Il tempo corre velocemente e devo sbrigarmi, perché almeno un’altra ricetta, per questo mtc firmato da Dani e Juri, voglio provare a lasciarla. Nella mia testa c’era anche la terza ma niente, sono riuscita solo con la seconda.
Questo mese, l’mtc è tutto sui biscotti (“santi subito” gli organizzatori tutti) e come si fa a resistere? Non si può, infatti. Ripeto, il post di Dani e Juri è assolutamente ricco e ben fatto, quindi possiamo tutti attingere a piene mani dai loro studi!
Storia di un momento (quasi) idilliaco.
La classica scena che fa tanto casa felice: una mamma (io) che impasta biscotti davanti alla figlioletta (La Pasionaria) che la guarda attenta. E ditemi che ogni mamma appassionata di cucina non sogna nella sua testa questo sacro momento didattico, tutto fatto di trasmissione di sapere, di proseguimento del proprio lavoro, di senso di continuità, etc etc.
La prima torta fatta al mio compleanno e quella glassa green di Antonio Bachour, ve l’ho già mostrata.
Potevo non mostrarvi la seconda torta, quella per cui ho addirittura usato lo stampo con cui i campioni del mondo hanno vinto? Sembra facile usare questi stampi e invece Dio solo sa la fatica per essere precisi..e ancora devo lavorarci un bel po’!
Comunque, a parte la forma, questo vortice di cioccolato e lampone mi è piaciuto molto!
La mousse al cioccolato al latte è la stessa che avevo usato qui! La mousse al lampone invece l’ho preparata seguendo la ricetta della mousse alla fragola di Leonardo Di Carlo dal libro Tradizione in Evoluzione (detto amichevolmente , fra i membri del fan club, La Bibbia).
Buona da morire. Le indicazioni parlano di una mousse delicata alla frutta, in cui le fragole possono essere sostituite da mela, pera, albicocca, etc.. Io, che amo i lamponi, ho usato quelli! Ha una consistenza ottima per questo tipo di dolci ma va benissimo anche in un bicchierino, per esempio, decorata con cubetti di frutta fresca. Immaginate un buffet con bicchierini di questo tipo e la gioia dei vostri ospiti incorporata!
Ecco qui, allora, la mousse al lampone!
Ingredienti
Procedimento
E’ passato il mio compleanno. Da ricordare? In un certo senso sì, anche se non nel senso che vorrei.
Avete presente quando avete delle aspettative, ci contate, ci sognate su e poi vengono tutte deluse? Ecco.
Io con i compleanni non vado d’accordo. In effetti l’anno scorso la festa era stata piuttosto piacevole ed evidentemente deve solo aver interrotto la serie.
Siamo a più di metà Marzo, fra poco è Pasqua e subito dopo è anche il mio compleanno. La primavera che arriva e una Comunione da preparare: il mio primogenito, che chiameremo convenzionalmente Albertino, a Maggio fa la Prima Comunione e quindi mi sono lanciata nei preparativi, nella lista del buffet, nelle partecipazioni, nelle decorazioni … cose da far impallidire un wedding planner, insomma.
Il bignè di San Giuseppe, ovvero quello che, per un romano, rimane l’indiscusso dolce della festa di San Giuseppe.
Capiamoci: so benissimo che la zeppola napoletana è famosissima (ottima senza dubbio) e ormai diffusa in tutta Italia. Ma a Roma, da fine febbraio e fino al 19 Marzo, i bignè di San Giuseppe la fanno da padroni. Per me, pur figlia di un papà con origine campane, la zeppola era addirittura qualcosa di esotico, mangiato solo se capitavamo giù in quel periodo. Immaginate lo sconforto nel vedere, molti anni dopo, così trascurato questo gioiello della pasticceria.
E allora rivalutiamolo, il bignè per antonomasia.
Io, quella che ama la Francia, quella che stravede per Parigi, quella che quando vede un qualsiasi pasticcere francese innesta occhi a forma di cuore, quella che ha giurato amore eterno alla pasticceria dei cugini d’oltralpe , ecco, proprio io, non avevo mai assaggiato la tarte tatin. E dire che tutte le mie amiche (specie queste due qui, la Sara e la Pasqualina) continuavo nei loro racconti a favoleggiare di questo dolce. Ma mi era sfuggito anche se, post ne fu testimone, non è che mi sia contenuta, a Parigi.
Siamo al 21 Febbraio e nel mio giardino sembra primavera. Non ricordo un febbraio così. Io, che solitamente in questa stagione giro per casa ricoperta da due o tre strati fra pile, maglioni e vestaglia, stamattina ero in giardino, con il sole in faccia e gemme dei fiori sulgi alberi. Senza andare a tentare di capire se tutto ciò sia un bene o un male, ho solo avuto voglia di sedermi lì e mangiare una cosa che si adattasse a questa primavera in anticipo. Ed ecco lì la seconda ricetta che avevo in mente per l’MTC di Eleonora e Michael, che come base aveva il miele.
Ho scoperto i dolci del medio oriente e della Persia grazie ad una cara amica e ancora ringrazio la mia buona stella per questa fortuna. Grazie a Rossana mi si è aperto un mondo incredibile. Poi devo dirlo, ho studiato i libri di Ottolenghi, provato vari dolci (ma’amul e NAAH NOKHODCHI), parlato con persone del luogo: insomma, il danno è fatto. Metteteci anche che sono follemente dell’acqua di rose e il quadro è completo. Quando mi capita di usare l’acqua di rose in un dolce, so già che mi sarà difficile staccarmene (e infatti non riesco).
Da un’idea di Salvatore De Riso, in particolare una foto che ho visto in giro su fb negli scorsi giorni.
Una di quelle cose che ho guardato con velocità ma che si è fatta strada pian piano. E quando sono arrivata al weekend, in cui almeno un dolce dovevo farlo, non c’è stata storia: ha scalato le classifiche e ho scelto lui.