Qualche tempo fa, mentre entravo alla scuola dell’infanzia per prendere La Pasionaria all’uscita, ho involontariamente ascoltato la seguente conversazione tra altre due mamme.
“Li ha presi anche il mio…non me lo dire! E domani abbiamo la festa di compleanno del cugino, piena di bimbi! Stasera la passerò male, già lo so”
“Senti, la mia li ha avuti la scorsa settimana, ci abbiamo messo un po’ ma poi sono andati via. Tu vai di shampoo e non dire nulla. I cartelli di avviso sono qui, che ne sanno? E poi non succede niente se fai lo sh..”
Difficilmente è possibile trovare, in fatto di cibo, un matrimonio così riuscito come quello fra la pizza e la mozzarella. E l’hanno capito benissimo tutte quelle persone che organizzano quello che , per me, resta il salone del cibo più bello del sud e fra i primi 3 in Italia: Le strade della Mozzarella.
Ci siamo prese un po’ di tempo dopo la lunga staffetta natalizia, è vero (qui e qui i due post). E’ passato Natale, è passato Carnevale e anche l’inverno sta per finire e quindi ci è sembrato naturale svegliarci da un piccolo letargo, letargo per nulla inattivo, a dire il vero.
In questo periodo noi Compagni di Blogger abbiamo riflettuto, discusso, vagliato argomenti nuovi. Ne abbiamo anche stabiliti due o tre diversi e non è stato facile decidere con quale staffetta cominciare il nostro nuovo anno di sperimentazione gastronomica. Alla fine abbiamo scelto loro: i timballi.
Chiedere ad un sommelier qualcosa sul vino rosè è qualcosa da fare con la consapevolezza che si verrà guardati con aria di sufficienza e un pizzico di disapprovazione. Se poi il sommelier è il proprio marito, che sa per certo che una domanda sul vino non è una semplice richiesta di informazione, la probabilità di ricevere una rispostaccia è quasi certezza.
Oggi, ricetta per un contest interessante: “dolcemente salato” di Emanuela di Arricciaspiccia, in collaborazione con l’azienda agricola Mariangela Prunotto e con Claudio Sadler come “Giudice Supremo”.
Mi piaceva l’idea di assaggiare, in particolare la gelatina di Dolcetto e la gelatina di balsamico (sarà che amo entrambi..) e poi dovevo creare una ricetta salata.
Se si prova a dare un’occhiata ai negozi, già tutto il vestiario primaverile fa bella mostra di sé dalle vetrine e tu, che eri magari entrato per vedere se riuscivi a comprarti un caldo maglione a prezzi accettabile, complici i saldi, stai lì con la tentazione di tornare a casa con un vestitino leggero e impalpabile, da far venire l’influenza solo a guardarlo. Ci si auto-convince: la primavera è alla porte, l’estate ci saluta da non molto lontano e io mi compro una cosa fatta di lana? Naaaa.
Girovagare in rete nei blog e nei siti di altri paesi può essere cosa davvero interessante, specialmente se si tratta di culture lontane con cui più difficilmente si viene in contatto. Per carità, in epoca di globalizzazione, si va a Londra in poco tempo, a Parigi a fare la scampagnata del weekend e anche Madrid tutto sommato è accessibilissimo (sempre per gli altri … io l’ultima volta che mi sono mossa da Roma sono andata …. Hummm quand’è che mi sono mossa da Roma?????). In generale però, mi dicono che la gente normale viaggia.
A scanso di equivoci: quel paio di gambe che spuntano dalla foto non sono le mie (ahimè!). La torta che spunta dalla foto, quella sì che è la mia. Bella consolazione, direte voi, ma tant’è!
Qualche giorno fa ho telefonato a mia sorella, portatrice sana delle splendide gambe di cui sopra, per chiederle un favore. Faccio prima a riportare, in sintesi, la conversazione perché spiegarla è più difficile.
In genere guardiamo alla cucina straniera (o etnica che fa più chic!) sempre con l’aspettativa di trovare ingredienti nuovi, piatti diversi, sconvolgenti, che possano portarci sapori e profumi mai sentiti. Non necessariamente migliore dei nostri, anche perché, lasciatemelo dire, è davvero difficile superare la cucina italiana, ma proprio per il gusto del non conosciuto.. specialmente poi quando si va allo sbaraglio, solo perché è di moda: quante volte tornando a casa ci siamo ripresi con una piatto di spaghetti al pomodoro, che saremo-anche-i-soliti-italiani ma tanto il piatto in questione spettacolare (e pure chic) resta!
Vorrei essere a Venezia. Con la sua pioggia, la sua umidità, i suoi canali, la difficoltà negli spostamenti, la gente, i turisti e il suo meraviglioso, unico carnevale.
“C’est Venice pour l’eternite’
Venice qui meurt jamais
Comme l’amour dans tout le monde entier “
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