Albertino, appassionatissimo di animali, documentari e quant’altro faccia parte del regno animale, da piccolo soleva dire “sono stato al Mio parco”ovvero, sono stato al Bio parco, il grosso parco zoologico al centro di Roma. Io, lo ammetto, non ho mai amato gli zoo, neanche da piccola. Vedere gli animali in gabbia, o comunque in uno spazio chiuso, mi mette molta tristezza. Secondo me devono restare liberi ( e lo dice una che ha paura perenne degli animali). Vero è che un bimbo in città vede raramente degli animali veri e chi il bio parco a volte è l’unica possibilità.
In primavera a Vignola nascono la Mora, o Moretta, ma anche i Duroni, l’Anella e il Ciliegione. In primavera a Vignola il momento della “festa dei Ciliegi in fiore” mentre a giugno la città si anima con “Vignola è tempo di Ciliegie”. In primavera a Vignola si può partecipare all’itinerario gastronomico di 250 chilometri fra Modena e Bologna, tra borghi storici e agriturismi. Questa primavera, a Vignola, sono tutti preoccupati e spaventati, come nel resto dell’Emilia Romagna. Come nel resto d’Italia. Un terremoto è sempre devastante e inaspettato. Ma viverlo ti fa capire quanta poco siamo.
Dopo un post canterino di una certa rilevanza, volete che non vi aggiorni sulle ultime novità in fatto di musica, dettate direttamente dall’esperta di casa, sempre più brava nello scovare pezzi d’autore? In realtà sto cominciando seriamente a preoccuparmi, stavolta l’ho scampata bella ma non credo che potrò resistere a lungo. Scena solita (ormai ce l’avete stampata nella memoria): io che mi accingo a scrivere qualcosa al pc (tanto per cambiare, una ricetta) e la Pasionaria che, neanche faccio in tempo a sedermi che subito mi fa la sua prima richiesta musicale (per lei, pc = jukebox):” Mamma, mi metti PEIPON?”
Giuro che dopo queste la smetto. A me poi in genere le mandorle non fanno neanche impazzire nei dolci … le mangio ma non ci faccio follie. E invece questo mese giù a cucinare frangipane (qui e qui). Giro per i blog e trovo frangipane ovunque. Secondo me, un qualsiasi avventore della rete non vorrà più sentir nominare una frangipane per i prossimi anni. Ma ha ragione! E poi tutti a raccontare di questo fantomatico gruppo su FB in cui sarebbero presenti delle pazze scatenate che istigano alla preparazione delle frangipane per l’MT challenge di questo mese. Non sarà esagerato? Inoltre, da chi sarà composto questo gruppo? Da donne che non hanno un tubo da fare tutto il santo giorno e che si intrattengono con la cucina, neanche le peggiori puntate di Desperate Housewives???
E già da un po’ che pensavo che a volte i biscotti, quelli “semplici” di pasta frolla, vengono trascurati mentre le torte vengono praticamente già pensate anche in funzione dell’effetto estetico. E’ che i biscotti hanno quell’aspetto un po’ tristarello della serie “sono un biscotto non sono una torta”, a meno che non siano trasformati in possenti opere d’arte con l’aiuto della ghiaccia reale o della pasta da zucchero. Per carità, ogni tanto li faccio anche io perché mi diverte decorare, però poi va a finire che non me li mangio, perché non mi piace ne il sapore della pasta di zucchero ne quello della royal icing.
Da due anni la nostra vita non è più la stessa. E’ arrivata lei e non si vive più! E non c’è verso: sono costretta a sentirla regolarmente.“Waka waka (It’s time for Africa)”, ovviamente. Io non so chi è il genio del male che si è inventato la canzone di Shakira dei mondiali in Sudafrica..fatto sta che da quando Albertino e la Pasionaria vi ci sono imbattutti è stato amore a primo ascolto e non solo: da quel momento il ballo di gruppo è entrato di prepotenza nella nostre vite. Le mani giunte prima a destra e poi a sinistra e via: in macchina, a scuola, durante i cartoni, alle feste.. questo benedetto waka waka è onnipresente.
No, non è il titolo di un documentario che ha per protagoniste le uova fresche, della serie dal “guscio al pulcino: una magica avventura”. No. Non è neanche un omaggio al simbolo principe della Pasqua appena passata. Il fatto è che a lavoro capiti di parlare, oltre che di questioni lavorative appunto, anche delle nostre passioni e e dei nostri hobby … e neanche a farlo apposta tempo fa ho scoperto che un collega ha la passione del giardinaggio e coltiva alberi da frutto (si favoleggia delle sue albicocche! Le aspetto con ansia).
Questo amore
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Roma è una città incredibile. Sarà che sono di parte, ma ciò che mi colpisce è la presenza di segni artistici di mille epoche e stili diversi. Epoca romana?Città con più segni dell’impero romano nonpotrei trovare. Medioevo? C’è ma si può definire Roma solo una città Medievale? No, perchè mica è solo questo. Il Rinascimento, il Barocco, l”800…potrei continuare…c’è tutto. Secondo me uno dei motivi per cui la chiamano la Città Eterna è che non si finisce mai di scoprirla. Si può andare in giro eternamente appunto e trovare sempre qualcosa di nuovo e purtroppo è vero che proprio i suoi abitanti conoscono poco della loro città. Quando ho letto del contest di Simona, Cib’Arte, il pensiero è stato “se non trovo qualcosa io….”.
Di cose in rete se ne trovano tante, poi nel settore culinario-gastronomico ancor di più! Cose indubbiamente particolari, innovative eccentriche, etc etc… questa però, confesso l’ignoranza, non l’avevo mai sentita: il burro di cocco! Voi direte..ehhhhh figurati lo sanno tutti! Io no e quindi quando l’ho visto da lei, sono rimasta un pò interdetta….e con la voglia irresistibile di provarlo! Neanche a farlo apposta, mia madre mi ha regalato un pò di farina di cocco da smaltire, vi pare che potevo deludere le aspettative di smaltimento??? :) E che burro sia! Effettivamente ne viene poco nonostante abbia usato una certa quantità di cocco…ma mi sono divertita troppo! E così mi sono ritrovata ben 40 gr, dico 40, di burro di cocco da utilizzare!
Non contenta, avevo della panna fresca che mi chiedeva insistemente di che morte dovesse morire! Pensando ad una mousse, l’ho messa nella mia planetaria a farla montare ben bene..se non fosse che faceva un gran caldo. E allora? e allora, siccome è praticamente matematico che mentre cucini ricevi la telefonata che aspetti da due giorni e che non ti fanno, il telefono ha squillato proprio mentre montavo la panna. Ho incautamente risposto e girato l’angolo…e alla fine della telefonata mi sono ritrovata non la panna montata..ma un bel pò di burro fatto in casa (come spiegava Paoletta). Beh, adatto per la mousse non era… e dato che l’occasione fa l’uomo ladro e la donna pasticcera :)…ho pensato bene di fare una torta con il burro homemade: quello di cocco più quello vaccino! Dovevamo andare a trovare dei nostri cugini che volevano farci vedere la loro nuova casa…e quindi andarci senza una tortina , anche se preparata in fretta e furia, mi sembrava bruttissimo!!!! Loro sono quelli che già si sono goduti un’intera cena con la mia tendina-da-campeggio light box montata sul tavolo della sala da pranzo, per fotografare i vari piatti! Che avranno pensato quando ho preso la torta e ho chiesto al padrone di casa le travi, le foglie di ulivo e i tronchi che stava utilizzando per sistemare il giardino..a puro fine fotografico???? Secondo me non ci invitano più! Ma il legno mi piace troppo..lo confesso! E così approfitto e faccio loro tanti auguri per la nuova bellissima casa (con un giardino pieno di angoli da fotografare..stay tuned!!!)
RICETTA: CROSTATA CON BURRO DI COCCO, PESCHE SATURNINE, LATTE DI COCCO E MARMELLATA DI FRUTTI DI BOSCO
Ingredienti
Per la frolla
40 gr di burro di cocco fatto in casa
160 gr di burro di latte vaccino fatto in casa
200 gr di farina 00
50 gr di farina di cocco
1 uovo
100 gr di zucchero
scorza di limone grattugiata
Per il ripieno
4 pesche saturnine (dette anche tabacchiere) grandi
80 gr di latte di cocco
120 gr di marmellata di frutti di bosco
3 uova
100 gr di farina 00
50 gr di farina di cocco
Procedimento
Prepariamo la frolla nel solito modo e, dopo il riposo in frigo, rivestiamo uno stampo da crostata da 24cm. Diamo una quindicina di minuti di cottura in bianco.
Mescoliamo tutti gli ingredienti, tagliamo a pezzi e le pesche. Sistemiamo i pezzi di pesche sulla base e versiamo nel guscio di frolla ed inforniamo a 180° per ca. 30’ (prova stecchino). Viene una cremina slegata molto morbida e delicata! Lasciamo raffreddare, poi sformiamo e decoriamo a piacere con zucchero a velo (nel mio caso non l’ho messo)