento
Per le tartellette, lavorare con un cucchiaio di legno il mascarpone, il burro e la vaniglia fino ad ottenere una crema liscia. Aggiungere a poco a poco la farina setacciata (io ho fatto queste operazioni con la planetaria, usando la foglia). Avvolgere la pasta in un foglio di pellicola e mettetela in frigo per almeno 2 ore (io l’ho fatto la sera prima..).
Per il curd di more, mettere zucchero e maizena setacciati in un pentolino, aggiungere l’uovo e frustare bene fino ad ottenere un composto schiumoso e chiaro. Aggiungere, sempre mescolando con la frusta, la polpa di mora e, per ultimo, il burro a pezzetti.
Accendere il fuoco a fiamma bassa e mescolare fino a bollore. Appena raggiunge il bollore rassoda nel giro di qualche istante. io non ho setaccaito il frullato di more, perchè i semini mi piacciono. Vi assicuro che il colore di questo curd è davvero molto bello! Fate raffreddare il curd prima di utilizarlo.
Infarinate la superficie di lavoro e create un cilindro di circa 7/8 cm di diametro. Tagliate delle fette di un cm circa, infarinate la superficie della fetta, se dovesse essere troppo appiccicoso, e passate leggermente il matterello fino a dare una forma circolare e uno spessore di 5 mm. Con un coppapasta della giusta dimensione, tagliare tanti dischi e procedere fino ad esaurimento dell’impasto, recuperando gli scarti dopo l’uso dello stampino. per la formatura, paul.6.young suggerisce di arrotolare un poco verso l’interno ogni disco in modo da ottenere una tartelletta triangolare con le punte arrotondate. Spennellare le tartellette con il tuorlo e riscaldare il forno a 180° . Mettere le tartellette su una teglia ricoperta di carta da forno e cuocere per 15-20 minuti.
Una volta cotte e raffreddate, mettere il curd in un sac a poche e creare delle “rose” sulla base al mascarpone. Aggiungere un lampone sulla cima della rosa e far colare con un cucchiaino del cioccolato fondente fatto fondere a bagnomaria col burro.
P.S.: questo impasto è particolarmente versatile, come la pasta sfoglia, quindi ho fatto una preparazione dolce e una salata…sotto vi mostro delle pizzette!
Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Aria: sua morbidezza il MASCARPONE