Cara Mai, abbi pazienza: siccome le ricette sono belle lunghe, mi concederò solo poche parole di introduzione ed evito di dirti quando ti apprezzi e quanto sia stata felice della tua scelta (va be, non l’ho evitato).
La Mai, per questo mese dell’mt challenge, ha avuto l’idea (strepitosa) di presentare le tapas, o meglio tre tipi di quelle che noi chiamiamo tapas: tapas, pinchos e montaditos. Come se ciò non fosse sufficiente, insieme ad Alessandra ha deciso che queste tapas dovessero avere un tema, un filo conduttore a legare il tutto.
Da un’idea di Salvatore De Riso, in particolare una foto che ho visto in giro su fb negli scorsi giorni.
Una di quelle cose che ho guardato con velocità ma che si è fatta strada pian piano. E quando sono arrivata al weekend, in cui almeno un dolce dovevo farlo, non c’è stata storia: ha scalato le classifiche e ho scelto lui.
Vi ho detto che sono arrivata in finale a Le strade della mozzarella con la mia Brioche? Che sono andata a Napoli, ho visitato il Mulino Caputo, visto farine, ascoltato le spiegazioni insieme agli altri finalisti? Che sono arrivata al secondo posto pari merito con Cristiana e che sono ritornata a casa con una madia in legno del Mulino Caputo, oltre le mozzarelle di bufale e le sfogliatelle ricce..ma va be, è un dettaglio? Che alla metro di Roma i militari mi hanno fermata perché volevano sapere cosa trasportassi..e non vi dico la scena.
Non so se si è capito, ma adoro i croissant. Credo di averne messi qui sopra un numero indecente, potrebbe stancare chiunque. Ma non me.
Li amo alla follia e so che continuerò a provarne di nuovi e a postarne, che tanto non mi bastano mai. Potete immaginarvi la felicità quando ho saputo che la Luisa Jane aveva scelto i croissant come sfida di Settembre dell’Mtc.
Dopo l’abbuffata di pan di Spagna che mi sto facendo solo a guardare la pagina degli sfidanti dell’MTC di questo mese (dove io sono il terzo giudice che ha proposto, in modo del tutto incosciente, i Pan di Spagna come argomento della sfida), ho deciso che avevo voglia di lievitati. Insomma, non potevo mica stare a guardare.
La crema pasticcera, quanto è buona? Quella che avanza poi, ha un non so quale appeal che ti fa prendere un cucchiaio e mangiarla. Il “Posso lasciare questo po’ di crema nella ciotola? Neanche a sporcare un contenitore, per una simile quantità.” è più o meno il pensiero costante.
E’ di questi giorni una notizia che mi riempie di gioia: il maestro Massari offrirà al suo fan club un giorno di corso gratuito, in quel di Brescia. Se tutto va come deve (e gli scongiuri li faccio da ora), a Marzo parto e insieme a qualche amica e tantissime altre persone, conoscerò il maestro e passerò una bella giornata a Brescia, con annessa visita alla pasticceria Veneto: devo aggiungere altro?
La Pasionaria cresce, questa è la notizia. Cresce più in fretta di quello che riesco ad accorgermi. Succede che ogni tanto mi fermi all’improvviso a guardarla mentre cammina per strada. Di solito balla e saltella, perché il suo camminare coincide con quello: fa giravolte, mi mostra le cose imparate a danza, incurante dei sorrisi della gente o forse curante proprio di questo. E mi dice mamma, guarda come sono brava. Puntualmente mi viene da chiedermi: ma quella ragazzina alta e magra, è lei? Troppo alta e un filo troppo magra, nonostante l’appetito non le manchi. Ma è proprio lei? Mi chiedo mentre la vedo che si specchia nelle vetrine e mi indica tutte le insegne, perché ormai sappiamo leggere.
Che poi, ci ho fatto anche il pain au chocolat. Croissant francesi nel vero senso della parola, ovvero tanto burro e una crosticina che lascia il segno, almeno nel mio cuore. I Croissant dietetici e buoni non esistono, quindi inutile stare ad inventarsi cose strane: se si vuole un croissant tanto vale non stare a sottilizzare sulla quantità di burro, che qui, per inciso, fa la sua parte.
“Senti tesò, ho fatto una brioche di Conticini.. Tanto burro..ma è qualcosa di delizioso. Quei libri, cosa sono quei libri”
Telefonata ricevuta prima del mio viaggio a Parigi. E tanto entusiasmo, proprio il suo, non poteva lasciarmi indifferente, né poteva non creare strascichi.
E fu così che andai a Parigi (ve l’ho detto che sono andata a Parigi? ehmm, sì? Ho rotto abbastanza? ok, per chi volesse risentire i racconti, qui e qui)