Qualche tempo fa, nel pieno dei preparativi natalizi, un pomeriggio Albertino ed io eravamo impegnati nell’arduo compito di riscrivere la poesia natalizia, o meglio, lui riscriveva la poesia indicata e io dovevo guardarlo. La Pasionaria, evidentemente presa da spirito intelletualistico, mi guarda con serietà e mi dice : ” Mamma, ora lavoro anche io: mi metto a disegnare”. Prende un foglio e due pennarelli, si siede vicino al fratello e comincia.
“Canede…..che???”
Questa è la risposta che molte persone romane hanno dato a Maite quando ha raccontato che avevano scritto un libro sui canederli! Mi ha fatto molto ridere ma in effetti per tanti romani deve essere un argomento un pò ..oscuro! Quello che mi verrebbe da dire è che è un’ottima ragione per comprarlo, quel libro.
Ad aprire giornali e pagine di internet di notizie con effetti devastanti sulla nostra psiche se ne trovano a bizzeffe: dalla crisi finanziaria alle tredicesime che sembrano un miraggio, dalla situazione internazionale a quella, tutt’altro che tranquilla, italiana c’è di che restare impressionati. Leggi di tutto e il contrario di tutto e quando pensi che non ne puoi più ecco arrivare la notizia che cattura la tua attenzione per l’impatto che ha sulla società civile. Quella che ho letto io mi ha veramente lasciata …senza parole è dire poco.
Post mammesco..di quelli che esprimono solidarietà e comprensione per le sventurate mamme. In che periodo siamo?? Novembre. Questo vuol dire che, oltre al bellissimo ritorno della zucca, delle castagne, dei melograni e dei caki…dal punto di vista materno c’è il temutissimo ritorno della sindrome del venerdì.
Per me quest’anno non ha fatto eccezione, anzi, è stata puntualissima. Avevo ampiamente sperimentato la sindrome del venerdì con Albertino. Il problema è che ora tale sindrome è doppia, perchè ha ovviamente colpito anche la Pasionaria e quindi quasi tutti i venerdì me la ritrovo fa capo e collo. Se qualcuno si sta domandando cosa sia la sindrome del venerdì, o non ha figli, o li ha ma sono troppo grandi e se lo è scordato oppure è molto, molto fortunato.
Una mamma qualsiasi, con prole compresa fra 0 e 10 anni, sa che se un figlio si ammala, capiterà sempre e comunque di venerdì. Quando il pediatra ha chiuso lo studio da un pezzo. Quando il pediatra ha chiuso il cellulare dal Giovedì precedente. Quando i pronto soccorsi sono più pieni del Luna Park e le farmacie vicino casa non sono di turno. E voi vi domandate: ” e adesso chi diamine me la fa un’impegnativa dell’antibiotico , che tanto lo so che ci vuole quello” ma che se andate in farmacia e lo chiedete al farmacista senza impegnativa quello subito vi dice che state contribuendo a creare dei batteri/microbi e quant’altro super resistenti? Che vostro figlio risulterà immune a tutte le cure per i prossimi vent’anni?
Io non sono certa quella che consiglia di abusare dei farmaci, ci mancherebbe. Parlo solo dell’esperienza spicciola che si articola in: tosse forte, anzi fortissima che impedisce a vostro figlio di stare fermo sul cuscino e a voi di dormire (perchè non si sa come mai ma lui dorme lo stesso), febbre a 39 come valor medio e variabile fra il 38 e il 40 che sembra sia assolutamente refrattaria ai quintali di tachipirina (sudano ma la febbre non scende..mi è capitato anche questo); gola rossa, piena di placche e con due tonsille rugose simili al nocciolo di un’ albicocca (eppure la strada per lo stomaco deve pur essere da quelle parti dato che in condizioni normali mangiano).
Se poi vi aspettate un momentaneo calo della vivacità, in genere capita solo nei momenti veramente critici, cioè sopra il 39 e mezzo. Se solo hanno 39 e 4 possono tranquillamente continuare a urlare, fare capricci e litigare con i fratelli intorno. Voi, piene di preoccupazione (almeno al primo figlio) decidete che non si può aspettare fino a lunedì e andate al pronto soccorso (quello che poi diventerà il solito pronto soccorso). La prima volta stavo lì col frugoletto pieno di tosse, tutta preoccupata pensando alla broncopolmonite (è quello che mi ripetono sempre i nonni “ma non avrà mica la broncopolmonite??” i primi tempi mi spaventavo..ora ho risposte alternative). Tutti i bimbi fanno una baraonda dentro la sala d’attesa che basterebbe la metà. Per di più il brusio è puntualmente aumentato dal televisore che trasmette h24 il Disney channel o i Teletubbies (e qui si potrebbero fare ore e ore di discussione su quel cartone animato: chi lo ha inventato?? Ditemelo, perchè lo voglio guardare in faccia) mentre le infermiere da dietro il vetro ti guardano con aria di sufficienza perchè tu stai lì e chiedi una visita e quelle ti dicono che per queste cose c’è il medico curante (di venerdì alle 22:30 te lo dicono).
Le mamme più esperte le riconosci subito: leggono un giornale, si sono portate acqua, biscotti, qualche Gormita e qualche Cucciolo cerca amici e mentre i figli giocano loro leggono un pò. Magari la visita l’hanno già fatta e aspettano il foglio di dimissione. Esce il dottore di turno che le chiama (sembra che si conoscano, strano…) e prima che lui parli loro cominciano la lista delle cose da fare: antibiotico due volte al giorno 5 ml, aerosol 4 volte al giorno 20 gocce di fisiologica + 4 di broncovaleas+ 20 di Fluibron, lavaggetti al naso con fisiologica e argento proteinato e tachipirina ogni 4 ore. Il dottore annuisce e dice ” Le serve altro?” ” L’impegnativa, grazie”. Tu vedi questa scena e pensi che evidentemente quella ha un bimbo solo con una leggera influenza, mica come il vostro. Poi arriva un tipetto che tossisce come vostro nonno e parla come se avesse una molletta sul naso, con gli occhi lucidi da febbre e un gormita fra le mani. Hummmm..
A quel punto vi chiamano: voi tutte preoccupate entrate immaginando la terribile visita e invece cominciano a chiedervi notizie varie sul bambino dal parto in poi. Con la massima calma vanno da pupo in preda alla tosse, posizionano lo stecoscopio e ascoltano, controllano le orecchie e vedono la gola. La prima cosa che chiedete è “ha la broncopolmonite?” e neanche vi rispondono. La frase che mi sentivo ripetere spesso era “lo tolga dal nido” e tu lì che vorresti dire “perchè, viene lei a tenermelo? è disponibile? Ha una tariffa bassa?” e poi ti dicono di rivestirlo e ti dicono anche di accomodarvi in sala d’aspetto. Dopo un altro paio di visite esce il dottore e ti fa “antibiotico ogni 12 ore, aerosol 4 volte al giorno con 20 gocce di fisiologica, 4 di broncovaleas, ….” E normalmente termina con un “però signora per queste cose c’è anche il pediatra” (aridaje…)
Credo che provino una somma soddisfazione nel pronunciarlo. Fatto sta che tornate a casa e vi accingete a passare un divertentissimo weekend scandito da tutte quelle cose…perchè non potreste uscire neanche volendo, non c’è abastanza tempo fra un aerosol e l’altro. Dopo due o 3 di questi episodi, si impara e si va con un minimo di tranquillità in più..anche se rimane la regola del venerdì e voi sarete in grado di anticipare i nomi dei medicinali dei vostri figli.
Tempo fa, in uno di questi weekend decisamente poco divertenti, chiesi ad Albertino cosa volesse per merenda. “La ciambella” mi ha detto lui. Una bella ciambella morbida morbida con le patate nell’impasto, fritta e zuccherata..sì, l’ideale per le tonsille gonfie! Poi a dirla tutta, avevo le ultime patate violette da finire…e quindi ho provato la ricetta di Adriano, unendo all’impasto le patate violette invece che quelle classiche….buone, consolatorie e pure colorate..sarebbero state perfette nella sala d’attesa del pronto Soccorso :)
RICETTA: LE GRAFFE CON LE PATATE VIOLA
Ingredienti
Procedimento
Mescoliamo il latte tiepido con il lievito e 90gr di farina. Quando sarà gonfio (ca. 40′) uniamo le uova, il sale, lo zucchero e circa 300gr di farina, incordiamo. Aggiungiamo le patate a temperatura ambiente ed il resto della farina, incordiamo poi uniamo il burro appena morbido (non in pomata), incordiamo capovolgendo più volte l’impasto. Se non riusciamo ad incordare, quando l’impasto è diventato elastico. Spegnamo la macchina e copriamo. Dopo 15 minuti facciamo fare 5-6 giri a bassa velocità e copriamo. Dopo 15 minuti ripetiamo l’operazione, copriamo e lasciamo raddoppiare (ca.2 ore).
Rovesciamo sul tavolo, diamo un paio di giri del secondo tipo (prendiamo un lembo, tiriamolo delicatamente verso l’esterno e portiamolo al centro. Prendiamo l’angolino destro e ripetiamo l’operazione. Quando abbiamo completato il giro riprendiamo l’operazione facendo una maggiore pressione al centro e completiamo un altro giro…dovremmo ottenere una mezza sfera tesa), rovesciamo e copriamo con pellicola.
Asciughiamo con carta da cucina e passiamo nello zucchero eventualmente mescolato con poca cannella in polvere (e..per una carica di allegria in un weekend un pò così..tanti zuccherino colorati)
Questa ricetta fila dritta dritta dalla mia cara Fujiko!
La sindrome del Venerdì e le graffe con le patate viola |
In questo periodo mangerei tantissima zucca: sarà che è arrivato l’autunno col suo carico di frutti, sarà che se non mi faccio una vellutata di zucca non sono contenta, sarà pure che Halloween la sua suggestione la crea…ma in questo periodo zucca deve essere. Sul salato ci siamo, di cose me ne piacciono tante, però ogni anno mi resta il cruccio di non aver trovato un dolce che mi soddisfi. Possibile che gli americani parlino e straparlino di questa benedetta torta di zucca, buona, favolosa, tradizionale, etc etc…e a me sembrano (anzi sembravano) tutte abbastanza scialbe? Volete (anzi volevate) mettere anche una semplicissima crostata nostrana? un bel ciambellone tipico delle nonne? una torta di mele che più semplice non si può?
Quest’anno però non potevo passarla liscia: il mio capo un paio di settimane fa mi ha chiesto se per halloween, potevo portare una bella torta di zucca “americana” per festeggiare tutti insieme! Eh…proprio di zucca, mannaggialamiseria! Alea iacta est: il dado era tratto e quindi dovevo trovare una torta di zucca, americana, degna di questo nome e saporita. In genere quando si tratta di mission impossible, c’è una sola persona a cui mi rivolgo, anzi mi affido: la mia amica Rossana, che oltre a essere un genio della cucina vive, guarda un po, proprio in America da tanti anni. Se la ricetta giusta non l’aveva lei, chi poteva??? E infatti ce l’aveva! L’ha pure provata, prese le dosi giusti, fatta in più versioni e passatemela molto gentilmente! Unica differenza: questa tarte richiederebbe le noci pecan, molto comuni in America. Qui non ne ho trovato neanche l’ombra e sì che è tanto che le cerco. Dopo consultazione con Rossana, ho sostituito con le nocciole, perchè secondo lei si avvicinano e sopratutto stanno bene con gli ingredienti! Beh…è uscita fuori una tarte niente male, nulla a che vedere con le classiche crostate di zucca fatte finora…un pò più elaborata ma sicuramente con un risultato…come ve lo posso descrivere?Hummmm..vi racconto questa cosa!
Per fare velocissimamente una foto a questa torta (dovevo pur fare una prova prima di portarla in ufficio) ho chiesto ad una piccola aiutante di tenermi il piatto per sistemare Il Gatto che voleva fare un simil attentato a tutto ciò che di commestibile c’era nel giro di 3 metri. Messo il cibo a riparo stavo per scattare quando l’unica cosa che sono riuscita a riprendere è stato il vero e proprio attentato che la fetta ha subito.. Mi spiace quindi..ma questo è ciò che posso testimoniare! :D
RICETTA: TARTE DI ZUCCA AL CIOCCOLATO CON NOCCIOLE PRALINATE AL RUM
Ingredienti
(8 tartellette 10x2cm oppure 1 tarte rettangolare 20×30 cm)
Base:
Crema di zucca al cioccolato:
Crema chiffon alla zucca:
Copertura:
Pecan pralinati al bourbon (io, Nocciole e Rum)
Ganache di cioccolato
Procedimento
Base
Crema di zucca al cioccolato
*La ganache di cioccolato e’ prevista anche per la decorazione, per accorciare i tempi di preparazione si puo’ preparare in anticipo semplicemente aumentando di 100 gr la quantita’ di cioccolato e di panna (per un totale di 200 gr di panna e 200 gr di cioccolato), usandone meta’per la crema e riservandone l’altra meta’ per decorare
Crema chiffon alla zucca
Pecan pralinati al bourbon
Composizione e cottura
Decorazione
Mando questa ricetta da lei
Dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti che quest’estate, poco prima di tornare a Roma (e per poco prima intendo proprio pochi minuti prima di partire) ero in Puglia, per la precisione a Ceglie, nel Bar Centrale a rifornirmi di Biscotti Cegliesi e dolcetti vari di una bontà infinita. Ero lì che guardavo quelle meraviglie e da brava adepta di Gente del Fud, chiedevo il permesso di poter segnalare sul sito questi prodotti, quando il signore dopo di me mi fa ” Permette? Perchè non inserisce anche i bocconotti martinesi del Bar Tripoli, nella versione ricotta e pere? Sono una poesia” . I bocconotti martinesi sono una vecchia conoscenza, almeno nella versione crema e amarena…ma ricotta e pere???? Considerando che la torta ricotta e pere è uno dei miei dolci preferiti, non è che potessi far passare questa notizia bomba senza darle la giusta importanza..ma stavo veramente partendo e quindi ho dovuto, molto a malincuore, non fare la prova provata della poesia di dolcetti.
Però la notizia si era ben sedimentata. Fatto sta che fra una cosa e l’altra non ci avevo più pensato, finchè qualche giorno fa, cercando tutt’altro, ho letto il commento di una persona che era stata a questo benedetto Bar Tripoli e che tesseva le lodi dei bocconotti ricotta e pera. Eh no. Questa era una vera e proprio provocazione. Questa volta mica potevano farla franca. Posto che un giretto dalle parti di Martina Franca era in quel momento impossibile, ho deciso di riprendere la sperimentazione lanciata da Ornella e di provare i bocconotti ricotta a pere…ammodomio s’intende :D ! Non ho idea di come siano gli originali (e dovrò aspettare un bel pò prima di poterli verificare) ma questa versione mi è molto piaciuta quindi i bocconotti ricotta e pere entrano di diritto a far parte della mia personale lista dei desideri dolciferi.
RICETTA: BOCCONOTTI RICOTTA E PERE
Ingredienti
Per la frolla:
Per il ripieno
Procedimento
Impastare nella planetaria il burro ( temperatura ambiente) e lo zucchero, aggiungere le uova, l’acqua e le farine miscelate (si può fare tranquillamente anche a mano). Formare una palla e mettere a riposare in frigo per almeno due ore. Tagliare le pere a tocchetti, mettere un pò d’olio evo in una pentola, aggiungere le pere, lo zucchero e il limoncello e far cuocere a fiamma bassa. Le pere richiedono una cottura abbastanza lunga: tireranno fuori un bel pò di liquido. In genere spengo quando quel liquido si è assorbito ed è rimasto solo la composta di pere. Mentre le pere cuociono, setacciare la ricotta, aggiungere i 100 gr di zucchero e mescolare bene. Riporre nel frigo. Quando le pere si sono raffreddate, riprendere la frolla, stenderla e riempire degli stampini per i bocconotti con la frolla. Depositare sulla base di frolla uno strato di ricotta, aggiungere una cucchiata di pere e chiudere tutto con un cerchio di frolla del giusto diametro. Mettere in forno caldo a 180° per 45 minuti (a me è servito questo tempo ma regolatevi col vostro forno). Importante: una volta pronti, far riposare a testa in giù il bocconotto caldo fino a completo raffreddamento (serve sia per evitare bolle d’interne che per ottenere una superficie piatta). Spolverare con zucchero a velo..e buona poesia!
E’ arrivato l’autunno..almeno così dicono. Sì, perchè riescono ad alternarsi giorni in cui sono chiusa in casa e mi muoio dal freddo (tipo adesso) e giorni in cui mettersi una maglietta a maniche corte è anche troppo esagerato, dato il caldo che fa! Però per me è arrivato, per forza…perchè questo significa riesumare, finalmente, i libri con ricette che d’estate non si possono fare, i libri con ricette di castagne, zucca, zuppe varie..e soprattutto i libri sul cioccolato. Oggi quindi era obbligatorio riprendere in mano il libro di paul&young, Avventure al cioccolato e provare una delle sue ricette! Mi è simpatico Paul…saranno i suoi capelli rossi, il foulard al collo e la sua smodata passione per il cioccolato ma finora ho sempre apprezzato le sue invenzioni e prima o poi passerò in almeno uno delle sue cioccolaterie a Londra! Giusto per guardare, un’occhiatina al volo..neanche uno dei suoi truffle, giuro (con le dita incrociate).
Oggi poi, questa ricetta qui, era perfetta: prugne viola, cannella, chiodi di garofano e cioccolato….sì, per inaugurare la stagione autunnale ho pensato che andasse benissimo! Uno di quei dessert della consolazione, una specie di coccola..a volte serve davvero.
ah..una novità proprio autunnale è che un Gatto non meglio identificato, di un mese e mezzo, manto mielato e occhioni azzurri gira indisturbato in casa e passa a fare fusa ogni volta che qualcuno gli capita a tiro (tranne per La Pasionaria..che gli mette una paura assurda :) ). Come sarà entrato non lo so! :) Magari vi aggiorno prossimamente..voglio capire che intenzioni ha!
RICETTA: PRUGNE ARROSTITE ALL’ARANCIA IN CONSOMME’ DI CIOCCOLATO FONDENTE
Ingredienti
Per il consommè
Procedimento
Lavate e asciugate le prugne, dimezzatele ed eliminate i noccioli, Mettetele a bagno per una notte in una ciotola col porto, la cannella, il succo d”arancia, lo zucchero e i chiodi di garofano. Preriscaldate il forno a 190° C. Scolate le prugne, disponetele sul dorso in una teglia con carta da forno e fatele cuocere per 15 minuti ( io per 20-25 minuti). Nel frattempo versate il liquido di macerazione in una casseruola e fatelo ridurre a metà su fuoco dolce. Toglietelo dal fuoco e filtrate per eliminare le spezie. Per preparare il consommè, portate a ebollizione 300 ml di acqua con lo zucchero, frullatela velocemente con il cioccolato e aggiungete lo sciroppo di prugne, amalgamando con cura.
Disponete le prugne in una ciotola poco profonda con il consommè caldo e la scorza d’arancia sopra.
Quando torno dalle ferie, arrivo a casa carica dei regali gastronomici (sempre graditissimi!) che mi fanno i vari parenti. Siccome solitamente l’ultima tappa del viaggio estivo coincide con un soggiorno in Valle d’Itria, il mio bagagliaio è normalmente carico di prodotti pugliesi provenienti direttamente dai terreni e dai giardini dei nostri zii e cugini (olio, marmellata, pomodori, formaggi vari, friselle, taralli, etc etc).
Quest’anno però ho avuto un inconveniente: mi hanno regalato 5 grappoli d’uva. Eh, direte voi, e allora? buona l’uva..te la mangi e via. Si dà il caso però che quella fosse uva Italia. Io non so se ce l’avete presente ma vi posso dire che con 5 grappoli avevo 13-kg-di-uva-dico-13. Mi spiace non averla fotografata perchè era uno spettacolo! Grappoli immensi, sui 60 cm e acini grossi più o meno come palline da ping pong e non è una battuta! Bellissima da vedere, indubbiamente, ma purtroppo questa super uva ha, come tutta l’altra uva normale, la brutta tendenza a deperirsi. Non sapevo veramente come fare! Un pò l’ho mangiata, un pò l’ho regalata (a malincuore), un pò l’ho messa nella grappa e con i restanti 5 kg? Puglia per Puglia, mi è venuto in mente che io solo lì mangio una marmellata che mi fa impazzire: la marmellata di uva bianca…e che marmellata sia. La ricetta l’ho presa da qui (così come quella per l’uva nera sotto grappa)..diciamo che ho fatto un mix fra il primo e il secondo tipo. Avendo quindi un pò di barattoli di marmellata, oggi ho provato a fare dei dolci che mangio spessissimo d’estate. Hanno una pasta fatta solo con farina, olio e vino bianco e un ripieno di marmellata (che può essere di uva, fichi, amarene, ciliege, etc etc). La ricetta me l’ha passata mia zia Giovanna e quindi la ringrazio molto perchè l’ho trovata ottima. Come per molti dolci tradizionali, ogni famiglia ha la sua ricetta personale (mia zia ne ha anche più di una..) ma ho provato questa e l’ho trovata buona!
RICETTA: FAGOTTINI DI MARMELLATA DI UVA BIANCA
Per la marmellata:
Ingredienti
Procedimento
Far cuocere a fuoco moderato, senza aggiunta d’acqua, l’uva ben matura unita allo zucchero. Mescolare spesso e lasciar cuocere fichè avrà preso la giusta consistenza. Se la si desidera meno grumosa, passarla al minipiemer e poi metterla calda nei vasi sterilizzati, chiuderli e capovolgere il barattolo. Lasciare in questa posizione fino a completo raffreddamento.
Per i fagottini
Ingredienti
Procedimento
In un pentolino, scaldare l’olio e il vino fin quasi a bollore. Versare son cautela culla farina e impastare fino ad avere un impasto omogeneo (io l’ho fatto con la planetaria, usando la folgia). Far riposare l’impasto finchè diventa a temperatura ambiente. Stendere l’impasto, ritagliare dei cerchi di circa 8 cm di diametro, riempire con la marmellata d’uva una metà del cerchio, ripiegare a metà e chiudere il fagottino. Ricoprire una teglia di carta forno, poggiare i fagottini e cuocere per 45 minuti a 170°-180° (dipende un pò dal forno..)
Ognuno ha le sue passioni: nonno Giancarlo (mio suocero) è appassionato di tutto ciò che è natura, bosco e mondo animale. In particolare, appena il tempo, la stagione e gli eventi metereologici lo permettono, va a raccogliere funghi e spesso torna con veri e propri tesori micologici: i porcini! Chi sono io per non incoraggiare tale passione????? :) In fondo quei porcini bisogna consumarli: è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo! Quando torna dalle sue gite con il cestino carico di funghi, la frase che ci attendiamo con ansia è sempre quella: “ho trovato i porcini!”. Ieri pomeriggio ho ricevuto una telefonata di mio marito, in codice, “mio padre ha trovato i porcini, vedi tu”: il codice decifrato era “stasera funghi per cena!“! Che altro potevo fare se non mettermi a pensare a qualche piatto a base di funghi?
Io con i porcini amo il classico : tagliatelle, oppure risotto. Qualche tempo fa però, ho provato un abbinamento su cui non avrei scommesso: tagliatelle al cacao (home made) con funghi porcini, mirtilli e pancetta. Voi direte che sono matta..ma vi assicuro che l’unione dei funghi porcini con i mirtilli è particolare ma davvero buona: sembra di sentire tutti i profumi del bosco, fra l’asprigno dei mirtilli e l’intensità dei funghi! Ho voluto farne una versione con i ravioli, per variare un pò (giuro che sono abbastanza integralista con i porcini in generale ma ogni tanto sperimento, abbiate pazienza!) ! In questo caso specifico bisogna condire bene i funghi (io ho messo poco sale, uffa..) perchè il ripieno con la ricotta potrebbe coprire un pò il gusto. Non ultimo, il piatto ha dei colori molto belli! Prima della ricetta, un consiglio: spesso con i ravioli si ha il problema della conservazione. Se li si prepara troppo prima, il centro del raviolo si ammolla, il bordo rimane più duro e in cottura tutto questo si avverte. Una nuova blogger (nuova per modo di dire, considerando l’esperienza e la sua meticolosità :) ), ci racconta come fare per evitare tutto questo: la sbianchitura della pasta fresca. Il post è molto bello, interessante e istruttivo, ve lo consiglio!!! In bocca al lupo a Teresa per la sua nuova creatura, che già mi piace molto per argomenti e discussioni!!! Io sarò sempre lì a seguirla!!!
RICETTA: RAVIOLI AI MIRTILLI CON PORCINI E PANCETTA
Ingredienti
Per la pasta fresca
Per il ripieno e il condimento
Procedimento
Preparare la pasta all’uovo: mettere la farina a fontana, le uova al centro e cominciare a mescolare con la forchetta. Impastare bene con le mani e poi coprire e mettere a riposare per un’ora. Nel frattempo mescolare la ricotta, i mirtilli e regolare di sale. Tirare la sfgolia e poi depositare il ripieno, magari aiutandosi con la sacca, in mucchietti distanziati MA SOLO SU META’ della pasta. Poi ripiegare l’altra metà su quella su cui si è sistemato il ripieno e poi tagliare i ravioli: in questo modo, si fa prima e si evita che la pasta si secchi. (mi raccomando, far uscire bene l’aria rimasta con le mani e sigillare la pasta). Mettere sul fuoco l’accua a bollire. Nel farttempo, tagliare a fette sottili i porcini. Scaldare l’olio evo in un pentola, mettere i porcini per un minuto (io questi freschi li cuocio davvero pochissimo) e aggiugere la pancetta (ordine del salumiere di fiducia: anche questa pancetta calabrese andava solo scottata quindi l’ho messa giusto alla fine!) Bollire i ravioli, scolarli e ripassarli in padella con il condimento. Versarli nel piatto e servirli. Nota personale? Io ho spruzzato un pò di cacao amaro sul piatto!
Un torta molto buona per augurarvi Buona Pasqua: la Marronier di Felder.
Ho visto la ricetta qui e me ne sono innamorata! Voi direte: una torta di castagne ad Aprile??? Sì, se la mousse è fatta con la crema di castagne, che si trova in qualunque stagione e la torta è di uno come Felder, che è sempre una garanzia! A me è piaciuta tanto! Fresca e con una consistenza della mousse meravigliosa!!! Vi auguro una Pasqua ricca di serenità e gioia, da trascorrere con le persone più care!
RICETTA: LA MARRONIER (DI C. FELDER)
Ingredienti
(Circa 20 persone)
Per lo sciroppo alla vaniglia e rhum
Per il biscotto al cioccolato:
Per la mousse di marroni
Per guarnire
Procedimento
Preparate lo sciroppo al rhum miscelando con la frusta l’acqua calda, lo zucchero, il rhum e la vaniglia.
Preriscaldate il forno a 180°; in un recipiente, lavorate leggermente i tuorli con una forchetta; setacciate insieme la farina ed il cacao; iniziate a montare gli albumi, aggiungendo poco a poco lo zucchero fino ad ottenere una neve ferma; incorporate delicatamente i tuorli, facendo girare la frusta a bassa velocità; mischiate dolcemente e incorporate farina e cacao setacciati assieme; rivestite due placche con fogli di carta forno 40 cm x 30 cm e versatevi l’impasto, livellandolo con una spatola in acciaio; cuocere una buona decina di minuti e lasciar freddare su una griglia.
Mettete a bagno in acqua ben fredda i fogli di gelatina; versate la crema di latte in un recipiente che porrete in frigorifero; mescolate la crema di marroni con l’acqua (5 cl); versate i tuorli d’uovo nella ciotola dello sbattitore e iniziate a mescolare a bassa velocità mentre preparate lo sciroppo; in una casseruola a fondo spesso, mescolate 4 cl d’acqua e lo zucchero semolato; fate cuocere a fuoco medio; pulite i bordi interni della vostra casseruola con un pennello bagnato d’acqua fredda, per eliminare le tracce di zucchero dalle pareti, la temperatura dovrà raggiungere i 115°. Ritirate velocemente la casseruola dal fuoco; versate quindi rapidamente lo sciroppo sui tuorli, avendo cura di farlo colare sui bordi della ciotola per evitare qualsiasi schizzo e avviate lo sbattitore ad alta velocità fino a raffreddamento del composto; estraete la crema di latte dal frigorifero e montatela con le fruste fino a che abbia raddoppiato il suo volume; fate scaldare dolcemente il rhum, incorporatevi la gelatina ammollata e mescolate bene per scioglierla; versate il rhum con la gelatina nella crema di marroni e mescolate energicamente; incorporate anche i tuorli montati; infine aggiungete la panna montata e mescolate il tutto delicatamente.
Ponete un quadrato d’acciaio 40 cm x 30 cm o di cartone spesso che avrete preparato da soli sui fogli di biscotto; con un coltello, eliminate l’eccedenza dei bordi; con l’aiuto di un pennello, imbibite uno dei biscotti con lo sciroppo al rhum e vaniglia; distribuite con una spatola la crema di marroni sul biscotto; poi versate metà della mousse ai marroni e ricoprite con il secondo biscotto; imbevetelo di sciroppo e versate la rimanente mousse che liscerete con una spatola; l’altezza del dolce sarà di circa 4 cm; ponete il dolce nel congelatore per un’ora almeno, per farlo rassodare; con l’aiuto di un coltello seghettato, grattugiate del cioccolato fondente sulla superficie del dolce, fino a ricoprirlo di sfoglie sottili. Tagliate il dolce in quadrotti con un coltello fine e seghettato.