Natale è lontano: ripetete con me, Natale è lontano. E si vedono i panettoni al supermercato e gli alberi nei negozi.
Ieri ho visto i dolci di Halloween insieme ai torroni. Bé sì, è esagerato. Però mi è venuta voglia di fare, come dire, un dolce natalizio, anzi, il dolce natalizio per eccellenza: il tronchetto. Non proprio quello classico con cioccolato e castagne ma uno alternativo. Lo so, praticamente ieri andavamo in giro in costume, forse vi sembrerà inappropriato ma l’ho fatto lo stesso, anche decorato in rosso, noci caramellate e oro. A Natale non so che farò ma questo ci starebbe tanto bene.
In principio era l’aperitivo. Stuzzicante per l’appetito, nato a Torino, diffusosi poi in tutta Italia, era una cosa da bere, una bevanda da guardare, una tradizione da vivere.
Era bello, l’aperitivo. Era longevo, durava in Italia da due secoli. Ma la vita è ingiusta e l’aperitivo ha dovuto cedere il passo. Già, ma a cosa?
“Hai le papille gustative direttamente nel cervello”.
Così ha detto Pinella, pochi giorni fa, all’oggetto (praticamente del desiderio) del nostro gruppo face book: lui, Il maestro Maurizio Black Santin.
Le temperature sono tornate decenti e la voglia di cucinare è tornata alle stelle. Non che fosse particolarmente scemata, durante l’estate, ma i 40° effettivamente non aiutano. Di prove, in questi due giorni di weekend, ne ho fatte parecchie e questa crostata è stata particolarmente apprezzata.
Per decenza, non vi dico a quale torta blasonatissima francese il parentado ha preferito questa crostata, perché non ci credereste. Una torta in cui il cioccolato la fa da padrone, famoso a livello planetario. Mi sembra impossibile, eppure me lo continuano a ripetere.
L’estate c’è ancora, lo so ma sono tornata a Roma, ho ricominciato a lavorare e il mare di Sapri posso solo ricordarlo.
Ma c’è altro che ricorderò di questa estate, le battute dei miei figli. Che forse battute non volevano essere, o forse sì. Sta di fatto che mi dicono cose, ma cose tali, che mi fanno riflettere.
Si dice sempre: questo bimbo è speciale, i bambini sono esseri speciali, etc etc. Ebbene, i miei mi danno l’idea che loro invece sono normali, e forse sono io che, la normalità, l’ho un po’ persa persa per strada.
I miei bimbi, che convenzionalmente su questo blog chiameremo Albertino e La Pasionaria, hanno passato un’estate all’insegna dei loro tempi, dei loro giochi, dei loro spazi, come è giusto che sia. I miti tempi, i miei giochi e i miei spazi staranno lì, da qualche parte; son fiduciosa che prima o poi verranno fuori.
Frasi, dicevamo, tutte loro, che sarà impossibile non ricordare con affetto.
Le perle de La Pasionaria (lei, sette anni, tutte chiacchiere e distintivo)
Titolo: Il potere di Parigi (sottotitolo: starò esagerando?)
“Mamma, ho preso un sasso lungo e stretto e lo dipingerò come un eclair”
Titolo: Desideri irrealizzabili
“senti, ogni tanto dovresti smetterla di parlare!”
“Davverooo???”
Titolo: La precisione (sottotitolo: sto davvero esagerando)
“Mammaaa, vado a fare una torta di sabbia con quella bimba piccola. Bene piccola, ci mettiamo una mousse al cioccolato, una al caramello e una namelaka..per parte croccante usiamo i sassi”
Titolo: Elementare Watson
Lei usa su di me: bisturi finto, una salvietta, una forbice, un cerotto, una garza giocattolo, un elastico.
“Cosa mi stai facendo?”
“Un sistema operativo, mamma.”
Titolo: Consapevolezza
Giocando, con lei, a fare la visita dal dottore.
“Perché mi hai messo il sasso che hai preso a mare lì?” mentre le indicavo lo sterno.
“Perché a volte il cuore è pesante, mamma”
Titolo: La ferrea logica
“Mamma, a me il giorno che piace di più è la notte”
Titolo: E’ un duro lavoro (sottotitolo: ma qualcuno deve pur farlo)
Al mare.
“Perché fai il bagno e nuoti con quella busta di plastica?”
” è una busta mamma, che vuoi che ci faccia? Raccolgo l’acqua, bisogna pur farlo”
Titolo: senilità
“7 anni e non sentirli”
Titolo: Non è proprio fame
Io:” vuoi qualcosa, dopo cena? Un gelato, una granita?”
Lei: ” no, voglio un cuoppo di alici”
Titolo: pensavo fosse amore
Mentre guardava sconsolata fuori dalla finestra, con aria triste.
“che hai?”
“non riesco a decidere quale dei due gemelli mi piace di più”
Le perle di Albertino (lui, 10 anni, ed è arrivato il momento in cui non gli sta bene niente. E per niente, intendo niente)
Titolo: Questioni di minuti
“A ma’, neanche un’ora mi hai fatto stare in acqua! solo 50 minuti. Che sei!!”
Titolo: Le verità
“Mamma, è bello viaggiare, perché viaggiare ti riempie la testa”
Titolo: La serpe in seno
“Facciamo il gioco degli animali? Io sono un koala!”
“E io, chi sono?”
“Tu una seppiolona, mamma”
Titolo: Quando uno ha capito tutto
“io nella vita, voglio sei figli, perché voglio fare sei volte sesso”
Titolo: il giurassico
“ma quando tu da bambina, nei tempi antichi, guardavi la tv, vedevi tutto grigio?”
Titolo: ingiustizia sociale
“vieni a fare i compiti delle vacanze!”
“sono stanco di essere trattato come un servo della gleba”
Titolo: Il paradiso, può attendere?
“Mi lasci dormire???”
“Sono le dieci del mattino, dobbiamo andare al mare!”
“Ho una vita io, il mare può attendere”
Titolo: non ho l’età
“Sia che mi sto massaggiando con lei?
“E che ti ha scritto?”
“Che sono un campione!”
“E tu che hai risposto?”
“Lo so, grazie.”
Titolo: repetita iuvant. Sed scocciant
“basta con questa storia del lavarsi i denti. L’ho già fatto ieri.”
Titolo: prima lo si impara, meglio è.
“ vai a letto”
“perché?”
“perché sì.”
“perché sì non è una risposta!”
“e allora perché la vita è dura”
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Per il suo compleanno, Albertino mi ha chiesto una torta diversa dal solito. Non voleva più la pasta di zucchero (considerata troppo da piccolo) ma voleva una “torta azzurra con tutte le conchiglie”.
Pensa che ti ripensa, ho deciso di provare a fare una glassa lucida sui toni del mare. Per facilitarmi le cose, non avevo un setaccio, non avevo una frusta, non avevo un minipiemer e soprattutto non avevo tutti gli ingredeinti della casa di città. Ma lo scoraggiarsi non è il mio forte, così sono andata a prendermi una glassa lucida di Di Carlo, dal libro Tradizione in evoluzione, con ingredienti facilmente reperibili; ho ribilanciato il cioccolato fondente, sostituendo con quello bianco, e ho aggiunto qualche goccia di colorante azzurro. E glassa lucida azzurra, fu.
Ingredienti
Procedimento
Il mastro gelatiere di Sapri, Enzo Crivella, orgoglio del Cilento, lo conosco fin da bambina e già ne ho raccontato. E a dire il vero si potrebbe parlare all’infinito del suo gelato. Ma non solo di quello. Perché quando ho incontrato Enzo quest’estate, mi ha detto che aveva in mente di fare degli eventi estivi per avvicinare il pubblico al lavoro del pasticciere, perché solo mostrando e raccontando si poteva far comprendere cosa fosse il lavoro artigianale.
Bene, mai come questa volta Enzo ci è riuscito, organizzando una serata speciale con Sabatino Sirica.
Che Sirica, per gli amanti della pasticceria e non solo, sia un punto di riferimento assoluto, non vi è dubbio. Ma io non posso che dire grazie ad Enzo per avermi permesso, con questa sua iniziativa, di conoscere questo eccezionale maestro.
L’ho incontrato più volte e posso garantire che lo spessore della persona si fonde con la bravura professionale. Un vero signore, Sabatino, Sirica, accorto, gentile e entusiasta del suo lavoro. Difficile trovare un entusiasmo così fra molti giovani. E’ l’alfiere della pasticceria tradizionale, quella che ama di più e che valorizza meglio il suo talento. Il re della pastiera napoletana, lo definisce Luciano Pignataro, che quella sera ha gustato un babà con il gelato.
Perché da un pasticcere ed un gelataio, cosa poteva nascere se non l’incontro tra una nuvola di babà e un velluto di gelato?
Enzo Crivella e Sabatino Sirica, sul lungomare di Sapri, in una calda serata estiva, hanno mostrato uno la preparazione in diretta di gelato alla crema e vaniglia, l’altro l’inzuppitura, sempre in diretta, del classico babà napoletano nella bagna al rum, rigorosamente calda sul fornellino, approntato per l’occasione. Se questo non vi sembra sufficiente, c’era anche una confettura di visciole di Cantiano che da allora ha alzato, e di tanto, il livello da attribuire alle visciole buone.
Difficile poter spiegare il silenzio che si è creato quando Sabatino Sirica ha immerso i babà nella bagna e quando, soprattutto, ne ha preso uno con le mani, lo ha strizzato come una spugna e quello è tornato nella sua forma perfetta. E’ scattato l’applauso. C’è bisogno di un esperto del settore che spieghi la morbidezza di quel babà? No, anche una veloce foto rubata durante la preparazione fa intravedere di che stiamo parlando.
Difficile anche poter spiegare l’impazienza del pubblico quando, tagliato a metà il babà, una pallina di gelato appena fatto è stata poggiata sopra da Enzo, completata con un bel cucchiaio di visciole. Una impazienza del tutto giustificata ma altrettanto ripagata da quel magnifico dolce che ne è venuto fuori. L’entusiasmo del pubblico era palpabile e io, ve lo confesso, sono tornata con la voglia di ripeterlo al più presto!
Sabatino Sirica mi ha raccontato della sua felicità nel fare quello che fa. Una cosa che sorprende è la generosità con cui dona i suoi consigli e ricette. Se uno dà una ricetta, dice, deve essere precisa perché se una persona riesce a farla a casa sono il primo a esserne felice.
Tanto è vero che ho la promessa in tasca di andare a vedere come fa la sua famosa crema delle tartellette con le fragoline di bosco. Ha detto che mi aspetta nel suo laboratorio per farmi vedere come la fa. A questo punto, devo solo capire quando capitare dalle parti di San Giorgio a Cremano:).
Pensavo all’università. Bel periodo, intenso divertente impegnativo, che forse non ho apprezzato come avrei dovuto. Ora pagherei per tornarci.
Già, ma che farei? Quale facoltà? Ai tempi della scelta, vinse ingegneria su filosofia (che resta il sogno nel cassetto). Però, c’è un però…pensavo alla passione per la pasticceria che ho e a quanta tecnica e studio mi manchi. Allora, che ne sarebbe di me se avessi la possibilità di frequentare una Facoltà della pasticceria? (Sì, lo so che da qualche parte già c’è ma ne voglio una a mio uso e consumo e con i Prof che dico io).
A casa nostra, Marzo e Aprile sono due mesi ricchi di compleanni.
Feste di qua e di là, una dietro l’altra. Tutti parenti stretti, sembra abbiamo deciso di concentrare gli stravizi in questi due mesi. Una pausa a maggio e giugno (quando notoriamente le comunioni e i matrimoni la fanno dai padroni) per poi riprendere con i mesi estivi che, per me, hanno il culmine in Agosto, dove si concentrano i tre compleanni degli altri appartenenti di questa famiglia (marito e due figli) e, come se non bastasse, anche il compleanno del cane e il gatto, ai quali non faccio una torta solo perché non possono mangiarla. Poi mi chiedete perché faccio sempre dolci!
Ogni tanto qualcuno mi ricorda tutto quello che abbiamo fatto, che avete fatto, ai tempi della protesta per il Santa Lucia, la Fondazione dove da tanti anni Albertino (come convenzionalmente chiamo il mio bandito di nove anni), svolge la sua fisioterapia, unico centro qui a Roma in grado di aiutarlo.
Il Pan di Spagna.
Buona Pasqua! Mai avrei pensato di avere l’occasione di augurarvela in questo modo. Tutto merito (o colpa) di Flavia e di Alessandra. Vorrei dire loro molto cose, compresa la gioia e l’emozione e anche, soprattutto, l’ansia che circonda i primi momenti dell’mtc. Ma mi scuserete, mi trattengo e non dico oltre perché già so che questo post sarà lungo e intenso.