” Mamma, ma se il cane è il migliore amico dell’uomo, questo vuol dire che La Pasionaria non può avere un cane..magari solo un gatto?“
Questa la domanda con cui Albertino ha rotto il “silenzio musicale” della radio mentre stavamo tornando a casa. Mi sono dovuta trattenere dal ridere e poi ho capito che era il momento di introdurre i concetti di Universale e Particolare, anche se pare semplice spiegarlo ad un bambino. Comunque me la sono cavata e sembrava soddisfatto. Lei, dal canto suo, aveva posizionato un ovetto di cioccolato completamente sciolto in un bicchiere di plastica e stava cercando di tirarlo su con la bocca, un pò come si fa con le cannucce, emettendo rumori non meglio identificati! Avrei dovuto capire che non poteva andare così di lusso! Ecco la successiva domanda di Albertino:
“Mamma, cos’è l’effimero?”
Vi confesso che, in barba alle più normali norme di sicurezza, mi sono voltata verso di lui a guardarlo come fosse un mezzo alieno. Stava guardando fuori dal finestrino e, in quel momento, giurerei di aver visto seduto sul suo seggiolino Pirandello o Sarte. Ero sinceramente basita. Come fa un bambino di 5 anni e mezzo a chiedere una cosa di questo genere? Non fa, infatti: è evidente che Albertino è un adulto travestito da bambino che ci prova un certo gusto sadico a fare domande per il puro gusto di metterti in difficoltà! Ho cominciato a tirare fuori concetti come fugace, caduco, inconsistente ma lui mi guardava malissimo…la spiegazione era peggio della domanda! Poi gli ho chiesto di contestualizzare la parola: dove l’aveva sentita? In un cartone animato, questa la risposta. Ecco perchè le nuove generazioni hanno tanti problemi: non fanno più i cartoni animati di una volta! Io mi divertivo a cantare pollon-sulla-cima-dell’olimpo-c’è-una-magica-città…e lui si guarda i cartoni dove pronunicano parole come effimero! Non c’è più religione! Fortunamente, mentre continuavo ad arrampicarmi sulgi specchi (devo dire alti e scivolisissimi), La pasionaria ha detto che doveva parlare lei: “A casa c’è la pizza?” mi chiede, tutta sporca di cioccolata dalla testa ai piedi! Meno male, questa la sapevo! Era una consolazione quella bimba! “Sì, ce l’ho a casa” ho potuto rispondere con una soddisfazione che neanche ad un esame dell’università.
A proposito di cose effimere, che durano un giorno, oggi volevo presentervi un altro possibile regalino di Pasqua, un docletto..originale per di più e che è davvero effimero sia per consistenza che per tempo (quasi nullo) in cui rimane nella scatolina! Anni fa, un’amica di mia suocera ci portava, dall’Iraq, dei dolcetti fatti con la farina di ceci. Era l’unica cosa che sapevo, oltre al fatto che fossero di una bontà assoluta. Avevano la forma di un quadrifoglio, erano “scioglievoli” al palato, con un aroma particolare che non ho più ritrovato! Li adoravo..e praticamente ne consumavo scatolette intere. Non li ho più visti, finchè non ho avuto la fortuna di conoscere, tramite gennarino, Rossana. Rossana viene chiamata da tutti come “non umana”. All’inizio pensavo che fosse solo per scherzare e per mettere in evidenza le sue doti culinarie. Mi sbagliavo. Lei è vermante di un altro pianeta! Sa tutto, è impressionante. Chiedetele di una ricetta qualsiasi, di un ingrediente, di una lavorazione..lei lo sa, lo ha già fatto e anche con successo. E’ bravissima e pure simpatica e gentile: non umana, appunto! Ed è anche una cara amica. L’altro giorno cosa posta nella sezione tradizioni in cucina? I Naan Nokhodchi! Quando li ho visti mi è preso un colpo! Erano loro, i mitici dolcetti più sabbiosi e pastosi del mondo! E la spiegazione della ricetta mi invogliava..insomma, si potevano ripetere a casa! Non mi è parso vero e questo è il risultato! Vi avverto subito che ho sbagliato l’altezza: devono essere un pò più alti dei miei, 1 cm e mezzo circa! Io ero convinta di avere l’altezza giusta invece solo alla fine mi sono accorta che era solo 1 cm! Comunque il sapore e la consistenza sono quelli! E ho capito che l’aroma particolare è dato dal cardamomo! Bisogna solo essere molto cauti con la cottura: qualche minuto in più e avrete dei biscottini buonissimi, per carità, ma troppo croccanti e che hanno perso la loro caratteristica consistenza. Col mio forno, 20 minuti massimo (25 sono troppi) e posso confermarvelo perchè una parte del forno cuoce più dell’altra dell’altra (purtroppo ) e quindi ho potuto verificare la diversità fra una metà dei dolcetti e l’altra! Io poi, rispetto a Rossana, dopo essermi consigliata, li ho fatti con la planetaria, a bassissima velocità e con la foglia, per 15 minuti: impasto perfetto!
RICETTA: NAAH NOKHODCHI (BISCOTTI PERSIANI CON FARINA DI CECI)
Ingredienti
Procedimento
Per chiarificare il burro
Porre il burro in una casseruola, sciogliere a fuoco medio e portare ad ebollizione.Rimuovere la schiuma che si sara’ formata in superfice e lasciar sobbollire per una decina di minuti. Il burro sara’ pronto quando i solidi del latte depositati sul fondo della casseruola, comincieranno ad imbrunirsi.Togliere dal fuoco, e lasciar raffreddare. Decantare e filtrare il liquido cosi’ ottenuto.
Impasto
1. Unire farina di ceci, lo zucchero a velo ed il cardamomo in una ciotola e mescolare bene. Aggiungere il burro chiarificato ed intiepidito e mescolare dapprima con un cucchiaio, poi con le mani per incorporare bene il burro.
2. Versare il composto su un piano di lavoro cosparso di farina di ceci e lavorarlo a mano per 10 -15 minuti. All’inizio l’impasto tendera’ a sbriciolarsi, non aggiungere altri liquidi. Continuare a lavorare finche non si sara’ ottenuta una pasta liscia e duttile. (io li ho fatti con 15 minuti di planetaria al mino e con la foglia)
3. Avvolgerla nella pellicola per alimenti e lasciarla riposare per almeno otto ore al fresco.
4. Portare il forno a 180° C e foderare due placche di metallo con carta da forno
5. Stendere la pasta ad uno spessore di 1.5 cm, su un piano di lavoro infarinato con farina di ceci.
6. Tagliare i biscotti e porli sulle placche da forno, decorare con i pistacchi ed infornare per 20-25 minuti. I biscotti saranno appena dorati sul fondo, ma il colore non deve cambiare di molto. Aspettare che si raffreddino completamente prima di rimuoverli dalla placca, sono molto fragili.
Capita spesso di avere un cibo, un piatto, un dolce che si è mangiato una volta e che per anni resta lì, nei tuoi ricordi. E tu continui a chiederti “come si chiamava quel coso buonissimo? dove posso recuperare la ricetta?”. In tempi di internet e di foodblogger, capita altrettanto spesso di vedere una foto e dire “ahhh..eccolo qui, è lui. Ora lo rifaccio”. E’ capitato quindi, che una certa food blogger abbia visto da Lui una certa foto e abbia scoperto i Lamington. Sì, erano proprio loro…li aveva mangiati tanti anni prima ma ne aveva perso le tracce e ora, con piacere, riusciva ad averne notizia e, con una certa aria di superiorità tipica del food blogger europeo nei confronti di quello americano, aveva studiato la ricetta e per giunta, l’aveva giudicata semplice! In fondo, era nata nella terra che aveva dato i natali al babà, alle sfogliatelle e al panettone, che difficoltà ci poteva essere nel ripetere una sponge cake (gli americani non hanno neanche il vero corrispondente del pan di spagna), con una copertura al cacao amaro e cocco? Insomma, la ingenua blogger si era stampata la ricetta,e ora la guardava bonariamente, decidendo di farla la sera stessa. Per la precisione, la divise in due giorni: la prima sera la sponge cake e la sera successiva la copertura. Sulla sponge cake, effettivamente non trovò grandi difficoltà (ovvio..sangue italiano pasticcero scorre nelle sue vene). Sulla copertura però, qualche dubbio cominciò a insinuarsi nella sua testa. Dovendo togliere tutti i bordi e la crosta della sponge cake, l’aveva lasciata scoperta sul tavolo: tutto sommato una buona idea, perchè la parte superiore si era seccata ed era più semplice tagliarla. Sì, anche se non sarebbe stato male averla cotta addirittura due giorni prima, così i quadratini sarebbero venuti più precisi e si sarebbe evitato anche qualche spezzettamento di troppo..ma andava bene, essere troppo pignoli non conviene mai. Leggendo il procedimento per la glassatura, venne fuori che Mowie aveva previsto 400 gr di zucchero a velo (più tutto il resto): sicuramente troppo, sentenziò la italica blogger, i soliti spreconi…
E con una decisione che la riempì di orgoglio per il risparmio fatto, decise di farne esattamente la metà (sarebbero bastati 200 gr di zucchero e velo, no?). Poi aggiunse allo zucchero il cacao e il burro. Infine l’acqua..la scaldò un pò al microonde. Hummmm..bella densa questa copertura, molto densa. E pure buona (la prova era d’obbligo per dovere di cronaca). Cominciò a mettere quei quadrati di pan di spagna nella glassa, rendendosi subito conto che c’era grosso conflitto fra la morbidezza dell’impasto e la compattezza della glassa: alcuni pezzi dei cubi, data la loro morbidezza, restarono lì, a galleggiare! Certo, Mowie avrebbe dovuto specificare che era meglio cuocere la base un paio di giorni prima..ma in fondo, sarebbe andato meglio con gli altri. Con la glassa un bel pò densa (forse era meglio prendere alla lettera la dicitura “hot water” e far scaldare l’acqua un pò di più) non era proprio banalissimo passare il quadrotto da una mano all’altra, considerando poi che la cioccolata restava ben avvinghiata al dolce, creando forme che tutto erano tranne che parallelepipedi. Hummm…certo che questo Mowie un pochino bravo doveva pur essere, per farsi venire delle forme così precise, pensò la blogger, le cui dita erano ormai coperte di uno strato di mezzo cm di cioccolato. Cavoli, esclamò, è finito il cocco…quindi con le mani sporche cercò di arraffare la busta del cocco disidratato e di versarlo nel piatto…lasciando sciee di cioccolato per tutta la busta di plastica e riuscendo a versarlo con improponibili torsioni del polso. Ok, il cocco era di nuovo presente, anche se mischiato a pezzi di glassa rimasti là e coperti anch’essi di cocco..(ma tanto che differenza poteva fare, se non quella di sprecare glassa?). Mentre continuava l’opera, la blogger cominciò a guardare con angoscia alla quantità di glassa..era quasi terminata, rispetto alla montagna di pan di spagna ancora da glassare. Mentre borbottava parole incomprensibili, fu costretta a lavarsi le mani per rifare l’altra metà della glassa (e contemporanemanete decise di far salire la stima per Mowie, che aveva correttamente calcolato le dosi). Nel rifare la glassa però, fece attenzione e riscaldò l’acqua molto più di prima: meglio, la glassa era decisamente più trattabile. Continuò l’immersione ( ma a questo punto vari pezzi di sponge cake galleggiavano e parallelepipedi un pò informi ricoperti di cocco spuntavano dal vassoio) e la blogger capì che, forse, avrebbe dovuto tagliare i quadratini un pò più piccoli di quello che aveva fatto…ma non bisognava essere troppo pignoli. Mentre le dita erano non solo ricoperte di glassa al cacao ma anche di un potente strato di cocco, la blogger si rammaricava della diversa grandezza dei vari pezzi e guardava con invida la perfezione dei Lamington di Mowieliscious, continuando a fare sempre più fatica, quando terminò la scatola di cocco ( ne aveva presa una più piccola di quello indicato nella ricetta). Fortunatamente in dispensa ce n’era un’altra e provò a prenderela senza lavarsi le mani…inutile tentativo. Si tolse la scorza dei Lamington per l’ennesima volta, prese il cocco e ne versò in quantità industriale sul piatto, (facendo assurgere Mowie all’olimpo dei grandi pasticceri), meditando sulla correttissima ricetta indicata dal blogger americano (il quale però doveva avere sicuramente sangue italiano nelle vene). Finito di glassare e rotolare nel cocco i dannatissimi Lamington (ma poi..erano davvero così buoni??mah), decise che era giunto il momento di fare le foto..e qui soccombette alla nuda verità: i blogger maericani erano bravi, dato che erano riusciti pure a infiocchettare il benedetto dolce di origine australiana e a fare delle foto bellissime..mentre i suoi se ne stavano lì, infingardi e traditori, con la faccia tosta di non lasciarsi nemmeno fotografare bene, dopo aver causato un cataclisma in cucina che neanche la sette veli!!!!
Se mai li farete, le altre persone diranno “ehi, buono questo dolcetto, semplice come piace a me!” e voi borbotterete frasi irripetibili, inneggiando alla semplicità del panettone e cercando di ricordare perchè vi piacessero quei dannati cosi dall’aspetto così innocuo.
In effetti a mente fredda, il motivo c’è: sono davvero buoni! E facilmente trasportabili e adattissimi a una gita all’aperto, in barca, ad un pic nic…ed avendo una glassa al cioccolato molto buona, se ne vanno dritti dritti da Crysania
Inoltre, seguendo la via tracciata dall ingenua e sprovveduta italica blogger ed evitando i suoi errori, potrete farli anche con relativa velocità :))))
RICETTA: LAMINGTON English version
Ingredienti
per la sponge cake
Per la copertura
Procedimento
Riscaldare il forno a 180°. Montare le uova e lo zucchero fino ad avere un composto spumoso (10 minuti con la planetaria, circa 20 con lo sbattitore). Aggiungere il burro (non caldo) e la farina setacciata (mescolando dolcemente dall’alto verso il basso). Versare il composto in una teglia rettangolare imburrata da 30 cm e cuocere per 30-40 minuti (fare la solita prova con lo stecchino!). far raffreddare bene la torta (io l’ho cotta il giorno primo e secondo me è il minimo indispensabile!). Eliminare il bordo e la crosta e tagliare il dolce in tanti cubbi. (è più semplice effettuare questa operazione se prima si fa raffreddare il dolce un mezz’oretta in frigo). Mescolare zucchero, cacao e acqua calda in una ciotola e aggiungere il burro fuso. tenere il cubotto con due dita e passarlo prima nella glassa (fino a coprire tutta la superficie) e poi nel cocco. Far raffreddare e servire.