Grazia era una persona speciale, oltre che una cuoca eccezionale. Di piatti superbi ne faceva tanti anche se i dolci erano il suo fiore all’occhiello, quello che la rendeva famosa in tutto il paese e oltre.Ma era brava in tutto. Non credo di aver mai mangiato una cosa che le fosse venuta male. Poi era così precisa e appassionata della presentazione di un piatto, in tempi non sospetti, quando anche una famiglia medio borghesia non andava al ristorante abitualmente, come capita oggi, e quindi non aveva la fortuna di vedere e capire come uno chef impattasse ad arte. Riusciva lo stesso a stupire tutti, fosse solo anche nel modo di apparecchiare la tavola.
A volte i figli ti fanno richieste difficili da esaudire. La Pasionaria poi, ha un’arte a parte nel chiedere le cose nella maniera più “particolare” e guai a farle notare che forse non si è espressa nel modo più appropriato.
L’altra sera siamo andate a dormire. Non è cosa banale, specialmente a 4 anni! Ogni mamma sa che la sera esiste il cosiddetto “rito della nanna”, che può andare da denti-pigiama-canzoncina- nanna, nel migliore dei casi, a denti- pigiama-favoletta-strilli vari-canzoncina-“mamma perché mio fratello può stare in piedi e io no”- acqua-nanna (ma siate ottimisti..il peggiore dei casi non lo resta mai per troppo a lungo: c’è sempre qualcosa che lo supera in peggio).
“Leggo per legittima difesa”, diceva Woody Allen. Il mio problema è che la legittima difesa devo adottarla proprio verso i libri. Già in generale leggere è la cosa più bella del mondo, se poi il libro in questione riguarda una delle tue passioni, è interessante, ben scritto, con belle foto e con tanti spunti e spiegazioni che prima non avevi mai trovato allora la difesa che devo fare contro l’effetto che ha su di me è decisamente notevole.
Si dà il caso che un uccellino dispettoso (lei) quest’estate mi ha sventolato sotto gli occhi un bel libro di pasticceria. Ne parlava in maniera entusiasta e mostrava con orgoglio una foto mentre stava leggendo il libro in autostrada (non guidava lei, ve lo giuro). E parla di qua, esalta di là, mi sono cominciata a chiedere perché tale libro non si trovasse nella mia biblioteca. Inaccettabile.
E allora eccolo qui, la new entry:
Tradizione in Evoluzione di Leonardo Di Carlo. Professionale e chiaro nello stesso tempo e con delle ricette che non riesco a smettere di guardare. Sto passando in rassegna le varie pagine facendo “bim bum ba le giù” per decidere quale provare prima. Insomma, avete compreso quanto sia tiepido il mio entusiasmo per questo libro!
La ricetta che ho visto e che ho provato immediatamente è stata quella dei Croissant con poolish.
Leggere il titolo e cercare di reperire gli ingredienti è stato un tutt’uno.
Non avevo programmato di farli. Ieri ho visto la ricetta e ho cominciato. E oggi ho potuto godere del risultato e considerate che erano i mie primi croissant e che la temperatura di lavoro non era certo quella consigliata sul libro. Ma di aspettare climi migliori non se ne parlava e quindi ho voluto rischiare. Sicuramente dovrò riprovarli per far meglio (lo so, io mi sacrifico sempre) ma intanto la ricetta ve la segnalo perché merita davvero.
Ingredienti
Procedimento
L’autunno non ha fatto neanche in tempo a cominciare che già i funghi porcini sono entrati dentro casa mia (gradito cadeau da parte di mio suocero!). Li adoro, nulla da fare! E comunque vedo che non sono la sola. Posto come punto fermo che il mio motto è “Porcini crudi Uber Alles”, fra i commenti si e’ sviluppata l’annosa questione: cuocere i porcini con olio o con burro?
Mese dopo mese, le MTC girls distribuiscono premi a profusione, scatenando ironia e creatività. Mi sembra giusto ricambiare la loro prodigalità, quindi questo mese permettetemi di assegnare loro dei premi simbolici, i miei PREMI MTC DI SETTEMBRE, con la ovvia premessa che è impossibile avvicinarsi ai LORO premi e che questo vuole solo essere un omaggio.
Confesso che alla stesura della prima sfoglia ho provato due diversi tipi di sentimenti: grande ammirazione per le massaie liguri e voglia di iscrivere la Ale nella seconda posizione della mia agendina nera, perché le voglio bene e quindi il primo posto potevo risparmiaglielo. Certo è che non avevo ben capito questo movimento dei pugni, col risultato di aver bucato inesorabilmente la prima sfoglia.
Sarà pur vero che l’abito non fa il monaco ma certamente lo chef sì. La saggia considerazione nasce dal fatto che, dopo anni e anni di onorato spignattamento, ancora riesco a sporcarmi di farina, impasti & co. che neanche se mi avessero messo all’interno della ciotola della Planetaria a girare insieme all’impasto.
…e si vede pure!
Non molto tempo fa Dana, una mia carissima amica, mi parlò di Clio Makeup, una trasmissione condotta da una ragazza italiana andata a New York per studiare il make up e che, invece di tenersi stretta tutti i segreti imparati, ha cominciato a condividere dei video tutorial su you tube. E’ stata la sua fortuna, tanto è vero che oggi ha all’attivo una trasmissione, un libro, collaborazioni con case di cosmetica, etc. etc..
La colpa è tutta sua, diciamolo! Da quando Pasqualina ha postato la confettura col metodo Ferber, mi è venuta voglia di provare quel metodo. Come se non bastasse, quando quest’estate ho passato un pomeriggio divertentissimo con buona parte delle mie compagne di blogger (sono riuscita ad incontrare, in quel del Cilento, Pasqualina, Tinuccia, Assunta e Daniela) la voglia è diventata ardente desiderio, considerando che Pasqualina mi ha regalato ben due sue confetture, fatte con quel metodo, e pure con un packaging da urlo (è avanti..non c’è niente da fare).
Quando, durante le ferie, mi sono dedicata allo shopping gastronomico alla Bottega dei Golosi (come vi avevo raccontato qui), ho avuto il piacere di imbattermi in un prodotto per me sconosciuto. Che poi, imbattermi non è esatto: il proprietario del negozio non è solo una persona che vende qualcosa ma il primo appassionato dei prodotti che offre, quindi mentre guardavo di qua e di là mi ha detto “devi provare questo, è una cosa buonissima: te lo regalo”.
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