Natale è bello. E di motivi ce ne sono tantissimi, anche per me, anche quando mi lascio sopraffare dalla stanchezza, dallo stress, dalla spesa, e dal portare quel figlio o quella figlia a destra e a manca, e dai che il tizio a lavoro non ha capito niente, etc etc.
Ma Natale è bello sul serio. E ci sono piccole cose che me lo fanno gustare. Tipo lo swap biscottifero con le amiche più care, che da un paio di Natali a questa parte, mi rende così ansiosa che arrivi Dicembre.
Che l’estate sia fonte, per me, di situazioni tragicomiche, lo sapevamo.
Non so, mi accadano sempre cose (cose che fanno i miei figli) che capire se ridere o piangere, o ridere e piangere, già sarebbe un bel progresso.
Il leitmotiv di quest’anno è stato che la piccola di casa tanto più piccola non è. Lei, La Pasionaria, ha compiuto otto anni. Si avvicina pericolosamente alla soglia dei dodici, che ogni genitore di figlie femmine sa essere uno dei momenti più drammatici della vita. Ma mancano ancora quattro anni e voglio godermeli.
E, a dire la verità, io ci riesco piuttosto bene, perché quest’anno mi sono fatta tante di quelle risate che mai avrei immaginato.
Dunque, l’antefatto era che l’anno scorso La Pasionaria e Albertino si erano fatti un nutrito gruppo di amici e amiche che vedevano la sera al parco, fra un giro in altalena e un nascondino veloce. La cosa interessante era la presenza di due gemelli, che chiameremo convenzionalmente Carlo e Francesco. Tali gemelli assurgevano a prediletti de La Pasionaria, che le prime sere tornava a casa molto sconsolata dichiarando che non sapesse scegliere fra l’uno e l’altro. La vita è dura, rispondevo io.
Alla fine dell’estate sembrava che la preferenza fosse stata accordata a quello che convenzionalmente chiameremo Francesco, tanto è vero che, sotto lo sguardo di un preoccupatissimo padre, ogni tanto lei e lui giravano nel parco mano nella mano. Ma l’estate finì presto e facemmo finta di non vedere.
Quest’anno, appena arrivati lei ha subito cominciato a sporgere la testa, a guardare i ragazzini che passavano ma di Carlo e Francesco neanche l’ombra. E questo per quasi tutta la vacanza. Ma, a due giorni dalla fine, quello che convenzionalmente chiameremo Francesco, appare a cavallo della sua bicicletta pronunciando un romanticissimo “oh ciao, dai che domani ci vediamo”.
La pasionaria si gira e mi guarda. Mi guarda e sorride imbarazzata. La guardo e sorrido e basta. Il padre mi guarda e non sorride affatto. “Dai su, che sono bambini, lui ha dodici anni”. La cosa non deve averlo tranquillizzato dato che un ringhio sottile ma deciso usciva dalle sue labbra.
Comunque, mancavano solo due giorni e saremmo andati via.
Il giorno dopo, di pomeriggio, mio marito (che convenzionalmente chiameremo Il padre) esce per sbrigare alcune commissioni. Io ero a casa con i bambini e stiravo le cose da mettere in valigia (sì, lo so, non mi dite niente). Suona il citofono e vado a rispondere con una certa curiosità, dato che non aspettavo nessuno. “Siamo venuti a trovare La Pasionaria”,mi dicono due voci in coro. Non Albertino, badate bene, ma proprio La pasionaria.
“Prego, salite”. E che altro potevo fare? In effetti ai miei tempi difficilmente avrei suonato al citofono di un mio amico. E se proprio, avrei chiesto gentilmente il permesso di poterci parlare. I gemelli invece si sono praticamente autoinvitati a casa nostra, con il proposito di venire a trovare una Pasionaria che, capita la portata della visita, ha tirato su la testa, si è rimessa il cerchietto, ha aperto la porta ed è volata giù per le scale ad accoglierli. E io non vedevo l’ora che tornasse il padre.
I gemelli sono saliti e sono stati accolti in cucina. Mentre li faceva passare, lungo il corridoio lei si è girata sibilandomi un “faccio tutto io”.
Il tutto comprendeva versare tre bicchieri di aranciata e riempire altri tre bicchieri di gelato (roba che la sera per farle mettere in ordine qualsiasi cosa, sono lotte). Loro erano lì, che facevano battute mediamente cretine, mentre lei rideva con precisione matematica. E io non vedevo l’ora che tornasse il padre.
Questo desiderio è stato esaurito perché ho sentito una chiave aprire una porta.
“abbiamo ospiti” ho detto io come benvenuto. Allo sguardo interrogativo ho risposto “Carlo e Francesco, sono venuti espressamente a trovarla”.
Lo sguardo del Padre, signori miei, mi ha ripagata di tutti i dolori del parto. Orrore e sconcerto. Tanto più orrore e sconcerto quando ha saputo che al prediletto Francesco Lei aveva offerto (in più) il suo pacchetto di patatine preferite e che aveva fatto tenere il suo gatto in braccio.
Ma nulla a confronto dello sguardo successivo. E’ stato tutto molto veloce. I tre hanno deciso di giocare a nascondino: Carlo avrebbe contato e loro due si sarebbero nascosti. Nel momento in cui io mi affannavo a spiegare al Padre che avevamo ospiti, La pasionaria e Francesco scappavano nella stanza dove si trovava Albertino (a giocare con play station). Scappavano talmente veloci che, evidentemente, avevano la necessità di tenersi per mano e sono praticamente andati a sbattere contro il Padre che si è messo di lato in tempo per: a) lasciarli passare e b) vedere la scena.
I due volano in camera mentre il Padre si gira con occhi spiritati e mi dice, muovendo solo la bocca, scandendo bene e facendo uscire un filo di voce “si davano la mano!!”
Sono scoppiata a ridere, non potevo resistere. Gongolavo. “io non le ho mai fatte queste cose” “e che le deve fare lei???”
La risata compulsiva aveva preso il sopravvento. La Pasionaria ora si trovava sul balcone e giocava a carte con Francesco mentre iL padre infilava la testa per guardare lei che, contemporaneamente, mi l faceva segni di sparire. Il tenore dello sguardo e delle parole di mio marito ricordava tanto una scena di Bad boys.
Cosa dovrei raccontarvi di più? Che si sono salutati con un bacio sulla guancia? Che la sera si sono rivisti alle giostre e che lui ha invitato lei a salire sul retro della bicicletta, ricevendo un secco no da parte del Padre, il quale asseriva che erano giochi pericolosi? Che sulla via del ritorno, dopo tale rifiuto, lui ci ha seguiti in bici, raccontando di come avesse fatto saltare la corrente del nuovo cinema, riuscendo a staccare gli interruttori? Di come Il Padre abbia commentato “Pure un teppista” con i soliti occhi spiratati?
No, vi racconterò del nostro piatto dell’estate,argomento meno spinoso e più utile alla gola!
Dunque, il sugo all’Imperatora. Mia madre fa questo sughetto da tanti anni, e cioè da quando lo vide su un di quei vecchi ricettari che girano in tutte le case italiani, quelli di carta non troppo bianca, senza figure e al massimo con qualche disegno mal fatto. Ma con ricette di sicura riuscita. Nessuno di noi riesce a trovare quel libro o a ricordarsi come si chiami e quindi perdonatemi se non posso essere più precisa nella citazione. Ma sappiate che p farina del sacco altrui.
Ho sempre pensato (con un grande sforzo di fantasia) che il nome imperatora fosse collegato all’ alloro presente. Poi metteteci anche la presenza della cannella e il senso della cucina rinascimentale c’è.
Con questo sugo potete condirci della pasta secca o della pasta fresca, la classica con acqua e farina (io ho usata quella). A casa mia ci sono due partiti: quelli che terminano con pecorino (i più, fra cui io) e quelli che rifiniscono con parmigiano. Continuo a sostenere che un buon pecorino sia la morte sua.
Ingredienti
Procedimento
Durante il periodo delle feste (ma anche durante tutti gli altri periodi dell’anno) mi viene abbastanza naturale regalare dolci: al fratello e alla sua combriccola, ad una cena di amici, al parente cui tengo, etc etc. Sembra strano ma sì, ho regalato tutto: io mi diverto a farli, i dolci, ancor più che mangiarli. O meglio, quelli degli altri li mangio con immenso piacere e a Parigi non mi son fatta mancare nulla ( non ve l’ho ancora raccontato, vero?)…ma quando spignatto io, la massima soddisfazione è regalarli.
Passato un buon Natale con famiglia, bambini, persone care a tanto buon cibo? Sì??
Bene, ne sono contenta! Qui, in casa Planner, si è festeggiato l’ultima vigilia nella vecchia casa e ora siamo entrati nel vortice del trasloco. Ebbene sì, ci si trasferisce in una nuova casa. Scelta bucolica, casa fuori città con grande giardino per vedere la piccola di casa correre stile figlia minore della sigla de “La casa nella prateria”. Scatole di varia dimensione mi aspettano a braccia aperte. Prossimamente su questi schermi.
Parlavo con Rossana di alcune brioche viste su un sito dell’est. Onestamente non saprei dire che quale paese fossero. So solo che avevo visto la formatura di queste brioche e che mi sembrava carina. Così, non avendo tempo per traduzioni e ricerche, ho chiesto a lei, che quanto a cultura gastronomica ha inquietanti rassomiglianze con un’enciclopedia.
Loro, le ricce, son le mie preferite. Soprattutto calde, col guscio croccante e quel ripieno morbido e ricco mangiato tante volte in mezzo alla strada perché non potevo aspettare di arrivare a casa. Le frolle non le vedevo nemmeno se c’era una riccia una giro. Le ho scoperte dopo, con gli anni (ehhh..la vecchiaia porta saggezza, almeno limitato a questo caso).
Ogni tanto i miei hanno il potere di smontare tutti i miei entusiasmi culinari.
Avevo tutto il tempo, tutta la voglia e (quasi) tutti gli ingredienti per preparare ciò che avevo in mente per Pasqua (che come al solito avrei trascorso all’amatissimo paesello paterno, Sapri-ultimo paese della Campania-ndr) quando mio padre, in piena telefonata di prima mattina, quella fatta per sapere come stesse Albertino (sceso precedentemente con loro), mi apostrofa con un “non fare dolci, non fare niente, che qui non possiamo mangiare tanto e basta”. Nessuna possibilità di appello.
Mi sono segnata in palestra (anzi, centro sportivo che fa più trendy). Mi rendo conto che la notizia è di quelle sconvolgenti ma era cosa che andava fatta. Non si poteva più procrastinare. Prima o poi succede e anche io ho dovuto cedere all’esigenza di andare in palestra, non fosse altro per riuscire a fare due rampe di scale senza arrivare col fiatone a casa. La sportiva di famiglia è mia sorella più piccola, la zia d’america, tornata in Italia da quel dì, che di fitness, palestra e sana alimentazione ne fa una bandiera. Oltretutto èp medico..quindi la rottura di scatole è completa. Come faccio a non seguire i suoi dictat consigli??
“Canede…..che???”
Questa è la risposta che molte persone romane hanno dato a Maite quando ha raccontato che avevano scritto un libro sui canederli! Mi ha fatto molto ridere ma in effetti per tanti romani deve essere un argomento un pò ..oscuro! Quello che mi verrebbe da dire è che è un’ottima ragione per comprarlo, quel libro.
Ad aprire giornali e pagine di internet di notizie con effetti devastanti sulla nostra psiche se ne trovano a bizzeffe: dalla crisi finanziaria alle tredicesime che sembrano un miraggio, dalla situazione internazionale a quella, tutt’altro che tranquilla, italiana c’è di che restare impressionati. Leggi di tutto e il contrario di tutto e quando pensi che non ne puoi più ecco arrivare la notizia che cattura la tua attenzione per l’impatto che ha sulla società civile. Quella che ho letto io mi ha veramente lasciata …senza parole è dire poco.