Quando Lydia mi ha raccontato di Wine and the City la mia reazione è stata calma e contenuta e, soprattutto, espressa con stile che neanche l’Accademia della Crusca: “Wowwwww!! Sììììì!! Che bello!!!! E vaiiiiiii!! Partecipo volentieri!”
Il fatto è che, se non si fosse notato, in questo periodo ho una leggerissima passione per il mondo del vino (pur non bevendo) e tutto ciò che lo riguarda, quindi ho trovato che questa iniziativa che si svolgerà a Napoli dal 18 al 21 Maggio sia veramente “adatta a questo periodo”, interessante e divertente. Perchè porta il buon vino fra la gente comune. Perchè unisce il mondo del vino a quello dell’artigianato e del design. Perchè rilancia una città che negli ultimi tempi viene citata troppo spesso per motivi non belli.
Insieme a Lydia e ad un altro gruppetto di blogger (e che blogger!) faremo una staffetta, durante questa settimana, in cui proporremo dei piatti che si ispirano a Napoli e alla Campania e che avranno dei vini abbinati dai sommelier dell’AIS di Napoli.
Questo il calendario della staffetta:
Lunedì 16 maggio
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Martedì 17
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http://artetecaskitchen.wordpress.com/
Mercoledì 18
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http://in-fu-sio-ne.blogspot.com/
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Giovedì 19
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Venerdì 20
http://www.undejeunerdesoleil.com/
http://cookingbreakdown.blogspot.com/
(con un programma così non posso che consigliare di seguirlo giorno per giorno!)
Per questa manifestazione mi è venuto subito in mente un piatto che avevo mangiato in un ristorante del Cilento (la Cantinella sul mare). Purtroppo non ho la ricetta originale ma ho provato a reinterpretarlo secondo il mio gusto. In Campania sono famosissimi sia gli spaghetti alle vongole veraci che le zucchine a scapece e questa ricetta vuole provare ad unirli in un unico piatto:
RICETTA: SPAGHETTI ALLE VONGOLE VERACI SU CREMA DI SCAPECE
Ingredienti
Procedimento
Almeno un paio di ore prima di cuocere la pasta mettere le vongole nell’acqua fredda. Passato questo tempo, metterle a scolarle e nel frattempo preparare le zucchine a scapace. Tagliare le zucchine a rondelle e friggerle. Io non ho prolungato troppo la frittura perchè volevo conservare un bel colore verde. Una volta fritte, condirle con mentuccia, sale e un cucchiaio di aceto bianco (ne ho usato solo uno perchè volevo che desse il profumo ma che non prevalesse sugli spaghetti). In una padella, mettere un filo di olio e due spicchi d’aglio, inserire le vongole e farle aprire. Nel farttempo, far bollire l’acqua e cuocere gli spaghetti. Frullare finemente le zucchine fino ad ottenere una crema molto morbida. Adagiarla a specchio sul piatto di portata. Scolare la pasta e condirlo con le vongole, prendere una forchettata e appoggiarla sulla salsa a scapece. Decorare con qualche cubetto di zucchina crudo.
Il vino scelto è lo Strione Campania Bianco Igt 2007 Cantine Astroni
Abbinamento a cura di Tommaso Luongo, Delegato Ais Napoli
Il giorno di Pasqua, verso la fine del pranzo, quando oramai si era incerti se ingurgitare altra pastiera, altro cioccolato o un Malox, mia madre chiede ad Albertino di raccontare la favola di Cappuccetto Rosso, sussurandomi sottovoce ma con orgoglio “..sapessi come la racconta”. Albertino, ottenuto il silenzio generale, entra nella parte e comincia a raccontare la storia. Effettivamente, c’era di che essere orgogliosi: proprietà di linguaggio, ottima memoria, italiano curato e anche una buona interpretazione! Cosa poteva volere di più la mamma di un bimbo di 5 anni? Devo dire poi, che raccontava la favola rendendola interessante, infatti anche io seguivo con molta attenzione. Era giunto il momento in cui il lupo incontra nel bosco cappuccetto Rosso e viene a sapere che sta andando dalla nonna con un ricco paniere. Quando la suspance era al massimo, Albertino-mimì, con voce grossa comincia a dire: ” Eh no mia cara bambina! questo non succederà: la torta nel paniere me la mangio tutta iooooo!” A questo punto, Albertino si mette a guardare tutti noi negli occhi, uno per uno. Penso che sta per tirare fuori la vocina di una bimba spaventata….. quando con solennità dice: “e cappuccetto rosso gli rispose……… TIEEEEEEEEEE'”. Ora, voi non dovete pensar male, dovete proprio pensare malissimo: per rafforzare il concetto, qualora il suono non fosse stato abbastanza esplicito, Albertino decide di accompagnare il sonoro con un gesto che non lasciava spazio a nessuna altra interpretazione: il gesto dell’ombrello! Dire che ero costernata era poco!
Dopo un primo sbigottimento generale, i parenti cominciano a trattenere le risate, o meglio, cercano di ridere poco per non dar corda al bambino. Il furfante però, capisce benissimo che a questo punto l’attenzione generale è definitivamente conquistata e continua con generosità la sua interpretazione della risposta di cappuccetto Rosso al lupo. Come se non bastasse, La Pasionaria capisce che in qualche modo sta prendendo parte a una situazione potenzialmente divertente e dice pure lei, incitata dal fratello, “TEEEEEEEEEE” con grande spirito di partecipazione (le manca la “I” ma alla prima interpretazione non si poteva pretendere di più). Tra l’altro, si è dimostrata da subito un’allieva volenterosa, dato che, anche se non raggiungeva la perfezione tecnica del fratello, il gesto non aveva nulla a che invidiare alle migliori performance degli adulti. Non volendo che, per la legge del contrappasso, un mio rimprovero fissasse per sempre nella loro mente questa scena, cerco di non dar loro troppa importanza e, glacialmente, dico di finirla e di terminare il cibo altrimenti niente uova!
Io so bene di chi è la colpa e spero che il responsabile di tale insegnamento sia pentito…ma non credo! In ogni caso, sarà difficile dimenticare il pranzo di Pasqua. Molto difficile! E mi tocca anche essere solidale col lupo, che sarà scappato spaventatissimo, di fronte a quei due che, invece di Mimì & Cocò, in quel momento sembravano Totò e Peppino!
A proposito di Pasqua, questa è una pasta che ho provato proprio durante la settimana Santa: l’ispirazione è presa da un numero di Sale & Pepe ma l’ho cambiata un pò! Era suggerita con le reginette ma io volevo finalmente cucinare un formato di pasta particolare, fatto proprio con limone all’interno.
RICETTA: PASTA AL LIMONE CON PESTO DI ASPARAGI, LIMONE E PINOLI TOSTATI
Ingredienti
Procedimento
Mondate gli asparagi e lessateli in acqua salata in leggera ebollizione, da 10 a 15 minuti a seconda della loro grandezza. Se non avete l’apposita pentola, sceglietene una stretta e alta e sistemate gli asparagi legati a mazzetto, con le punte sempre rivolte verso l’alto e fuori dall’acqua. Scolate gli asparagi, tagliate le punte e mettetele da parte; riducete a tocchetti i gambi e trasferiteli nel mixer; unite il succo di mezzo limone, 40 gr di grana, 20 gr di pinoli, un pizzico di noce moscata, 5 cucchiai di olio e un pizzico di sale e frullate fino ad attonere una crema liscia e omogenea. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata in ebollizione (se fosse necessario, diluite il pesto con un cucchiaio di acqua di cottura): scolate la pasta e conditele con il pesto. Unite le punte tenute da parte, cospargete con il grana e i pinoli rimasti leggermente tostati. Un appunto: a me sono piaciuti molto così, ma il profumo del limone era molto intenso. Se preferite che a prevalere siano gli asparagi, vi conviene aggiungerlo poco per volta e regolarvi a seconda del vostro gusto.
Ve lo ricordate il film “Pane, amore e…” con una splendida coppia De Sica-Loren? In questo film, il Maresciallo Caretunuto trasferito a Sorrento, conosce “la Smargiassa ” Sofia, solare, simpatica, esplosiva pescivendola e la pia “Donna Violante”, bellezza discreta e rigida educazione. Nel film si susseguono esilaranti scene, date anche dal confronto fra le due diverse personalità delle donne in questione e dal modo in cui il Maresciallo si approccia all’una e all’altra. Come quando chiede, con impeto, a donna Sofia la marca del suo profumo: “Notti d’oriente?” (tipico della “signora bene”) e lei risponde “Lavanda Cannavale!”. A quel punto, quando successivamente farà la stessa domanda a Donna Violante, per non sbagliare le chiede ” Lavanda cannavale?” “No..Notti d’oriente!”.
Perchè vi racconto questo scambio di battute del film? Perchè a me è successa una cosa simile ma proiettata nel mondo del cibo, naturalmente! Che la giornata mi avrebbe riservato frasi particolari avrei dovuto capirlo fin dall’inizio: esco dal mio ufficio con una relazione in mano e quasi sbatto contro un’elettrecista che stava riparando un filo. “Ha un martello?” mi chiede subito. Da che cosa poteva immaginare che possedessi quell’attrezzo da lavoro? Dal tacco 12 portato a rischio di vari capitomboli in metro? Dal severo tailleur nero che mi faceva sembrare un incrocio fra una hostess e la Signorina Rottermaier? “No..” gli ho risposto in modo alquanto sorpreso e pure un pò allibito. “sa, mi sembra che in questo posto abbiate un sacco di cose”. Sì infatti, la mia scrivania è normalmente piena di martelli! Ma la giornata non era finita. Alle 10 del mattino ho una fame improvvisa e decido di concedermi uno snack alla macchinetta: magari un pacchetto di biscotti! Mi avvicino e c’erano solo due signori: uno lo conosco benissimo e mentre guardo sovrappensiero la vetrina della macchinetta, in cerca del dolcetto adatto, mi sento dire alle spalle
“dottorè…si prenda un Vitasnella!”
Avete presente quando, nei cartoni animati giapponesi, un masso cade sulla testa del pupazzo di turno a seguito di una frase infelice?? ecco…il masso ce l’avevo tutto sulla testa. E che cavolo, dopo un anno di dieta post-partum, non dico di essere un’alice ma dei biscotti posso pure concedermeli. A questo punto ci ho messo solo altri due secondi per far venire fuori la mia natura femminile un pò vendicativa: era semplice, troppo semplice! Mi giro, sorrido quasi dispiaciuta e gli dico
” Dice che ne ho bisogno? si vede così tanto?”
Ho avuto la soddisfazione di vederlo sbiancare e di tentare un bella arrampicata sugli specchi, mentre il suo collega rideva come un matto e gli faceva i complimenti per la bella figura fatta:
“Noooo Dottorè..è che qui alle macchinette io voglio sempre offrire un cioccolato e tutte le donne prendono un vitasnella…mi volevo solo avvantaggiare, mi scusi dottorè!” Sono stata un pò cattiva e non l’ho finita lì :” non si preoccupi, anzi guardi, seguo il suo consiglio e non prendo nulla” (tanto non c’erano biscotti che mi interessassero). Mi giro sorridendo e me ne vado! Il pover’uomo mi ha accuratamente evitato per un mese! Ma dico io..si può??? Queste frasi possono entrare di diritto nello “Stupidario 2011”: potrei aggiungerne svariate altre e, se volete contribuire, dite pure che aggiorniamo la lista!
A proposito di dieta, l’altro giorno il pranzo prevedeva un pò di pasta e un pò di ricotta e siccome amo molto il binomio ho deciso di provare una ricetta dello chef Marcello Valentino perchè ero rimasta folgorata da una foto di una sua pasta con la ricotta (bello il suo blog…guardate che piatti stratosferici!).
RICETTA: FETTUCCE CON RICOTTA, CANNELLA E CANESTRATO
Ingredienti (per due persone)
Procedimento
Lui mi ha dato dei consigli che riporto qui.
” Passa al setaccio, a maglia fine, la ricotta con sale, pepe e cannella in polvere (io ho solo aggiunto un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta perchè la mia ricotta era bella densa). Appena scoli la pasta, ancora al dente, saltala in una padella calda…ma con il fuoco spento. Aggiungi la ricotta, e del canestrato semistagionato.. A questo punto guarnisci con dell’arancia candita a listarelle o a cubetti e della granella di pistacchio. Un filo di olio extravergine ed è fatta”
E’ concettualmente semplice ma molto gustosa! L’unica attenzione è quella di avere delle ottime materie prime (specialmente la ricotta!). Mi è piaciuto davvero molto l’uso della Cannella..e mi sembra una ricetta adatta al contest di Angela, Cannellami
Per andare in vacanza a Sapri (Sa), dobbiamo prendere la Roma-Napoli, con tutto quello che può significare: traffico, file interminabili, partenze intelligenti alle 10 di sera o alle 3 del mattino, il tutto sperando di non trovare ingorghi, non solo sulla Roma-Napoli ma soprattutto sulla Salerno-Reggio Calabria, croce e delizia dei tanti turisti (croce perchè i lavori ventennali sono ancora lì, e delizia perchè quella strada è quella che conduce in posti meravigliosi!). Cosa c’entra questo con la ricetta? Ebbene, quando proprio vediamo che la fila comincia ancora prima del casello di ingresso, in genere scegliamo di aggirare l’ostacolo dei primi km percorrendo la Casilina e attraversando i suoi paesini per poi immettersi successivamente sull’autostrada. Si dà il caso che uno di questi paesini sia Labico e sempre il caso vuole che si passi davanti una porta rossa scura, bellissima, senza vetri e mio padre ogni volta mi diceva che quella porta nascondeva un ristorante bellissimo (ma ahimè, non alla nostra portata!). Solo anni dopo, con la mia passione per la cucina, ho scoperto che quello era il ristorante di Antonello Colonna e tuttora, quando ci passo davanti ho la voglia di fermarmi e bussare…o anche di farmi una foto, tanto per fermare il momento. Io non ho mai avuto modo di assaggiare i suoi piatti ma ne ho sempre sentito parlare come uno dei migliori chef di Roma e d’Italia. Poi prima dello scorso Natale, cosa vedo in uno dei miei classici agguati alle librerie? Il suo libro: I segreti della cucina italiana. E non potevo non regalarmelo. Perchè adoro i libri di carta, sfogliarli, guardare le foto..mi sembrano più belle dal vivo. E avere un libro di un grande chef, che se ne condivida o meno la filosofia, il modo di fare e di interpretare la cucina, è comunque importante perchè dà la possibilità di ragionare su un piatto e di scoprire cose nuove a cui magari non avresti pensato. Finalmente sono riuscita a provare una delle ricette che mi ha colpito (e sono tante!!): ajo e ojo di mare.
“Un piatto per non vedenti”, lo definisce Colonna, mettendo in evidenza il fatto che secondo lui, questo piatto non è bello esteticamente ma non ne ha bisogno per la bontà. Sarà..io quando guardo la foto del suo libro,questi spaghetti li trovo “poetici”: un nido di spaghetti su un laghetto di salsa liscia e vellutata color rosa antico. Nelle mie foto noterete che la salsa non è affatto così morbida ma purtroppo non ho un buon cutter e ho dovuto accontentarmi..ma ho pensato di mostrarvelo lo stesso perchè ne vale la pena!
Vi lascio con vero piacere la ricetta con una sola annotazione: mi è stato gentilmente chiesto di provare un prodotto dell’Ariosto, il preparato con erbe fresche. La prima cosa che ho fatto è guardare l’etichetta e questi sono gli ingredienti: sale marino, rosmarino, aglio, salvia, ginepro, alloro, origano, prezzemolo e piante aromatiche. Null’altro, niente coloranti, conservanti, glutammato monosodico, esaltatori di sapidità etc etc e se ci fossero stati ve l’avrei detto. L’ho usato in questo piatto perchè non avevo tutte le erbe fresche e ha dato un aroma molto gradevole al pesce. Mi ha fatto piacere scoprire un prodotto comodo e senza ingredienti che entrerebbero di corsa nella lista delle cose che non esistono :)).
RICETTA: AJO E OJO DI MARE DI ANTONELLO COLONNA
Ingredienti (per 4 persone)
Procedimento
Soffriggere un trito di cipolla, sedano, carota, aglio e prezzemolo in olio evo. Aggiungere i pomodori e di seguito la rana pescatrice spellata e tagliata a pezzi (in questa fase ho aggiunto due cucchiaini delle erbe aromatiche adatte per il pesce). Cuocere per circa due ore (ho messo a fiamma bassa e dopo un’ora e un quarto ho aggiunto mezzo bicchiere di acqua perchè si era asciugato un pò). Frullare il tutto, anche la carcassa e passare al setaccio per ottenere una crema (qui ho avuto il problema che il mio cutter non ha reso la crema abbastanza fine…spero di rimediare presto …comprandomi un cutter!). A parte mettere a bollire la pasta e poi condirla con un soffritto di aglio, olio, peperoncino e una spolverata di prezzemolo, completando con la crema di pesce, messa sul fondo del piatto.
Mio marito è sommelier e gli ho chiesto (da vera profana e astemia) quale vino ci avrebbe abbinato. Mi ha risposto che ci avrebbe abbinato un Torre del Giano- Cantine Lungarotti (trebbiano 70%-grechetto 30%)…Ho pensato che sarebbe carino abbinare ad ogni ricetta un vino, magari gli appossionati gradiranno!
L’anno scorso, grazie ad Angela ho conosciuto un prodotto tipico della Lucania: i peperoni cruschi. Strano che, pur avendo origini del Cilento e andando spesso vicino quella zona, non ne avessi mai sentito parlare prima. Sono stati una picevole sorpresa. Riporto dal suo sito:
“I peperoni secchi sono ottenuti dalla coltivazione di alcuni ecotipi locali di peperone, caratterizzati da uno spessore sottile del frutto e da un basso contenuto di acqua che consentono una rapida essiccazione praticata secondo un metodo strettamente naturale: per due o tre giorni i peperoni appena raccolti vengono stesi su reti nella penombra di locali asciutti e ben areati; poi vengono infilati i peduncoli con uno spago fine ottenendo delle collane dette ”serte” che asciugano al sole, appese a pertiche o ringhiere. A completa essiccazione vengono fritti in abbondante olio extravergine di oliva ottenendo un prodotto croccante e fragrante (peperoni cruschi). Ideale per guarnire primi piatti, carni rosse o baccalà; macinato in accompagnamento a varie pietanze o nell’impasto di formaggi e salumi; sbriciolato su paste al sugo, con aglio, olio e peperoncino o con mollica fritta.
I peperoni cruschi sono uno dei prodotti tipici più rappresentativi della Basilicata.”
Io ne ho avuto una busta e me li sto centellinando, dato che mi piace molto il sapore che regalano ad un piatto. E’ come avere a che fare con un peperone..”stagionato”, quasi affumicato. Personalmente, l’ho utilizzati in molte preparazioni, anche se mai fritti, come dovrebbe essere fatto. Il fatto è che i peperoni cruschi mi ispirano modi di usarli diversi dal solito: sarà che la prima volta che li ho assaggiati, era in questa versione e fatti da lei..quindi me ne sono ovviamente innamorata! Ieri sera mi è venuta l’idea di provarli nel ripieno dei ravioli e di condirli semplicemente con pachino e canestrato Moliterno (lo so…certi prodotti non mancano mai a casa mia..che ci posso fare se fanno delle cose così buone da quelle parti???). L’esperimento, a mio parere, è più che riuscito: l’unico problema è che la scorta di peperoni cruschi sta pericolosamente diminuendo, quindi presto dovrò rifornirmi!!!
RICETTA: RAVIOLI AI PEPRONI CRUSCHI CON PACHINO E CANESTRATO MOLITERNO English Version
Ingredienti
Per la pasta all’uovo (per due persone, piatti normali, o per una, piatto a misura di casa mia!!):
Per il ripieno e il condimento:
Procedimento
Per la pasta all’uovo, mi baso sempre su queste spiegazioni postate da Teresa su gennarino (ci sono anche le foto passo-passo): metto le uova nella fontana di farina e le incorporo con un cucchiaio. Ci si bagna le mani (l’umidita’ aggiunta dalle mani bagnate servira’ ad aggiungere la quantita’ esatta di acqua per avere un impasto sostenuto che non si attacca) e si impasta il con energia fino a formare un impasto molto consistente, bagnandosi di nuovo le mani se necessario.. La pasta e’ pronta dopo una decina di minuti. A questo punto, la metto a riposare per un’oretta sotto una ciotola capovolta prima di stenderla (io ho ridotto per motivi di tempo). Nel frattempo, aprire i peperoni cruschi per togliere i semi e i filamenti, tagliarli a pezzi e metterli in un cutter, per ridurli in polvere sottile (io non ho un gran cutter e mi sono rimaste delle briciole abbastanza grandi..). mescolare la polvere alla ricotta, insieme al pecorino e al pizzico di sale. Stendere la pasta all’uovo ad uno spessore sottile (io ho usato l’Imperia fino alla penultima tacca), e fare dei grossi rettangoli di circa 10 cm di altezza. Sistemare delle cucchiaiate di ripieno al centro della striscia, ripiegare a metà, con le mani spingere fuori l’aria che si forma vicono al ripieno e tagliare con apposita rotella dentata. Per il condimento, in una pentola antiaderente versare un pò d’olio e cuocere i pachino come spiegato qui, regolare di sale. Cuocere per 5 minuti i ravioli in abbondante acqua salata, scolare bene e ripassarli nella pentola con i pachino. Versare nel piatto e condire con scaglie di Moliterno grattugiate al momento! Buon appetito!
E’ con piacere che invio, questa ricetta, al contest di Angela i Sapori del Sud.
Leibniz, chi era costui? Leibniz era un filosofo, matematico, inventore, scienziato, etc. etc. …e l’ho sempre odiato! Per me, alle superiori, era solamente quel filoso che occupava una decina di pagine fra Pascal e Voltair e che era diventato famoso per il fatto di asserire che viviamo nel “migliore dei mondi possibili”. Questa cosa proprio non mi andava giù. Diciamolo, era un pò squinternato e il suo unico merito era aver ispirato il gustosissimo libro di Voltaire, Candido, che raccontava le avventure di Candido e del suo maestro Pangloss, che lo istruiva in “teologocosmoscemologia“. Non mi spiegavo come mai lo avessero sistemato nello stesso libro in cui erano spiegati (con abbondanza di pagine) Cartesio e Kant (rispettivamente 50 e 110 pagine)…e pensavo che dopo il 4° anno non lo avrei più incontrato. Mi sbagliavo. Non faccio in tempo a frequentare le prime lezioni di analisi alla facoltà di Ingegneria, che subito la Prof presenta la Serie di Leibniz. Sarà stata una chiusura mentale ma proprio non la capivo. Era antipatica, al contrario di tutte le altre serie (tipo quelle di Taylor), indubbiamente più gentili e per bene. “E non ti preoccupare” mi dicevano i compagni “con tutto il programma immenso che abbiamo, non la incontri più!”. Ci speravo, almeno fino allo scritto di Analisi: 5 quesiti, 4 conosciutissimi e l’ultimo…..LA SERIE DI LEIBNIZ. Non poteva essere. Niente, non ci fu verso, l’ho sbagliata. Meno male che poi all’orale andò bene! Alla fine ero contentissima sia perchè avevo superato l’esame e sia perchè ero convinta che non avrei più sentito parlare di Leibniz. Mi precipitai a casa con un grosso buco nello stomaco e decisi di preprarmi un bel piatto di pasta, con quello che avevo a disposizione: penne rigate , tonno in scatola, pomodorini, mozzarella! In quel momento, presi, mischiai tutto e decisi di mangiarmi due etti di pasta filante alla faccia del seriosissimo Leibniz! In effetti feci un guazzabuglio ma fu tale la soddisfazione che quella è diventata la pasta di ogni fine esame.
Tempo fa mi è ricapitata sotto mano la dimostrazione della serie di Leibniz e, nel panico generale, mi sono accorta che mi sembrava abbastanza sensata. La capivo. Sono diventata squinternata pure io????
RICETTA: PASTA CON POMODORI PACHINO, TONNO E MOZZARELLA
Ingredienti
2 hg di pasta Garofalo, penne ziti rigate n. 70
2 hg di pomodorini pachino
1 scatoletta di tonno sott’olio
1 mozzarella
olio evo
sale
aglio
Procedimento
Far bollire l’acqua e buttare la pasta. Nel frattempo, mettere in una pentola un pò d’olio, uno spicchio d’aglio e qundo è ben caldo, mettere i pomodorini tagliati a metà dalla parte dell’interno (questo non lo facevo ai tempi dell’università, l’ho imparato da Antonia di Gennarino :) ) e lasciarli cuocere qualche minuto, senza muoverli. In questo modo, formeranno una lieve crosticina all’interno. Aggiungere il tonno sgocciolato e spezzettato, far cuocere un altro minuto e spegnere. Tagliare la mozzarella a dadini. Scolare la pasta, versarla nella pentola con i pomodori e il tonno, versare sopra i dadini di mozzarella e saltare in padella per un minuto (o finchè non si scioglie leggermente la mozzarella).
Ah, dimenticavo: in tutti gli altri esami, mi madre me la cucinava qualche minuto prima che tornassi, così avevo solo il tempo di riscaldarla e via!!!!
Questa pasta non l’avrei mai postata (tonno e mozzarella….mi ucciderete) ma quando ho visto il contest di Il Pomodoro Rosso sulla pasta degli studenti, beh… non potevo non inviarla! :)
“papà..tu mi fai ridere dalle risate…”
Così ieri scherzava Mimì con mio marito, in una tranquilla serata familiare. Tv accesa, loro due stesi sul tappeto mentre io ero al pc e la Pasionaria svolgeva l’attività che più aspetto durante tutta la giornata: dormiva!!!! In televisione all’improvviso arriva una pubblicità che fa alzare la testa al papà-combattente-bakugan egli fa esclamare: “guarda , le Girelle! lo sai che da piccolo me le mangiavo sempre??? Erano buonissime!” Potevo lasciarmi sfuggire l’occasione???io ci vado anozze con queste cose! ” Ma lo sai che ho trovato la ricette per farle a casa???te le cucino!” La faccia di mio marito era quasi disperata:” No ti prego! Basta! compriamole”. In pratica, non ne può più di cose fatte in casa! Sarà che ormai dopo i sofficini home made, le torte della domenica, l’estratto di vaniglia, la pasta, il pane, i cornetti…si è stufato e vuole un’insanissima merendina industriale. Dove ho sbagliato? Eppure sto cercando di applicare alla dispensa di casa mia la lezione imparata su gennarino e che riguarda La Lista delle cose che non esistono. In pratica, una persona che vuole cercare di riguardare la proprio salute e il proprio palato, dovrebbe evitare certi cibi industriali che possono far male perchè fatti con ingredienti non del tutto genuini: questa è una delle prime cose che ho imparato frequentando il forum. All’inizio sorridevo sempre e prendevo la cosa con ironia..lo consideravo quasi uno scherzo. Pian piano però, la lista, partita con due o tre elementi, si è allungata e, soprattutto, si è inserita nella mia testa col risultato che, quando giro fra i banchi del supermercato.. è un vero dramma: guardo con amarezza i pacchi di merendine, le scatolette di latta, i preparati industriali (quelli comodissimi e che una volta stazionavano nel mio frigo)…se passo dai congelati poi, l’amarezza diventa fortissima. Il problema è che tempo fa nel mio frigo qualche cosa di pronto per l’esigenza dell’ultimo minuto c’era..ora non più! peccato che, di esigenze dell’ultimo minuto invece ce ne siano sempre in quantità e a volte non so che cucinare! Tanto è vero che qualche cubo malefico (vedere lista seguente) vi confesso che c’è..si nasconde bene ma c’è..perchè la minestrina serale fa sempre la sua figura con i bimbi di età inferiore ai 10 anni. Dopo la confessione di essere una mamma sciagurata e una moglie rompiscatole, vi faccio vedere la famosa lista nera: mi aspetto ingiurie, occhi sbarrati e proteste (riporto la lista da Gennarino):
Lo so… il mondo senza alcune di quelle cose potrebbe non avere senso..ma putroppo ho letto le etichette con i rispettivi ingredienti e oramai il danno è fatto! C’è da dire che non sono una integralista e che qualche volta, a rotazione, quei prodotti finiscono nella mia cambusa (si mimetizzano e poi spuntano fuori nei momenti del bisogno)! ma è meglio non dirlo in giro!
Il fatto è che quella lista mi fa stravolgere le ricette che vedo. Per esempio, su un giornale c’era la foto di un bel timballo, guscio di pasta sfoglia, anelletti, noci, panna…ho tutto??? Hummm..la pasta sfoglia ce l’ho, ma è quella industriale, quindi leggo gli ingredienti e che trovo??La sostanza lipidica industriale, ovvio! Valutando che la mezz’ora a disposizione non fosse sufficiente per preparare la pasta sfoglia homemade, ma volendo fare a tutti i costi quel primo, ho deciso di puntare, come guscio, su una classica pasta frolla (in fondo tanti timballi del sud vengono fatti così). La panna ..no, la evitiamo. Che mi rimane? Gli anelletti non ce li ho, e mi faccio andar bene la pasta maritata! insomma…quello che vedete è ciò che è venuto fuori!
RICETTA: TIMBALLO IMPERIALE
Ingredienti
Procedimento
Nella planetaria, impastare lo strutto con lo zucchero (lo strutto dà una particolare morbidezza alla frolla), aggiungere l’uovo, il sale e l’acqua fredda e infine la farina. Mettere a riposare in frigo per almeno 2-3 ore. Se non avete la planetaria va benissimo anche fatto a mano. Passare al mix l’aglio, l’olio, le noci, il parmigiano, il sale e un pizzico di pepe fino ad ottenere una crema. Lessare la pasta al dente (basteranno 6-7 minuti di cottura), conditela con pesto di noci, con i piselli e con i tuorli delle uova precedentemente sbattuti. Incorporare gli albumi montati a neve. Foderare una teglia con la pasta frolla, aggiungere la pasta condita e mettere in forno a 180° per 25-30 minuti.
Con questa ricetta partecipo al contest di Farina, lievito e fantasia Frutta in pentola
Qualche giorno fa ho visto che cose che voi umani non potete immaginare! :)
Eh sì….complice l’incoraggiamento di mio marito (che, diciamo la verità, non ha dovuto insistere molto), ho preso un bel treno la mattina presto e dopo due e ore e 20 minuti ero a Bologna, dove sono stata ospitata da una gennarina DOC (la Friggi delle 5 frolle) a casa sua. Lì, insieme a un gruppo di altre bravissime gennarine, ho passato una giornata bellissima, ricca di allegria e divertimento. Abbiamo mangiato che neanche fossimo a un matrimonio! Esempi? Ovis molis, pignolata, sfogliatelle ricce, taralli, Danubio (ricetta di Adriano e non dico altro), maccheroni al ferretto col sugo, piadine, squacquerone, mortadella, salame rosa, patè, pane toscano a lievitazione naturale, finocchiona e salami vari, formaggio toscano, carciofi, verdura, mozzarella e provola di bufala. Lo so, mi rendo conto che la lista è un pò scarna e che ho assaggiato tutto per educazione (e io sono notoriamente molto educata :) ) ma dovete anche considerare che quella era una giornata di studi matti e disperatissimi! Infatti, il vero scopo della giornata era di carpire tutti i segreti di Claudia nella preparazione della Grenoble. La GRENOBLE….! Non l’avevo mai assaggiata ma è diventata di botto la mia torta preferita. Un susseguirsi di strati buonsissimi che lasciano un ricordo netto e la voglia di mangiarne ancora…. me la sono sognata nel viaggio del ritorno. La Grenoble la rifarò: prenderò il coraggio a due mani, manderò Mimì e Cocò in qualche sperduto collegio svizzero e, in rigoroso silienzio, tenterò di riprodurla! E’ un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo!
Ma veniamo a questa ricetta! A casa di Friggi ho assaggiato (3 volte) dei peperoni buonissimi, con uvetta e pinoli! Sono tornata a casa con l’idea di ripeterli al più presto. Sono un contorno strepitoso, però avevo voglia di creare un primo in cui fossero protagonisti. Avevo visto da Sigrid una cottura particolare della melanzana (geniale) e siccome in questo periodo mangerei solo gnocchi, gnocchi fortissimamente gnocchi, ho deciso di unire le due cose e ho creato gli gnocchi alle melanzane Xtreme! E come potevo condirli? Gli gnocchi alle melanzane mi danno troppo l’idea di un piatto mediterraneo e quindi niente di meglio che accoppiarli con quei peperoni strepitosi. Il risultato mi è piaciuto molto e quindi vi lascio la ricetta degli gnocchi Xtreme della Friggi!
RICETTA: GNOCCHI DI MELANZANE CON PEPERONI, UVETTA E PINOLI
Ingredienti
per gli gnocchi
Per i peperoni
Procedimento
per gli gnocchi
preso da Sigrid:
avvolgere ogni melanzana in carta stagnola (la versione originale prevede un rametto di rosmarino piantato nella melanzana, e qualche spicchio d’aglio in camicia chiuso nell’aluminio), accendere un bruciatore (ho usato quello più grande, di melanzane ne avevo tre) e disporci direttamente sopra, quindi sulla fiamma del gas, i pacchettini. Lasciar cuocere su due lati per 10/15 minuti almeno per lato (dipende da quando sono grandi le melanzane), finché non siano del tutto morbide.
Una volta cotta la melanzana, aprirla a metà, separare la polpa dalla buccia, farla scolare un pò per eliminare il liquido (la polpa è molto morbida e con una forchetta si disfa ma l’ho anche passata col minipiemer per ottenere una sorta di purè). Appena cotte le patate, schiacciarle con lo schiaccia patate, lasciarle freddare per un minuto, aggiungere la polpa della melanzana, la farina e un pizzico di sale. Impastare bene con una paletta di legno e far raffreddare. Il mio composto era un pò appiccicoso ma ho preferito non aggiungere altra farina per non coprire troppo il sapore della melanzana. Se doveste trovare eccessiva difficoltà nella formatura degli gnocchi, aggiungetene un pò ma senza esagerare! Una volta intiepidito, dividere il composto in cilindri e tagliare gli gnocchi.
Per i peperoni:
Tagliare i peperoni a tocchetti, eliminando i semi e la parte bianca (che è quella non digeribile), mettere un pò d’olio in una padella, aggiungere l’aglio, l’uvetta e i pinoli e dopo un minuto aggiungere i peperoni. Coprire con un coperchio e portare a cottura. Regolare di sale ( vi conviene cuocere i peperoni con anticipo).
Far bollire l’acqua, salarla, cuocere gli gnocchi e, appena vengono su, scolarli, metterli nella padella insieme ai peperoni e farli insaporire. Poi li ho messi in una piccola cocotte, spolverati con una grattata di Moliterno (un formaggio stagionato saporito) e messi un minuto in forno ma anche senza formaggio vanno benissimo ( a seconda dei gusti..). Servire caldi
Con questa ricetta partecipo al contest di Imma:
Ieri sera eravamo a cena dai miei, per quella che si potrebbe, o meglio dovrebbe, definire una tranquilla e classica serata in famiglia. Mancava poco alla messa in tavola, quando Albertino-mimì ha manifestato l’improvviso bisogno del bagno. L’ho aiutato nella “sistemazione”, comprensiva dell’avvicinamento del cesto della baincheria usato come supporto per il posizionamento del libro-con-tutti-gli-animali, da sfogliare con calma e concentrazione durante la “seduta di gabinetto” (mai espressione fu più appropriata!).
La Pasionaria-cocò era abbastanza su di giri per il nuovo arrivo a casa dei nonni (arrivo ahimè, travagliatissimo): Oscar.
Oscar è la tartaruga di mia sorella, (la famosa zia d’america!) affidata dalla fuggitiva padrona a mio padre. Il povero Oscar, ha passato un brutto periodo: dato che non si decideva ad andare in letargo, mio padre l’ha portato dal veterinario, il quale ha non solo dato una cattiva diagnosi sulle condizioni di salute del malato, ma l’ha addirittura trattenuto in ospedale (!). Oscar è stato ricoverato 10 giorni, sotto flebo intensiva (ed io continuo a chiedermi dove diamine infileranno l’ago di una flebo ad una tartaruga di terra di 5-6 cm..mah!). Da quando oscar è tornato a casa, riceve le amorevoli cure del suo tutore legale (mio padre mi ha anche telefonato per chiedermi il vecchio termometro per misurare la temperatura dell’acqua del bagnetto dei bambini, perchè il dottore è stato inflessibile sulla necessità di immergere il convalescente in acqua a 38° e papà non aveva mezzi sufficienti per misurare la temperatura con precisione..”Sai, è una responsabilità“).
Il malato, dopo 10 giorni di ricovero ospedaliero costati 200 euro, sembra essersi ripreso: si muove nel suo tarta-village e mangia erba medica e mandarini. La pasionaria quindi, era tutta interessata ma sapeva di non dover toccare la “tattuga” quindi ha passato buoni 10 minuti a tentare di convicermi a mettere il mio dito nella bocca di Oscar (speranza vana!). Dato che mia madre apparecchiava per la cena, ho pensato che fosse il caso di ricordare ad Albertino di sbrigarsi: lui era lì, col libro aperto e lo sguardo concentrato che puntava verso l’alto e al mio brusco: “Hai finito, sì o no?” ha risposto con un “Dopo, voglio studiare Anubi”. Facendo appello al mio autocontrollo per evitare di ridere, ho risposto “Sì, dopo cena”: non credevo che una “seduta di gabinetto” potesse portare un bimbo di 5 anni a voler studiare le divinità egizie ma tanto si sa, Albertino è avanti!
In tutto questo, i miei si sono lanciati nella solita dieta post-feste natalizie e quindi, dopo essermi beccata il rimprovero di mia madre per aver visualizzato sul pc la foto della pizza croccante in teglia di Adriano, ho ricevuto anche da parte sua la gentile richiesta: ” metti qualche ricetta light sul blog, noo?”
Continuiamo quindi la light session:
-per tartarughe di terra convalescenti: mandarini (“mi ha detto il dottore che sono ricchi di calcio“..) e erba medica, associati a bagnetto a 38°
-per tutti gli altri: sformatini di melanzane e ricotta su coulis di pomodoro fresco e tortini di riso venere con zucchine e peperoni su vellutata di piselli.
RICETTA: SFORMATO DI MELANZANE CON RICOTTA, PROVOLA AFFUMICATA E COULIS DI POMODORI
Ingredienti:
Procedimento
Tagliare la melanzana a fette sottili. Qui avete due scelte: per una versione più saporita, friggere le fettine in olio evo. Per una versione totalmente light passarle sulla griglia. In una terrina, mescolare la ricotta ben scolata, la provola tagliata a cubetti e regolare di sale (chi lo gradisce, anche di pepe). Si può omettere la provola se proprio il dietologo ci perseguita :). In uno stampino di alluminio monoporzione, adagiare le fette di melanzane per coprire lo stampino, facendo in modo che parte delle fette esca da bordo, riempire con il composto di ricotta e ripiegare la parte di fette sulla base. Mettere in forno a 180° per 15 minuti. Nel frattempo sbollentare i pomodori per un minuto nell’acqua bollente. Scolarli, togliere la pelle e i semi e frullarli regolando di sale e olio. Versare il coulis di pomodoro fresco nel piatto. Togliere dal forno lo sformato di melanzane e adagiarlo sul coulis. Servire subito.
RICETTA: TORTINO DI RISO VENERE CON ZUCCHINE, PEPERONI E CREMA DI PISELLI English Version
Ingredienti:
Procedimento
Ho modificato, secondo il mio gusto, una ricetta trovata sul libro cocktail & finder food, editore Giunti. Cuocere il riso venere in acqua bollente (se usate quello del mulino la cottura è molto lunga, 45 minuti. Con quello del supermercato impiegherete i soliti 15 minuti). Nel frattempo tritare lo scalogno, stufarlo in una pentola insieme a poco olio, aggiungere i piseeli e un bicchiere acqua e portare a cottura (aggiumngere acqua se necessario). A cottura ultimata, regolare di sale e frullare il tutto. Lavare le verdure, tagliare a pezzetti i peperoni e la zucchina (io ho usato la grattugia a fori larghi). In una padella con un filo d’olio versare i peperoni e farli andare per qualche minuto. Aggiungere le zucchine e terminare la cottura regolando di sale. Spegenere il fuoco. Scolare bene il riso e aggiungerlo alle verdure. Saltare il tutto. Sistemare nei piatti la crema di piselli, poggiare un coppapasta circolare e mettere due o tre cucchiai di riso fino al bordo del coppapasta. Lasciar intiepidire un minuto o due, di modo che il riso trattenga la forma. Togliere delicamente il coppapasta e servire.
La mia mamma, da piccola, mi leggeva sempre il Corrierino delle famiglie. Credo di non averla mai ringraziata abbastanza! Mi divertivo un mondo ad ascoltare le avventure della famiglia Guareschi, le trovavo buffe e divertenti, con uno sguardo ironico sull’educazione e sul rapporto fra genitori e figli che ha dato un posto speciale a questo libro nella mia personale biblioteca!
Non avrei mai pensato però, che a distanza di anni, mi sarei trovata dentro casa Albertino e la Pasionaria redivivi. I miei due figli, come dico io Mimì & Cocò, che sono certa di aver fatto io (perchè, giuro, ero presente al momento del parto), hanno solo un’età diversa (cinque e due anni) rispetto ai due protagonisti guareschiani, ma hanno lo stesso carattere forte, le stesse battute pronte e pungenti e soprattutto lo stesso sguardo di chi sta studiando il proprio genitore per capire bene che giudizio darne. Per quanto mi riguarda, ancora devo capire se mi sento più Giovannino o Margherita..so solo che guardo con molta più comprensione alle tragicomiche avventure di Guareschi-padre.
Ora, il fatto è che i miei Albertino-mimì e Pasionaria-cocò, con i loro giudizi e comportamenti, condizionano spesso le mie ricette e quindi è difficile per me escluderli dal racconto di come qualcosa nasca o si modifichi. Mimì, è quello che fin da piccolo mi ha fatto penare per farlo mangiare. Ha cominciato col consumare un terzo di ogni poppata e ha continuato con le storie quotidiane che accompagnano ogni colazione e cena ( il pranzo, fortunatamente, è questione scolastica, anche se mi dicono che a scuola poi tante storie non ne fa …). Cocò no. Lei mangia tutto e con gusto. Passa dal pranzo, alla merenda, allo spuntino, all’happy hour e alla cena senza soluzione di continuità e Dio solo sa perchè continui a essere snella (o forse, il fatto che lei non cammini ma corra è responsabile di tale stato di grazia fisico).
Ieri avevo passato una parte del pomeriggio a prepare le taglietelle per questo piatto e i piselli per il condimento. Quando siamo tornati a casa tutti insieme, la scena che mi si è proposta è stata questa. Albertino-mimì arriccia subito il naso e fa “mamma, cos’è quest’odore di piselli???? dammi subito un tappo !”. Ha passato poi i 10 minuti successivi a chiedere insistemente un tappo che doveva infilare non so bene dove per non sentire quell’odore (considerate che lui i piselli li mangia…). La Pasionaria-cocò non ha fatto una piega, anzi ha subito chiesto, e consumato, un biberon di “lattuscio“, dato che alla cena ancora mancava il considerevole tempo di mezz’ora. Lei, è nata già adulta. Il commento che più spesso mi riportano è “si vede proprio che è femmina”. Da che si dovrebbe vedere, esattamente, è difficile da spiegare. Fatto sta che spesso, per bloccare la mia onnivora figlia, che vorrebbe mangiare alimenti magari non adatti a bimbi di due anni, non trovo di meglio che dirle che certe cose non sono adatte a lei e mi sento rispondere “io so ganne” (io sono grande!). Poco tempo fa, entrai in camera sua e trovai, come al solito, l’esplosione delle scatole dei giochi. “Metti in ordine” “No. Io so piccola” “Prima in cucina eri grande e ora sei piccola?” ” Per mettere apposto so piccola. Per la pappa so ganne“. Aveva ragione. Tutto dipende dal sistema di riferimento e, come ingegnere, non potevo che condividere. Poi però, siccome sono un genitore, era mio preciso compito negare quell’evidenza e quindi non ho trovato niente di meglio che risponderle con un ” Mica possiamo fare due pesi e due misure. O sei grande o sei piccola. Metti in ordine”. Lei ieri, dopo la cena-adatta-ai-bimbi, ha voluto anche le nostre tagliatelle e le ha gradite (“pure i piscelli“), nonstante la presenza del curry, che credevo l’avrebbe fermata. Ho pensato quindi di poterle proporre con ragionevole tranquillità :)
Ricetta: tagliatelle al salmone con piselli, gamberi e curry
Ingredienti
Procedimento
Per le tagliatelle, tritare finemente il salmone affumicato fino a ridurlo quasi in crema. Mettere in una terrina le uova, il salmone e la farina e impastare bene. Se fa fatica ad amalgamarsi, aggiungere due cucchiai di acqua fredda. Stendere bene l’impasto (ho usato prima il mattarello e poi l’Imperia, ma si stendeva facilmente) e tagliare le taglietelle. Metterle ad asciugare (mi manca uno “stendino” per taglietelle e mi sono inventata un pò di tutto..). Per il condimento, cuocere i piselli come fate normalmente (ho persino evitato di mettere la cipolla, che mi piace tanto, per accontentare mimì..ma, voi che potete, fatelo!). In una padella adatta per spadellare, cuocere velocemnte, in un filo d’olio, i gamberetti. Aggiugere la quantità di piselli desiderata e regolare di sale. Cuocere in abbondante acqua salata (ne ho messo un pò meno del solito data la presenza del salmone) le tagliatelle. Scolarle e spadellarle insieme ai gamberi e ai piselli. Aggiungere una spolverata di curry.
Con questa ricetta partecipo al contest controcorrente di Alessandro (lo so, sono entrata nel loop dei contest: giuro che per un pò smetto!)