Mi avanzavano delle cose e mi sembrava un delitto non usarle. Così son venuti fuori due dolci, diversi, uno con carattere più moderno e uno più rustico, ma che mi son piaciuti molto entrambi. D’altronde, mi piace vincere facile, se i resti in questione sono la frolla e la riduzione di vino rosso del dolce d’autunno di Santin.
Raramente riduco le dosi indicate dai pasticceri, semplicemente perché il congelatore esiste e mi tiene lì le parti che avanzano, permettendomi di comporre un dolce con una velocità che altrimenti non sarebbe possibile. A volte mi dite: per fare quel dolce ci vogliono due o tre giorni. Assolutamente sì, a meno che non abbiate congelate le basi e allora il discorso si velocizza, o almeno si velocizza di una giornata!
E’ passato qualche giorno ma ancora ho nella testa tutte le cose che ho visto, vissuto e mangiato. Tre giorni, pieni e intensi al Camous Etoile Accademy, una di quelle scuole di cui senti sempre parlare, da subito, appena ti inizi a interessare di cucina. E se qualcuno mi avesse detto che mi avrebbero invitata a visitarla e a verificare quei corsi, non ci avrei creduto. Se avete voglia di vedere quello che ho visto e di leggere quello che posso raccontarvi, vi aspetto qui, nel blog di Luciano Pignataro (che mi ha inviata all’Etoile come sua inviata speciale! ).
Se avete voglia di mangiare quelle cose, che aspettate? Andate a frequentare uno di quei corsi (perché oltre a quelli professionali, anche quelli amatoriali sono molto belli!)
Il dolce del sabato. Nasce così quest’ultima passione per Bachour. Ho questo libro stupendo, Bachour – Simply beautiful, dove il dolce al piatto regna sovrano. E allora che potevo fare, se non pensare di fare un dolce ogni sabato?
La panna cotta, ovvero quel dessert che si prende il sabato sera con gli amici nel pub di turno. Solitamente servito in un bicchiere e coperto di cioccolato o confettura o, nel peggiore dei casi, servito direttamente nel contenitore di alluminio usa e getta, o almeno a me è sempre capitato così.
“Ciao, come va?”
“ Senti, devo lussare un’anca”
“Che cosa??”
“ Devo lussare un’anca”
“ Ma stai scherzando? Che dici?”
“ Di un pollo. Devo lussare un’anca di un pollo. Ho bisogno del tuo aiuto”.
“Tu non stai bene. Sul serio. Io non ci posso credere che mi chieda una cosa così. Ti ricordo che sono un ortopedico”.
“Appunto, ho bisogno del tuo sostegno. Tu sai cosa ho passato”.
“va be, non ti mando a quel paese per decenza. Vado a lavorare”.
Natale è lontano: ripetete con me, Natale è lontano. E si vedono i panettoni al supermercato e gli alberi nei negozi.
Ieri ho visto i dolci di Halloween insieme ai torroni. Bé sì, è esagerato. Però mi è venuta voglia di fare, come dire, un dolce natalizio, anzi, il dolce natalizio per eccellenza: il tronchetto. Non proprio quello classico con cioccolato e castagne ma uno alternativo. Lo so, praticamente ieri andavamo in giro in costume, forse vi sembrerà inappropriato ma l’ho fatto lo stesso, anche decorato in rosso, noci caramellate e oro. A Natale non so che farò ma questo ci starebbe tanto bene.
In principio era l’aperitivo. Stuzzicante per l’appetito, nato a Torino, diffusosi poi in tutta Italia, era una cosa da bere, una bevanda da guardare, una tradizione da vivere.
Era bello, l’aperitivo. Era longevo, durava in Italia da due secoli. Ma la vita è ingiusta e l’aperitivo ha dovuto cedere il passo. Già, ma a cosa?
“Hai le papille gustative direttamente nel cervello”.
Così ha detto Pinella, pochi giorni fa, all’oggetto (praticamente del desiderio) del nostro gruppo face book: lui, Il maestro Maurizio Black Santin.
Le temperature sono tornate decenti e la voglia di cucinare è tornata alle stelle. Non che fosse particolarmente scemata, durante l’estate, ma i 40° effettivamente non aiutano. Di prove, in questi due giorni di weekend, ne ho fatte parecchie e questa crostata è stata particolarmente apprezzata.
Per decenza, non vi dico a quale torta blasonatissima francese il parentado ha preferito questa crostata, perché non ci credereste. Una torta in cui il cioccolato la fa da padrone, famoso a livello planetario. Mi sembra impossibile, eppure me lo continuano a ripetere.
Non so se si è capito, ma adoro i croissant. Credo di averne messi qui sopra un numero indecente, potrebbe stancare chiunque. Ma non me.
Li amo alla follia e so che continuerò a provarne di nuovi e a postarne, che tanto non mi bastano mai. Potete immaginarvi la felicità quando ho saputo che la Luisa Jane aveva scelto i croissant come sfida di Settembre dell’Mtc.
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