Era il 2015, numero 14 di So Good, che Christophe Renou pubblicava la ricetta della sua Fraiser Rivisitè.
Lui, un ragazzo dall’aria per bene, tranquilla , quasi timida, aveva creato questo dolce per il Meilleurs Ouvriers de France. La sfida era immaginare un dolce senza anelli e stampi e lui ha pensato ad una spirale. Inutile dire che fu un enorme successo. Questo dolce è praticamente diventato il pallino di molti pasticceri di tutta Europa. Ne ho anche visti degli esemplari riprodotto in Italia ma rendiamo merito a Renou perché è suo. Punto.
L’estate c’è ancora, lo so ma sono tornata a Roma, ho ricominciato a lavorare e il mare di Sapri posso solo ricordarlo.
Ma c’è altro che ricorderò di questa estate, le battute dei miei figli. Che forse battute non volevano essere, o forse sì. Sta di fatto che mi dicono cose, ma cose tali, che mi fanno riflettere.
Si dice sempre: questo bimbo è speciale, i bambini sono esseri speciali, etc etc. Ebbene, i miei mi danno l’idea che loro invece sono normali, e forse sono io che, la normalità, l’ho un po’ persa persa per strada.
I miei bimbi, che convenzionalmente su questo blog chiameremo Albertino e La Pasionaria, hanno passato un’estate all’insegna dei loro tempi, dei loro giochi, dei loro spazi, come è giusto che sia. I miti tempi, i miei giochi e i miei spazi staranno lì, da qualche parte; son fiduciosa che prima o poi verranno fuori.
Frasi, dicevamo, tutte loro, che sarà impossibile non ricordare con affetto.
Le perle de La Pasionaria (lei, sette anni, tutte chiacchiere e distintivo)
Titolo: Il potere di Parigi (sottotitolo: starò esagerando?)
“Mamma, ho preso un sasso lungo e stretto e lo dipingerò come un eclair”
Titolo: Desideri irrealizzabili
“senti, ogni tanto dovresti smetterla di parlare!”
“Davverooo???”
Titolo: La precisione (sottotitolo: sto davvero esagerando)
“Mammaaa, vado a fare una torta di sabbia con quella bimba piccola. Bene piccola, ci mettiamo una mousse al cioccolato, una al caramello e una namelaka..per parte croccante usiamo i sassi”
Titolo: Elementare Watson
Lei usa su di me: bisturi finto, una salvietta, una forbice, un cerotto, una garza giocattolo, un elastico.
“Cosa mi stai facendo?”
“Un sistema operativo, mamma.”
Titolo: Consapevolezza
Giocando, con lei, a fare la visita dal dottore.
“Perché mi hai messo il sasso che hai preso a mare lì?” mentre le indicavo lo sterno.
“Perché a volte il cuore è pesante, mamma”
Titolo: La ferrea logica
“Mamma, a me il giorno che piace di più è la notte”
Titolo: E’ un duro lavoro (sottotitolo: ma qualcuno deve pur farlo)
Al mare.
“Perché fai il bagno e nuoti con quella busta di plastica?”
” è una busta mamma, che vuoi che ci faccia? Raccolgo l’acqua, bisogna pur farlo”
Titolo: senilità
“7 anni e non sentirli”
Titolo: Non è proprio fame
Io:” vuoi qualcosa, dopo cena? Un gelato, una granita?”
Lei: ” no, voglio un cuoppo di alici”
Titolo: pensavo fosse amore
Mentre guardava sconsolata fuori dalla finestra, con aria triste.
“che hai?”
“non riesco a decidere quale dei due gemelli mi piace di più”
Le perle di Albertino (lui, 10 anni, ed è arrivato il momento in cui non gli sta bene niente. E per niente, intendo niente)
Titolo: Questioni di minuti
“A ma’, neanche un’ora mi hai fatto stare in acqua! solo 50 minuti. Che sei!!”
Titolo: Le verità
“Mamma, è bello viaggiare, perché viaggiare ti riempie la testa”
Titolo: La serpe in seno
“Facciamo il gioco degli animali? Io sono un koala!”
“E io, chi sono?”
“Tu una seppiolona, mamma”
Titolo: Quando uno ha capito tutto
“io nella vita, voglio sei figli, perché voglio fare sei volte sesso”
Titolo: il giurassico
“ma quando tu da bambina, nei tempi antichi, guardavi la tv, vedevi tutto grigio?”
Titolo: ingiustizia sociale
“vieni a fare i compiti delle vacanze!”
“sono stanco di essere trattato come un servo della gleba”
Titolo: Il paradiso, può attendere?
“Mi lasci dormire???”
“Sono le dieci del mattino, dobbiamo andare al mare!”
“Ho una vita io, il mare può attendere”
Titolo: non ho l’età
“Sia che mi sto massaggiando con lei?
“E che ti ha scritto?”
“Che sono un campione!”
“E tu che hai risposto?”
“Lo so, grazie.”
Titolo: repetita iuvant. Sed scocciant
“basta con questa storia del lavarsi i denti. L’ho già fatto ieri.”
Titolo: prima lo si impara, meglio è.
“ vai a letto”
“perché?”
“perché sì.”
“perché sì non è una risposta!”
“e allora perché la vita è dura”
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Per il suo compleanno, Albertino mi ha chiesto una torta diversa dal solito. Non voleva più la pasta di zucchero (considerata troppo da piccolo) ma voleva una “torta azzurra con tutte le conchiglie”.
Pensa che ti ripensa, ho deciso di provare a fare una glassa lucida sui toni del mare. Per facilitarmi le cose, non avevo un setaccio, non avevo una frusta, non avevo un minipiemer e soprattutto non avevo tutti gli ingredeinti della casa di città. Ma lo scoraggiarsi non è il mio forte, così sono andata a prendermi una glassa lucida di Di Carlo, dal libro Tradizione in evoluzione, con ingredienti facilmente reperibili; ho ribilanciato il cioccolato fondente, sostituendo con quello bianco, e ho aggiunto qualche goccia di colorante azzurro. E glassa lucida azzurra, fu.
Ingredienti
Procedimento
Me lo immagino George Clooney che bussa alla porta di casa col cestino di fragole in mano a reclamare una festicciola (con Martini annesso e, per non farci mancare nulla, anche un Nespresso) . Posso forse essere io quella che si fa trovare impreparata alle sue richieste? A dire il vero sarebbe quasi impossibile, considerando che sono una “strawberry addicted” .. meglio identificata come quella che, pur avendo avuto un’allergia alle fragole in tenera età, non ha mai potuto farne a meno. Un cestino di fragole da me si trova sempre, da Marzo a Maggio, almeno.
Non posso neanche dire che sia una passione scoppiata all’improvviso. A forza di vederli ovunque e comunque nei blog, dolci e salati, colorati e non, la curiosità mi era venuta. Certe volte li vedevo fatti bene, certe altre, onestamente, no.
Ed eccoci alla prima giornata della settimana dedicata, da noi Compagni di blogger, al re dei dolci napoletani, ovvero il babà. La settimana sarà ricca di sorprese e proposte sorprendenti e divertenti ma non mancheranno ricette tradizionali, racconti delle origini del dolce e delle tradizioni. Io sono molto felice ed orgogliosa di poter ospitare, come vi avevo detto nel precedente post (link al post), una nuova compagna di avventure: Rossana Iodice. Sono certa che la sua esperienza, preparazione e generosità nelle spiegazioni saranno di aiuto a tutti noi, così come lo sono sempre sul forum di gennarino. In bocca al lupo Rossana…e che il divertimento inizi!!!”
Salve, sono Rossana e prima di tutto vorrei ringraziare tutte le amiche di Compagni di Blogger che mi hanno permesso di partecipare a questo progetto, pur non avendo un mio blog, ma soprattutto la mia amica Caris, che mi ha gentilmente ceduto lo spazio qui, nel suo blog. A cominciare da oggi, Compagni di blogger presentera’ un’assortimento di ricette per onorare sua Maesta’ il baba’ ed io mi permetto di aggiungere una breve nota biografica sul re indiscusso della pasticceria partenopea.
Le origini del babà – sebbene circondate da leggende e racconti più o meno attendibili – sono indubbiamente legate ad un sovrano vero e proprio, Stanislao Leszczyński, re di Polonia per ben due volte (dal 1704 al 1709 e successivamente dal 1733 al 1736) e ad un pasticciere alsaziano di nome Nicholas Stohrer.
Di re Stanislao si dice che oltre ad essere un buongustaio, fosse anche un cuoco dilettante. Ed è forse questo che ha dato vita all’ipotesi che fosse stato lo stesso sovrano ad inventare il dolce che oggi conosciamo come “babà”. Tra i sostenitori di questa teoria, il famoso giornalista culinario Grimod de la Reyniere. A dissentire, invece, sono proprio i proprietari della pasticceria Stohrer di Parigi, la più antica della capitale francese, fondata dallo stesso Nicolas Stohrer nel 1730.
Secondo il loro racconto, fu Nicholas, allora apprendista, a bagnare con vino Malaga una specie di brioche secca polacca, che il re aveva portato indietro da un viaggio in Polonia. Successivamente, Stohrer l’avrebbe anche profumata con lo zafferano e arricchita d’uva di Corinto. Pare che il re, in quel periodo, fosse intento alla lettura delle “Mille e una Notte”, che erano da poco state tradotte in francese da Antoine Galland e che abbia quindi deciso di battezzare questa nuova creazione culinaria dagli aromi reminiscenti l’Oriente, con il nome di Ali Babà, in onore del famoso personaggio di quella raccolta letteraria.
Leggende e racconti a parte, “baba” (o babka) non è altro che il nome polacco di un dolce lievitato comune a molti paesi europei: gugelhopf or kugelhopf in Austria, Svizzera e Germania meridionale; bundtkuchen nel resto della Germania e koughlof in Alsazia. Un dolce d’origini antiche, la cui presentazione è resa maestosa dagli stampi alti con le pareti spesso decorate in cui si suole cuocerlo. Preparare dolci lievitati per celebrare gli eventi importanti della vita – e soprattutto per celebrare la Pasqua – appartiene alla tradizione europea. Considerando la diffusione di questo dolce, si può facilmente presumere che il vero merito di re Stanislao sia stato quello di rendere famosa in Francia, con il nome polacco, la versione elaborata nelle cucine della sua residenza.
Al pasticciere del re, invece, va riconosciuto il merito di aver introdotto il “Babà” dapprima alla corte di Francia – quando nel 1725 si trasferì a Versailles al seguito di Maria Leszczyńska, diventata moglie di Luigi XV – e successivamente ai benestanti frequentatori della pasticceria che aprì nel 1830 in Rue Montorgueil, a Parigi. Il babà rimane tutt’ora il vanto di questa pasticceria.
Il gusto principale del babà di quei tempi era caratterizzato dalla presenza nell’impasto dello zafferano e dell’uva di Corinto, nonché dalla bagna di vino liquoroso (Malaga o Madeira, come risulta da alcune pubblicazioni). Non si sa con assoluta certezza quando il rum abbia preso il posto dei vini liquorosi.
A Napoli il babà arriverà parecchi anni più tardi, grazie a Maria Carolina d’Austria, moglie di Ferdinando IV di Borbone, la quale chiamò al suo servizio cuochi francesi facendo sì che la cucina francese divenisse simbolo di eleganza e sinonimo di ricchezza, e quindi promuovendo l’ingresso della figura dei Monzù ( interpretazione dialettale di Monsieur) – ovvero i cuochi francesi d’origine o quelli che avevano imparato da questi ultimi – presso tutte le case nobiliari del regno.
Questo dolce, una volta prerogativa esclusiva di reali e nobili, oggi è patrimonio della pasticceria tradizionale napoletana.
Passando al dunque, eccovi la mia ricetta: minuscoli baba’ al rum incastonati come perle in una morbida e ricca ganache di cioccolato. Per l’abbinamento col vino, Luciano Pignataro dice: “A questo dolce così robusto, in fondo dominato dal cioccolato, proviamo il Moscato di Trani 2008 di Franco Di Filippo, un vino dolce di grande spessore, fresco, complesso, per dare una spinta nel palato a questo dolce.”
Mi raccomando, dopo aver letto la mia ricetta non perdetevi il Baba’ tradizionale ed i preziosi consigli di Teresa
Ingredienti
Procedimento
*Per la ricetta del baba’, ho scelto di utilizzare quella pubblicata da Rimmel sul forum di gennarino
Albertino, appassionatissimo di animali, documentari e quant’altro faccia parte del regno animale, da piccolo soleva dire “sono stato al Mio parco”ovvero, sono stato al Bio parco, il grosso parco zoologico al centro di Roma. Io, lo ammetto, non ho mai amato gli zoo, neanche da piccola. Vedere gli animali in gabbia, o comunque in uno spazio chiuso, mi mette molta tristezza. Secondo me devono restare liberi ( e lo dice una che ha paura perenne degli animali). Vero è che un bimbo in città vede raramente degli animali veri e chi il bio parco a volte è l’unica possibilità.
“Fai la torta “paradiso”?, domandò cauto Albertino.
-No- rispose Margherita.
-Magari fa la torta “Purgatorio”,- borbottò la Pasionaria alzandosi da tavolo e avviandosi verso la porta.
-Cerca di stare zitta tu!- esclamò minacciosa Margherita.
-Sempre così!-protestò la Pasionaria-Quando viene il mio compleanno tutti se ne approfittano. Però a lui la torta l’avete comprata per il suo compleanno!
-A te invece la farò io! E vergognati di ricambiare con tanta villania il mio gentile pensiero!
-Me non mangio il gentile pensiero, me mangio la torta! replicò la Pasionaria uscendo. Albertino la seguì senza parlare ma lo sguardo che mi lanciò era pieno di angoscia.”
Ho già raccontato di quanto ami questo libro, tanto che il soprannome con cui chiamo i miei bambini discende dirattamente dall’Albertino e La pasionaria “guareschiani”. Il Corrierino delle Famiglie resta, a mio parere, uno dei più delicati, esilaranti e veritieri ritratti della tipica famiglia italiana del dopoguerra..anche se, infondo, certe cose rimangono uguali a se stesse e quindi si possono ritrovare tranquillamente anche nella famiglia italiana moderna. Questo specifico racconto, però, è veramente irresistibile. Lo leggo e ogni volta comincio a ridere e, se sono fuori (magari in metro…) cerco di trattenermi, inutilmente in verità. La storia è quella di una mamma che vuole fare una torta per il compleanno della figlioletta. Tutto assolutamente nella norma, se non fosse che la figlioletta è La Pasionaria e che , soprattutto, la mamma è Margherita! Giovannino, marito di margherita e padre di Albertino e la Pasionaria, spiega che quando Margherita fa una torta, parte da una rigida logica tutta sua personale e arriva alla conclusione più logicamente illogica dell’universo.Questo perchè accetta la formula iniziale, partendo per esempio con uova e zucchero. Poi però, ritenendo di dover diluire l’impasto, aggiunge Marsala. Ottenuto un impasto troppo fluido, lo condensa aggiungendo i savoiardi. Per amalgamare la poltiglia, usa lo spremiverdura e via dicendo. Quello a cui giunge Margherita prima di infornare la torta per il compleanno, è un impasto delicatamente giallo. Ritenendo inoltre di aver fatto il grosso del lavoro, delega al marito il compito di controllare la cottura e di completare la torta cotta con crema, fantasia …e nove candeline. La descrizione di quello che accade nel forno durante la cottura è uno dei pezzi più divertenti di tutta la letteratura italiana! Quello poi che combinano Giovannino , Albertino e La Pasionaria per cercare di salvare la torta (e l’amor propio di Margherita) è degno di una commedia da Oscar!
” Si trattava di ammorbidire la torta e io, staccatone un pezzetto, provai ad intingerlo nel latte. Non assorbiva per niente. Allora col batticarne tritammo tutta la torta a pezzettini e macinammo i pezzettini nel tritacarne. Raccolsi la polvere così ottenuta e la stemperai col vino Moscato. Ne saltò fuori una pappetta languida che non prometteva nulla di buono. Aggiunsi farina, uova e zucchero e impastai, ottenendo un blocco di roba molto rugosa….tagliato il blocco a pezzetti, li passai uno per uno fra i rulli della macchina per fare la pasta. Laminato il lingotto e ridottolo in fogli, impastai insieme tutti i fogli e ne ottenni un blocco compatto…facemmo asciugare un momentino il lingotto dentro il forno poi lo grattuggiammo….”
Alla fine del pranzo la torta arrivò finalmente in tavola e la Pasionaria si immolò e mandò giù un grosso boccone. Era straordinaria e tutti fecero i complimenti a Margherita.
Quando poco tempo ho visto la torta Paradiso da Lei, ho pensato che mi sarebbe piaciuto poter fare una torta per La Pasionaria, con una bella ganache ai frutti di bosco e cioccolato bianco e una copertura di panna e lamponi. Ho messo un vezzoso bordo di tulle rosa..perchè La Pasionaria ci teneva a “ben figurare con le amiche”. Questa torta è per te piccola Carlotta, e spero che ti piaccia come è piaciuta alla mia Pasionaria personale.
RICETTA: TORTA PARADISO CON GANACHE AI FRUTTI DI BOSCO E CIOCCOLATO BIANCO
Ingredienti
Procedimento
Lasciare il burro fuori dal frigo per almeno tre ore (dev’essere molto morbido ma non sciolto) e montarlo con un cucchiaio di legno fino a farlo diventare una crema spumosa. Incorporarvi lo zucchero a velo in due volte, delicatamente. In un altro recipiente stracciare le uova e i tuorli con l’aiuto di una forchetta, come per fare una frittata. A questo punto bisogna aggiungere le uova al burro montato, un cucchiaio alla volta, mescolando e montando ad ogni aggiunta fino a completo assorbimento dell’uovo e conseguente rigonfiamento della massa. Questo passaggio richiede tempo e pazienza ma è fondamentale per la riuscita del dolce, non bisogna assolutamente aver fretta di aggiungere altro uovo prima che la cucchiaiata precedente non sia stata ben amalgamata, lo scopo è quello di incorporare aria all’interno della massa, molto lentamente, in modo da renderla soffice ma densa, non troppo montata. Aggiungere infine le farine setacciate e la scorza di limone ed incorporarle molto delicatamente con l’aiuto di una spatola, con movimenti dal basso verso l’alto. Versare l’impasto in una teglia da 20 cm di diametro, imburrata ed infarinata, e cuocere in forno statico preriscaldato a 180°C per un’oretta circa o fino a quando la torta non risulterà asciutta all’interno. Lasciar raffreddare e cospargere con abbondante zucchero a velo. Questa torta si conserva tranquillamente per più giorni, anzi, è addirittura più buona a partire dal giorno successivo.
Per la ganache
Ingredienti
Procedimento
Fate cuocere i frutti di bosco in una casseruola con lo zucchero fino a ridurre in purea. Aggiungete la panna e fate boillire per 2 minuti. Versate la salsa sopra il cioccolato bianco spezzettato e lavorate la ganache finchè non sarà liscia e omogenea. conservare in frigo per almeno due ore (io l’ho fatta la sera prima).
Decorazione:
Tagliare la torta Paradiso a metà e farcirla con la ganache. Ricoprire la torta con la panna montata e con il sac a poche fare delle rose. mettere i lamponi al centro della rosa e servire.
Questa torta va alla raccolta di federica, Cook the book,
Ieri sera ho passato (e, insieme a me, il resto della famiglia) 3 ore di vero panico! A dire il vero, l’intero pomeriggio era stato abbastanza mivimentato, per il diffondersi dell’influenza fra i vari membri della famiglia. Solo la Pasionaria-cocò, la prima in ordine di tempo ad averla presa ma anche la prima ad esserne uscita, era allegra e vivace come suo solito. Albertino-mimì invece, presentava un faccino pallido, stanchezza e inappetenza. Anzi, mi aveva già detto più volte che voleva vomitare (scusate il particolare) e quindi, come d’abitudine, aveva vicino la bacinella di plastica blu che in queste circostanze risulta provvidenziale (la bacinella di sostegno)! Ormai, me la chiede lui quando riconosce i sintomi.
Poco prima di cena, ero al pc e tenevo Cocò in braccio. Un’ora prima avevo preso la storica decisione di aggiornare i plug in di Word Press (questo sconosciuto) proprio per avere più mezzi per migliorare il blog. Per me Word Press, il programma con cui si “crea” un sito, è praticamente un mondo inesplorato e con piacere avevo scoperto chei nuovi plug mi potevano far comodo. Avrei dovuto sapere che era troppo bello per durare. Così, di testa mia, guardo la finestra in cui compariva la scritta “aggiornamenti” che mi guardava da tanto tempo e decido di procedere all’aggiornamento di word press, consigliatami automaticamente già da percchi giorni: “in fondo, che può succedere?”
Installa. E via. Aspetto i minuti di rito e intanto cerco di bloccare le mani di quel polipo che diventa mia figlia, ogni volta che si ritrova nelle vicinanze del pc! Aggiornamento terminato. Giusto il tempo di abbozzare un sorriso di soddisfazione che compare immediatamente, al posto del mio sito, una schermata bianca con una lunga scritta che comincia con Iternal Error Server..
Non può essere. Il pc si è sbagliato. Aggiorno ma niente, ridigito www.cookingplanner.it ma la schermata è sempre la stessa. Panico. “corri, guarda che succede!!” chiamo con la voce carica di tensione mio marito, in quel momento alle prese con una riparazione casalinga. “aspetta, che devo finire qui”. Ma scherziamo? Faccio scendere di corsa la Pasionaria, che immediatamente comincia a piangere e a fare capricci. Io nel frattempo, cerco di collegarmi al blog dalle pagine di siti esterni ma nulla. A questo punto chiamo con urgenza mio marito, con la voce lacrimosa, e la Pasionaria capisce che c’è qaulcosa che non va, dato che prende una sedia, si mette in piede vicino allo schermo e comincia a chiedermi di continuo “mamma, che è successo?” Arriva finalmente il responsabile informatico della famiglia e da lui aspetto il responso. “Che hai fatto?”. Lo sguardo è già accusatorio. “Niente”. “Come niente? Qualcosa hai fatto” “Ho solo aggiornato word press”.
Dalla faccia e dalla pausa che fa, capisco che non solo non se l’aspettava ma che non è di certo una bella cosa. “Hai cancellato tutto” “nooooo” mi alzo di scatto perchè quasi mi viene da piangere. “ma chi te lo ha detto vorrei sapere” “Nessuno, è stata una mia idea” ” Tordellona” (testuali parole). Io non rispondo perchè so che ha ragione da vendere! A quel punto, lui si siede davanti allo schermo, la Pasionaria ritiene più interessante sedersi sul divano, vicino al fratello, e canticchiare ripetutamente la stessa canzone, Albertino si lamenta per il mal di pancia e io cammino nervosamente vicino al pc, neanche fossi nella sala d’attesa di un ospedale. “Che fai?” “Cerco il back up” e fortunatamente mio marito lo trova solo che bisognava vedere bene che roba fosse: c’era forse la minima speranza che da qualche parte questo blog fosse ancora in vita? Il momento era cruciale ma, come sempre, i nostri figli hanno delle tempistiche perfette. Mentre eravamo concentrati sul client ftp (che ha aperto mio marito, io neanche sapevo dove guardare) sento alla lontana Albertino lamentarsi che la Pasionaria gli stava dando fastidio con quella canzone. “ecco il back up giornaliero” e poi, all’improvviso “sdonggggg”.
Non avevamo neanche bisogno di chiederci cosa fosse. Mimì aveva preso la sua bacinella blu con tutte e due le mani e l’aveva battuta sulla testa della sorella al grido di “e basta che c’è Ben Ten”. Lei comincia a piangere portandosi una mano sulla fronte e noi due e ci giriamo di scatto. Altrettanto di scatto mi avvio verso il divano, allontano l’arma del delitto e prendo la Pasionaria in braccio. ” Ma si fanno queste cose??? Le hai fatto male”. Non sapevo che fare! Avevo contemporaneamente Albertino che minacciava di vomitare, la Pasionaria che gridava a più non posso, mio marito che cercava un file sconosciuto e il mio blog ormai non più esistente.
Sono andata in ordine di urgenza.” Ti fa male la testa? Come stai?” Con una voce lacrimovole e disperata la piccola risponde “Voio il prosciutto cotto”. Sospiro di sollievo. In fondo era in lei, non poteva essersi fatta tanto male. Albertino riguardava la tv con una certa aria di soddisfazione (non sembrava che il senso di colpa lo stesse affliggendo) e mio marito si alza annunciandomi che ha lanciato il back up. Le due ore successive sono state difficili: il primo back up era quello sbagliato, ne abbiamo lanciato un altro ma il blog non compariva ugualmente. Alla fine abbiamo cercato il tipo di errore e trovato che era accaduta la stessa cosa ad altre persone (tordellone pure loro?). A quel punto abbiamo seguito delle indicazioni e finalmente cooking planner è riapparso. Vi confesso che ho sorriso con aria beata e che all’istante ho inserito delle nuove frasi nelle lista delle cose da non fare:
1) non mettere la bacinella blu nelle mani di Albertino quando vicino c’è la Pasionaria
2) non farsi mancare mai il prosciutto cotto
3) non aggiornare mai, per nessun motivo, word press
Per festeggiare, ho deciso di terminare quelli che ho ribattezzato i Cioccolatini della Vittoria sull’Avverso Destino (o su Word Press), seguendo le indicazioni di Paul.a.young. Il giorno prima avevo provato una ganche al cioccolato e aceto balsamico che mi intrigava tanto e avevo ancora la ganache cioccolato bianco e basilico dei fondant, così ho dato il via alla formazione dei SUOI famosi truffle.
RICETTA: I TRUFFLE DELLA VITTORIA
Ingredienti:
Per la ganache all’aceto balsamico:
Procedimento
Fate cuocere l’aceto balsamico afuoco medio fino a che sarà ridotto della metà. In un altro tegame portare lentamente a ebollizione 400 ml di acqua con lo zucchero e un pizzico di sale marino. Versate il liquido sul cioccolato raccolto in una ciotola e mescolate bene. Infine aggiungere l’aceto. Lasciate raffreddare prima dell’uso. Paul annovera questa ganache fra i condimenti al cioccolato per carne, insalate, pesce e gelato e,credetemi, sono certa che si possa sposare benissimo sia col dolce che con il salato (in più, è semplice da fare).
Per la ganche al cioccolato bianco e basilico, guardate qui
Quando le ganache saranno pronte, noterete che hanno consistenze diverse: quella al balsamico è più liquida mentre quella al basilico, dopo il riposo in frigo, si presenta come una crema lavorabile. Potete creare subito dei truffle veloci passando le palline di ganache al cioccolato bianco nel cacao amaro e potete utilizzare la ganache al balsamico come condimento. Io ho terminato temperando il cioccolato e creando dei cioccolatini ma a questa tecnica vorrei dedicare un post apposito, dato che Paul.a.young è davvero bravo nel spiegare come riuscire a farlo in casa..quindi, alla prossima puntata!