Inutile dire che, se non ci fosse l’MTC, ultimamente potrei ignorare blog e cucina di casa.
Fine dell’anno scolastico e finisco, come ogni anno, nel vortice dei saggi, feste, manifestazioni, cene di classe, etc etc. la dura vita della mamma… Altolà: non mi lamento: vedere quei due banditi dei miei figli fare ogni anno di più e meglio mi riempie di gioia. Fatto sta che io arranco, perché oltre a scuola, c’è batteria dell’uno e danza dell’altra. E tutte le mamme accompagnatrici dei figli nelle loro attività extrascolastiche, sanno di cosa parlo. QUindi praticamente Giugno lo dedico a loro.
Pepe: Nome comune delle spezie ottenute dai frutti delle piante del pepe, e in partic. della specie Piper nigrum, che fornisce sia il p. nero, una delle spezie più usate e conosciute sin dall’antichità greco-romana, costituito dai frutti immaturi disseccati, in forma di granelli di 3-6 mm di diametro, con superficie rugosa e sapore e odore acri caratteristici, sia il p. bianco, ottenuto dai frutti maturi privati del pericarpo dopo macerazione in acqua (cit. La treccani).
Pepe in grani: sinonimo di Pizza. Quella con la p maiuscola, fatta con passione e dedizione senza risparmiare nulla, ma proprio nulla, sugli ingredienti. Pepe in grani, oltre che di pizza, è anche sinonimo di Franco Pepe, ovvero colui che, recentemente, mi ha fatto emozionare col suo mondo.
E’ un classico: quando i bimbi piccoli cominciano a parlare, assistiamo conitnuamente a scene comiche dovute ai loro involontari errori di pronuncia. La Pasionaria-cocò è stata (ed è) spesso protagonista di queste scene,considerata “la sua ottima proprietà di linguaggio” (come mi ripetono da tanto tempo le maestre). Il problema è che, nel suo caso, l’errore nella pronuncia sfociava in incidenti diplomatici, più che nella risata collettiva. Che tipo di incidenti, potete facilmente immaginarlo da questi due “simpatici” esempi.
1) Albertino stava guardando i cartoni animati e La Pasionaria giocava in camera sua. Faccio per entrare quando sento che dice “pippone, pippone”. Mentre lo sgomento sale, insieme al senso di colpa causato dal fatto che sicuramente deve aver sentito tale parola da qualcuno ( ma chi?) lei, tutta allegra mi fa “Eone pippone”. La guardo sospettosa e contemporaneamente lo sgomento si ferma e decido di darle una possibilità: “Eone pippone pasta al scugo”. Ahhhhh…lo sgomento cala definitivamente e lascia il posto ad un sospiro di sollievo! Albertino-mimì guarda spesso “Leone il cane fifone” e nella puntata odierna aveva visto il cane fifone mangiarsi, appunto, la pasta al sugo..tanto è vero che me l’aveva ordinata per cena! La Pasionaria stava solo ripetendo “fifone” a modo a suo. Almeno credo. Almeno Spero.
2)Dopo una bella giornata di lavoro, a dir poco interessante, vado a prendere Albertino e la Pasionaria a casa dei miei. Quando entro, dopo i saluti di rito, vedo mamma e papà lanciarsi uno sguardo di intesa, quasi imbarazzato direi. “Senti, volevamo dirti che oggi la piccola al bagno ha detto più volte “la piscia””. Erano costernati e avevano abbassato la voce, non sia mai che qualche vicino potesse sapere delle parole vergognose pronunciate dalla nipotina (chiamata amorevolmente principessina da mio padre, dato che io resto la principessa in carica). Alzo gli occhi al cielo e con tutta calma rispondo con un “Non preoccupatevi”. Erano allibiti: da quando la loro figlia primogenita era così abituata a un tale linguaggio, da non preoccuparsi di parole così poco opportune per una bimba di 2 anni? Li tranquillizzai subito: “quando dice così, intende “la pizza”, ancora non pronuncia bene la z”. Una parte di loro pareva sollevata, l’altra rimaneva scettica. “Ma era in bagno” questa fu la ragionevole obiezione di mio padre. “Appunto. Lei dice perfettamente pipì da molto tempo. Che mentre fosse in bagno ti chiedesse qualcosa da mangiare rientra esattamente nel suo comportamento tipo”. Il problema, però, restava quando eravamo fuori. La Pasionaria, si sa, è una bimba di buono, anzi ottimo appetito! Il che significa che chiedeva spessissimo “la piscia”..e la gente mi guardava con riprovazione, come a dire “guarda che madre snaturata che insegna queste parole alla figlia”. Dal momento in cui ha cominciato a pronunciare bene la z, mia figlia si è rivelata per quella che è: un’incredibile mangiona, non un’incredibile incontinente.
Ben contenta di poter finlamente rispondere ad alta voce “come la vuoi, bianca o rossa?”, ho verificato, proprio stasera, che le piace molto la pizza in teglia croccante di Adriano. Un’intenditrice! Ma poi si sa che le ricette del Maestro sono sempre una garanzia! (La voglia di provarla me l’ha fatta venire la mia amica Dile di Gennarino: grazie dell’idea!)
Vi riporto qui, per comodità, la sua ricetta (il Maestro arricchisce la spiegazione con un passo passo fotografico molto utile!) ed eventuali mie annotazioni. Io ho visto Adriano lavorare dal vivo e a mano, un impasto ad alta idratazione simile a questo e, sotto la sua guida, ci sono riuscita anche io..ma a casa non mi azzardo nemmeno un pò a ripetere l’esperienza e lavoro tutto con la planetaria (secondo me, per questo tipo di impasto è vivamente consigliabile ….solo una persona con una grossa esperienza può ottenere le stesse cose a mano!).
Ricetta: La pizza croccante in teglia di Adriano
Ingredienti:
per 3 teglie 30 x 35
Procedimento
Di primo mattino:
sciogliamo il lievito ed il malto in 450gr di acqua, mescoliamo altrettanta farina setacciata, copriamo ed attendiamo che gonfi e si crei un principio di fossetta nella parte centrale (ca. 3 ore a 20°).
Aggiungiamo l’acqua rimanente, facendola cadere lungo i bordi del recipiente, avviamo la macchina con la foglia a bassa velocità ed inseriamo il resto della farina, facendola cadere a pioggia con continuità (sia Dile che io abbiamo avuto bisogno di aggiungere un altro pò di farina..ma poco mi raccomando!). Amalgamata la farina, aggiungiamo il sale.
Dopo 2’ portiamo gradatamente la velocità a 1,5 e lasciamo incordare. Coliamo l’olio a filo, curando di non perdere l’incordatura. (un cucchiaino alla volta, perchè altrimenti si depositerebbe tutto sul fondo e non verrebbe assorbito bene dall’impasto).
Montiamo il gancio ed impastiamo fino ad ottenere il velo, ribaltando la massa un paio di volte nel corso della lavorazione (il gancio è necessario per ordinare la maglia glutinica che la foglia ha contribuito a formare ma che ha lasciato in struttura ancora disordinata). Copriamo e lasciamo lievitare a temperatura ambiente.
Verso le 16.00 rovesciamo l’impasto sulla spianatoia spolverata con la semola, dividiamo l’impasto in tre parti, pieghiamo ognuno di questi a 3 per una sola volta ed arrotoliamo stringendo moderatamente. Trasferiamo in altrettanti contenitori con coperchio ermetico, non infarinati.Lasciamo raddoppiare a 28°. Al momento di cuocere, rovesciamo gli impasti sulla spianatoia infarinata con la semola e spolveriamo anch’essi, picchiettiamo con la punta delle dita e stendiamo stirandoli, evitando accuratamente la fuoriuscita dei gas di lievitazione. Carichiamo sull’avambraccio e sistemiamo delicatamente nelle teglie non unte, spolverate con un velo di semola. Finiamo di stenderecondiamo con pomodoro e sale ed inforniamo a 250° nella parte bassa, per 10°.
Distribuiamo la mozzarella, condiamo con un filo di olio evo e reinforniamo nella parte alta per 4/5’, facendo attenzione a non bruciare la mozzarella.