Giusto in corner, questo mese. Siamo praticamente agli sgoccioli e riesco solo ora a pubblicare la ricetta per l’mt challenge, dedicato ai canederli proposti da Monica.
Intanto, fresca di un viaggio in Alto Adige, i canederli sono cose per noi provate di recente. Però, c’è un però, erano almeno un paio di anni che non li cucinavo io. E questo è male! Decisamente male. Quindi grazie a Monica per avermeli fatti ricordare.
Ci riprovo.
Della serie “c’ero rimasta male”, lo ammetto. Continuavo a ripetermi “si può essere così scema?”.
Fuori concorso all’MTC di questo mese per una dimenticanza per cui ci sarebbe da insultarmi. E mi ri-leggevo il giusto commento di Chiara, una delle sorelle de La cucina spontanea, che mi diceva “Maremma, ma due patate potevano finire per sbaglio insieme ai durelli?”
Aveva proprio una ragione tremenda. E va be’… nonostante trasloco, pacchi e roba varia lo dovevo rifare!
Eravamo rimasti al racconto di quello che per me è Sapri.
Ora sono proprio qui nel Cilento, in vacanza, come ogni anno e mi viene spontaneo condividere i miei posti di golosità prediletti, sia mai che qualcuno passi da queste parti e si perda una buona occasione per godere del cibo del luogo.
Di posti buoni ce ne sono tanti, per carità. Non potendo metterli tutti ( evitiamo post pletorici in piena estate, quando la voglia di leggere sul pc è pari a quella di stirare a pressione due o tre lavatrici), vi segnalo un paio di tappe obbligate, per chi volesse passare in attività mangereccia i vari momenti della giornata.
Per una colazione variabile dalle 7 del mattino alle 12, per l’acquisto del pane quotidiano, per il cornetto di mezzanotte… c’è il Forno Zicca.
Sarà che conosco le persone che se ne occupano (con amore, credetemi) fin da bambina, sarà che il loro pane del Pescatore ce l’ho nel cuore, sarà per l’odore caldo del pane sfornato e della pizza che si continua a portare a casa ogni volta che si è in quei paraggi, ma quel forno è quello da cui prima o poi si passa. Il pane ai cinque cereali, quello di semola di grano duro, le friselle, i taralli, il babà salato, i rustici vari… Insomma, ogni scusa è buona per recarsi al Forno Zicca. Il venerdì poi, è particolarmente ricco (il Pane del Pescatore esce quel giorno), quindi potete scrivere sulla vostra agenda personale che, alle 8 del mattino di un qualsiasi venerdì: passare da Clotilde e Palmira ( e tutta la famiglia che lavora fra il forno e il punto vendita)
Non di solo pane vive l’uomo.Vero. Chi siamo noi per scordare i salumi, l’olio, il vino, le verdure, le conserve e i formaggi?
La conseguenza perciò è la capatina giornaliera alla Bottega dei Golosi. Era già una certezza prima, figuratevi ora che hanno deciso di allestire uno spazio nella Villa Comunale, proprio di fronte al negozio, dove poter gustare i loro prodotti, fare un aperitivo gourmet e assistere ad eventi e degustazioni a lume di candela. Quindi se siete stanchi dell’aperitivo solito a base di patatine e arachidi di dubbia provenienza, qui potrete gustare del buon vino e (anche le bibite della Lurisia per esempio) accompagnato da pane e broccoletti sott’olio, provolone podolico stagionato in grotta con gelatina di Aglianico, pane con pomodori, alici di menaica e olio del Cilento, torroncini degli sposi e fichi bianchi del Cilento al rum, etc etc. Non so voi, ma un aperitivo così mi dà soddisfazione!
E la coccola serale dove la mettiamo?
Per il gelato però, vi aspetto al prossimo post!
Qualche tempo fa, mentre entravo alla scuola dell’infanzia per prendere La Pasionaria all’uscita, ho involontariamente ascoltato la seguente conversazione tra altre due mamme.
“Li ha presi anche il mio…non me lo dire! E domani abbiamo la festa di compleanno del cugino, piena di bimbi! Stasera la passerò male, già lo so”
“Senti, la mia li ha avuti la scorsa settimana, ci abbiamo messo un po’ ma poi sono andati via. Tu vai di shampoo e non dire nulla. I cartelli di avviso sono qui, che ne sanno? E poi non succede niente se fai lo sh..”
Manca poco … il 16 sta per arrivare e sono contenta di avercela fatta. Parlo dell’iniziativa lanciata da Virginia e da Gastronomia Mediterranea, il contest “Io non mangio da solo”. Già il titolo mi era piaciuto subito, perché è la cosa più bella e più umana che si possa fare: mangiare con qualcuno, condividere un piacere e una fonte di vita così importante per noi. Lo diamo scontato ma per milioni di persone nel mondo non è così e sensibilizzare la nostra testa e il nostro cuore su questo argomento, vuol dire sempre e comunque portare un miglioramento, perché è difficile non intervenire quando si pensa alla malnutrizione. Solo che ce ne scordiamo con una facilità dovuta al nostro tenore di tempo e di vita.
Sono presa da una interessante discussione sul TongZhong starter che stiamo facendo su gennarino, scaturita dalla ricette delle margherite di Wurstel. In più, ultimamente non faccio altro che trovare ricette con questo strater (o water roux) che dir si voglia. Pare che questo metodo sia comparso, anni fa, in un libro di Yvonne Chen, un libro sul pane, che fece scalpore nella comunità cinese! Questo libro, appunto, riportava il water roux, di origine giapponese, come metodo per ottenere un pane leggere e morbido, a lunga conservabilità, che spopola nei paesi orientali.
Il tutto nasce da una domanda della mia amica Ciboulette, alias Elvira, alla bravissima Diletta: “Diletta, hai una ricetta sul pan carrè, per la colazione di mio marito, così evito di compragli quello al super che non si può mangiare” (non era proprio così ma il senso era quello!) Io mi sono subito inserita nella conversazione perché la cosa interessava anche a me.
Sono stata a trovare Angela. Il che vuol dire che non solo ho conosciuto una delle persone più solari e gentili di sempre ma vuol dire anche che ho visitato Matera. In realtà faceva troppo caldo (era il 17 AGOSTO) e con bimba dietro e ginocchio malandato non ho potuto visitarla come sarebbe stato doveroso ma sono andata via con la voglia di tornarci al più presto. Matera è incredibile: un’altra dimensione! E’ un’opera d’arte a cielo aperto, da togliere il fiato! E’ emozionante anche solo stare a guardarla..figuriamoci fare il tour dei Sassi (che purtroppo non ho fatto e che farò sicuramente in futuro). E poi il negozio di Angela è bellissimo!!! Davvero elegante e raffinato..e ricco di cose buone!
Tra l’altro ho anche visto le famose melanzane rosse di Angela (per qualche ricetta andate da lei) che sono veramente particolari: la gente le scambia per peperoni, pomodori..tutto tranne che melanzane!
Però il re della giornata è stato lui: il Pane di Matera! Angela mi ha mandata da un suo produttore di fiducia, Antico Forno a Legna di Perrone Lucia & c (vi consiglio caldamente di far loro una visitina), che ha un forno storico grandissimo (saranno 4-5 metri..basta guardare la pala in legno con un manico che sarà almeno 3 metri). Un paradiso gastronomico.
In quel forno ho visto moltissimi prodotti: i taralli dolci e salati, quelli alla Malvasia, le strazzate materane, la focaccia…ma indubbiamente il pane ha un fascino tutto particolare. Il sapore, la forma particolare che rimanda al paesaggio della Murgia materana, le caratteristiche organolettiche..tutto ricorda il ruolo che ha il pane nella vita di questa città. Fino alla fine degli anni ’50, ogni famiglia materana imprimeva sulla forma di pane da infornare il proprio marchio, con un timbro in legno, per poterlo riconoscere dopo la cottura.
Una volta tornati a casa, ci siamo fatti una scorpacciata di pane di Matera. Com’era?? Beh, posso solo dirvi che una certa persona l’ha apprezzato tantissimo e vi lascio un paio di foto che possono testimoniare il suo livello di gradimento :)
In questo periodo mi sto facendo una cultura: Letteratura? Filosofia? Storia? no…cibo naturalmente (tanto per cambiare) :). Vi pare che potevo lasciar passare questo periodo senza approfondire argomenti seri come pane, dolci, focacce, brioche e così via???? E allora vai col tour gastronomico: se in Francia è di moda il viaggio organizzato per esplorare le case produttrici di Champagne non posso fare io il pane-di-grano- duro-tour?
La cosa bella del vivere in un paese è che bene o male conosci un pò tutti. Quindi sai perfettamente quale negozio ha un buon pane, chi fa dei dolci tradizionali con ingredienti genuini, chi produce mozzarelle fantastiche e così via. Come tutte le famiglie del sud, qui a Sapri noi siamo dotati di un mumero di parenti ragguardevole, per non contare compari e comari dei miei nonni e gli amici vari (compagni di scuola, vicini di casa, etc. etc.). Insomma, c’è una specie di piccola rete che collega il paese. E sono proprio contenta che fra i parenti stretti siano presenti quelli che hanno prodotti buoni, talmente buoni da essere pubblicizzati dal Gambero Rosso, Slow Food, varie trasmissioni culinarie etc. Uno di questi, è il forno di Clotidle Zicca.
Mia nonna usava fare la “lista” delle persone da andare a trovare non appena noi nipoti arrivavamo dalla città! Clotilde e sua sorella Palmira avevano un posto speciale per lei…erano sempre fra le prime! Mi ricordo che ne parlava non solo con affetto ma con tanta stima: lei era una cuoca provetta e quindi riconosceva in loro il talento e la passione per il pane, per i dolci e tutti i prodotti da forno! Una passione in comune così non poteva che unirle molto! E poi andarle a trovare voleva sempre dire qualche brioche regalata, un pò di pane o di pizza calda, un cornetto a mezzanotte assicurato.., diciamo che si univa l’utile al dilettevole. Ora mia nonna non c’è più ma io in quel forno ci vado sempre e continuerò a farlo.
Ultimamente ho riscoperto, grazie alle pazienti spiegazioni del figlio di Clotilde, Marco (che insieme al resto della famiglia si occupa della forneria) Il Pane del Pescatore. “U Pane ri pescatori” ha un’antica ricetta un tempo molto diffusa proprio presso gli abitanti della costa. Un pane che aveva una lunga durata e che quindi era adatto ad essere portato nei lunghi viaggi in mare. La storia vuole che nasca dall’abitidune dei pescatori di cuocere le alici sulla marmitta calda della barca e di mangiarle, una volta cotta, col pane di grano duro. L’impasto è costituito da farina di grano duro, acqua, sale, lievito naturale, alici sotto sale, olive verdi e nere. I tempi di lievitazione variano secondo stagione: d’inverno occorrono circa qauttro ore, d’estate 90 minuti. La cottura avviene in forno alegna per un’ora e 40 minuti a 245°. Clotilde mi ha assicurato che è un pane che dura tranquillamente una settimana e che è ottimo tagliato a fette, bruscato e mangiato, per esempio, con una zuppa di polpo.
Ho visto tanti altri prodotti: il pane di grano duro, la pizza ripiena, le ciambelle prosciutto e formaggio, il pane di kamut, le freselle del pescatore e le brioche sapresi. Quest’ultime mi hanno colpito per la ..ehmm… forma! Mio padre conferma che da piccoli loro se le mangiavano sempre, e costavano 30 lire (se considerate che un gelato veniva 10 lire…) .Era un dolce della domenica! Nella prima foto..indovinate un pò qual è la brioche in questione? E’ buonissima e molto morbida… ottima col gelato..ma io me la mangio così, in purezza. E dopo questo angolo di ricordi, vi lascio un pò di foto (non rendono giustizia alla bontà di quei prodotti..quindi se siete curiosi, non vi resta che passare da queste parti!)