Anni fa mi capitò di mangiare per la prima volta la creme brulée (o meglio, quella che io pensavo essere una creme brulée) e alla domanda “cos’è e come la fate” l’incauto cameriere rispose: “ Signorina..e come vuole che si faccia? Prende un po’ di crema pasticcera, ci mette lo zucchero e fa il caramello”. Non metto in dubbio che avessero fatto proprio così, considerando che mi sono mangiata una mappazza di crema pasticcera tanto soda che il cucchiaino stava in piedi comodamente senza appoggio e che, in pratica, per mandare giù il boccone di crema dovevo masticarlo…fatto sta che quella non era affatto una creme brulée (come poi ho scoperto negli anni avvenire).
Anni fa , non ricordo dove fossi, vidi la copertina di un libro che mi colpì profondamente: fondo nero e, su un’alzatina trasparente, delle splendide pesche di prato. La scena era tutta per loro: erano semplicemente perfette. In molte pasticcerie si trovavano (e si trovano) le pesche (la denominazione “di Prato” non viene quasi mai aggiunta qui a Roma)…ma si vedeva lontano un miglio quanto quelle della copertina fossero diverse. Ho sfogliato quel libro velocemente, ricordo che avevo pochissimo tempo. Poi all’epoca non avevo ancora la passione per tutti i libri di cucina..quindi lasciai il libro. Me ne sono pentita quasi subito, anche perché non l’ho più ritrovato. Potete quindi immaginare cosa ho provato quando me lo sono ritrovata fra le mani, complice la partecipazione al contest di Simona, cib’arte.
Quello che si dice il punto del non ritorno! E pensare che la colpa è tutta sua..o meglio colpa che di una cosa che trovai scritta in questo post, nella lista degli ingredienti: “Zucca mantovana (esigete quella, altrimenti lasciate perdere)”. La cosa che è pensato è stata:”e pare facile! Ora non mi faccio i tortelli di zucca se non trovo la zucca mantovana??? E che sarà mai?? Poi si da’ il caso che io la zucca mantovana non l’abbia mai mangiata! Però di cose con la zucca potrei camparci..sai che faccio??? ora chiedo a lei!”
La casa editrice con cui collaboro, La Malvarosa Edizioni, insieme alla casa Vinicola TerredaVino presenterà, durante l’evento il Galà delle Stelle 2012, il libro “Fornelli in rete” di Francesca Martinengo e, per “festeggiare” l’uscita del libro, ha deciso di legare ad essa un contest, che ha per protagonista uno dei vini moscati di Terredavino, La Bella Estate (molti dei vini di questa casa vinicola, hanno il nome di una delle opere di Cesare Pavese, come omaggio al grande scrittore, originario di quelle terre). In questa occasione ci hanno quindi proposto una piccola sfida, ovvero quello di abbinare un piatto salato ad un vino moscato passito.
Questa è stata una settimana cruciale e giornali, televisioni e radio hanno dato grande spazio alle due domande che hanno attanagliato i pensieri della maggioranza degli italiani, la seconda delle quali continua a non avere risposta certa: chi è meglio, la Canalis o Belen? Fortunatamente, alla prima abbiamo avuto invece una risposta più che esaustiva, che non lascia adito a dubbi. Ora sappiamo se Belen porti o meno la biancheria intima e, accertata la verità, siamo tutti più tranquilli, a maggior ragione che a fornirci la risposta è stata la protagonista stessa, che ha ritenuto opportuno darci spiegazioni con dovizia di particolari.
Doveva essere una cosa semplice…”ne può venir fuori qualcosa di sontuoso” diceva l’Alessandra più esplosiva del web..ma io lo sapevo che mi sarei dovuta scervellare. Eh sì, perché l’MT challenge di questo mese (e non ditemi che non conoscete l’MT….) prevedeva, come piatto, proprio il patè! Certo, degnamente accompagnato da qualcosa di particolare, ma sempre di tirare fuori un patè si trattava!
Questo amore
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Lella, una cara amica sarda, tempo fa mi mandò dei dolcetti indimenticabili: i cucciuleddi. Il ripieno era particolarissimo e lei mi disse che dentro, fra le altre cose, c’era la Sapa, o mosto cotto. Per me la Sapa, o Saba è un ricordo bellissimo. Quando ero bambina ce lo regalavano i nostri parenti di giù e finivo sempre per rubarne un po’ dalla bottiglia che mamma conservava gelosamente! Ne ho cercato spesso, di buon qualità ma era difficile trovarlo..così poi è finito nel dimenticatoio della memoria. Fino all’altro giorno, quando ho visto questo post e ho deciso che non potevo non esserci!
Volevo fare dei ringraziamenti: Sara, Simona e Valentina mi hanno “premiata” e di questo sono davvero felice! Anzi, per dirla tutta, devo anche scusarmi con qualche altra gentilissima blogger che negli scorsi mesi mi aveva citata per dei premi: mi spiace tanto per non aver risposto subito ma era capitato nel periodo mooolto concitato dei problemi con il Santa Lucia e quindi non ho potuto dedicare subito un post per ringraziarle come meritavano.
…più sono tecniche, meno ingredienti hanno più questi devono essere di qualità. Mai detto fu più vero che per la pasta alla Gricia (o Griscia). Questa “antesignana della matriciana” a Roma è famosissima, tant’è vero che non solo i turisti ma i cittadini stessi la scambiano per un tipico piatto romano. In realtà viene da Grisciano, un comune di Accumuli, vicino ad Amatrice e considerando che Amatrice è entrata a far parte del Lazio solo nel 1927, quando nacque la provincia di Rieti, sarebbe più corretto dire che questa pasta è abruzzese.
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