Negli ultimi giorni ho avuto molti regali e tante sorprese. Sono molto felice quindi di poter cominciare questo post, il primo del blog rinnovato, con ringraziamenti che, con un po’ di commozione, è impossibile non fare. Grazie ad un’amica tanto preziosa quanto brava, che con pazienza e generosità mi ha aiutata , supportata e sopportata nell’idea di cambiare l’aspetto del blog e ha ottenuto un risultato che non avrei nemmeno sperato. A Rossana devo molto… quanto sia brava in termini di cucina è risaputo ma lei è soprattutto una bella persona e sono fortunata ad averla conosciuta. Davvero grazie Ros… per tutto… gentilezza, dolcezza e prefessionalità come le tue sono cose rare da trovare, figurarsi poi tutte insieme e tutte nella stessa persona!
Oggi è l’8 Dicembre…quindi casa mia si trasforma in una specie di casa di aiutanti di Babbo Natale e si decora tutto, si tirano fuori palline, festoni, candele, coccarde tutto rigorosamente rosso/oro/verde e si fa somma attenzione a che non ci sia una stanza in cui manchi qualche cosa natalizia. Normalmente facciamo anche l’albero..anche se quest’anno non ho idea di come farlo, data la presenza del cucciolo di cui vi avevo parlato!
Ero impegnata a cucinare, dato che avrei avuto ospiti ed ero anche abbastanza rilassata perchè in quel momento i due furfantelli non si stavano picchiando, non si facevano dispetti e non tentavano complicate mosse di kung fu ai danni l’uno dell’altro: stavano semplicemente giocando ognuno per i fatti propri. Ho approfittato cercando di prepare più cose possibili un pò in anticipo per la sera..e neanche mi sembrava vero che non mi chiamassero da circa 10 minuti. Infatti, regolare come un orologio La Pasionaria fa “mammaaaa, mi dai l’acqua??? però lasciamela sul tavolo e non guardare, la prendo io”. Ecco, sono stata ingenua. Io ero contenta che venisse a prendersi l’acqua senza fare storie…così non dovevo neanche allontanarmi troppo dalla cucina. Riempito il bicchiere, l’ho posato sul tavolo, mi sono accertata che lo prendesse e ho continuato a cucinare. Dovevo immaginarlo che non poteva essere così facile.
Dopo 10 minuti di altro dorato silenzio (che, giuro, non mi pareva vero) arriva lei con il suo sorrisetto e mi dice:
“mamma, ho innaffiato il giardino”
L’affermazione, fatta da una bimba di 3 anni, era straordinaria. Ancor più straordianria se consideriamo che noi non abbiamo un giardino. Dopo un mio silenzioso profondissimo mea culpa e un’alzata degli occhi al cielo, le ho chiesto:
“quale giardino?”
” Vieni, che ti faccio vedere”. Mi ha presa per mano e mi ha portato sul luogo del delitto. Il giardino altro non era che il pavimento davanti alla finestra. Poi siccome evidentemente trovava che anche il divano fosse arido, aveva innaffiato anche quello. Non accontendasi di un così piccolo spazio verde, aveva proseguito bagnando tutto il tappeto di fronte al divano. Il fratello, pregustando la molto probabile mega-rimproverata, mi dice (con una grossa punta di soddisfazione) “ha preso le bolle di sapone, ci metteva un pò di acqua e buttava, un pò di acqua e buttava, un pò di acqua e buttava..” Il concetto era chiaro e lo scopo di prendersi il bicchiere d’acqua senza farsi vedere anche. Quindi, oltre a un giardino ben irrigato, avevamo anche un pavimento, un divano e un tappeto pieni di sapone. L’ideale, quando si hanno ospiti.
Abbiamo, o meglio ho, ripulito tutto e poi mi sono ridedicata alla ricetta, che, credetemi, meritava. L’ho presa, dal sito di Luciano Pignataro: come scova ricette buone lui, nessuno!
RICETTA: IL MEZZO PACCHERO CON TOTANI, PATATE E COZZE di Angelo D’Amico
Ingredienti (per 4 persone)
Procedimento
Preparate una salsa di totani: prendete una casseruola, fate un soffritto d’aglio, peperoncino, prezzemolo e adagiatevi subito i totani prima che il tutto possa bruciare. Sfumate con un po’ di vino bianco, lasciate evaporare ed aggiungete i pomodorini tagliati in quattro. Aggiustate di sale q.b e ultimate la cottura. Aprite separatamente le cozze con olio e aglio, sgusciatele e tenetele da parte con la loro acqua. Preparate intanto le patate tagliate a cubetti da sbollentare leggermente in acqua e sale. Adoperate una padella alta ed ampia, spadellate le patate con aglio e timo, aggiungete la salsa di totani, le cozze e mantecate il tutto con i paccheri che avrete cotto al dente. Servite ben caldo guarnendo il piatto con foglioline di timo e qualche cozza.
Ognuno ha le sue passioni: nonno Giancarlo (mio suocero) è appassionato di tutto ciò che è natura, bosco e mondo animale. In particolare, appena il tempo, la stagione e gli eventi metereologici lo permettono, va a raccogliere funghi e spesso torna con veri e propri tesori micologici: i porcini! Chi sono io per non incoraggiare tale passione????? :) In fondo quei porcini bisogna consumarli: è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo! Quando torna dalle sue gite con il cestino carico di funghi, la frase che ci attendiamo con ansia è sempre quella: “ho trovato i porcini!”. Ieri pomeriggio ho ricevuto una telefonata di mio marito, in codice, “mio padre ha trovato i porcini, vedi tu”: il codice decifrato era “stasera funghi per cena!“! Che altro potevo fare se non mettermi a pensare a qualche piatto a base di funghi?
Io con i porcini amo il classico : tagliatelle, oppure risotto. Qualche tempo fa però, ho provato un abbinamento su cui non avrei scommesso: tagliatelle al cacao (home made) con funghi porcini, mirtilli e pancetta. Voi direte che sono matta..ma vi assicuro che l’unione dei funghi porcini con i mirtilli è particolare ma davvero buona: sembra di sentire tutti i profumi del bosco, fra l’asprigno dei mirtilli e l’intensità dei funghi! Ho voluto farne una versione con i ravioli, per variare un pò (giuro che sono abbastanza integralista con i porcini in generale ma ogni tanto sperimento, abbiate pazienza!) ! In questo caso specifico bisogna condire bene i funghi (io ho messo poco sale, uffa..) perchè il ripieno con la ricotta potrebbe coprire un pò il gusto. Non ultimo, il piatto ha dei colori molto belli! Prima della ricetta, un consiglio: spesso con i ravioli si ha il problema della conservazione. Se li si prepara troppo prima, il centro del raviolo si ammolla, il bordo rimane più duro e in cottura tutto questo si avverte. Una nuova blogger (nuova per modo di dire, considerando l’esperienza e la sua meticolosità :) ), ci racconta come fare per evitare tutto questo: la sbianchitura della pasta fresca. Il post è molto bello, interessante e istruttivo, ve lo consiglio!!! In bocca al lupo a Teresa per la sua nuova creatura, che già mi piace molto per argomenti e discussioni!!! Io sarò sempre lì a seguirla!!!
RICETTA: RAVIOLI AI MIRTILLI CON PORCINI E PANCETTA
Ingredienti
Per la pasta fresca
Per il ripieno e il condimento
Procedimento
Preparare la pasta all’uovo: mettere la farina a fontana, le uova al centro e cominciare a mescolare con la forchetta. Impastare bene con le mani e poi coprire e mettere a riposare per un’ora. Nel frattempo mescolare la ricotta, i mirtilli e regolare di sale. Tirare la sfgolia e poi depositare il ripieno, magari aiutandosi con la sacca, in mucchietti distanziati MA SOLO SU META’ della pasta. Poi ripiegare l’altra metà su quella su cui si è sistemato il ripieno e poi tagliare i ravioli: in questo modo, si fa prima e si evita che la pasta si secchi. (mi raccomando, far uscire bene l’aria rimasta con le mani e sigillare la pasta). Mettere sul fuoco l’accua a bollire. Nel farttempo, tagliare a fette sottili i porcini. Scaldare l’olio evo in un pentola, mettere i porcini per un minuto (io questi freschi li cuocio davvero pochissimo) e aggiugere la pancetta (ordine del salumiere di fiducia: anche questa pancetta calabrese andava solo scottata quindi l’ho messa giusto alla fine!) Bollire i ravioli, scolarli e ripassarli in padella con il condimento. Versarli nel piatto e servirli. Nota personale? Io ho spruzzato un pò di cacao amaro sul piatto!
Usufruire del servizio postale, in una città come Roma, non è cosa da poco. File interminabili, litigate nonstanti i numeri d’ordine, malumori contro la lentezza del personale e delle persone davanti (d’altronde si sa che quello lento è sempre davanti a noi, è una delle leggi di Murphy più comuni!). Spesso accade che, per tentare di ovviare a tutto questo, vada alla posta del paesino vicino: abitando in estrema periferia, mi posso almeno permettere il lusso di scegliere fra fila in città e fila in paese! In generale, la posta al paese vicino ha un ordine di grandezza di caos nettamente inferiore a quella del mio quartiere e quindi, per spedizioni, raccomandate, bollettini e via dicendo sta diventando la filiale preferita. Siccome però c’è sempre l’eccezione che conferma la regola, quel giorno c’era una bella fila anche lì: dovevo spedire un pacco e avevo a carico La Pasionaria! Una combinazione tremenda, come avrei avuto modo di verificare in seguito! Il tempo passava e sinceramente non sapevo più cosa fare per trattenerla: fortunatamente, ha pensato lei a creare diversivi!
Ha infatti cominciato a parlare di un argomento che ultimamente sta molto a cuore sia a lei che al fratello più grande:
“Mamma, io ho il pisel…” “No!” ho risposto prontamente “sai bene che quella è la parte di Albertino!”
Sono molto fiera di affrontare, con i miei figli, l’educazione sessuale senza eccessivi tabù: cerco di applicare le moderne teorie, per evitare complessi e qualsivolglia turbe o imbarazzi su un fattore naturale e normale, etc. etc.. Da Freud in poi dovremmo pur aver imparato qualcosa (ed è per questo che durante la mia seconda gravidanza Albertino andava in giro a raccontare di “Oguli” e “spermazoi” vari…mai una cicogna e un cavolo hanno varcato le soglie di casa mia..o meglio, il cavolo solo per essere mangiato :) ) Il” piccolo” problema è che come al solito, ai figli tu gli dai un dito e loro si prendono il braccio e pure la gamba! Infatti a questo punto, La pasionaria ha cominciato a spiegare ad alta voce, di quale parti anatomiche fossere dotate lei e il fratello, con precisione quasi scientifica e nessun imbarazzo (tranne quello mio, crescente..). Al che, il pubblico era ormai conquistato. Una signora con aria indulgente ha esordito dicendo “Beata gioventù, sarebbe bello essere così ingenui” e un signore si è addirittura lanciato in una battuta “Eh beh, l’importante è avere le basi fondamentali”, stimolando la comune ilarità, tranne che la mia. Meno male che nel frattempo era giunto il mio turno: dovevo solo spedire il pacco e contavo sulla rapidità. Contavo male, dato che, avendo scaricato dal sito ufficiale delle poste il modulo di invio per posta celere, la gentile impiegata era ovviamente andata in tilt: non sapeva che fare e ha cominciato a rimproverarmi di non aver usato il vecchio modulo a penna. A quel punto era una questione di principio! Non intendevo spedire quel pacco se non col mio modulo e quindi la dipendente ha cominciato a telefonare a tutte le filiali in un intorno di 5 km per farsi spiegare al telefono come fare. Nel frattempo, La Pasionaria continuva a spiegare con dovizia di particolari le differenze anatomiche fra maschi e femmine, tanto che ormai i vari signori mi guardavano con sospetto!. A tutto questo si è aggiunta la sua improvvisa voglia di cantare l’Inno d’Italia (si sa che a casa mia i 150 anni dell’Unità hanno avuto grande rilievo): prima fa una piroetta e poi attacca:
“Frateelli, L’Italia, L’italia s’è dettta, dell’ellmo di cipio s’è INCINTAAA la tettta!”
Ora, io lo so che questo è il suo modo di cantare l’inno e che quelli sono errori non voluti. Certo è che sentire che si è INCINTA la Tetta dopo il discorso di prima, sembrava quantomeno sospetto, ancor più che la manigolda bimba, si è messa a ripetere in continuazione solo questa frase, pur sapendo a memoria tutta la canzone. Io ovviamente stavo litigando con la dipendente ma quando mi sono accorta degli sguardi, ormai di disapprovazione, delle altre persone, ho tagliato corto, ho spedito il pacco e mi sono beccata anche un ” e la prossima volta usi mezzi tradizionali…..”
Personalmente non credo molto nell’ingeniutà dei bimbi piccoli, men che meno in quella dei miei. Appena saliti in macchina, la portarice sana di “ingenuità” scoppia in una risatina e mi fa “hai fatto una figuraccia…”. E lo sapevo che dovevo parlare di cicogne e cavoli…ormai il danno era fatto, quindi mi sono semplicemente diretta, insieme al bagaglio di teoria moderne sul come non creare tabù ai bambini, verso il miglior Norcino della zona: come dire, almeno affoghiamo tutto nel cibo!
Quel norcino lì, una sorta di paese delle meraviglie per appassionati di salumi, maiali & co. vende anche una cosa buonissima: la crema di lardo e guanciale! La vende anche a differenti gusti: basilico, rosmarino, tartufo, olive e chi più ne ha più ne metta. Questa crema, ottima sulle bruschette e sulla pizza bianca, ho deciso di provarla su una semplicissima pasta che facciamo solitamente quando abbiamo fretta. L’ha resa cremosa e saporita! Non dietetica ma adattissima al bel pic nic sul balcone che abbiamo improvvisato al volo, rigorosamente tutto colorato e in plastica! (Questa azienda fa cose molto carine e mi sbizzarrirò un pò con i loro prodotti)
RICETTA: TAGLIATELLE ALL’ABRUZZESE CON CREMA DI LARDO E GUANCIALE AL BASILICO
Ingredienti:
Procedimento
In una padella con i bordi alti, mettere un pò di olio evo e lascia soffriggere la cipolla rossa tagliata sottile. Aggiungere la pancetta e far rosalare per bene (ma senza seccarla). Nel frattempo, cuocere la pasta nell’acqua bollente, scolarla e versarla nella teglia. Aggiungere una bella manciata di pecorino e un cucchiaio di crema di guanciale (se non l’avete potete fare anche senza..è solo un cremoso tocco in più). Aggiungere il basilico fresco (e a chi piace anche la salvia) e rigirare sul fuoco per un minuto o due, fino a far amalgamare tutti gli ingredienti. Servire ben caldo.
P.S.: perchè all’Abruzzese? non lo so, l’abbiamo sempre chiamata così!!!!
Ci sono delle ricette che leggi e ti colpiscono subito! Può essere per l’aspetto, per il sapore che immagini, per i colori che ha il piatto. Quando ho visto questa pasta praticamente ho deciso all’istante che l’avrei fatta (scavalcando tutti i piatti della mia to-do-list). Mi piaceva l’idea di un grande classico, come l’aglio e olio, rivisitato da una chef molto bravo (Raffaele Vitale) e reso accattivamente da quegli straccetti di mozzarella di bufala: non posso farci nulla, per la mozzarella di bufala si possono fare follie! Ricordo un mio collega napoletano a cui raccontai che una persona che conoscevo congelava abitualmente la mozzarella di bufala (confesso che con il fior di latte mi capita…ma con la bufala nooo): lui, da buon napoletano, si fece il segno della croce e mi rispose “Gesù mio, la mozzarella di bufala nel congelatore?? Neanche nel frigo va!” E giù un altro segno della croce come a chiedere perdono del “peccato culinario” commesso da qualcunaltro!
C’è stata una bella manifestazione a Paestum, Le strade della Mozzarella. Purtroppo me la sono persa, ma mi sono ripromessa di andarci il prossimo anno. Incontri così dovrebbero esserci più spesso…dato che poi vengono fuori, per esempio, primi come questo e anche molto di più. Qui si uniscono pochi ingredienti ma buoni, che danno vita ad un primo inaspettato, a maggior ragione perchè pensi di sapere tutto sulla pasta aglio e olio…evidentemente tutto non so! Inoltre mi è piaciuta molto la modalità di cottura della pasta: finire di cuocerla quasi “risottata” in padella, con il condimento del sugo e con l’acqua di cottura (io ho usata l’acqua scolata dai broccoletti). Secondo me dà un aroma molto buono.
Vi lascio la ricetta:
RICETTA: SPAGHETTI AGLIO E OLIO IN ACQUA DI BROCCOLI E STRACCETI DI MOZZARELLA
Ingredienti (per 4 persone..da noi per due!!!!)
Procedimento per acqua di broccoli:
Lessare i gambi e le foglie di broccoli, scolarli e pressarli in un setaccio fino ad eliminare tutta l’acqua di cottura., passarli quindi in un mixer unendo un filo d’olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale, fino ad ottenere una salsa fluida e brillante. In un padellino soffriggere aglio, olio e peperoncino ed aggiungerlo alla salsa precedentemente ottenuta.
Per il sugo
Mettere sul fuoco una padella a bordo alto, con olio, aglio a fettine, peperoncino e gambi di prezzemolo, fino a far imbiondire l’aglio. Lessare la pasta in abbondante acqua salata, a cottura molto al dente, mantecarla nella padella con il sugo aggiungendo acqua di cottura (ho usato metà anche l’acqua scolata dai broccoletti) e continuare a cuocere mescolando continuamente con una pinza da cucina, fino ad ottenere l’emulsione dell’olio con l’amido della pasta .
Comporre il piatto:
Sistemare a specchio l’acqua di broccoli in un piatto fondo e con la pinza arrotolare a nido gli spaghetti, aggiungendo il sugo ottenuto e l’aglio croccante. Decorare con una foglia di prezzemolo e gli straccetti di mozzarella.
Quando Lydia mi ha raccontato di Wine and the City la mia reazione è stata calma e contenuta e, soprattutto, espressa con stile che neanche l’Accademia della Crusca: “Wowwwww!! Sììììì!! Che bello!!!! E vaiiiiiii!! Partecipo volentieri!”
Il fatto è che, se non si fosse notato, in questo periodo ho una leggerissima passione per il mondo del vino (pur non bevendo) e tutto ciò che lo riguarda, quindi ho trovato che questa iniziativa che si svolgerà a Napoli dal 18 al 21 Maggio sia veramente “adatta a questo periodo”, interessante e divertente. Perchè porta il buon vino fra la gente comune. Perchè unisce il mondo del vino a quello dell’artigianato e del design. Perchè rilancia una città che negli ultimi tempi viene citata troppo spesso per motivi non belli.
Insieme a Lydia e ad un altro gruppetto di blogger (e che blogger!) faremo una staffetta, durante questa settimana, in cui proporremo dei piatti che si ispirano a Napoli e alla Campania e che avranno dei vini abbinati dai sommelier dell’AIS di Napoli.
Questo il calendario della staffetta:
Lunedì 16 maggio
http://www.tzatzikiacolazione.blogspot.com/
http://unfiloderbacipollina.blogspot.com/
http://www.cookingplanner.it/
Martedì 17
http://lost-in-kitchen.blogspot.com/
http://gambettonellazuppa.blogspot.com/
http://artetecaskitchen.wordpress.com/
Mercoledì 18
http://lacucinadicalycanthus.net/
http://in-fu-sio-ne.blogspot.com/
http://symposionfoodies.blogspot.com/
Giovedì 19
http://solongandthanksforallthefood.com/
http://losciefscientifico.blogspot.com/
Venerdì 20
http://www.undejeunerdesoleil.com/
http://cookingbreakdown.blogspot.com/
(con un programma così non posso che consigliare di seguirlo giorno per giorno!)
Per questa manifestazione mi è venuto subito in mente un piatto che avevo mangiato in un ristorante del Cilento (la Cantinella sul mare). Purtroppo non ho la ricetta originale ma ho provato a reinterpretarlo secondo il mio gusto. In Campania sono famosissimi sia gli spaghetti alle vongole veraci che le zucchine a scapece e questa ricetta vuole provare ad unirli in un unico piatto:
RICETTA: SPAGHETTI ALLE VONGOLE VERACI SU CREMA DI SCAPECE
Ingredienti
Procedimento
Almeno un paio di ore prima di cuocere la pasta mettere le vongole nell’acqua fredda. Passato questo tempo, metterle a scolarle e nel frattempo preparare le zucchine a scapace. Tagliare le zucchine a rondelle e friggerle. Io non ho prolungato troppo la frittura perchè volevo conservare un bel colore verde. Una volta fritte, condirle con mentuccia, sale e un cucchiaio di aceto bianco (ne ho usato solo uno perchè volevo che desse il profumo ma che non prevalesse sugli spaghetti). In una padella, mettere un filo di olio e due spicchi d’aglio, inserire le vongole e farle aprire. Nel farttempo, far bollire l’acqua e cuocere gli spaghetti. Frullare finemente le zucchine fino ad ottenere una crema molto morbida. Adagiarla a specchio sul piatto di portata. Scolare la pasta e condirlo con le vongole, prendere una forchettata e appoggiarla sulla salsa a scapece. Decorare con qualche cubetto di zucchina crudo.
Il vino scelto è lo Strione Campania Bianco Igt 2007 Cantine Astroni
Abbinamento a cura di Tommaso Luongo, Delegato Ais Napoli
Il giorno di Pasqua, verso la fine del pranzo, quando oramai si era incerti se ingurgitare altra pastiera, altro cioccolato o un Malox, mia madre chiede ad Albertino di raccontare la favola di Cappuccetto Rosso, sussurandomi sottovoce ma con orgoglio “..sapessi come la racconta”. Albertino, ottenuto il silenzio generale, entra nella parte e comincia a raccontare la storia. Effettivamente, c’era di che essere orgogliosi: proprietà di linguaggio, ottima memoria, italiano curato e anche una buona interpretazione! Cosa poteva volere di più la mamma di un bimbo di 5 anni? Devo dire poi, che raccontava la favola rendendola interessante, infatti anche io seguivo con molta attenzione. Era giunto il momento in cui il lupo incontra nel bosco cappuccetto Rosso e viene a sapere che sta andando dalla nonna con un ricco paniere. Quando la suspance era al massimo, Albertino-mimì, con voce grossa comincia a dire: ” Eh no mia cara bambina! questo non succederà: la torta nel paniere me la mangio tutta iooooo!” A questo punto, Albertino si mette a guardare tutti noi negli occhi, uno per uno. Penso che sta per tirare fuori la vocina di una bimba spaventata….. quando con solennità dice: “e cappuccetto rosso gli rispose……… TIEEEEEEEEEE'”. Ora, voi non dovete pensar male, dovete proprio pensare malissimo: per rafforzare il concetto, qualora il suono non fosse stato abbastanza esplicito, Albertino decide di accompagnare il sonoro con un gesto che non lasciava spazio a nessuna altra interpretazione: il gesto dell’ombrello! Dire che ero costernata era poco!
Dopo un primo sbigottimento generale, i parenti cominciano a trattenere le risate, o meglio, cercano di ridere poco per non dar corda al bambino. Il furfante però, capisce benissimo che a questo punto l’attenzione generale è definitivamente conquistata e continua con generosità la sua interpretazione della risposta di cappuccetto Rosso al lupo. Come se non bastasse, La Pasionaria capisce che in qualche modo sta prendendo parte a una situazione potenzialmente divertente e dice pure lei, incitata dal fratello, “TEEEEEEEEEE” con grande spirito di partecipazione (le manca la “I” ma alla prima interpretazione non si poteva pretendere di più). Tra l’altro, si è dimostrata da subito un’allieva volenterosa, dato che, anche se non raggiungeva la perfezione tecnica del fratello, il gesto non aveva nulla a che invidiare alle migliori performance degli adulti. Non volendo che, per la legge del contrappasso, un mio rimprovero fissasse per sempre nella loro mente questa scena, cerco di non dar loro troppa importanza e, glacialmente, dico di finirla e di terminare il cibo altrimenti niente uova!
Io so bene di chi è la colpa e spero che il responsabile di tale insegnamento sia pentito…ma non credo! In ogni caso, sarà difficile dimenticare il pranzo di Pasqua. Molto difficile! E mi tocca anche essere solidale col lupo, che sarà scappato spaventatissimo, di fronte a quei due che, invece di Mimì & Cocò, in quel momento sembravano Totò e Peppino!
A proposito di Pasqua, questa è una pasta che ho provato proprio durante la settimana Santa: l’ispirazione è presa da un numero di Sale & Pepe ma l’ho cambiata un pò! Era suggerita con le reginette ma io volevo finalmente cucinare un formato di pasta particolare, fatto proprio con limone all’interno.
RICETTA: PASTA AL LIMONE CON PESTO DI ASPARAGI, LIMONE E PINOLI TOSTATI
Ingredienti
Procedimento
Mondate gli asparagi e lessateli in acqua salata in leggera ebollizione, da 10 a 15 minuti a seconda della loro grandezza. Se non avete l’apposita pentola, sceglietene una stretta e alta e sistemate gli asparagi legati a mazzetto, con le punte sempre rivolte verso l’alto e fuori dall’acqua. Scolate gli asparagi, tagliate le punte e mettetele da parte; riducete a tocchetti i gambi e trasferiteli nel mixer; unite il succo di mezzo limone, 40 gr di grana, 20 gr di pinoli, un pizzico di noce moscata, 5 cucchiai di olio e un pizzico di sale e frullate fino ad attonere una crema liscia e omogenea. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata in ebollizione (se fosse necessario, diluite il pesto con un cucchiaio di acqua di cottura): scolate la pasta e conditele con il pesto. Unite le punte tenute da parte, cospargete con il grana e i pinoli rimasti leggermente tostati. Un appunto: a me sono piaciuti molto così, ma il profumo del limone era molto intenso. Se preferite che a prevalere siano gli asparagi, vi conviene aggiungerlo poco per volta e regolarvi a seconda del vostro gusto.
Ve lo ricordate il film “Pane, amore e…” con una splendida coppia De Sica-Loren? In questo film, il Maresciallo Caretunuto trasferito a Sorrento, conosce “la Smargiassa ” Sofia, solare, simpatica, esplosiva pescivendola e la pia “Donna Violante”, bellezza discreta e rigida educazione. Nel film si susseguono esilaranti scene, date anche dal confronto fra le due diverse personalità delle donne in questione e dal modo in cui il Maresciallo si approccia all’una e all’altra. Come quando chiede, con impeto, a donna Sofia la marca del suo profumo: “Notti d’oriente?” (tipico della “signora bene”) e lei risponde “Lavanda Cannavale!”. A quel punto, quando successivamente farà la stessa domanda a Donna Violante, per non sbagliare le chiede ” Lavanda cannavale?” “No..Notti d’oriente!”.
Perchè vi racconto questo scambio di battute del film? Perchè a me è successa una cosa simile ma proiettata nel mondo del cibo, naturalmente! Che la giornata mi avrebbe riservato frasi particolari avrei dovuto capirlo fin dall’inizio: esco dal mio ufficio con una relazione in mano e quasi sbatto contro un’elettrecista che stava riparando un filo. “Ha un martello?” mi chiede subito. Da che cosa poteva immaginare che possedessi quell’attrezzo da lavoro? Dal tacco 12 portato a rischio di vari capitomboli in metro? Dal severo tailleur nero che mi faceva sembrare un incrocio fra una hostess e la Signorina Rottermaier? “No..” gli ho risposto in modo alquanto sorpreso e pure un pò allibito. “sa, mi sembra che in questo posto abbiate un sacco di cose”. Sì infatti, la mia scrivania è normalmente piena di martelli! Ma la giornata non era finita. Alle 10 del mattino ho una fame improvvisa e decido di concedermi uno snack alla macchinetta: magari un pacchetto di biscotti! Mi avvicino e c’erano solo due signori: uno lo conosco benissimo e mentre guardo sovrappensiero la vetrina della macchinetta, in cerca del dolcetto adatto, mi sento dire alle spalle
“dottorè…si prenda un Vitasnella!”
Avete presente quando, nei cartoni animati giapponesi, un masso cade sulla testa del pupazzo di turno a seguito di una frase infelice?? ecco…il masso ce l’avevo tutto sulla testa. E che cavolo, dopo un anno di dieta post-partum, non dico di essere un’alice ma dei biscotti posso pure concedermeli. A questo punto ci ho messo solo altri due secondi per far venire fuori la mia natura femminile un pò vendicativa: era semplice, troppo semplice! Mi giro, sorrido quasi dispiaciuta e gli dico
” Dice che ne ho bisogno? si vede così tanto?”
Ho avuto la soddisfazione di vederlo sbiancare e di tentare un bella arrampicata sugli specchi, mentre il suo collega rideva come un matto e gli faceva i complimenti per la bella figura fatta:
“Noooo Dottorè..è che qui alle macchinette io voglio sempre offrire un cioccolato e tutte le donne prendono un vitasnella…mi volevo solo avvantaggiare, mi scusi dottorè!” Sono stata un pò cattiva e non l’ho finita lì :” non si preoccupi, anzi guardi, seguo il suo consiglio e non prendo nulla” (tanto non c’erano biscotti che mi interessassero). Mi giro sorridendo e me ne vado! Il pover’uomo mi ha accuratamente evitato per un mese! Ma dico io..si può??? Queste frasi possono entrare di diritto nello “Stupidario 2011”: potrei aggiungerne svariate altre e, se volete contribuire, dite pure che aggiorniamo la lista!
A proposito di dieta, l’altro giorno il pranzo prevedeva un pò di pasta e un pò di ricotta e siccome amo molto il binomio ho deciso di provare una ricetta dello chef Marcello Valentino perchè ero rimasta folgorata da una foto di una sua pasta con la ricotta (bello il suo blog…guardate che piatti stratosferici!).
RICETTA: FETTUCCE CON RICOTTA, CANNELLA E CANESTRATO
Ingredienti (per due persone)
Procedimento
Lui mi ha dato dei consigli che riporto qui.
” Passa al setaccio, a maglia fine, la ricotta con sale, pepe e cannella in polvere (io ho solo aggiunto un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta perchè la mia ricotta era bella densa). Appena scoli la pasta, ancora al dente, saltala in una padella calda…ma con il fuoco spento. Aggiungi la ricotta, e del canestrato semistagionato.. A questo punto guarnisci con dell’arancia candita a listarelle o a cubetti e della granella di pistacchio. Un filo di olio extravergine ed è fatta”
E’ concettualmente semplice ma molto gustosa! L’unica attenzione è quella di avere delle ottime materie prime (specialmente la ricotta!). Mi è piaciuto davvero molto l’uso della Cannella..e mi sembra una ricetta adatta al contest di Angela, Cannellami
Per andare in vacanza a Sapri (Sa), dobbiamo prendere la Roma-Napoli, con tutto quello che può significare: traffico, file interminabili, partenze intelligenti alle 10 di sera o alle 3 del mattino, il tutto sperando di non trovare ingorghi, non solo sulla Roma-Napoli ma soprattutto sulla Salerno-Reggio Calabria, croce e delizia dei tanti turisti (croce perchè i lavori ventennali sono ancora lì, e delizia perchè quella strada è quella che conduce in posti meravigliosi!). Cosa c’entra questo con la ricetta? Ebbene, quando proprio vediamo che la fila comincia ancora prima del casello di ingresso, in genere scegliamo di aggirare l’ostacolo dei primi km percorrendo la Casilina e attraversando i suoi paesini per poi immettersi successivamente sull’autostrada. Si dà il caso che uno di questi paesini sia Labico e sempre il caso vuole che si passi davanti una porta rossa scura, bellissima, senza vetri e mio padre ogni volta mi diceva che quella porta nascondeva un ristorante bellissimo (ma ahimè, non alla nostra portata!). Solo anni dopo, con la mia passione per la cucina, ho scoperto che quello era il ristorante di Antonello Colonna e tuttora, quando ci passo davanti ho la voglia di fermarmi e bussare…o anche di farmi una foto, tanto per fermare il momento. Io non ho mai avuto modo di assaggiare i suoi piatti ma ne ho sempre sentito parlare come uno dei migliori chef di Roma e d’Italia. Poi prima dello scorso Natale, cosa vedo in uno dei miei classici agguati alle librerie? Il suo libro: I segreti della cucina italiana. E non potevo non regalarmelo. Perchè adoro i libri di carta, sfogliarli, guardare le foto..mi sembrano più belle dal vivo. E avere un libro di un grande chef, che se ne condivida o meno la filosofia, il modo di fare e di interpretare la cucina, è comunque importante perchè dà la possibilità di ragionare su un piatto e di scoprire cose nuove a cui magari non avresti pensato. Finalmente sono riuscita a provare una delle ricette che mi ha colpito (e sono tante!!): ajo e ojo di mare.
“Un piatto per non vedenti”, lo definisce Colonna, mettendo in evidenza il fatto che secondo lui, questo piatto non è bello esteticamente ma non ne ha bisogno per la bontà. Sarà..io quando guardo la foto del suo libro,questi spaghetti li trovo “poetici”: un nido di spaghetti su un laghetto di salsa liscia e vellutata color rosa antico. Nelle mie foto noterete che la salsa non è affatto così morbida ma purtroppo non ho un buon cutter e ho dovuto accontentarmi..ma ho pensato di mostrarvelo lo stesso perchè ne vale la pena!
Vi lascio con vero piacere la ricetta con una sola annotazione: mi è stato gentilmente chiesto di provare un prodotto dell’Ariosto, il preparato con erbe fresche. La prima cosa che ho fatto è guardare l’etichetta e questi sono gli ingredienti: sale marino, rosmarino, aglio, salvia, ginepro, alloro, origano, prezzemolo e piante aromatiche. Null’altro, niente coloranti, conservanti, glutammato monosodico, esaltatori di sapidità etc etc e se ci fossero stati ve l’avrei detto. L’ho usato in questo piatto perchè non avevo tutte le erbe fresche e ha dato un aroma molto gradevole al pesce. Mi ha fatto piacere scoprire un prodotto comodo e senza ingredienti che entrerebbero di corsa nella lista delle cose che non esistono :)).
RICETTA: AJO E OJO DI MARE DI ANTONELLO COLONNA
Ingredienti (per 4 persone)
Procedimento
Soffriggere un trito di cipolla, sedano, carota, aglio e prezzemolo in olio evo. Aggiungere i pomodori e di seguito la rana pescatrice spellata e tagliata a pezzi (in questa fase ho aggiunto due cucchiaini delle erbe aromatiche adatte per il pesce). Cuocere per circa due ore (ho messo a fiamma bassa e dopo un’ora e un quarto ho aggiunto mezzo bicchiere di acqua perchè si era asciugato un pò). Frullare il tutto, anche la carcassa e passare al setaccio per ottenere una crema (qui ho avuto il problema che il mio cutter non ha reso la crema abbastanza fine…spero di rimediare presto …comprandomi un cutter!). A parte mettere a bollire la pasta e poi condirla con un soffritto di aglio, olio, peperoncino e una spolverata di prezzemolo, completando con la crema di pesce, messa sul fondo del piatto.
Mio marito è sommelier e gli ho chiesto (da vera profana e astemia) quale vino ci avrebbe abbinato. Mi ha risposto che ci avrebbe abbinato un Torre del Giano- Cantine Lungarotti (trebbiano 70%-grechetto 30%)…Ho pensato che sarebbe carino abbinare ad ogni ricetta un vino, magari gli appossionati gradiranno!