“Cucina di terra e di pane, che amministra il sale e le spezie che massimizza le cotture, quella toscana è una cucina che ragiona ad alta voce.”
Questa frase è nell’introduzione del bel libro La Cucina Toscana dei Calycanthi. Quando l’ho letta ho pensato che “cucina di terra e di pane” fosse la definizione migliore al mondo, per quella cosa straordinaria che è il cibo toscano.
E’ passata più di una settimana e ancora non ne ho parlato! Ma sono stata molto presa dalla settimana del babà (bella vero?…me lo dico da sola!) e non ce l’ho fatta a far prima! Ma ora non posso più rimandare e devo raccontare quanto sia stato bello e interessante il Salone del Gusto di Torino 2012. Per tanti motivi.
Manca poco … il 16 sta per arrivare e sono contenta di avercela fatta. Parlo dell’iniziativa lanciata da Virginia e da Gastronomia Mediterranea, il contest “Io non mangio da solo”. Già il titolo mi era piaciuto subito, perché è la cosa più bella e più umana che si possa fare: mangiare con qualcuno, condividere un piacere e una fonte di vita così importante per noi. Lo diamo scontato ma per milioni di persone nel mondo non è così e sensibilizzare la nostra testa e il nostro cuore su questo argomento, vuol dire sempre e comunque portare un miglioramento, perché è difficile non intervenire quando si pensa alla malnutrizione. Solo che ce ne scordiamo con una facilità dovuta al nostro tenore di tempo e di vita.
L’autunno non ha fatto neanche in tempo a cominciare che già i funghi porcini sono entrati dentro casa mia (gradito cadeau da parte di mio suocero!). Li adoro, nulla da fare! E comunque vedo che non sono la sola. Posto come punto fermo che il mio motto è “Porcini crudi Uber Alles”, fra i commenti si e’ sviluppata l’annosa questione: cuocere i porcini con olio o con burro?
Quando, durante le ferie, mi sono dedicata allo shopping gastronomico alla Bottega dei Golosi (come vi avevo raccontato qui), ho avuto il piacere di imbattermi in un prodotto per me sconosciuto. Che poi, imbattermi non è esatto: il proprietario del negozio non è solo una persona che vende qualcosa ma il primo appassionato dei prodotti che offre, quindi mentre guardavo di qua e di là mi ha detto “devi provare questo, è una cosa buonissima: te lo regalo”.
Devo ringraziare una gentilissima lettrice, Carla, che mi ha scritto che le trasmetto la voglia di vivere e di cucinare. Una frase così in questo momento mi fa quasi commuovere. Nella vita di tutti ci sono momenti difficili e io non ne sono certo esclusa, anzi! Negli ultimi 3 mesi è stato difficile respirare. Ora vi posso dire che Albertino ha subito un intervento difficile con una convalescenza altrettanto dura ma ne sta venendo fuori dal vero ometto che è. Non sono io quella che loda a prescindere i propri figli ma se c’è una cosa di cui sono fiera è il suo coraggio nell’affrontare la vita e la situazioni difficili.
..invece si sono trasformate in tagliatelle e alla fine sono state trofiette. Avevo programmato un bel piatto di lagane, complice un bel libro sui ceci di Cicerale che ho a casa e l’acquisto dei famosi Ceci l’ultima volta che sono andata in Campania. Avevo preparato tutto: i ceci, piccoli, di un bellissimo colore fra l’arancio e il beige, immersi nell’acqua tutta la notte, la farina di semola rimacinata, l’olio pugliese, qualche peperoncino (per chi lo volesse).
Questa pasta o la si ama o la si odia. Non ci sono vie di mezzo. Come per tutte le paste con la frutta (vedi quelle con i fichi, etc etc) il gusto a metà fra il dolce e il salato deve piacere! Detto ciò, questo condimento non me lo sono inventato io! E per di più non era neanche messo su piatto di pasta ma su della pizza fritta. Fatto sta che me ne sono innamorata, e in attesa di una buona ricetta per la pizza fritta (sono fiduciosa!) ho pensato di rifarlo per condirci degli spaghetti.
Lo posso dire ad alta voce? Sì, è arrivata la primavera e sì, comincia a far caldo! Quindi esplosione di colori, fiori, frutta e verdura meravigliosa! Poi c’è anche l’esplosione delle graminacee che mi provoca da sempre un’allergia che 7 anni di vaccino non hanno mitigato, ma questo è secondario. Volete mettere andare in giro con gli occhi rossi e gonfi, che sembra sempre che mi sia pianta tutte le mie lacrime, mentre fuori c’è un tripudio primaverile? Sono soddisfazioni. Poi sono anche allergica agli acari e all’olivo. Perché io valgo.
…più sono tecniche, meno ingredienti hanno più questi devono essere di qualità. Mai detto fu più vero che per la pasta alla Gricia (o Griscia). Questa “antesignana della matriciana” a Roma è famosissima, tant’è vero che non solo i turisti ma i cittadini stessi la scambiano per un tipico piatto romano. In realtà viene da Grisciano, un comune di Accumuli, vicino ad Amatrice e considerando che Amatrice è entrata a far parte del Lazio solo nel 1927, quando nacque la provincia di Rieti, sarebbe più corretto dire che questa pasta è abruzzese.