Contest importante e difficile che mira a far conoscere meglio una regione altrettanto importante e difficile: la Lucania.
Ho amato Matera fino all’ultimo dei suo Sassi, delle sue strade, dei suoi colori e delle sue atmosfere dure. E il pensiero è sempre quello di ritornarci, magari d’Inverno.
Girovagare in rete nei blog e nei siti di altri paesi può essere cosa davvero interessante, specialmente se si tratta di culture lontane con cui più difficilmente si viene in contatto. Per carità, in epoca di globalizzazione, si va a Londra in poco tempo, a Parigi a fare la scampagnata del weekend e anche Madrid tutto sommato è accessibilissimo (sempre per gli altri … io l’ultima volta che mi sono mossa da Roma sono andata …. Hummm quand’è che mi sono mossa da Roma?????). In generale però, mi dicono che la gente normale viaggia.
Certe manifestazioni vanno pubblicizzate prima, non dopo che sono avvenute. Si sente spesso parlare del Salone del Gusto, Taste, Vinitaly, si vedono altrettanto spesso articoli e reportage su queste gradi feste del buon cibo e della buona cultura enogastronomica ed è giusto che sia così. De Le strade della Mozzarella si parla troppo poco però e quindi preferisco segnalarla ora, che manca un mese e mezzo.
Per andare in vacanza a Sapri (Sa), dobbiamo prendere la Roma-Napoli, con tutto quello che può significare: traffico, file interminabili, partenze intelligenti alle 10 di sera o alle 3 del mattino, il tutto sperando di non trovare ingorghi, non solo sulla Roma-Napoli ma soprattutto sulla Salerno-Reggio Calabria, croce e delizia dei tanti turisti (croce perchè i lavori ventennali sono ancora lì, e delizia perchè quella strada è quella che conduce in posti meravigliosi!). Cosa c’entra questo con la ricetta? Ebbene, quando proprio vediamo che la fila comincia ancora prima del casello di ingresso, in genere scegliamo di aggirare l’ostacolo dei primi km percorrendo la Casilina e attraversando i suoi paesini per poi immettersi successivamente sull’autostrada. Si dà il caso che uno di questi paesini sia Labico e sempre il caso vuole che si passi davanti una porta rossa scura, bellissima, senza vetri e mio padre ogni volta mi diceva che quella porta nascondeva un ristorante bellissimo (ma ahimè, non alla nostra portata!). Solo anni dopo, con la mia passione per la cucina, ho scoperto che quello era il ristorante di Antonello Colonna e tuttora, quando ci passo davanti ho la voglia di fermarmi e bussare…o anche di farmi una foto, tanto per fermare il momento. Io non ho mai avuto modo di assaggiare i suoi piatti ma ne ho sempre sentito parlare come uno dei migliori chef di Roma e d’Italia. Poi prima dello scorso Natale, cosa vedo in uno dei miei classici agguati alle librerie? Il suo libro: I segreti della cucina italiana. E non potevo non regalarmelo. Perchè adoro i libri di carta, sfogliarli, guardare le foto..mi sembrano più belle dal vivo. E avere un libro di un grande chef, che se ne condivida o meno la filosofia, il modo di fare e di interpretare la cucina, è comunque importante perchè dà la possibilità di ragionare su un piatto e di scoprire cose nuove a cui magari non avresti pensato. Finalmente sono riuscita a provare una delle ricette che mi ha colpito (e sono tante!!): ajo e ojo di mare.
“Un piatto per non vedenti”, lo definisce Colonna, mettendo in evidenza il fatto che secondo lui, questo piatto non è bello esteticamente ma non ne ha bisogno per la bontà. Sarà..io quando guardo la foto del suo libro,questi spaghetti li trovo “poetici”: un nido di spaghetti su un laghetto di salsa liscia e vellutata color rosa antico. Nelle mie foto noterete che la salsa non è affatto così morbida ma purtroppo non ho un buon cutter e ho dovuto accontentarmi..ma ho pensato di mostrarvelo lo stesso perchè ne vale la pena!
Vi lascio con vero piacere la ricetta con una sola annotazione: mi è stato gentilmente chiesto di provare un prodotto dell’Ariosto, il preparato con erbe fresche. La prima cosa che ho fatto è guardare l’etichetta e questi sono gli ingredienti: sale marino, rosmarino, aglio, salvia, ginepro, alloro, origano, prezzemolo e piante aromatiche. Null’altro, niente coloranti, conservanti, glutammato monosodico, esaltatori di sapidità etc etc e se ci fossero stati ve l’avrei detto. L’ho usato in questo piatto perchè non avevo tutte le erbe fresche e ha dato un aroma molto gradevole al pesce. Mi ha fatto piacere scoprire un prodotto comodo e senza ingredienti che entrerebbero di corsa nella lista delle cose che non esistono :)).
RICETTA: AJO E OJO DI MARE DI ANTONELLO COLONNA
Ingredienti (per 4 persone)
Procedimento
Soffriggere un trito di cipolla, sedano, carota, aglio e prezzemolo in olio evo. Aggiungere i pomodori e di seguito la rana pescatrice spellata e tagliata a pezzi (in questa fase ho aggiunto due cucchiaini delle erbe aromatiche adatte per il pesce). Cuocere per circa due ore (ho messo a fiamma bassa e dopo un’ora e un quarto ho aggiunto mezzo bicchiere di acqua perchè si era asciugato un pò). Frullare il tutto, anche la carcassa e passare al setaccio per ottenere una crema (qui ho avuto il problema che il mio cutter non ha reso la crema abbastanza fine…spero di rimediare presto …comprandomi un cutter!). A parte mettere a bollire la pasta e poi condirla con un soffritto di aglio, olio, peperoncino e una spolverata di prezzemolo, completando con la crema di pesce, messa sul fondo del piatto.
Mio marito è sommelier e gli ho chiesto (da vera profana e astemia) quale vino ci avrebbe abbinato. Mi ha risposto che ci avrebbe abbinato un Torre del Giano- Cantine Lungarotti (trebbiano 70%-grechetto 30%)…Ho pensato che sarebbe carino abbinare ad ogni ricetta un vino, magari gli appossionati gradiranno!
Ho sempre amato Venezia, anche prima di esserci stata! Non so perchè, ma questa città ha sempre avuto su di me un fascino particolare. Quando avevo 15 anni, andammo in gita con le Suore proprio a Venezia..e me ne innamorai definitivamente. Era il 25 Aprile, San Marco, un sole da togliere il fiato, una sfilata storica meravigliosa e ricca di costumi e piazza San Marco piena di gente. L’impatto è stato notevole! Calcolate poi che, insieme ad un gruppetto di amiche adolescenti (eravamo decisamente imbranate anche perchè la nostra era una scuola tutta femminile), ho fatto la conoscenza di alcuni ragazzi Veneziani simpaticissimi (mentre le Suore ci seguivano a vista…come un’ombra nera) ! Anzi, uno di loro mi mandò, una settimana dopo, una lettera (strano sentir parlare di lettere ai tempi di mail, sms, skype..ma quanto erano belle?)…che mi consegnò direttamente mio padre, accompagnato da uno sguardo truce! Io mi chiusi in bagno a leggere quella lettera (che era una semplicissima lettera di saluto ma che bastò a confermare la mia passione per venezia) e quando uscii..trovai mio padre nella stessa posizione, con le braccia conserte! Ma nulla…da me non avrebbe ottenuto nessuna informazione!!! Molti anni dopo, A venezia ci sono tornata con mio marito: altra atmosfera, altra situazione…ma tanto romanticismo, quindi lasciatemi un momento di sdolcinatezza e fatemi citare una canzone di Toto Cutugno che mi canticchiavo in continuazione:
Quante volte fra i banchi di scuola ho studiato Venezia
Quante storie d’amore hanno scritto i poeti a Venezia
La laguna che cambia colore
Come le nostre stagioni di cuore
Se una donna la perdi la puoi ritrovare a Venezia
Finita la dichiarazione d’amore per la città lagunare e dintorni, come potevo non partecipare al contest Venezia nel piatto? Mi viene proprio naturale!
Ho pensato ai giorni trascorsi lì con mio marito, quando mangiammo a Murano dei gamberi buonissimi su un fumante piatto di polenta gialla…e allora ho provato a creare qualcosa di mio, partendo dalla lista degli ingredienti del contest. Vicino al piatto c’è un caro ricordo: un delfino in vetro di Murano, comprato da mio marito appena lo vide: ditemi voi se non ha dei colori perfetti con questo piatto! :)
RICETTA: POLENTINA BIANCA, VELLUTATA DI ZUCCA E ARANCIA CON GUAZZETTO DI VONGOLE VERACI E GAMBERONI
Ingredienti
Per la polentina
Per la vellutata di zucca e arancia
Per il guazzetto
Procedimento
Private la cipolla della parte esterna e riducetela a fettine. Controllate che la zucca sia priva di filamenti e semi, quindi tagliatela a tocchetti; lavate e asciugate l’arancia e prelevate la metà della scorza, tralasciando la parte bianca amarognola. Scaldate l’olio evo in una casseruola, unite la cipolla a fettine, la salvia spezzata, la scorza d’arancia e la zucca e lasciate rosolare il tutto per 2-3 minuti, mescolando spesso. Spolverizzate con la farina, unite a filo il latte, mescolando continuamente per evitare la formazione di grumi, quindi salate e cuocete la zuppa coperta, a fiamma bassa, per circa 30 minuti.
Nel frattempo, mettere l’acqua fredda in una pentola e portare a bollore. Versare la polenta bianca e cuocere, mescolando spesso per una trenitina di minuti(tenete presente che volevo una polentina finale molto morbida, cremosa…per non creare una differenza eccessiva con la vellutata di zucca). Regolare di sale. Eliminate la scorza d’arancio dalla zuppa, frullate quest’ultima nel mixer fino a ottenere una crema omogenea.
In un padellino, mettere l’olio e l’aglio, versare le vongole veraci e i gamberetti. far cuocere pochi minuti, fino all’apertura delle vongole. verso la fine aggiungere i gamberoni e far cuocere un minuto o due. Regolare di sale.
Per la presentazione del piatto, prendere un piatto piano abbastanza largo e poggiare sopra un coppa pasta circolare di circa 10 cm di diamtero. Versare attorno la polentina bianca, all’interno del cerchio versare la vellutata di zucca. Togliere piano il coppasta, versare sopra gentilmente il guazzetto e servire.