Pochi giorni ho finalmente potuto godere del regalo che mi sorella mi ha fatto per il compleanno (sì lo so che il mio compleanno è stato a Marzo..ma prima non ho potuto): una giornata rilassante in una SPA, potendo scegliere fra diverse strutture. Io ho scelto il castello che vedete nella foto…medievale, affascinante, magico e lontano dal caos! Dov’ero? Al castello di Nerola (Rm). Che meraviglia potersi immergere in altre epoche, situazione, tempi e luoghi! In effetti, mentre ero in piscina e giravo fra i giardini pensili mi dava fastidio tutto ciò che potesse riportarmi all’epoca contemporanea (rombo di una moto in lontananza, squilli di cellulari, etc..). Tutta Italia è ricca di posti così.
Vicino Roma ci sono castelli davvero unici e io ne sono sempre attrata! Sarà che la loro bellezza, imponenza e valore artistico mi fanno sentire per un pò una principessa: facile immaginarsi vestita con tuniche colorate mentre si vaga per quelle sale e per quei giardini. In posti così, adoro rinnovare un rito per me carissimo: quello del the. Prendere il the mi è sempre piaciuto, per il profumo, per il colore, per la sensazione che si ha bevendo quel liquido ambrato..e poi io ci abbino sempre dei dolci buoni. E’ un pò ritrovarsi e coccolarsi, dedicarsi dei minuti di pace. Spesso mi piace invitare amici e parenti per il the, perchè è anche un rito che mi piace condividere! Quando ero in quel castello, ho preso un the e l’ho sorseggiato sotto un albero che si trovava in un giardino segreto, a guardare il panorama e i fiori. Sarebbe stato tutto perfetto se avessi potuto avere il mio dolce da the preferito: la 5 frolle. Ma quello è difficile da trovare..anche in un castello! Allora l’ho rifatto, in versione estiva e l’ho preparato immaginando come sarebbe stato poterlo mangiare nel castello di Nerola! Non si può certo avere tutto..ma sognare è lecito, no???
Ho preparato una versione estiva delle 5 frolle, con lemon curd, marmellata di fragole e fragole fresche. Stavolta ho evitato lo streusel e ho lasciato curd e fragole in bella vista. Vi posso garantire che si viene trasportati in un castello nel giro del primo assaggio :). L’inventore della 5 frolle, Gianluca Fusto…ha tutta la mia ammirazione e riconoscenza!!!!
RICETTA: LE 5 FROLLE CON LEMON CURD, MARMELLATA DI FRAGOLE E FRAGOLE FRESCHE
Ingredienti
Per la frolla:
Per il ripieno
Procedimento
giorno 1 : preparazione frolla
giorno 2: formatura,congelamento e cottura dei dischi di frolla
giorno 3 : montaggio e consumo crostata
Per la preparazione della frolla:
Portate il burro a 25°, impastate quindi in planetaria il burro, lo zucchero a velo e il tuorlo precedentemente setacciato.
Setacciate insieme la farina, la fecola e la cannella. Aggiungere i restanti ingredienti al burro e lavorare sino a ottenere un impasto omogeneo.
Ho riposto la frolla in frigo per 1 giorno, diviso in 4 parti la palla. Ho disteso un pezzo di frolla su un foglio di carta da forno e aiutandomi con un’altro foglio messo sopra, ho disteso con il matterello, poi coppato con forma circolare di diametro 16 cm (secondo me si puo’ tirare fino a 20 e così ho fatto). Ho messo da parte gli esuberi che ho riutilizzato per creare il quinto disco. Ho sovrapposto i 5 dischi intervallati da carta forno e posto in freezer fino a completo indurimento.
Ho cotto a 150° forno preriscaldato e a fessura, due dischi per volta per 20 minuti ca.
Ho disteso i dischi di frolla sul tavolo e ho cominciato a formare gli starti alternando la marmellata di fragole col curd di limone
Ho completato l’ultimo strato con lemon curd e fragole fresche.
Questa ricetta mi sembra adattissima per Tuki e il suo bellissimo contest e quindi gliela invio con piacere!
“papà..tu mi fai ridere dalle risate…”
Così ieri scherzava Mimì con mio marito, in una tranquilla serata familiare. Tv accesa, loro due stesi sul tappeto mentre io ero al pc e la Pasionaria svolgeva l’attività che più aspetto durante tutta la giornata: dormiva!!!! In televisione all’improvviso arriva una pubblicità che fa alzare la testa al papà-combattente-bakugan egli fa esclamare: “guarda , le Girelle! lo sai che da piccolo me le mangiavo sempre??? Erano buonissime!” Potevo lasciarmi sfuggire l’occasione???io ci vado anozze con queste cose! ” Ma lo sai che ho trovato la ricette per farle a casa???te le cucino!” La faccia di mio marito era quasi disperata:” No ti prego! Basta! compriamole”. In pratica, non ne può più di cose fatte in casa! Sarà che ormai dopo i sofficini home made, le torte della domenica, l’estratto di vaniglia, la pasta, il pane, i cornetti…si è stufato e vuole un’insanissima merendina industriale. Dove ho sbagliato? Eppure sto cercando di applicare alla dispensa di casa mia la lezione imparata su gennarino e che riguarda La Lista delle cose che non esistono. In pratica, una persona che vuole cercare di riguardare la proprio salute e il proprio palato, dovrebbe evitare certi cibi industriali che possono far male perchè fatti con ingredienti non del tutto genuini: questa è una delle prime cose che ho imparato frequentando il forum. All’inizio sorridevo sempre e prendevo la cosa con ironia..lo consideravo quasi uno scherzo. Pian piano però, la lista, partita con due o tre elementi, si è allungata e, soprattutto, si è inserita nella mia testa col risultato che, quando giro fra i banchi del supermercato.. è un vero dramma: guardo con amarezza i pacchi di merendine, le scatolette di latta, i preparati industriali (quelli comodissimi e che una volta stazionavano nel mio frigo)…se passo dai congelati poi, l’amarezza diventa fortissima. Il problema è che tempo fa nel mio frigo qualche cosa di pronto per l’esigenza dell’ultimo minuto c’era..ora non più! peccato che, di esigenze dell’ultimo minuto invece ce ne siano sempre in quantità e a volte non so che cucinare! Tanto è vero che qualche cubo malefico (vedere lista seguente) vi confesso che c’è..si nasconde bene ma c’è..perchè la minestrina serale fa sempre la sua figura con i bimbi di età inferiore ai 10 anni. Dopo la confessione di essere una mamma sciagurata e una moglie rompiscatole, vi faccio vedere la famosa lista nera: mi aspetto ingiurie, occhi sbarrati e proteste (riporto la lista da Gennarino):
Lo so… il mondo senza alcune di quelle cose potrebbe non avere senso..ma putroppo ho letto le etichette con i rispettivi ingredienti e oramai il danno è fatto! C’è da dire che non sono una integralista e che qualche volta, a rotazione, quei prodotti finiscono nella mia cambusa (si mimetizzano e poi spuntano fuori nei momenti del bisogno)! ma è meglio non dirlo in giro!
Il fatto è che quella lista mi fa stravolgere le ricette che vedo. Per esempio, su un giornale c’era la foto di un bel timballo, guscio di pasta sfoglia, anelletti, noci, panna…ho tutto??? Hummm..la pasta sfoglia ce l’ho, ma è quella industriale, quindi leggo gli ingredienti e che trovo??La sostanza lipidica industriale, ovvio! Valutando che la mezz’ora a disposizione non fosse sufficiente per preparare la pasta sfoglia homemade, ma volendo fare a tutti i costi quel primo, ho deciso di puntare, come guscio, su una classica pasta frolla (in fondo tanti timballi del sud vengono fatti così). La panna ..no, la evitiamo. Che mi rimane? Gli anelletti non ce li ho, e mi faccio andar bene la pasta maritata! insomma…quello che vedete è ciò che è venuto fuori!
RICETTA: TIMBALLO IMPERIALE
Ingredienti
Procedimento
Nella planetaria, impastare lo strutto con lo zucchero (lo strutto dà una particolare morbidezza alla frolla), aggiungere l’uovo, il sale e l’acqua fredda e infine la farina. Mettere a riposare in frigo per almeno 2-3 ore. Se non avete la planetaria va benissimo anche fatto a mano. Passare al mix l’aglio, l’olio, le noci, il parmigiano, il sale e un pizzico di pepe fino ad ottenere una crema. Lessare la pasta al dente (basteranno 6-7 minuti di cottura), conditela con pesto di noci, con i piselli e con i tuorli delle uova precedentemente sbattuti. Incorporare gli albumi montati a neve. Foderare una teglia con la pasta frolla, aggiungere la pasta condita e mettere in forno a 180° per 25-30 minuti.
Con questa ricetta partecipo al contest di Farina, lievito e fantasia Frutta in pentola
Prima o poi succede: arriva il momento in cui guardi tuo figlio affrontare una prova più grossa di lui, magari dolorosa o rischiosa e tu sei lì, impotente e non puoi far nulla. Vorresti proteggerlo ma sai che certi tipi di prove si affrontano da soli e sai anche che quello è il passaggio che segna il passaggio dal mondo dai bambini al mondo adulto e dopo nulla sarà più lo stesso.
La terribile prova a cui mi riferisco è ben conosciuta da tutti i genitori di figli con età compresa fra 1 e 3 anni: l’invito alla festa di compleanno di un amichetto con relativa entrata nello spazio dei GONFIABILI. I gonfiabili stanno ai bimbi piccoli come la prova di iniziazione sta all’entrata in una setta segreta. La Pasionaria-cocò ha affrontato la sua personale iniziazione un paio di Domeniche fa.
Eravamo da sole, dato che Albertino-mimì era a casa, insieme al papà, ancora convalescente dopo una brutta influenza. Siamo arrivate alla festa e ho visto questo enorme cubo, fatto di palline, cuscini, scivoli, scale e altalene, tutto rigorosamente vietato agli adulti e quindi estremamente pericoloso. Da subito, Cocò ha mostrato un caraggio da leoni: si è seduta per terra, si è tolta le scarpe senza neanche slacciarle e si è lanciata, sorridente, all’interno del grosso cubo. Mi ha lasciata così, a guardarla attraverso una rete, senza la minima possibilità di intervento. La battaglia era appena cominciata e lei non ne era minimamente consapevole. Si dà il caso che carnevale fosse iniziato da qualche giorno, quindi all’interno del cubo si aggiravano pericolosi Ninja, Ben Ten, mostri strani la cui età variava fra i 7 e i 9 anni. Troppo. Troppo forti, troppo spavaldi e troppo felici di vendicarsi dei torti subiti gli anni precedenti. Eccola lì La Pasionaria, tuffarsi nella vasca delle palline e venire travolta da una Ballerina e da un Cow Boy. Avevo paura affogasse..ma no, lei era forte ed era venuta a galla ridendo. Fra uno spintone e una botta, fra un urlo e una risata, quella piccolina (che mi sembrava molto più gracile del solito: era rimpicciolita?) si stava comportando egregiamente. Io, da canto mio, sfoggiavo un bel sorriso tirato e qaundo passava vicino alla mia parte di rete le chiedevo se volesse da bere (un pò come quelli che offrono l’acqua ai ciclisti durante le gare…).
Ma poi…. l’ho visto e le mie paure si sono concretizzate: è entrato nel gonfiabile uno JEDI rinnegato: 10 anni, lungo mantello e una maschera sul viso che nascondeva, lo so, lo sguardo tipico della peste bubbonica! Non ce l’ho fatta. La Pasionaria si è messa proprio ai piedi dello scivolo. Non faccio in tempo a dirle di spostarsi che lo Jedi si butta giù a piedi uniti e… buuum! Volo della pasionaria in mezzo alle palline. Lui ride, l’infingardo, lei fa il broncio, accenna a piangere ma poi no, non cede: si rialza e va all’altalena. Che orgoglio, una Giovanna d’Arco in miniatura. Ma la battaglia non è finita: Jedi è lì, che iniza a correre spargendo a terra bimbetti di 2 anni e puntando dritto alla fune accanto all’altalena.Si appende e comincia a oscillare, colpendo Cocò ripetutamente. L’ho guardato malissimo ma lui nulla: colpiva la Pasionaria alla sua sinistra, un bimbo alla sua destra e due gemellini al centro al grido di “caricaaaaa”. Fortunatamente si era fatto tardi e ho potuto intimare alla Pasionaria di uscire da lì. L’ha fatto senza troppe storie, con dignità, chiedendomi un pezzo di pizza bianca che le ho concesso volentieri: il giusto premio per la guerra affrontata. La vita a 2 anni è dura e difficile ma, a volte, anche giusta. L’ultima immagine che ho del cubo malefico è l’entrata in scena di un Inferno (alieno di Ben Ten) alto, grosso e robusto che guardando lo Jedi ha detto :” Guarda chi c’èèèèè…mo te sistemo io!!”
Dio salvi gli alieni!
In tutto questo trambusto ho avuto modo di assaggiare alcune cose del rinfresco, che saranno anche state comprate dal miglior catering della zona ma che mi hanno lasciata molto perplessa. C’era una sedicente torta al limone che mi ha “regalato” la voglia di farmene una da sola e così ho preso al volo l’occasione per provare uan torta di Viola, in particolare la Torta di Limone alla Fugger. L’ho trovata molto buona e particolare, sicuramente diversa dalle torte al limone che ho mangiato finora. E’ equilibrato l’accostamento della pasta (senza zucchero) con quello del ripieno, dolce ma bilanciato dall’aspro del limone! Unico avvertimento: Viola non mi aveva detto di non assaggiare il ripieno prima di metterlo all’interno della torta. Beh…l’ho fatto e posso dire che dà dipendenza! Evitate, se volete far arrivare il ripieno tutto intero all’interno della torta! Riporto di seguito la sua ricetta!
RICETTA: TORTA DI LIMONE ALLA FUGGER English Version
Ingredienti
per la pasta
per il ripieno
per la copertura
Procedimento
Con la farina fare la fontana. Aggiungere l’uovo e il tuorlo al centro. Distribuire il burro freddo a pezzetti e aggiungere una presa di sale abbondante.
Lavorare gli ingredienti velocemente. Fare la palla, avvolgerla nella pellicola e metterla in frigo per 15 minuti.
Per il ripieno, mescolare le mandorle macinate con lo zucchero in una terrina, la buccia grattugiata del limone e il succo di due.
Con metà abbondante della pasta tirare una sfoglia sottile, un pò più grande di una tortiera sganciabile di circa 22 cm di diametro. Foderare la tortiera precedentemente imburrata e infarinata. Bucherellare la pasta con i rebbi di una forchetta. Versare sopra la pasta il ripieno di mandorle e limone. Stendere la pasta rimanente in un’altra sfoglia rotonda, grande come la tortiera e adagiarla sul ripieno. Ora ripiegate la pasta sottostante cercando di sigillare bene i due strati formando tutto intorno un cordoncino. Bucherellare anche questa sfoglia. Spennellare con il latte la superficie e distribuire le mandorle a bastoncini premendole un pò per farle aderire.
Cuocere la torta a 180° per circa 40 minuti. Sfornare e lasciarla raffreddare un pò . Poi toglierla dallo stampo e metterla a raffreddare su una gratella. Quando è fredda metterla su un piatto da portata e servire. Lo zucchero a velo è facoltativo (io l’ho messo).
Per la perfetta riuscita di questa torta bisogna osservare alcune regole:
1) Le mandorle per il ripieno non devono essere assolutamente ridotte in polvere ma devono rimanere una granella piccola, sennò il ripieno si compatta troppo e perde la sua morbidezza
2) Bisogna sigillare molto bene i due strati di pasta, pena la fuoriuscita del ripieno
3) Le mandorle della copertura devono essere assolutamente a bastoncini per esaltarne la croccantezza
Penso che la par condicio sia uno dei principi più importanti da rispettare: chi sono io per parlare solo di una parte del parentado, la parte paterna?? E’ chiaro che la parte materna, potrebbe e a ragione, risentirsi. Specialmente se uno ha la fortuna di avere tutta la famiglia da parte di mammà di origini rigorosamente pugliesi, anzi di più, residente in quel meraviglioso triangolo delle Bermuda italiano costituito da Martina Franca-Ostuni-Ceglie Messapica (Triangolo delle Bermuda perchè il turista che va lì la prima volta, spesso e volentieri non torna più: decide di comprarsi un trullo e rimanere nella Valle d’Itria)!
La vita a volte è dura. Mia nonna, Nonna Rosa, è attaccatissima alla sua terra e alla sue tradizioni, in special modo quando si tratta di gastronomia. Avete presente cosa voglia dire mangiare tutte le domeniche della propria infanzia e giovinezza orecchiette, maccheroncini, purè di fave, peddica, pane di patate, cacio ricotta, etc etc..? Lo so, è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo :)!
Mia nonna è veramente un personaggio fuori dal comune: è la memoria storica della famiglia, ma anche la memoria di un mondo lontano che, grazie ai suoi racconti, sembra sempre vicinissimo. Fortunatamente, lei racconta spesso le cose che accadevano 70 anni fa! Mi racconta dei trulli, del suo amato padre e della sua mamma (presa fra un anno di gravidanza e uno di allattamento!), dei suoi 10 fratelli e sorelle, delle cose accadute durante il fascismo, delle piccole disavventure quotidiane che, con 10 piccoli scatenati che scorrazzavano in una masseria, erano all’ordine del giorno e lei, essendo la sorella maggiore, era quella che si occupava dell’organizzazione di tutto e della soluzione dei problemi. Dai suoi racconti viene sempre fuori un amore per la terra e per gli animali che a volte, faccio quasi fatica a comprendere, per quanto è intenso. Sono passati 70 anni ma ancora descrive quella bella gallina padovana che girovagava nel pollaio, alta e imponente e che faceva tante uova. Un giorno, un fratello e una sorella più piccola di mia nonna, avevano deciso che volevano vedere la gallina fare le uova. Mia nonna però, aveva detto loro che avrebbero dovuto aspettare il giorno seguente, perchè le aveva già fatte e non se ne prevedevano più. Sapete com’è, la voglia di sperimentazione scientifica dei miei futuri zii era tale, che decisero di “forzare” un pò quella povera gallina. Il lavoro non deve essere stato per niente semplice, dato che una teneva la gallina e l’altro aveva deciso di andarsi a prendere direttamente nel” luogo di origine” il famoso ovetto fresco. La via fisica per arrivare all’uovo che percorse mio zio e lo scempio che fecero di quel povero animale, ve lo lascio immaginare. Mia nonna ha ancora gli occhi lucidi quando lo racconta… parla ancora di quella gallina con affetto. Affetto per niente condiviso, credo, dai suoi ultimi padroncini, dato che della punizione per aver fatto un danno all’animale, all’amministrazione familiare e non ultimo, per aver disobbedito si occupò personalmente la sorella maggiore in carica ( e con certezza posso dire che la gallina ricevette giustizia).
La bella iniziativa di Ornella, “i pasticciotti ammodovostro“, mi ha dato modo di ripensare a tutte queste cose..e non potevo esimermi dal cucinare un bocconotto ( Ornella parla più dei pasticciotti leccesi ma poi vira anche sui bocconotti martinesi e siccome io sono spudoratmante di parte, faccio il bocconotto martinese ammodomio, che poi è parente strettissimo del pasticciotto leccese!).
RICETTA: BOCCONOTTO MARTINESE English version
Ingredienti
Per la frolla:
Per la crema pasticcera (ho modificato di poco la ricetta indicata da Ornella di Paola D’Onofrio)
Per il ripieno e per decorare
Procedimento
Impastare nella planetaria lo strutto e lo zucchero, aggiungere le uova, l’acqua e le farine miscelate con l’ammoniaca (si può fare tranquillamente anche a mano). Formare una palla e mettere a riposare in frigo per almeno due ore. Intanto, preparare la crema: sbattere i turoli con lo zucchero, aggiungere la vaniglia, il pizzico di sale, l’amido e il latte e la panna riscaldati quasi a bollore. Cuocere a fiamma lenta finchè non si rapprende. Formare i pasticciotti. La forma classica sarebbe ovale ma io avevo solo lo stampo rotondo. Imburrare gli stampini (serve a rendere croccante la base della frolla), stendere la frolla, con un coppasta circolare tagliare dei cerchi, sistemarli negli stampi e bucherellare il fondo. Riscaldare il cucchiaio di marmellata al microonde e passarne un velo sul fondo del pasticciotto con un pennello (serve sia ad impermeabilizzare il fondo che a ricordareil gusto dell’amarena). Mettere un bel cucchiaio di crema pasticcera, sistemare un’amarena al centro e coprire con un dischetto di frolla la sommità del pasticciotto. Spennellare con il bianco d’uovo e mettere a cuocere in forno caldo a 180° per 25 minuti.
Un suggerimento molto importante di Ornella, è quello di far freddare i bocconotti a testa in giù, una volta sformati (così si evita la formazione di cavità all’interno del dolcetto). Questo suggerimento lo adopererò anche in altre tartellette ripiene (vedi quelle salate con la ricotta, quelle con le mele, etc..).
A volte capita di trovare la voglia di fare un dolce nella maniera più impensata. Un paio di giorni fa, verso le 7:30 di mattina, ero come al solito sulla metro che mi stava portando in ufficio mentre pensavo, tanto per cambiare, a dei dolci da portare a delle amiche (lo so, è un pensiero fisso ma che ci posso fare??? prima o poi mi passerà..credo). I dolci in questione erano i cannoli di frolla al cacao e mi stavo appunto chiedendo se potessi farne una versione aggiornata..la 2.0 insomma!
La metro era strapiena di gente, tanto per cambiare, quando arriva la fermata di Termini. Si aprono le porte e entra un’onda anomala di persone tanto che un signore, evidentemente irritato, esclama ad alta voce: “E che è?? Lo sbarco in Lombardia?” un altro risponde:” Qui non c’entra neanche un pistacchio di Cronte!“. I due personaggi hanno continuato a parlare fra loro (e Dio solo sa cosa possono essersi detti!) e, mentre mi immaginavo per un attimo Tom Hanks, nel famosissimo film, che sbarcava in Piazza Duomo di fronte all’attonita popolazione milanese, ho capito che variazione volevo fare: a casa avevo una fantastica crema di pistacchio di Bronte (quella di Cronte ancora devo provarla!) e quindi era obbligatorio provare la versione in oro verde dei cannoli.
Vi riporto la ricetta con le modifiche fatte.
RICETTA: CANNOLI DI FROLLA AL PISTACCHIO CON CREMA PASTICCERA AL BURRO AROMATIZZATA AL PISTACCHIO
Ingredienti:
Pasta frolla al pistacchio:
Per la glassatura:
Per la crema:
Procedimento
Nella planetaria, impastare lo strutto con lo zucchero (lo strutto dà una particolare morbidezza alla frolla), aggiungere l’uovo, il sale e l’acqua fredda e infine la farina mescolata alla farina di pistacchio. Mettere a riposare in frigo per almeno 2-3 ore. Se non avete la planetaria va benissimo anche fatto a mano. Per cuocere i cannoli, sono indispensabili i cannelli per dare la forma. Si trovano facilmente nei casalinghi o nei negozi specializzati per feste. Dopo il riposo in frigo, stendere la frolla a crica 4 mm e tagliarla in quadrati di 10 x 10 cm. Spennellare i cannelli con del burro fuso e avvolgervi un quadrato di frolla sopra. Far cuocere a 180° per 15-20 minuti (dipende dal vostro forno). Per la glassatura al cioccolato, basta semplicemente far fondere a bagno maria il cioccolato con i due cucchiai di pasta di pistacchio, prendere il cannolo ormai freddo alle estremità della base e immergerlo per qualche secondo nel cioccolato. Voltarlo in verticale per far scolare bene il cioccolato ed evitare che si creino delle gocce che crerebbero delle sbavature nella glassatura una volta posato il cannolo su un vassoio a freddare. Con questa dose ho ottenuto 14 cannoli.
Preparare la crema pasticcera: sbattere i tuorli con lo zucchero e aggiungere la farina setacciata. versare a filo il latte scaldato e cuocere a fuoco basso fino a cottura. Aggiungere la crema di pistacchio. Far raffreddare la crema. Montare con lo sbattitore il burro a pomata, fino a renderlo cremoso e ben amalgamabile e aggiungerlo alla crema. Farcire i cannoli usando una sac-a-poche.
Con questa ricetta partecipo al contest Oro Verde di Sicilia.
“Mamma, che lavoro è il dirigente?”.
Stavo portando Albertino-mimì ad una festa di compleanno di un suo amichetto e mancava poco all’arrivo. All’improvviso il semaforo mi è sembrato molto più lungo del solito! “La spiegazione è nella radice del nome: dirigen…il dirigente organizza, dirige un’organizzazione, un ufficio, un ente…”. Ente, radice del nome… aveva capito? Forse era meglio buttarsi sul concreto: “Nonna è un dirigente”. Mia madre è il dirigente scolastico della scuola materna che frequenta Mimì, da qui il suo essere stata ribatezzata nonna-direttrice.
“ah, allora comanda“. Aveva capito. Mentre sul semaforo scattava il verde, la meta mi sembrava nuovamente vicina. “Io da grande voglio fare il dirigente“. Giustamente. “oppure il maestro di nuoto“. Tutto sommato mi sembrava onesto. Mimì è così. Ha la capacità di farmi domande apparentemente semplici, ma che richiedono uno sforzo tremendo e a cui, soprattutto non si può rispondere in maniera scorretta: lui ricorda tutto, segna tutto ed è pronto a usare tutto contro di me! “Mamma, tu sai fare dei buoni dolcetti“. Era una constatazione, non un complimento! “Grazie amore”. Andavamo bene! La festa ormai sembrava dietro l’angolo! “devi fare una torta alle mie maestre“. Va beh, una richiesta accettabile! .. ” e pure alla maestra di nuoto“. Mimì è avanti. Eravamo alla captatio benevolentiae e per di più su tutte e due i fronti riguardanti il suo futuro! ” Va bene, con piacere”. E il portone del suo amichetto è miracolosamente apparso!
Ecco qui la prima torta, quella per le maestre (l’insegnante di nuoto aspetterà il suo turno!). L’idea nasce dal fatto che volevo provare una torta di Montersino, crostata di pane e mele in crosta croccante, e dal fatto che avevo un panettone ancora incartato e buonissimo, davvero un peccato non utilizzarlo! Quindi ho preso la ricetta del libro Peccati di Gola e l’ho modificata un pò
Ricetta: Crostata di panettone e mele in crosta croccante
Ingredienti
Per la torta:
Per la crosta croccante:
Procedimento:
Tagliare le mele e il panettone a cubetti; versare quest’ultimo in una ciotola e ammorbidirlo col latte. Unire tutti gli ingredienti del ripieno e amalgamere bene il tutto. Stendere la frolla (io lo faccio sempre fra due fogli di carta forno, così è semplice lavorarla, non si attacca al mattarello e, una volta tolto il foglio di carta superiore, è banalissimo rovesciarla sulla teglia) e foderare una teglia, ben imburrata, da 20 cm (la mia era di 24)-Bucherellare il fondo con la forchetta e spennellare con della marmellata di albicocche. Riempire con il ripieno. Grattugiare le noci e unirle ai 100 gr di frolla. Ridurre in grosse briciole e sistemare sulla superficie della torta. Cuocere a 180° per 35-40 minuti.
Ah, dato che ci sono, inserisco anche questa nella raccolta:
COMUNCIAZIONE DI SERVIZIO
Montersino, nel suo libro, spiega molto bene la pasta frolla come ingrdiente di base. Metto un piccolo riassunto, in tema con questa torta, per chi fosse interessato.
A prescindere dal tipo e dalla quantità degli ingredienti ultilizzati, esistono, per la frolla, 3 metodi di impasto, che hanno in comune la caratteristica di lavorare tutto il più velocemente possibile:
Il metodo classico consiste nel lavorare con la foglia dell’impastatrice (o a mano) lo zucchero con il burro. Vanno aggiunte poi le uova, poco per volta, in modo da farla completamente assorbire. Infine vanno aggiunti gli aromi e la farina, necessaria ad assorbire la parte acquosa della preparazione. Col metodo sabbiato, la farina viene miscelata col burro, al fine di ottenere un composto non compatto ma sabbioso, in modo che il burro rivesta le molecole di amido e il glutine, mantenedole separate le une dalle altre e impermeabilizzandole. In questo modo, sono meno vulnerabili all’umidità anche dopo la cottura, legando meno fra di loro e dando un risultato di friabilità maggiore rispetto al metodo tradizionale. Il successivo passaggio consiste nell’aggiungere zucchero e uova, che con la loro alta percentuale di acqua riescono a far legare il tutto restituendo la compatezza necessaria per poter stendere la pasta. Nel metodo montato, usato per frollini o pasticceria secca si lavora il burro con la frusta in planetaria (o con uno sbattitore) fino a ridurlo a pomata. A questo punto si ferma la planetaria e si aggiunge lo zucchero a velo. Si rimette in moto la macchina al minimo fino a che il burro non viene assorbito e poi si aumenta la velocià e si fa montare bene il tutto fino ad ottenere una soffice crema.Infine, si aggiungono le uova sbattute e per ultimo la farina, che verrà aggiunta solo dopo aver sostituito la frusta con la foglia (oppure, si deve spegnere lo sbattitore e continuare con un cucchiaio di legno o spatola). Questo tipo di frolla si usa con il sach a poche: si formano i frollini e solo successivamente alla formatura del biscotto, a differenza degli altri due metodi, si fa riposare in frigo.
La frolla che ho utilizzato in questa ricetta è quella classica, fatta con
In genere ne faccio sempre una dose maggiore e poi divido in parti uguali quella che avanza e la congelo.
Ognuno di noi ha dei piatti, dei cibi o dei dolci che hanno un significato particolare, vuoi perchè sono legati ad un ricordo o ad un periodo vuoi perchè li trovi solo in un luogo e in nessun altro.
Per me, un dolce legato all’infanzia è questo cannolo di frolla al cacao. In realtà, non vale solo per me perchè era la merenda tipica di mio padre e i suoi fratelli, dato che il dolce in questione si trova, tutt’ora, in un bar del Corso Centrale del nostro paese di origie, Sapri. Mi fa tenerezza sentire i ricordi di mio padre e di mio zio che, quando avevano le lire sufficienti, si compravano questo “spuntino” fuori pasto (diciamolo, non del tutto dietetico!) considerando che è una cosa che ho fatto (e faccio) anche io! Quando d’estate eravamo tutti insieme e arrivava a tavola il vassoio incartato con la carta bianca dalle scritte verdi, già sapevo quale sarebbe stata la scena all’apertura: lo sguardo andava ai cannoli di frolla al cacao e i massimi estimatori di questa pasta (mio zio, mia cugina ed io), dopo aver verificato il numero esatto di pezzi presenti, valutavano se poter star tranquilli o se ingaggiare una dura lotta psicologica per ottenere il permesso di scegliere per primi.
Ho quindi deciso di ovviare al problema e di tentare di ripetere a casa gli oggetti del contendere!
Ne sono soddisfatta e ho deciso di condividere il risultato!
Ricetta: Cannolo di frolla al cacao con crema pasticcera al burro
Ingredienti:
Pasta frolla al cacao:
Per la glassatura:
Per la crema:
Procedimento
Nella planetaria, impastare lo strutto con lo zucchero (lo strutto dà una particolare morbidezza alla frolla), aggiungere l’uovo, il sale e l’acqua fredda e infine la farina. Mettere a riposare in frigo per almeno 2-3 ore. Se non avete la planetaria va benissimo anche fatto a mano. Per cuocere i cannoli, sono indispensabili i cannelli per dare la forma. Si trovano facilmente nei casalinghi o nei negozi specializzati per feste. Dopo il riposo in frigo, stendere la frolla a crica 4 mm e tagliarla in quadrati di 10 x 10 cm. Spennellare i cannelli con del burro fuso e avvolgervi un quadrato di frolla sopra. Far cuocere a 180° per 15-20 minuti (dipende dal vostro forno). Per la glassatura al cioccolato fondente, basta semplicemente far fondere a bagno maria il cioccolato, prendere il cannolo ormai freddo alle estremità della base e immergerlo per qualche secondo nel cioccolato. Voltarlo in verticale per far scolare bene il cioccolato ed evitare che si creino delle gocce che crerebbero delle sbavature nella glassatura una volta posato il cannolo su un vassoio a freddare. Con questa dose ho ottenuto 14 cannoli.
Preparare la crema pasticcera: sbattere i tuorli con lo zucchero e aggiungere la farina setacciata. versare a filo il latte scaldato e cuocere a fuoco basso fino a cottura. Far raffreddare la crema. Montare con lo sbattitore il burro a pomata, fino a renderlo cremoso e ben amalgamabile e aggiungerlo alla crema. Farcire i cannoli usando una sac-a-poche.
Per dovere di cronaca, ho farcito metà cannoli con la crema pasticcera al burro (quella originale) e metà con crema chantilly (per spirito di innovazione: non erano affatto male!).
Con questi cannoli di frolla al cacao partecipo alla raccolta di Ornella Un anno a modo mio
e a
Natale è alle porte e non potevo non aderire al tormentone “quanti kg di biscotti da regalare devo cuocere?”!
Anzi…voglio esagerare e mi sono divisa il compito in due giornate: oggi ho cucinato la prima parte di biscotti e domani cercherò di finire con l’altra qualità e l’impacchettamento!
Questi biscottini me li ha fatti assaggiare, la prima volta, una signora deliziosa, ottima cuoca e fonte di ricette che sono una garanzia: Zia Crostatina di Coquinaria. Nello stesso pomeriggio mi ha fatto assaggiare la Chiffon cake (sublime…ci sto studiando sopra..) e questi pasticcini: I FROLLINI MONTATI VIENNESI DELL’ETOILE.
Io ancora non conoscevo l’Istituto ETOILE (per intenderci, la scuola di pasticceria dove ha insegnato anche Montersino) ma mi è bastata questa ricetta (e quella della pasta frolla fine) per inserirlo nella mia personale top ten di “posti dove mi piacerebbe andare”, subito dopo Parigi e New York :).
Ringrazio ancora la cara Zia Crostatina per avermi fatto scoprire questi pasticcini, che hanno la fragranza e la morbidezza della pasticceria da the che si trova in pasticceria.
RICETTA: Frollini Montati Viennesi dell’Etoile
Ingredienti:
Procedimento:
Montare il burro con lo zucchero nella planetaria, aggiungere l’albume poco alla volta e l’estratto di vaniglia, setacciare la farina con il sale e aggiungerlo al composto.
Formare i biscotti con la sparabiscotti (con la quale ho ancora un conto in sospeso) o con la sac a poche e metterli a riposare i frigo per 60 minuti. Cuocere a 180° per 15 minuti.
Fatti raffreddare, li ho decorati e farciti in tre modi diversi: intengendoli nel cioccolato fuso, spolverizzando di cannella e intengendo prima nel cioccolato fuso e poi nella farina di cocco. Ovviamente si possono farcire con marmellate, crema al gianduia, zucchero a velo, etc.. o lasciarli semplici perchè sono buoni anche così.