L’ultimo post risale a più di due anni fa: che ci faccio qui?
Non lo so. Riapro il blog?
Non lo so. Avevo voglia di salutarvi?
Sì, quello lo so: volevo salutarvi.
Dunque, la mia assenza da questo blog si può spiegare con un master (alla mia età!), varie certificazioni (ancora in atto), un periodo di studio pesante, bla bla bla, la famiglia, il lavoro, i due banditi che crescono e che mi hanno assorbito che neanche l’acqua una spugna disidratata, e bla, bla bla.
Ogni tanto ci vuole, un bel pranzo in famiglia, magari per festeggiare, che so, il nuovo lavoro del marito :)
Lavoro bello e che ci avvicina ancora di più al mondo del vino, ma questa è un’altra storia. Solo che se già prima gli influssi del sommelier si sentivano, ora avremo tutte le ragioni per esserne inondati! E ne siamo felici.
Dunque, per questa Domenica ho deciso che era tempo di rimettere mani ai fornelli e di fare qualche cosa che non fosse il solito pasto veloce/insipido/indecente delle ultime settimane.
Qui c’è lo zampino di alcune amiche un po’ matte. Matte per la pasticceria ( e forse un po’ in generale e per questo mi piacciono :) ).
Insomma, ci piace molto quel genio luminoso di Amaury Guichon. La prima volta che vidi Amaury, anni fa, fu durante la trasmissione francese “qui sera le prochain grand patissier”: edizione mitologica, in cui uscirono fuori altri talenti del calibro di Yann Menguy, per dire.
Era già bravissimo allora ma di strada ne ha fatta tanta e oramai è il pasticcere che sperimenta l’uso degli attrezzi più disparati per riuscire a fare le sue decorazioni (trapano amore mio. E se vedrete i suoi video, capirete il perché).
Sarà che per Natale non sono riuscita a scrivere nulla, sarà che Carnevale quest’anno finisce presto, io oggi dovevo fare frappe e, soprattutto, dovevo condividerle con voi. Ieri sono andata al supermercato e in un attimo di sconforto ho comprato un vassoietto di frappe al banco del pane. Si dà il caso che in generale siano fra i dolci preferiti di mio figlio, il quale, dopo aver assaggiato quelle comprata, ha sentenziato: “non capisco perché tu le abbia comprate, dovevi farle tu.”
Passate bene le feste? Fatemi fare la domanda più scontata del mondo, tanto per rompere il ghiaccio, che qui non scrivo da un bel po’!
Non per volontà ma per una serie di avvenimenti:
Lidia ed Erica mi hanno invitata a partecipare ad un contest che riguarda, nientepopodimeno che, l’ora del tè. Non potevo non accettare.
Per me il tè è sempre stato indissolubilmente legato a Londra e all’Inghilterra. E quando quest’estate finalmente ci sono stata per la prima volta (eh sì, ci ho messo un po’ di tempo ma come tutte le cose sudate e desiderate, non mi toglierò più Londra dalla testa), non mi è parso vero di andare a far visita a Fortnum & Mason e regalarmi il loro afternoon tea nella Jubelee Tea salon. Ne ho parlato qui sul sito di Luciano Pignataro, qualora voleste il resoconto e qualche foto di quel bel pomeriggio.
Era il 2015, numero 14 di So Good, che Christophe Renou pubblicava la ricetta della sua Fraiser Rivisitè.
Lui, un ragazzo dall’aria per bene, tranquilla , quasi timida, aveva creato questo dolce per il Meilleurs Ouvriers de France. La sfida era immaginare un dolce senza anelli e stampi e lui ha pensato ad una spirale. Inutile dire che fu un enorme successo. Questo dolce è praticamente diventato il pallino di molti pasticceri di tutta Europa. Ne ho anche visti degli esemplari riprodotto in Italia ma rendiamo merito a Renou perché è suo. Punto.
Non avevo la minima intenzione di fare un post su questa glassa, pensando che in rete se ne trovassero già molte. Poi però, messa la foto su fb dei vari passi e della torta finale che ho fatto recentemente per mio cognato, molte persone me lo hanno chiesto e allora, perché no? Antonio Bachour è molto conosciuto ma mai abbastanza e forse proprio qui in Italia meno che nelle altre parti del mondo.
on avevo intenzione di pubblicare così a poca distanza nel senso che non pensavo di poter avere materiale. Poi però ho deciso di fare una torta di mele per festeggiare con alcuni colleghi giorni di lavoro difficili (che almeno ci si addolcisca la bocca) e mi sembrava adatta una classica torta di mele.
Che faccio, che non faccio…ma sì, la torta Melamangio di Stefano Laghi che sta impazzando sul gruppo e fra tanti appassionati. Va be, hai appena pubblicato un’altra ricetta di Stefano, sarà il caso di bissare, direte voi? Sì, dico io.
Frequento su fb alcuni gruppi di pasticceria legati a qualche bravo pasticcere. Uno di questi è il gruppo di Stefano Laghi. Che lui fosse bravo davvero e con una marcia in più, si capiva subito dai suoi libri. Io ho Nuovi Classici #2 cakes e ancora mi meraviglio ogni volta che lo apro o provo qualche ricetta (uno di quei libri da veri appassionati, insomma).
Che lui fosse disponibile, gentile e che rispondesse praticamente in modo immediato ad ogni domanda, be’, questa sì che è stata una scoperta.