Cari i miei lettori, ho notato un interesse sempre crescente per l’abbinamento segno zodiacale e cibo. Potevo forse farmi sfuggire l’occasione di abbinare una terrina, quale sfida dell’mtc presentata da quella splendida signora che è Giuliana, con le disavventure di ognuno di noi? Sì perché quello che state per leggere non è un oroscopo qualunque ma un Tristoroscopo con sottotitolo “maiunagioia”. A noi, le cose lisce, tranquille e serene ci fanno un baffo! A noi, dato che la sfiga ci corre dietro con la frusta, è dedicato questo oroscopo delle disavventure, per cui solo la terrina consigliata alla fine potrà salvarci!
Intenzioni e coincidenze.
L’intenzione era quello di fare il pollo fritto per la gara proposta da Silvia, questo mese nell’mtc. Con tutto che amo il fritto, tanto da ripetere spesso che il fritto è la risposta, il pollo fritto non l’avevo mai cucinato.
Così ho anche imparato che prima va marinato e per un certo tempo, come è spiegato qui, poi va impanato e ci sono varie possibilità e infine va fritto.
Tre giorni alla boscolo Etoile Acdemy mi hanno insegnato tante cose, anche se in poco tempo. E allora ho provato a metterle in ordine, sia dentro di me che per iscritto. E questa è una cosa.
La seconda è che è arrivata, subito dopo, la nuova ricetta dell’mtc di questo mese, ovvero i raieu co-u tuccu di Monica e Luca del blog Fotocibiamo e pensare di fare una ricetta che tenesse conto delle indicazioni che si possono assumere in quel poco tempo, è stato un tutt’uno. Sicuramente sono indicazioni semplici, che molti già sapranno. Ma io ho pensato di condividere per dare una mano a chi, come me, è amatoriale nel senso vero del termine!
“Ciao, come va?”
“ Senti, devo lussare un’anca”
“Che cosa??”
“ Devo lussare un’anca”
“ Ma stai scherzando? Che dici?”
“ Di un pollo. Devo lussare un’anca di un pollo. Ho bisogno del tuo aiuto”.
“Tu non stai bene. Sul serio. Io non ci posso credere che mi chieda una cosa così. Ti ricordo che sono un ortopedico”.
“Appunto, ho bisogno del tuo sostegno. Tu sai cosa ho passato”.
“va be, non ti mando a quel paese per decenza. Vado a lavorare”.
Il primo panino era col pesce, il secondo con la carne. E l’uovo. E il tartufo. Basta lo giuro, non aggiungo altro.
Va be, c’è la salsa che è la maionese al tartufo. La solita insalatina che se son la metto non mi pare hamburger, ma tutto qui. Come contorno, fagioli cannellini in insalata con qualche pezzetto di cipolla fritta. Rigorosamente freddi a temperatura ambiente. E allora massacriamoci.
Sì, sto diventando un po’ monotona ma è davvero buono, questo piatto. E’ di Ottolenghi, tanto per cambiare. Del suo libro Jerusalem, per rimanere in tema. Fra un po’, me lo porterò dietro in qualsiasi posto, che so, chiuso in valigia, in borsa, in metro. Ah, già lo faccio, è vero.
Ce li hai sempre lì, a portata di mano, li vedi tutti i giorni. E sempre ti sorprendono. I figli, intendo. Albertino e La Pasionaria crescono. E questo vuol dire che crescono i livelli di scaltrezza nell’inventare le birichinate. Che non so neanche se chiamarle tale, dato che stavolta hanno rischiato seriamente.
Assuntina, in uno dei nostri bellissimi incontri in quel di Sapri, mi aveva regalato questo libro di Ernst Knam, A tutta birra. Era suo, ma mi ha detto che non era nelle sue corde e pensava che, invece, fosse nelle mie. E ha pensato bene.
Sarà che mi sto facendo prendere dalla lettura di quel capolavoro di gastronomia che è Jerusalem, di Ottolenghi-Tamimi (che, poveraccio, messo dopo Ottolenghi, non viene mai nominato) ma avevo voglia di un piatto ricco di verdure (nell’ordine: peperoni, pomodori e capperi), di mischiare il dolce col salato, di usare il cous cous. Così ci ho pensato un po’ e ho tirato fuori questo!
Ma la dovevo postare subito, appena fatta proprio.
Foto prese di sfuggita, come di norma ultimamente. Post scritto al volo, ma che dico scritto, appena accennato, dato che domani Albertino (con me al seguito) fa il solito pit stop ospedaliero, che almeno una volta all’anno noi in ospedale una decina di giorni la vogliamo fare (con la speranza che diventa sempre più una certezza di andare verso il meglio, il suo futuro, con possibilità diverse).