Cake dans l’ esprit d’une tarte au citron: questo è il titolo della prima torta presente nell’ultimo libro di Michalak, L’ultime cake book, che io, neanche a dirlo, ho voluto replicare immediatamente.
Riassunto delle puntate presenti: Michalak è un pasticcere belloccio, con faccia da orsetto, come dice Federica, che è tanto tanto bravo e tanto tanto gentile, anche come giudice di Master pasticcere di Francia.
Visti l’anno scorso girovagando fra i vari siti e appurato che erano la nuova follia collettiva di Napoli, ho detto a lei: la prossima volta che vengo a trovarti, mi porti a provarli? E così fu, anzi Pasqualina mi portò direttamente una bella scatola colma di quelli che potremmo chiamare “i famigerati”: i fiocchi di neve di Poppella, ovvero piccole brioche tondeggianti ripiene di una crema di ricotta, morbidi e golosi che provenivano da una piccola pasticceria del rione Sanità, Poppella appunto.
Intenzioni e coincidenze.
L’intenzione era quello di fare il pollo fritto per la gara proposta da Silvia, questo mese nell’mtc. Con tutto che amo il fritto, tanto da ripetere spesso che il fritto è la risposta, il pollo fritto non l’avevo mai cucinato.
Così ho anche imparato che prima va marinato e per un certo tempo, come è spiegato qui, poi va impanato e ci sono varie possibilità e infine va fritto.
Terza e ultima puntata sui luoghi di Parigi, dopo aver visto una infinità innumerabile di posti dove mangiare e comprare caccavelle e poi dove comprare caccavelle e mangiare.
Oggi vi parlerò in particolare di posti dove fare una splendida colazione e una altrettanto splendida merenda.
Mattino presto e cielo terso. Supponiamo vorreste andare a visitare il Louvre e perdervi fra quelle meraviglie artistiche, avrete bisogno di una colazione che vi supporti nel fisico e prepari nello spirito, giusto?
Parigi è la città dell’amore. Sì.
Parigi è una delle città più belle al mondo. Certamente.
Parigi è la città dell’eleganza per eccellenza, della cultura e bla bla. Siamo d’accordo, non c’è dubbio.
Ma basta, tiriamo giù la maschera, noi amanti di caccavelle, amanti della pasticceria e gastronomia! E non solo. Collezionisti dei libri di cucina, a me gli occhi please. Consumatori seriali di ingredienti introvabili, questo è il post che fa per voi. Compratori compulsivi di utensili rari, ho pane per i vostri denti. O meglio, una baguette.
Vostro onore, signore della giuria, ho diritto ad una difesa e scelgo di difendermi da sola, come dilettante barra amatoriale della pasticceria, questa nobile arte.
Sì, signori della giuria. La verità è che noi l’amiamo e chi ama compie spesso azioni di getto ma senza cattive intenzioni, non potrete non convenirne.
Natale è bello. E di motivi ce ne sono tantissimi, anche per me, anche quando mi lascio sopraffare dalla stanchezza, dallo stress, dalla spesa, e dal portare quel figlio o quella figlia a destra e a manca, e dai che il tizio a lavoro non ha capito niente, etc etc.
Ma Natale è bello sul serio. E ci sono piccole cose che me lo fanno gustare. Tipo lo swap biscottifero con le amiche più care, che da un paio di Natali a questa parte, mi rende così ansiosa che arrivi Dicembre.
Appena l’ho saputo, ho pensato che fosse il Master più bello del mondo, quello edito da MTC sulla mise en place.
E non solo mi se en place, ma un compendio di come gestire una festa, dal menù, alla tavola, al dress code, agli inviti, il tutto sotto la guida di Caterina Reviglio Sonnino, Elisa Baker, Alessandra Gennaro.
I pomeriggi delle vacanze estive. Ma anche i pomeriggi del sabato delle vacanze di Natale. Me li ricordo ancora, pietra miliare della mia giovinezza. Non so voi ma io li passavo, causa suggerimento insistente di mia madre, guardando le commedie sentimentali italiane degli anni ’50 e ’60 e ‘70 e alla fine ne sono stata totalmente presa. Tutti, me li guardavo: Gianni Morandi e Laura Efrikian (lui che canta “fatti mandare dalla mamma” e io che sogno qualcuno che davanti a scuola, dalle suore, faccia altrettanto con me); Caterina Caselli e Laura Efrikian, che vinceva la palma di sfigatissima dell’epoca, su ogni film e a ogni latitudine (e “Perdonoperdonoperdono” che sognavo di cantare in qualche remota manifestazione a qualche sconosciuto ragazzino); Rita Pavone e la sua zanzara (e io che invidiavo il collegio femminile pur andando dalla suore, e quindi non si capisce il perché della mia invidia).
Ho visto questa ricetta di Iginio Massari in una puntata di “Dolcemente con…”, trasmissione condotta dal nostro Black Santin. Amore a prima vista. Sarà per la descrizione di Massari, che la presentava come il dolce della nonna (o della mamma) da mangiare la Domenica, con quel sapore antico che non è facile ritrovare oggi, che ho pensato subito di inserirla di diritto fra i dolci per le feste.
E, credetemi, è da far festa ovunque e comunque, con un dolce così.