Di cose in rete se ne trovano tante, poi nel settore culinario-gastronomico ancor di più! Cose indubbiamente particolari, innovative eccentriche, etc etc… questa però, confesso l’ignoranza, non l’avevo mai sentita: il burro di cocco! Voi direte..ehhhhh figurati lo sanno tutti! Io no e quindi quando l’ho visto da lei, sono rimasta un pò interdetta….e con la voglia irresistibile di provarlo! Neanche a farlo apposta, mia madre mi ha regalato un pò di farina di cocco da smaltire, vi pare che potevo deludere le aspettative di smaltimento??? :) E che burro sia! Effettivamente ne viene poco nonostante abbia usato una certa quantità di cocco…ma mi sono divertita troppo! E così mi sono ritrovata ben 40 gr, dico 40, di burro di cocco da utilizzare!
Non contenta, avevo della panna fresca che mi chiedeva insistemente di che morte dovesse morire! Pensando ad una mousse, l’ho messa nella mia planetaria a farla montare ben bene..se non fosse che faceva un gran caldo. E allora? e allora, siccome è praticamente matematico che mentre cucini ricevi la telefonata che aspetti da due giorni e che non ti fanno, il telefono ha squillato proprio mentre montavo la panna. Ho incautamente risposto e girato l’angolo…e alla fine della telefonata mi sono ritrovata non la panna montata..ma un bel pò di burro fatto in casa (come spiegava Paoletta). Beh, adatto per la mousse non era… e dato che l’occasione fa l’uomo ladro e la donna pasticcera :)…ho pensato bene di fare una torta con il burro homemade: quello di cocco più quello vaccino! Dovevamo andare a trovare dei nostri cugini che volevano farci vedere la loro nuova casa…e quindi andarci senza una tortina , anche se preparata in fretta e furia, mi sembrava bruttissimo!!!! Loro sono quelli che già si sono goduti un’intera cena con la mia tendina-da-campeggio light box montata sul tavolo della sala da pranzo, per fotografare i vari piatti! Che avranno pensato quando ho preso la torta e ho chiesto al padrone di casa le travi, le foglie di ulivo e i tronchi che stava utilizzando per sistemare il giardino..a puro fine fotografico???? Secondo me non ci invitano più! Ma il legno mi piace troppo..lo confesso! E così approfitto e faccio loro tanti auguri per la nuova bellissima casa (con un giardino pieno di angoli da fotografare..stay tuned!!!)
RICETTA: CROSTATA CON BURRO DI COCCO, PESCHE SATURNINE, LATTE DI COCCO E MARMELLATA DI FRUTTI DI BOSCO
Ingredienti
Per la frolla
40 gr di burro di cocco fatto in casa
160 gr di burro di latte vaccino fatto in casa
200 gr di farina 00
50 gr di farina di cocco
1 uovo
100 gr di zucchero
scorza di limone grattugiata
Per il ripieno
4 pesche saturnine (dette anche tabacchiere) grandi
80 gr di latte di cocco
120 gr di marmellata di frutti di bosco
3 uova
100 gr di farina 00
50 gr di farina di cocco
Procedimento
Prepariamo la frolla nel solito modo e, dopo il riposo in frigo, rivestiamo uno stampo da crostata da 24cm. Diamo una quindicina di minuti di cottura in bianco.
Mescoliamo tutti gli ingredienti, tagliamo a pezzi e le pesche. Sistemiamo i pezzi di pesche sulla base e versiamo nel guscio di frolla ed inforniamo a 180° per ca. 30’ (prova stecchino). Viene una cremina slegata molto morbida e delicata! Lasciamo raffreddare, poi sformiamo e decoriamo a piacere con zucchero a velo (nel mio caso non l’ho messo)
Il momento è grave. Basta leggere tutti i giornali e seguire sommariamente qualche tg che non si può non essere coinvolti da certi tipi di interrogativi. In fondo i referendum sono passati da poco, il periodo economico-politico è quello che è, la parte sociale italiana, a metà di questo esercizio finanziario è già stremata ma, come ogni anno, arriva il dilemma che carica la nostra sensibilità femminile e aumenta lo stress: “bikini o costume intero“?
Giuro che è il titolo che più spesso vedo sulle riviste. Davvero per noi donne l’avvicinarsi delle ferie e quindi della prova costume, diventa sempre più periodo di angoscia. Anche perchè, diciamolo chiaramente ai signori giornalisti: non avete capito un tubo. Il titolo giusto dovrebbe essere: “Asciugamano, copricostume, pareo: cosa useremo per nascondere il costume questa primavera/estate 2011?” Avete fatto caso all’affollamento che si crea intorno a quella particolare specie umana, con il suo massimo periodo riproduttivo nei mesi di Luglio-Agosto, che va in giro per le spiagge italiane portandosi sulle spalle un negozio ambulante di copricostumi colorati, gonnellini, parei, bermuda, vestiti, bandane..che non entrerebbero neanche in un furgone da trasporto?
Ditemi voi se gli vedete mai vendere costumi….certamente no, perchè la donna italiana media, la famosa donna comunis (ve la ricordate?), si compra, nella migliore boutique del centro, il costume più trendy del momento, magari quello sgambato e pieno di aperture strategicamente sexy, che costa un occhio della testa, per poi coprirlo con qualsiasi bieco trucchetto usando il primo pezzo di stoffa rimediato sulla spiaggia. Non è mica perchè ci vergognamo (mi ci metto anche io, ovvio), assolutamente no. E’ solo che è tanto a la page unire lo stracostoso con l’economico. Poi una si dovrà pur difendere dal sole, dato che si sa che la protezione 50 dopo un pò non fa più l’effetto desiderato, soprattutto con i raggi ultravioletti che provengono dal buco dell’ozono (anche se sta in altro emisfero è uguale..arrivano lo stesso). Inoltre vuoi mettere quanto è chic l’effetto vedo-non vedo (meglio quello non vedo, quando si tratta di costumi). Poi, guarda un pò, a me con il troppo sole vengono i brividi e ho bisogno di coprirmi. E mai che ci fosse uno straccio di giornalista a consigliarmi sulle ultime tendenze della copertura totale-lato B/lato A. Quindi è praticamente impossibile resistere al fascino del Vu-cumprà versione 2.0, quello che non sta fermo in un punto ma si gira tutti i litorali (fateci caso, dalla Sardegna alla Calabria..è sempre lui) con quel numero spropositato di esemplari del capo di abbigliamento più desiderato di tutta l’estate. Io risolvo il problema usando a turno le tre alternative (sono fashion addicted io) per cui consiglio vivamente di non fossilizzarsi sulla maledettissima prova costume (restata ormai privilegio della donna deprimens e della donna strifagas) e di concentrarsi sull’ unico e vero momento drammatico che le riviste fanno bene a segnalare: George Clooney è di nuovo single.
Voi capite la portata di questa rivelazione sull’immaginario femminile italiano: le single stanno precipitosamente disdicendo le ferie verso Sharm el Sheik e prenotando l’ultmo buco disponibile a Laglio. Le coniugate cominciano a cercare freneticamente (e con astio) nelle riveste di gossip la foto che incriminerà la nuova fidanzata del tanto amato Dottor Ross. E stiamo a perder tempo a cercare di capire se mettere un intero o un bikini???? Ma andiamo, ci sono delle priorità.
In queste priorità rientra ovviamente la piccola coccola dolciaria da concedersi, magari in tarda serata e a lume di candela, e per lo stress della prova costume e per lo stress causato dalla sicurezza che presto George sarà di nuovo accasato! Io propongo questa, una sorta di Fior di fragola homemade! Ah, a proposito di fashion addicted, nuovo articolo sulla rubrica Malvarosa (donne, si parla anche di una borsa simbolo!)
RICETTA: SORBETTO DI FRAGOLA CON CUORE DI PANNA
Ingredienti
Procedimento
Versare l’acqua e lo zucchero in un pentolino e portare il tutto a bollore a fuoco dolce, lasciar bollire circa un minuto e togliere dal fuoco; far intiepidire leggermente ed unire il glucosio e il foglio di gelatina precedentemente reidratato in acqua fredda e strizzato, mescolare in modo da sciogliere bene entrambi gli ingredienti. Ridurre le fragole in purea. Quando lo sciroppo si è raffreddato completamente, aggiungervi la purea di fragola e il succo di limone e lasciare la miscela in frigo per 2-3 ore prima di versarla nella gelatiera. Lasciar mantecare il sorbetto fino ad ottenere la giusta consistenza (se non avete una gelatiera versate il preparato in un contenitore e lasciate in freezer per circa un ora e mezza, riprendetelo e lavoratelo velocemente con una frusta in modo da rompere le parti rapprese ed inglobare aria, rimettete in congelatore per un’ altra oretta. Ripetere il procedimento due o 3 volte). Procurarsi degli stampini a semisfera per montare il dolce. Semimontare la panna fresca e sistemarla in stampini con diametro più piccolo di quello che si utilizzerà per il dolce finale (per circa un cm di altezza). Mettere in freezer e far congelare. Montare il dolce: sistemare un pò di sorbetto alle fragole, il ripieno di panna ormai congelato e rienpire fino al bordo dello stampo con il sorbetto. Lasciare in freezer fino al momento dell’uso. Si può servire semplicemente o accompagnato da un coulis di fragole.
Pochi giorni ho finalmente potuto godere del regalo che mi sorella mi ha fatto per il compleanno (sì lo so che il mio compleanno è stato a Marzo..ma prima non ho potuto): una giornata rilassante in una SPA, potendo scegliere fra diverse strutture. Io ho scelto il castello che vedete nella foto…medievale, affascinante, magico e lontano dal caos! Dov’ero? Al castello di Nerola (Rm). Che meraviglia potersi immergere in altre epoche, situazione, tempi e luoghi! In effetti, mentre ero in piscina e giravo fra i giardini pensili mi dava fastidio tutto ciò che potesse riportarmi all’epoca contemporanea (rombo di una moto in lontananza, squilli di cellulari, etc..). Tutta Italia è ricca di posti così.
Vicino Roma ci sono castelli davvero unici e io ne sono sempre attrata! Sarà che la loro bellezza, imponenza e valore artistico mi fanno sentire per un pò una principessa: facile immaginarsi vestita con tuniche colorate mentre si vaga per quelle sale e per quei giardini. In posti così, adoro rinnovare un rito per me carissimo: quello del the. Prendere il the mi è sempre piaciuto, per il profumo, per il colore, per la sensazione che si ha bevendo quel liquido ambrato..e poi io ci abbino sempre dei dolci buoni. E’ un pò ritrovarsi e coccolarsi, dedicarsi dei minuti di pace. Spesso mi piace invitare amici e parenti per il the, perchè è anche un rito che mi piace condividere! Quando ero in quel castello, ho preso un the e l’ho sorseggiato sotto un albero che si trovava in un giardino segreto, a guardare il panorama e i fiori. Sarebbe stato tutto perfetto se avessi potuto avere il mio dolce da the preferito: la 5 frolle. Ma quello è difficile da trovare..anche in un castello! Allora l’ho rifatto, in versione estiva e l’ho preparato immaginando come sarebbe stato poterlo mangiare nel castello di Nerola! Non si può certo avere tutto..ma sognare è lecito, no???
Ho preparato una versione estiva delle 5 frolle, con lemon curd, marmellata di fragole e fragole fresche. Stavolta ho evitato lo streusel e ho lasciato curd e fragole in bella vista. Vi posso garantire che si viene trasportati in un castello nel giro del primo assaggio :). L’inventore della 5 frolle, Gianluca Fusto…ha tutta la mia ammirazione e riconoscenza!!!!
RICETTA: LE 5 FROLLE CON LEMON CURD, MARMELLATA DI FRAGOLE E FRAGOLE FRESCHE
Ingredienti
Per la frolla:
Per il ripieno
Procedimento
giorno 1 : preparazione frolla
giorno 2: formatura,congelamento e cottura dei dischi di frolla
giorno 3 : montaggio e consumo crostata
Per la preparazione della frolla:
Portate il burro a 25°, impastate quindi in planetaria il burro, lo zucchero a velo e il tuorlo precedentemente setacciato.
Setacciate insieme la farina, la fecola e la cannella. Aggiungere i restanti ingredienti al burro e lavorare sino a ottenere un impasto omogeneo.
Ho riposto la frolla in frigo per 1 giorno, diviso in 4 parti la palla. Ho disteso un pezzo di frolla su un foglio di carta da forno e aiutandomi con un’altro foglio messo sopra, ho disteso con il matterello, poi coppato con forma circolare di diametro 16 cm (secondo me si puo’ tirare fino a 20 e così ho fatto). Ho messo da parte gli esuberi che ho riutilizzato per creare il quinto disco. Ho sovrapposto i 5 dischi intervallati da carta forno e posto in freezer fino a completo indurimento.
Ho cotto a 150° forno preriscaldato e a fessura, due dischi per volta per 20 minuti ca.
Ho disteso i dischi di frolla sul tavolo e ho cominciato a formare gli starti alternando la marmellata di fragole col curd di limone
Ho completato l’ultimo strato con lemon curd e fragole fresche.
Questa ricetta mi sembra adattissima per Tuki e il suo bellissimo contest e quindi gliela invio con piacere!
Giuro: non bevo! L’ho già detto…ma ho detto pure che ho scoperto un’insana passione per il Pedro Ximenez. Che devo fare???? Quel vino mi piace molto e l’altra notte mi sono messa a pensare ad un modo per poterlo bere..senza far soffrire le pene dell’inferno al mio povero stomaco. E col caldo che fa, non è che ci sia voluto molto: semifredddo!!!! Sì, un bel semifreddo al Pedro Ximenez! Poi però mi mancava una cosuccia dentro: ora, vi pare che uno si prende una bella semisfera di semifreddo senza trovarci dentro una sorpresina? Che so….un dischetto di cremoso ci stava proprio bene!!! Di che, direte voi? Secondo me questo vino sa di fichi (già detto pure questo nello stesso posto) e si dà il caso che io abbia appena comprato della Melassa di fichi (che io e la mia famiglia chiamiamo miele di fichi..e quindi qualche volta mi capiterà di usare questo nome..anche se non è un vero e proprio miele). Se non avete mai assaggiato la melassa di fichi, fatelo! A me capitò di assaggiarla su degli “strufoli” calabresi (più grossi e più larghi di quelli campani…non ricordo come si chiamassero) e rimasi fulminata da questo liquido! Poi mia nonna ce ne regalò una bottiglia che le aveva portato un’amica e lo centellinammo: nel senso che un pò mia madre lo centellinava sugli strufoli fatti con la nostra classica ricetta e un pò lo centellinavo io personalmente, a cucchiaiate direttamente nella mia bocca! Per molti anni non l’ho più ritrovato e quando l’ho visto in un negozio, quella confezione di melassa di fichi non ha fatto in tempo a dire ciao a tutti i suoi colleghi barattoli di miele! La decisione era presa: semifreddo al Pedro Ximenez con cremoso ai fichi. Per realizzarlo sono andata abbastanza sul sicuro: ho preso la base del semifreddo del grenoble e l’ho modificata con questi due ingredienti! E così ho il mio vino da gustare nelle calde sere d’estate (e pure nelle fredde, dato che mi è piaciuto tantissimo). Sono ovviamente di parte ma credo che si potrebbe sostiuire il vino con un rosso liquoroso che vi piace e sostituire nel cremoso, al posto della melassa di fichi, del cacao amaro o del mosto cotto (ma non voglio responsabilità :) !Io me lo mangio con i gusti indicati!!!!)
RICETTA: SEMIFREDDO AL PEDRO XIMENEZ E CREMOSO AI FICHI
Ingredienti
Cremoso alla melassa di fichi
Lasciare in infusione, in un contenitore, il latte e la melassa per almeno 4 ore. Dopo squotere bene e ottenere un liquido uniforme
Ammollare la gelatina in acqua fredda.
Versare il latte in un pentolino, aggiungere metà dello zucchero e portare a bollore. Montare i tuorli con lo zucchero restante, aggiungere il latte e portare mescolando a 85°C come per la preparazione di una crema inglese.
Incorporare la gelatina ben strizzata.
Montare la panna e, quando il composto è raffreddato, incorporarla delicatamente. Versarla nei contenitori di alluminio piccoli (io ho usato quelli monoporzione) o in stampi di silicone da dischetti di 3-4 cm di diametro e mettere in congelatore per almeno un paio di ore
Mousse al Pedro Ximenez
Ammollare i fogli di gelatina. Montare poco i tuorli con metà zucchero.
Scaldare i 200 g di panna col Pedro Ximenez e il resto dello zucchero. Quando si è stabilizzato, aggiungere i tuorli.
Mettere sul fuoco e mescolando portare a 85°C. Togliere dal fuoco ed aggiungere la gelatina, mescolando bene.
Lasciare raffreddare mescolando.
Montare i 300 g di panna ed aggiungerne una piccola parte al composto raffreddato per ammorbidirlo. Incorporare la panna restante con molta delicatezza.
Utilizzare subito.
Montaggio: Utilizzare degli stampini monouso (fiori, come ho usato io o semisfere di circa 6 cm di diamtero). Riempire per 2/3 lo stampo monouso con la mousse, prendere un dischetto (ormai congelato) di cremoso e metterlo nel centro, ricoprire con la mousse e livellare. Riempire tutti gli stampini (me ne sono venuti 7-8…dipende dalla grandezza) e mettere in freezer per almeno mezza giornata. Prima di servire, tirar fuori gli stampini e mettere il semifreddo nel piatto e aspettare una decina di minuti prima di servirlo
La prima e unica volta che sono andata in Sicilia ho avuto uno speciale battesimo di fuoco: ho assaggiato per la prima volta la sette veli. Sì, esperienze così non si dimenticano. La sette veli è uno dei dolci più famosi d’Italia e a ragione direi: me la sono sognata per i giorni avvenire. La fama di questo dolce era meritata in pieno.
La sera stessa in cui ho assaggiato la sette veli, mi parlarono anche di un dolce di cui non avevo memoria, anzi, ero proprio sicura di non averlo mai sentito: la cassatella di Agira. Non lo provammo perchè il fornitore di fiducia delle cassatelle, in quel momento era chiuso. D’altra parte ero così appagata dalla sette veli che guardavo con un pò di sufficienza a un dolcino antico, semplice nell’aspetto e negli ingredienti. Sì, ve bene, mi avevano detto che aveva nel ripieno la farina di ceci (ingrediente che non è che trovi così spesso nei dolci) ma per quella sera mi ritenevo ampiamente soddisfatta.
Poi però mi è rimasto il tarlo della curiosità. Come poteva essere che io, golosa oltre limite e amante dei dolci di qualsiasi tipo, non avessi mai sentito nominare questa cassatella? Poi con la farina di ceci…mi intigrava. Ma il lavoro era molto e non potevo di certo andare in giro a cercare la Cassatella perduta. Mi stavo quasi rassegnando a tornare indietro con la curiosità insoddisfatta, quando all’aeroporto trovo una pasticceria di dolci tipici, che in un angolino riprotava il cartellino: CASSATELLE DI AGIRA. Non mi è parso vero. Fu così che nello stesso viaggio ho fatto la personale conoscenza della sette veli e della cassatella. E sapete una cosa? Stranamente non sfigurava rispetto a un dolce da guinnes dei primati come la 7 veli, anzi… La pasta era molto buona, sottile, croccante e pastosa insieme, con un ripieno scuro in cui sentivo mandorle, cacao, e qualcosa che rendeva il ripieno sciogliovele. Confesso che mi sono pentita amaramente di averne presa solo una e, appena tornata a casa ho cominciato a cercare una ricetta: dovevo ripeterla.
Mi sono imbattuta in questa, che trovo davvero molto buona. Quell’estate feci kg e kg di cassatelle e i parenti vari le apprezzarono, compresi quelli siciliani, che non ne avevano mai sentito parlare. Se c’è una cosa che mi piace, è quella di cucinare un dolce (o un cibo) di cui si sta perdendo traccia. Ne faccio quasi una questione personale: amo la ricerca e la sperimentazione che c’è dietro un dolce di Felder, o di Montersino, Santin, etc…ma lasciar morire un dolce della tradizione, per giunta così buono, no, mi pare un insulto alla nostra cultura e mi sembra che si perda troppo della nostra identità! Va beh..dopo la tiritera sui dolci della tradizione siciliana, vi riporto la ricetta. Vi consiglio vivamente di provarli, perchè hanno quel particolare effetto che si può descrivere come la “sindrome della ciliegia”: assaggiate il primo e dite “hummm, non male”. Poi pensate che volete sentire meglio il sapore all’interno e prendete il secondo. Capito il sapore del ripieno, vi dite che è il caso di comprendere meglio anche l’impasto del guscio e così via. E’ quel classico dolcetto che parte con discrezione ma è subdolo, perchè fa in modo che voi non smettiate di mangiarlo finchè non ne è rimasto nessuno!
RICETTA: LE CASSATELLE DI AGIRA
Ingredienti
Per il ripieno:
Procedimento
Preparazione della pasta:
Mettere la farina nella spianatoia, aggiungere la sugna a pezzetti e lavorare strofinando il palmo delle mani con la farina e lo strutto fino a completo assorbimento, il lavoro e lungo ma non arrendersi (io ho usato la planetaria).
Fare una conca al centro ed aggiungere le uova,lo zucchero, un pizzico di sale, e incominciare con una forchetta, quindi poco alla volta l’ acqua tiepida, impastare per una buona mezz’ora fino a quando la pasta risulterà morbida ed elastica.
Per il ripieno:
Tostare le mandorle appena nel forno ” mi raccomando appena” quindi tritarle insieme alla buccia di limone,tritare per 2 volte , “utilizzare per tritare non il frullatore ma qualcosa tipo tritacarne. Fatto ciò mettere il composto in una capace pentola aggiungere l’acqua, lo zucchero, 2 cucchiai colmi di cannella, il cacao,e man mano setacciando la la farina, mescolare per bene con una frusta quindi accendere il fuoco “leggero mi raccomando ” e dolcemente quando raggiungerà il bollore si sarà addensato,spegnere versare in una capace ciotola e fare riposare tutta la notte sia l’impasto che il ripieno.
Il giorno seguente, riprendere la pasta che avremo riposto al fresco coperta, e lavoriamo un po’in modo da poterla stendere.
Stendere la pasta formando dei rettangoli non troppo sottili adagiare un bel cucchiaio di ripieno, richiudere premendo bene lungo i bordi e ritagliare con l’apposito strumento come dei grandi ravioli a forma di mezze lune.
Infornare a 180 gradi circa per 1 quarto d’ora facendo attenzione a che non prendano colore, devono rimanere bianche in superficie.
Prendere il resto della cannella miscelarlo allo zucchero a velo e passarvi ogni cassatella sistemando nei vassoi.
P.S.: se volete vedere un’interpretazione alternativa delle cassatelle di Agira, nuovo articolo sulla mia rubrica!
Voi come vi svegliate? Sveglia? Radio? Uccellini che cinguettano?? Di norma, alle 5:30 suona il mio cellulare e so che comincia la giornata. Tranne il sabato e la domenica che vorrei tanto dormire un pò di più. Vorrei. Ma al massimo mi è concesso arrivare alle 6:30 perchè poi La Pasionaria, che è l’unico essere al mondo on-off (cioè appena apre gli occhi comincia a rompere parlare velocemente) inizia una serie infinita di richieste. A tutto questo, aggiungete che negli ultimi tempi ci si è messo anche Albertino, contribuendo alla modalità sveglia in modo del tutto personale, per cui ho collezionato diversi tipi di RISVEGLI (tutti rigorosamente fra le 5:30 e le 6 e possibilmente di Sabato e Domenica):
Risveglio patriottico: Albertino, dal suo letto, canta a squarcia gola: ” E’ la bandie-e-ra, del tricolo-o-re, èèèè la più bellaaaaa! Noi vogliamo sempre quella noi vogliam la libertà, noi vogliamo sempre quella noi vogliam la libertà!” (a scuola hanno fatto un buon lavoro per i 150 dell’unità. Ottimo lavoro. Pure esagerato….)
Risveglio naturalistico: Albertino, dal suo letto, ” CHICCHIRICHIIIIIII’, CHICCHIRICHIIIIIIIIII’, CHICCHIRICHIIIIIIIIII, dai Pasionaria ripeti con me: CHICCHIRICHIIIII'”
Risveglio con contrattazione: La Pasionaria, viene vicino al mio letto e dice: “mammaaaa, vojo la pastaaaa. No? vojo il succo! No? Vojo il lattuccio! no? l’acquaaaaa!”
Risveglio “relax”: La Pasionaria, sempre vicino al mio letto:” Mamma, ti faccio il massaggio con la crema” (e intanto infila più volte le dita nei miei occhi)
Risveglio natalizio (questo poco dopo Pasqua): La pasionaria: “jingle bell, jingle bell, jingle wash away!!! O wasssh wash jingle bell, jingle jingle belllll”
Risveglio con terrore: Albertino alla sorella:” Oh, lo stai a prende il trapano di papà????”
Poi dice che uno è nervoso! Riescono a buggerare anche la sveglia del cellulare! E voi? Fatemi consolare con sveglie classiche!!!! Dopo una rassegna di questi momenti mattutini idilliaci, è normale che ci si voglia tirare su con un dolcino buono, no? Altrimenti sempre le solite fette biscottate integrali rischiano di intristirmi! Così, ho preso da lei questa ricetta e l’ho fatta in due versioni, con e senza zenzero, a seconda del gusto di chi la mangia!
RICETTA: LEMON BARS WITH GINGER SHORTBREAD English_version
Ingredienti:
Per la base:
Per la crema:
Procedimento
Scaldare il forno a 180 °. Imburrare e infarinare una teglia 30×20 cm. In un contenitore mischiare la farina, lo zucchero e il sale. Aggiungere il burro e lo zenzero fresco grattugiato e lavorare con le dita formando delle grosse briciole. Riversare le briciole nella teglia, senza premere troppo (aggiungere lo zenzero candito in modo sparso). Mettere in forno a 180° per 20 minuti. Nel frattempo preprare il ripieno. In un contenitore mischiare la farina, lo zucchero, il succo di limone e le zeste grattate. In un differente contenitore mischiare bene le uova, il tuorlo e il pizzico di sale. Aggiungere questo composto al primo. Passati i 20 minuti, togliere dal forno la teglia con lo shortbread e versare tutto il composto. Far cuocere per 25-30 minuti e poi far raffreddare.
Con l’occasione, non posso non mandare la ricetta (con tutto lo zenzero possibile, naturalmente) alla cara Federica e al suo contest con lo zenzero:
Inoltre, una comunicazione di servizio: la Malvarosa Edizioni, dopo aver visto il post su Metti uno stilista a cena, mi ha affidato una rubrica che ha per argomento proprio il connubio moda-cibo, così potrò lasciare andare a briglie sciolte la fantasia! Ringrazio molto Malvarosa e vi aspetto lì, con un nuovo post il prossimo mercoledì!
P.S.: ringrazio tantissimo ANGELA per essere fra i premi speciali del suo bellissimo contest sui sapori del SUD!!! GRAZIEEEEEE!!!!
Da quando ho trovato la ricetta dei Naan Nokhodchi, mi sono messa a pensare al perchè risultino così sabbiosi e si sciolgano in bocca. Sì è vero, l’ingrediente ha la sua importanza (in quel caso, la farina di ceci) però secondo me è il metodo che fa la differenza ( Cartesio e il suo benedetto Metodo non mi hanno più mollata..neanche in cucina :) ). Nei Naan, il metodo era quello di chiarificare il burro e lavorarlo a lungo con gli altri ingredienti. Se è così, ho pensato, allora si possono ottenere snack di vari gusti con quella specifica consistenza (o magari simile..). Ho voluto provare a rifarne una versione dolce e una salata: quella dolce è con la farina di castagne e il cacao amaro, quella salata è con farina di riso e basilico.
Ovviamente ho cercato di utilizzare farine particolarmente sottili, che si avvicinassero a quella di ceci e nel caso dello snack salato, ho sostituito lo zucchero a velo con del parmigiano. La lunga lavorazione poi, è rimasta inalterata! Beh…ha funzionato! Sono venuti fuori degli snack scioglievoli sia dolci che salati! Ottimi per un aperitivo, direi, soprattutto quelli al basilico.
E infatti invio questi ultimi alla mia cara Mamma in pentola per il suo contest sul basilico (categoria antipasti)!
RICETTA: BISCOTTI FONDENTI ALLE CASTAGNE E AL BASILICO
Ingredienti (per gli snack alle castagne)
Ingredienti (per gli snack al basilico)
Procedimento
Per chiarificare il burro
Porre il burro in una casseruola, sciogliere a fuoco medio e portare ad ebollizione.Rimuovere la schiuma che si sara’ formata in superfice e lasciar sobbollire per una decina di minuti. Il burro sara’ pronto quando i solidi del latte depositati sul fondo della casseruola, comincieranno ad imbrunirsi.Togliere dal fuoco, e lasciar raffreddare. Decantare e filtrare il liquido cosi’ ottenuto.
Impasto
1. Unire farina di castagne e il cacao (la farina di riso e il basilico ben frullato con l’olio), lo zucchero a velo (il parmigiano) in una ciotola e mescolare bene. Aggiungere il burro chiarificato ed intiepidito e mescolare dapprima con un cucchiaio, poi con le mani per incorporare bene il burro.
2. Versare il composto su un piano di lavoro cosparso di farina di castagne (di riso) e lavorarlo a mano per 10 -15 minuti. All’inizio l’impasto tendera’ a sbriciolarsi, non aggiungere altri liquidi. Continuare a lavorare finche non si sara’ ottenuta una pasta liscia e duttile (io li ho fatti con 15 minuti di planetaria al minimo e con la foglia)
3. Avvolgerla nella pellicola per alimenti e lasciarla riposare per almeno otto ore al fresco.
4. Portare il forno a 180° C e foderare due placche di metallo con carta da forno
5. Stendere la pasta ad uno spessore di 1.5 cm, su un piano di lavoro infarinato con farina di castagne (riso).
6. Tagliare i biscotti e porli sulle placche da forno, infornare per 20-25 minuti. I biscotti saranno appena dorati sul fondo, ma il colore non deve cambiare di molto. Aspettare che si raffreddino completamente prima di rimuoverli dalla placca, sono molto fragili.
Concedetemi un attimo:
Volevo ringraziare la R2M per le loro parole gentili. Oltre a farmi piacere, devo dire che mi hanno siceramente sorpreso per le loro annotazioni. Sarà che spesso anche io paragono un sarto ad una chef… ma vederlo ripreso da loro mi ha fatto un certo effetto. Oltretutto, hanno tanti prodotti ad un buon prezzo, cosa che può sempre far comodo! Date un’occhiata!
Certi dolci non vanno dimenticati, lasciati lì in un angolo o peggio modificati secondo le ultime tendenze del momento. Anzi, vanno protetti, riscoperti e amati proprio per le loro origini. Come per le Pastuccelle. Sono dei dolci originari di Acquavella (SA), e in generale del Cilento, che appartenevano alla parte ricca della popolazione e che erano tradizionali a Natale. I poveri sostituivano il ripieno con la farina di ceci. Si tratta di pastine con una pasta sottile e una forma che ricorda quella del sole.
Il ripieno è una farcia ottenuta con mandorle, limone e anice, che rende il dolce molto “scioglievole” al palato e il connubio fra anice e limone l’ho sempre trovato ottimo! Oggi, purtroppo, è difficilissimo trovare questo dolce e, se si trova, il ripieno e sostituito da varie creme al cioccolato famose. Ma non si può definire certo una Pastuccella. Questa ricetta mi è stata tramandata da mia zia (una “maniaca” nel ricercare ingredienti e preparazioni antiche senza apportare modifiche moderne che possano snaturare il dolce) e mi fa piacere condividerlo, con la speranza che possa ritornare in auge come una volta. Mando le pastuccelle ad Ornella, per il solito appuntamento mensile
RICETTA: LE PASTUCCELLE
Ingredienti
Per la pasta (attenzioni alle dosi: io, riportando tutto a un solo uovo e quindi dividendo per 5, ne ho ricavato un bel vassoio):
5 uova (da 66/68 gr)
250 gr di burro
1 bicchiere di vino bianco secco
1,150 gr di farina
Per il ripieno:
1 kg di mandorle pelate (non tostate!)
1 kg di zucchero
600 gr di acqua
scorza di un limone grattata
3 bicchierini di anice
Miele di acacia (o comunque un miele delicato)
cannella
rametto di rosmarino
scorzette di arance (a chi piace)
Procedimento
Impastare le uova, la farina, il vino bianco, il burro sciolto e raffreddato fino ad ottenere un composto liscio ed elastico, coprire e far riposare.
Nel frattempo, tritare le mandorle più finemente possibile. Metterle in una pentola, unire lo zucchero e l’acqua e far cuocere per 10-15 minuti (o comunque fino ad ottenere un composto sostenuto). Aggiungere il limone grattato e l’anice. Far freddare bene.
Formare le pastuccelle:
Utilizzando l’imperia, ottenere una sfoglia sottilissima (io sono arrivata alla penultima) e con un coppapasta tondo (diametro 10 cm) fare dei cerchi. SU ogni cerchio mettere un cucchiaino di composto e ripiegare a mezzaluna, facendo uscire bene l’aria. Con la rotella liscia, fare sul bordo un numero pari di taglietti e con l’indice arrotolare verso il centro un settore sì e uno no (vedere foto..è più facile a dirsi che a farsi). Alla fine si ottengono dei piccoli soli!
Friggere per pochi secondi ogni pastuccella. In un pentolino far sciogliere il miele. Distribuirlo sulle pastuccelle con un rametto di rosmarino (è buonissimo il profumo del rosmarino sul miele) e cospargere il tutto di cannella.
Un torta molto buona per augurarvi Buona Pasqua: la Marronier di Felder.
Ho visto la ricetta qui e me ne sono innamorata! Voi direte: una torta di castagne ad Aprile??? Sì, se la mousse è fatta con la crema di castagne, che si trova in qualunque stagione e la torta è di uno come Felder, che è sempre una garanzia! A me è piaciuta tanto! Fresca e con una consistenza della mousse meravigliosa!!! Vi auguro una Pasqua ricca di serenità e gioia, da trascorrere con le persone più care!
RICETTA: LA MARRONIER (DI C. FELDER)
Ingredienti
(Circa 20 persone)
Per lo sciroppo alla vaniglia e rhum
Per il biscotto al cioccolato:
Per la mousse di marroni
Per guarnire
Procedimento
Preparate lo sciroppo al rhum miscelando con la frusta l’acqua calda, lo zucchero, il rhum e la vaniglia.
Preriscaldate il forno a 180°; in un recipiente, lavorate leggermente i tuorli con una forchetta; setacciate insieme la farina ed il cacao; iniziate a montare gli albumi, aggiungendo poco a poco lo zucchero fino ad ottenere una neve ferma; incorporate delicatamente i tuorli, facendo girare la frusta a bassa velocità; mischiate dolcemente e incorporate farina e cacao setacciati assieme; rivestite due placche con fogli di carta forno 40 cm x 30 cm e versatevi l’impasto, livellandolo con una spatola in acciaio; cuocere una buona decina di minuti e lasciar freddare su una griglia.
Mettete a bagno in acqua ben fredda i fogli di gelatina; versate la crema di latte in un recipiente che porrete in frigorifero; mescolate la crema di marroni con l’acqua (5 cl); versate i tuorli d’uovo nella ciotola dello sbattitore e iniziate a mescolare a bassa velocità mentre preparate lo sciroppo; in una casseruola a fondo spesso, mescolate 4 cl d’acqua e lo zucchero semolato; fate cuocere a fuoco medio; pulite i bordi interni della vostra casseruola con un pennello bagnato d’acqua fredda, per eliminare le tracce di zucchero dalle pareti, la temperatura dovrà raggiungere i 115°. Ritirate velocemente la casseruola dal fuoco; versate quindi rapidamente lo sciroppo sui tuorli, avendo cura di farlo colare sui bordi della ciotola per evitare qualsiasi schizzo e avviate lo sbattitore ad alta velocità fino a raffreddamento del composto; estraete la crema di latte dal frigorifero e montatela con le fruste fino a che abbia raddoppiato il suo volume; fate scaldare dolcemente il rhum, incorporatevi la gelatina ammollata e mescolate bene per scioglierla; versate il rhum con la gelatina nella crema di marroni e mescolate energicamente; incorporate anche i tuorli montati; infine aggiungete la panna montata e mescolate il tutto delicatamente.
Ponete un quadrato d’acciaio 40 cm x 30 cm o di cartone spesso che avrete preparato da soli sui fogli di biscotto; con un coltello, eliminate l’eccedenza dei bordi; con l’aiuto di un pennello, imbibite uno dei biscotti con lo sciroppo al rhum e vaniglia; distribuite con una spatola la crema di marroni sul biscotto; poi versate metà della mousse ai marroni e ricoprite con il secondo biscotto; imbevetelo di sciroppo e versate la rimanente mousse che liscerete con una spatola; l’altezza del dolce sarà di circa 4 cm; ponete il dolce nel congelatore per un’ora almeno, per farlo rassodare; con l’aiuto di un coltello seghettato, grattugiate del cioccolato fondente sulla superficie del dolce, fino a ricoprirlo di sfoglie sottili. Tagliate il dolce in quadrotti con un coltello fine e seghettato.
” Mamma, ma se il cane è il migliore amico dell’uomo, questo vuol dire che La Pasionaria non può avere un cane..magari solo un gatto?“
Questa la domanda con cui Albertino ha rotto il “silenzio musicale” della radio mentre stavamo tornando a casa. Mi sono dovuta trattenere dal ridere e poi ho capito che era il momento di introdurre i concetti di Universale e Particolare, anche se pare semplice spiegarlo ad un bambino. Comunque me la sono cavata e sembrava soddisfatto. Lei, dal canto suo, aveva posizionato un ovetto di cioccolato completamente sciolto in un bicchiere di plastica e stava cercando di tirarlo su con la bocca, un pò come si fa con le cannucce, emettendo rumori non meglio identificati! Avrei dovuto capire che non poteva andare così di lusso! Ecco la successiva domanda di Albertino:
“Mamma, cos’è l’effimero?”
Vi confesso che, in barba alle più normali norme di sicurezza, mi sono voltata verso di lui a guardarlo come fosse un mezzo alieno. Stava guardando fuori dal finestrino e, in quel momento, giurerei di aver visto seduto sul suo seggiolino Pirandello o Sarte. Ero sinceramente basita. Come fa un bambino di 5 anni e mezzo a chiedere una cosa di questo genere? Non fa, infatti: è evidente che Albertino è un adulto travestito da bambino che ci prova un certo gusto sadico a fare domande per il puro gusto di metterti in difficoltà! Ho cominciato a tirare fuori concetti come fugace, caduco, inconsistente ma lui mi guardava malissimo…la spiegazione era peggio della domanda! Poi gli ho chiesto di contestualizzare la parola: dove l’aveva sentita? In un cartone animato, questa la risposta. Ecco perchè le nuove generazioni hanno tanti problemi: non fanno più i cartoni animati di una volta! Io mi divertivo a cantare pollon-sulla-cima-dell’olimpo-c’è-una-magica-città…e lui si guarda i cartoni dove pronunicano parole come effimero! Non c’è più religione! Fortunamente, mentre continuavo ad arrampicarmi sulgi specchi (devo dire alti e scivolisissimi), La pasionaria ha detto che doveva parlare lei: “A casa c’è la pizza?” mi chiede, tutta sporca di cioccolata dalla testa ai piedi! Meno male, questa la sapevo! Era una consolazione quella bimba! “Sì, ce l’ho a casa” ho potuto rispondere con una soddisfazione che neanche ad un esame dell’università.
A proposito di cose effimere, che durano un giorno, oggi volevo presentervi un altro possibile regalino di Pasqua, un docletto..originale per di più e che è davvero effimero sia per consistenza che per tempo (quasi nullo) in cui rimane nella scatolina! Anni fa, un’amica di mia suocera ci portava, dall’Iraq, dei dolcetti fatti con la farina di ceci. Era l’unica cosa che sapevo, oltre al fatto che fossero di una bontà assoluta. Avevano la forma di un quadrifoglio, erano “scioglievoli” al palato, con un aroma particolare che non ho più ritrovato! Li adoravo..e praticamente ne consumavo scatolette intere. Non li ho più visti, finchè non ho avuto la fortuna di conoscere, tramite gennarino, Rossana. Rossana viene chiamata da tutti come “non umana”. All’inizio pensavo che fosse solo per scherzare e per mettere in evidenza le sue doti culinarie. Mi sbagliavo. Lei è vermante di un altro pianeta! Sa tutto, è impressionante. Chiedetele di una ricetta qualsiasi, di un ingrediente, di una lavorazione..lei lo sa, lo ha già fatto e anche con successo. E’ bravissima e pure simpatica e gentile: non umana, appunto! Ed è anche una cara amica. L’altro giorno cosa posta nella sezione tradizioni in cucina? I Naan Nokhodchi! Quando li ho visti mi è preso un colpo! Erano loro, i mitici dolcetti più sabbiosi e pastosi del mondo! E la spiegazione della ricetta mi invogliava..insomma, si potevano ripetere a casa! Non mi è parso vero e questo è il risultato! Vi avverto subito che ho sbagliato l’altezza: devono essere un pò più alti dei miei, 1 cm e mezzo circa! Io ero convinta di avere l’altezza giusta invece solo alla fine mi sono accorta che era solo 1 cm! Comunque il sapore e la consistenza sono quelli! E ho capito che l’aroma particolare è dato dal cardamomo! Bisogna solo essere molto cauti con la cottura: qualche minuto in più e avrete dei biscottini buonissimi, per carità, ma troppo croccanti e che hanno perso la loro caratteristica consistenza. Col mio forno, 20 minuti massimo (25 sono troppi) e posso confermarvelo perchè una parte del forno cuoce più dell’altra dell’altra (purtroppo ) e quindi ho potuto verificare la diversità fra una metà dei dolcetti e l’altra! Io poi, rispetto a Rossana, dopo essermi consigliata, li ho fatti con la planetaria, a bassissima velocità e con la foglia, per 15 minuti: impasto perfetto!
RICETTA: NAAH NOKHODCHI (BISCOTTI PERSIANI CON FARINA DI CECI)
Ingredienti
Procedimento
Per chiarificare il burro
Porre il burro in una casseruola, sciogliere a fuoco medio e portare ad ebollizione.Rimuovere la schiuma che si sara’ formata in superfice e lasciar sobbollire per una decina di minuti. Il burro sara’ pronto quando i solidi del latte depositati sul fondo della casseruola, comincieranno ad imbrunirsi.Togliere dal fuoco, e lasciar raffreddare. Decantare e filtrare il liquido cosi’ ottenuto.
Impasto
1. Unire farina di ceci, lo zucchero a velo ed il cardamomo in una ciotola e mescolare bene. Aggiungere il burro chiarificato ed intiepidito e mescolare dapprima con un cucchiaio, poi con le mani per incorporare bene il burro.
2. Versare il composto su un piano di lavoro cosparso di farina di ceci e lavorarlo a mano per 10 -15 minuti. All’inizio l’impasto tendera’ a sbriciolarsi, non aggiungere altri liquidi. Continuare a lavorare finche non si sara’ ottenuta una pasta liscia e duttile. (io li ho fatti con 15 minuti di planetaria al mino e con la foglia)
3. Avvolgerla nella pellicola per alimenti e lasciarla riposare per almeno otto ore al fresco.
4. Portare il forno a 180° C e foderare due placche di metallo con carta da forno
5. Stendere la pasta ad uno spessore di 1.5 cm, su un piano di lavoro infarinato con farina di ceci.
6. Tagliare i biscotti e porli sulle placche da forno, decorare con i pistacchi ed infornare per 20-25 minuti. I biscotti saranno appena dorati sul fondo, ma il colore non deve cambiare di molto. Aspettare che si raffreddino completamente prima di rimuoverli dalla placca, sono molto fragili.