Natale, tempo di feste, panettoni, lenticchie e torroni.
In Italia è difficile pensare al Natale senza il torrone bianco e friabile alle mandorle o quello tenero alle nocciole. O, per i golosi inguaribili, al cioccolato e nocciole, con tutte le varianti del caso. Siamo talmente abituati a gustarlo che tendiamo a pensare che sia cosa solo nostra. E forse, dal punto di vista della qualità, lo è (con un pizzico abbondante di campanilismo).
Tra qualche giorno è Natale. Quest’anno abbiamo voluto ricordare questa festività in maniera un po’ diversa, allontanandoci da casa nostra, per offrire un quadro – sebbene tutt’altro che esaustivo – di alcuni tra i dolci tradizionali natalizi più popolari nel resto del mondo.
Ovviamente abbiamo guardato a nazioni di tradizione cristiana – anche se non necessariamente cattolica – per tracciare un ideale fil rouge che potesse unire paesi culturalmente anche molto diversi tra loro.
Ci piaceva l’idea di mostrare un altro volto del Natale, forse anche solo per dimostrare come il desiderio di festa, intimità e unione sia universale e radicato anche in chi – come molti di noi – dà a questa festività un diverso ma personalissimo e altrettanto profondo significato.
Noi “compagne” di blogger vogliamo augurarvi un dolcissimo Natale, come, dove e con chi decidiate di festeggiarlo.
La prossima settimana, dal 9 al 13 dicembre vi proporremo una staffetta dedicata ai dolci di Natale nel mondo, ognuno abbinato ad un vino dal nostro Luciano Pignataro. Vi aspettiamo.
Di seguito la staffetta:
9 Dicembre:
Francia: Il pain d’epices di Pasqualina
10 Dicembre:
Spagna: il “Roscón de Reyes” di Teresa
Romania: il “Cozonac” di Maria
11 Dicembre:
Regno Unito: il “Fruit cake” di Sara
U.S.A : Il “Persimmon steamed pudding con eggnog” di Daniela
12 Dicembre:
Scandinavia: il “Julekage” di Assunta
Austria/Germania: il “Kouglof“ di Antonia
13 Dicembre:
Cuba: il “Turrón de coco” di Maria Grazia
Russia: “Pryaniki” e “Kozuli” di Rossana
Folgorata da una ricetta. In realtà, ad essere precisi, da una ricetta, da uno chef e da un racconto fatto da Giovanna. Niko Romito l’ho conosciuto quest’anno a Le Strade della Mozzarella e, mentre ero in piena estasi culinaria dopo aver assaggiato il piatto proposto durante il laboratorio, Giovanna mi raccontava del suo Assoluto di Cipolle. Inutile dire che, appena ho potuto, sono andata a sbirciare e, appunto, folgorazione fu.
Immaginate una foto splendida: un piatto candido, poggiato su una tavola di legno grezzo, che fa da espositore a tante fette di pomodori diversi: forme, colori, semi, grandezze. Sei o sette fette di pomodoro, un caleidoscopio di colori cui non siamo abituati a vedere tutti insieme. Sullo sfondo una bottiglia di olio extravergine e qualche foglia di basilico. Questa foto esiste davvero.
Il commento, subito sotto, di un qualche cugino d’oltralpe era “distribuire qualche ingrediente su un piatto: questo, gli italiani, lo chiamano cucinare”
Dopo la magnifica panoramica sui timballi italiani presentata dalle mie abili Compagne di Blogger, vorrei proporvi un timballo che viene dalla lontana Persia, quale testimone di una cucina tanto ricca e raffinata, quanto ancora poco conosciuta ed una tradizione culinaria che ha le sue radici nell’antichita’ . Una cucina influenzata profondamente dal concetto del dualismo di Zarathustra: il contrasto tra caldo e freddo, aspro e dolce, morbido e croccante e persino tra colori scuri e chiari e’ sempre presente. E questo timballo, che racchiude in se, in un armonico insieme, i sapori, i colori ed i profumi dell’Oriente, ne e’ un esempio perfetto.
I monsù, la loro storia, le loro ricette sono una parte della gastronomia che mi affascina da sempre. Non posso scordare la scena dell’entrata del timballo di fronte agli ospiti di Don Fabrizio, dal libro “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa
“L’oro brunito dell’involucro, la fraganza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.”
Ci siamo prese un po’ di tempo dopo la lunga staffetta natalizia, è vero (qui e qui i due post). E’ passato Natale, è passato Carnevale e anche l’inverno sta per finire e quindi ci è sembrato naturale svegliarci da un piccolo letargo, letargo per nulla inattivo, a dire il vero.
In questo periodo noi Compagni di Blogger abbiamo riflettuto, discusso, vagliato argomenti nuovi. Ne abbiamo anche stabiliti due o tre diversi e non è stato facile decidere con quale staffetta cominciare il nostro nuovo anno di sperimentazione gastronomica. Alla fine abbiamo scelto loro: i timballi.
Le lucine dell’albero di Natale sono gia’ accese, una melodia natalizia fa da sottofondo, forse un film in televisone che nessuno sta guardando. Lei, la mia nipotina, insolitamente silenziosa, e’ alle prese con la decorazione dell’albero: sta diligentemente disponendo tutti gli ornamenti su due o tre rametti ad altezza d’occhi, suoi ovviamente! Mi fermo a guardarla e per un attimo, torno indietro nel tempo, quando, finalmente, dopo giorni di attesa, assistevo all’illuminazione ufficiale del presepe, spesso accompagnata dalla novena degli zampognari, che mio padre faceva arrivare a casa per l’occasione. Si scartavano i primi vassoi di roccoco’, susamielli, mustacciuoli, sapienze e paste di mandorla, arrivavano I primi piatti di struffoli e la casa profumava di miele, di spezie, di noci e di mandole. Stava per arrivare Natale ed era difficile non essere felici! Di li a breve, ci saremmo ritrovati tutti intorno all’enorme tavolata in casa dei nonni, tutti, anche gli zii ed i cugini che venivano da lontano! Avremmo mangiato, parlato e giocato in allegria fino a tardi e noi bambini saremmo andati a letto poco dopo aver solennemente posto il Bambinello nel suo giaciglio. Stamattina la mia cucina e’ pervasa da quello stesso profumo che lascia presagire l’arrivo imminente del Natale ed e’ in questa cucina, che passero’ buona parte delle mie prossime giornate, tra pentole e ricordi, sperando che un giorno, la mia nipotina possa ricordarsi di questi giorni con lo stesso piacere che provo io oggi.
Quest’anno e’ iniziata la mia avventura con Compagni di Blogger, un gruppetto bene assortito di donne accumunate dalla passione per il buon cibo e la buona cucina, la voglia di continuare ad imparare ed il desiderio di condividere con gli altri, quello che si e’ gia’ imparato. ed e’ proprio questo lo spirito con cui nascono e l’atmosfera in cui si sviluppano le nostre staffette culinarie. Con il Natale alle porte, ognuna di noi ha pensato di regalarvi delle idee per I vostri pranzi delle feste, augurandovi di preparali per le persone che vi stanno piu’ care, con gioia, gusto e divertimento, proprio come e’ stato per noi.
Io ho appena sfornato i “cucciddati”, i primi di una lunga lista di dolci che verranno fuori dal mio forno, nei prossimi giorni. I cucciddati sono dolci natalizi comuni in diverse zone della Sicilia. Il loro guscio di pasta frolla, rigorosamente preparata con lo strutto e non con il burro, nasconde un ricco ripieno che puo’ variare a seconda delle zone o anche delle singole famiglie. Alla base del ripieno piu’ tradizionale ci sono i fichi secchi abbinati a noci e mandorle, ma esistono anche version con sole mandorle. Come il ripieno anche la forma varia. Si trovano cucciddati grandi a forma di corona, decorati con un’apposita pinzetta, punzecchiando la sfoglia esterna. fino a rendere quasi visibile il ripieno. Quelli piccolo invece possono avere anch’essi la forma di piccole coroncine intagliate, oppure di mezzelune o piu’ semplicemente di tocchetti.
Lo so, sono campana di origini, ma e’ stato amore al primo morso con questi dolcetti siciliani ed oggi vorrei proporvi la ricetta che mi fu gentilmente data dalla Signora Bonaccorsi, madre di un mio carissimo amico. E con questa ricetta vi ringrazio per averci seguito anche questa volta e vi auguro Buone Feste a nome di tutte noi di Compagni di Blogger!
Per accompagnare i cucciddati, l’enologo Luciano Pignataro ha suggerito cosi: “Vai con il Marsala di Barco de Bartoli, uno dei grandi della viticoltura italiana, che ci ha regalato vini dolci spettacolari e moderni”
Mi raccomando, non dimenticate di passare a trovare Teresa che ha preparato una vera delizia: il torrone morbido calabrese con il cedro candito!
Ingredienti
Procedimento
Notes
Non avevo a disposizione pistacchi o confettini colorati e quindi ho semplicemente lucidato i cucciddati a corona con lo sciroppo di zucchero.
Con queste dosi, ho ottenuto un cucciddato grande (25 cm di diametro), 6 cucciddati a corona piccoli (10 cm di diametro), 6 mezze corone, ed una quarantina di cucciddati a tocchetti.
Qui di seguito l’intero Menu’ delle Feste di Compagni di Blogger
Antipasti
Primi
Secondi:
Frutta
Dolci
E questa volta si raddoppia: Natale se lo merita! Una settimana non ci bastava e quindi abbiamo deciso, le mi compagne di avventure culinarie ed io, di dedicare una settimana intera ai dolci. Lo so, è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo!!!! Mettetevi comodi e guardate con calma le varie proposte! Magari vi viene voglia di provarne una oppure vi mettete lì con l’unico scopo di guardare dei bei dolci … in ogni caso si potrà passare un po’ di tempo in maniera piacevole!
Ancora una volta Caris mi ha aperto le porte del suo blog per permettermi di partecipare staffetta natalizia di Compagni di Blogger e gliene sono grata. La nostra Tina e Caris prima di me hanno ben spiegato l’iniziativa e, visto che le le mie ricette richiederanno una lunga lettura, mi limitero’ semplicemente a presentarvele. Per questa staffetta ho scelto di presentare la frutta accompagnandola ai formaggi in maniera non del tutto tradizionale, incorporando in ogni preparazione, sia la frutta fresca che quella secca.
Grazie anche a Luciano Pignataro che ha consigliato per l’abbinamento del vino:
“Su questo piatto molto moderno di concezione non è facile scegliere l’abbinamento, dipende in quale direzione vogliamo andare. Forse il Fumin di Anselmet, piccola e solida cantinta valdostana, può essere la giusta soluzione.”