Ho scoperto i dolci del medio oriente e della Persia grazie ad una cara amica e ancora ringrazio la mia buona stella per questa fortuna. Grazie a Rossana mi si è aperto un mondo incredibile. Poi devo dirlo, ho studiato i libri di Ottolenghi, provato vari dolci (ma’amul e NAAH NOKHODCHI), parlato con persone del luogo: insomma, il danno è fatto. Metteteci anche che sono follemente dell’acqua di rose e il quadro è completo. Quando mi capita di usare l’acqua di rose in un dolce, so già che mi sarà difficile staccarmene (e infatti non riesco).
Il libro di Ottolenghi e di Sami Tamimi è qualcosa in più di un libro di cucina. Intanto, riconosciamo a Jerusalem il fatto di avere due autori. Io Ottolenghi lo amo, ma Tamimi se lo scordano un po’ tutti ed è un peccato. Lo capisco; quando parlo di Jerusalem, lo chiamo “il libro di Ottolenghi” ma tant’è: lo hanno scritto in due.
Messaggio per la Alessandra e la Antonietta: no, non è quello della figura il dolce in concorso per l’MTC di questo mese, perché so che sarebbe stato rigorosamente sbattuto fuori, data la forma non canonica. Però quello è il dolce che mi era venuto in mente, devo dirvelo; mi ci ero affezionata e ho voluto mostrarvelo.
In genere guardiamo alla cucina straniera (o etnica che fa più chic!) sempre con l’aspettativa di trovare ingredienti nuovi, piatti diversi, sconvolgenti, che possano portarci sapori e profumi mai sentiti. Non necessariamente migliore dei nostri, anche perché, lasciatemelo dire, è davvero difficile superare la cucina italiana, ma proprio per il gusto del non conosciuto.. specialmente poi quando si va allo sbaraglio, solo perché è di moda: quante volte tornando a casa ci siamo ripresi con una piatto di spaghetti al pomodoro, che saremo-anche-i-soliti-italiani ma tanto il piatto in questione spettacolare (e pure chic) resta!
Ancora una volta Caris mi ha aperto le porte del suo blog per permettermi di partecipare staffetta natalizia di Compagni di Blogger e gliene sono grata. La nostra Tina e Caris prima di me hanno ben spiegato l’iniziativa e, visto che le le mie ricette richiederanno una lunga lettura, mi limitero’ semplicemente a presentarvele. Per questa staffetta ho scelto di presentare la frutta accompagnandola ai formaggi in maniera non del tutto tradizionale, incorporando in ogni preparazione, sia la frutta fresca che quella secca.
Grazie anche a Luciano Pignataro che ha consigliato per l’abbinamento del vino:
“Su questo piatto molto moderno di concezione non è facile scegliere l’abbinamento, dipende in quale direzione vogliamo andare. Forse il Fumin di Anselmet, piccola e solida cantinta valdostana, può essere la giusta soluzione.”
Questo post non è di interesse alcuno per la popolazione maschile della rete, alla quale quindi consiglio vivamente di non procedere nella lettura. Cosa diversa invece per la restante popolazione femminile, che dovrebbe trovare ispirazione, se così si può dire, dalle notizie che riporterò.
Vi avviso subito che sono in ferie. Quando si è in ferie, la donna media si butta su letture che nulla hanno a che vedere con i soliti mattoni invernali ( che in maniera tanto tanto intellettual-chic stazionano sui comodini e nelle borse che ci accompagnano in metro): le riviste da spiaggia, come le definisco io! Su una di queste riviste ho trovato un articolo che più adatto al periodo non si può, per carità..ma se posso dirlo, mi ha lasciata fra lo sconcertata e l’allibita! Vi confesso che io quelle cose non le sapevo e mi hanno convinta delle necessità di continuare a comprare queste riviste anche in pieno inverno, perchè su certi argomenti bisogna essere aggiornati. Vi riporto quello che dice l’articolo, con una premessa: siccome questo blog non è vietato a minori di anni 16 le descrizioni precise che riporta il giornale le ometto ma il consiglio è quello di cercare cosa significhino i vari termini. Lo so che non c’entra assolutamente nulla con la cucina in senso stretto ma non ce l’ho fatta a non rendervi partecipe di certe scoperte!
Il titolo dell’articolo è : BRASILIANA in tutta sicurezza.
Ora voi dovete dirmi a che avreste pensato. Mi era venuto in mente alla frequentazione di una ragazza carioca senza rischiare grosso in una città come Rio de jainero. Sbagliavo e di grosso e sono sicura che voi ci siete arrivate prima di me. Tralascio la prima parte dell’articolo per concentrarmi sul punto fondamentale, ovvero depilazione eseguita in igiene e salute.
Qui scatta la lista dei metodi papabili, con tanto di pro e contro. In questo senso qualsiasi donna dotata di un minimo di esperienza, certe cose più o meno le sa..ma qui il livello di approfondimento è ben altro. L’argomento scottante è la ceretta “adatta” per indossare i costumi fra i quali una donna deve scegliere, quindi prendete appunti:
Diciamo che la differenza è proprio concettuale e vi prego di fare uno sforzo di immaginazione. Se proprio non ce la fate, come la sottoscritta, a capire perchè preferire uno stile o l’altro, beh, non vi resta che documentarvi. In ogni modo, il massimo del massimo è essere fufuniste (vi giuro che è scritto così) ovvero fan della depilazione full brasilian (e qui, secondo me, è più semplice capire il linguaggio in codice rispetto agli termini, se non altro per la radicalità della scelta).
Io sono al mare e la visita dall’estetista è di rigore..ma vi confesso che in questo momento sono terrorizzata!
In compenso mi godo il mio bel viaggio…..e dove sono? Parigi, Londra, Amsterdam??? Qualche capitale esotica? No…per la 35-esima estate consecutiva me ne vengo a Sapri e siccome vi ho rotto l’anima con i racconti di Sapri, del Cilento, della Campania e via dicendo..qualche foto ve la lascio pure io! Forse non sono degne di nota come chi è così fortunato da farsi viaggi in terre lontane ma non mi lamento proprio! La ricetta è semplice e goduta nel giardino di mio nonno: la ricotta infornata al pistacchio (lo so..ormai di pistacchio avete fatto indigestione ma ho praticamente finito le scorte…aspetto con ansia che arrivino parenti siciliani a rifornirmi…più o meno la prossima settimana!)
RICETTA: RICOTTA INFORNATA AL PISTACCHIO
Ingredienti
Procedimento
Sbattere la ricotta di pecora con l’uovo e lo zucchero. Aggiungere la crema di pistacchio (o la buccia grattugiata di due limoni o altri aromi..), mescolare bene e versare tutto quanto in una teglia antiaderente. Coprire con un foglio di carta argentata e sistemare questa teglia in una seconda teglia più grande, versarci un fondo di acqua alda e infornare il tutto a 150°C fino a quando la crema non si sarà rappresa e dorata (da me ci ha messo un bel pò..tipo un’ora e mezzo). Lasciar raffreddare completamente prima di sformare (meglio preparare la ricotta il giorno prima e farle passare la notte in frigo).
Ecco, classico caso di pubblicità progresso! Mi contattano dalla Philips e mi chiedono se mi va di provare un nuovo elettrodomestico: Airfryer, una “friggitrice” senza olio! Mi dicono che sta riscuotendo tanto successo in Italia e in Europa, perchè frigge con l’80 % dei grassi in meno, è leggero , veloce, senza odori molesti per casa.
Che bellezza, penso subito! Primo perchè io adoro queste nuove “diavolerie” tecnologiche! C’ho il debole, che ci posso fare??? poi perchè se c’era la più piccola probabilità di potermi fare le patate fritte con l’80% dei grassi in meno, voi capite che la cosa non poteva lasciarmi indifferente (solo un piccolo tarlo nella testa…perchè fra tanti blogger e tante prodotti a me mandano uno che serve per la dieta? Uno con cui si cucina con pochi grassi? perchè PROPRIO a me quello con cui si può mangiare cose scondite con facilità???? hummmm……sto evitando con cura di rispondermi :) )
Poi quando mi è arrivato, beh…lì l’apoteosi: nero, lucido, di design! un piccolo ufo insomma e l’ho ribattezzato così! il mio piccolo ufo personale! C’era anche un sorprendente libretto delle istruzioni: ci cucinano non solo cose fritte ma carne arrostita, pesce, crocchette, brownies (sì..dolci, avete capito bene): e allora voleva dire che era una specie di piccolo forno! E non vedevo l’ora di provarlo per sottoporlo a un crash test! La prova verità, perchè a bello era bello ma doveva anche funzionare che qui non si fanno sconti a nessuno!
Quando mai però le cose per me vanno per linea retta??? Pensate che io mi sia messa lì a sbucciare prima e tagliare poi patate? Che le abbia “airfritte” e verificato il tempo necessario, il grado di croccantezza? Che abbia preso appunti meticolosi? Mi sarebbe molto piaciuto, sarebbe stato molto professionale! Invece quelli della Philips devono accontentarsi solo di me, e quando ci sono io nei paraggi, qualche evento sinistro, complicato, sfortunato o semplicemente incredibile è sempre in agguato (qualcuno dice che esagero..sarà)!
Nel post precedente vi ho raccontato del mio piacevole pomeriggio in mezzo ai fiori. Quello che ho omesso di raccontarvi è che il giorno prima mi è successo di tutto di più! Stavo preprando le mini cake, un pò perchè non mi piace mai presentarmi a mani vuote un pò perchè pensavo che sarebbe stato molto carino, dal punto di vista fotografico, avere i fiori e una tortina decorata vicina. Bene, nella mia dispensa faceva bella mostra un pò di pasta di zucchero avanzata da qualche giorno. L’interno delle mini cake era pronto e dovevo cominciare a decorare. Prendo la pdz e la metto nel microonde: era un pochino duretta e con qualche secondo sarebbe tornata come nuova. Poi però mi è capitato quello che con lo zucchero non dovrebbe succedere: mi sono distratta. Invece che 10 secondi ho messo 2 minuti e nello stesso tempo mi è squillato il telefono: mio padre voleva sapere come stavo. Parlo con lui del più e del meno quando sento il “driiin” del microonde, apro lo sportello e senza neanche guardare, agguanto con la mano destra la massa di pasta da zucchero. Vi assicuro che prima ho trattentuto il fiato e poi ho sudato freddo: la massa era consistente solo in superficie, dentro era zucchero fuso bollente che in quel momento si era appiccicato su tutto il palmo della mano. Non ho avuto neanche la forza di urlare. Ho messo di corsa la mano sotto l’acuqa fredda ma ormai il danno era fatto. Lo posso dire?? Che dolore e che scema che sono stata! Così imparo a non stare attenta! ecco, questo è il migliore avvertimento: se lavorate lo zucchero, concentrazione al massimo perchè potete farvi male!
Ho passato un pomeriggio e una serata…ehmm..interessanti! alternativi direi! Fino alle 19:15 sono stata con la mano incollata al condizionatore dell’aria fredda! Avevo la crema contro le ustioni ma non potevo resistere senza l’aria gelida sulla mano, neanche un attimo! Dopo 3 ore però, il braccio gridava pietà (perchè era stufo di stare verso l’alto) e quindi mi sono presa una bacinella con acqua e ghiaccio e ci ho tenuto la mano fino alle 23:00. Non la potevo spostare, non c’era nulla da fare altrimenti il dolore era veramente troppo. In tutto questo, le mie mini cake erano rimaste senza decorazione. Nella mia testa ci avevo quasi rinunciato. Sarebbe già stato un miracolo riuscire a guidare per arrivare all’appuntamento. La mattina dopo, con la mano un pò meno dolorante, ho deciso di provarci ugualmente e di provare a far tutto con sinistra. Come è finita l’avete visto (non il massimo, erano stortarelle poverine..ma almeno le ho fatte!) e sono anche riuscita ad andare all’appuntamento e fare foto. Quando però sono tornata a casa e dovevo prepararmi la cena, non avevo la minima voglia e possibilità di cucinare, non dico il fritto, ma neanche di accendere un fornello! Allora ho avuto l’illuminazione: provare l’ufetto nero mio! Complici un pò di patate lesse che mi aveva mandato mia nonna (che sempre benedetta sia) e della ricotta presente all’appello ho deciso di fare al volo delle crocchette di patate e di provare a farle “airfritte”. E’ stato il mio salvatore: in modo molto poco imparziale vi posso dire che grazie a lui ho cenato, non usato il fuoco e non sono dovuta stare a controllare nulla! Evviva! E’ stato una salvezza in un momento di emergenza pura! E mi sono fatta anche doppia porzione, considerando che le crocchette sono venute, appunto, croccantissime! Non ho usato un goccio di olio, neanche nell’impasto! Eppure sono venute buone e leggere! Ora che la mano sta meglio, lo proverò con tante altre cose (scusate ma questa cosa dei Brownies mi incuriosisce da morire)…. ma io dichiaro la mia gratudine all’ufo di casa!!!!
RICETTA: CROCCHETTE DI PATATE CON RIPIENO DI RICOTTA E CREMA DI PISTACCHIO
Ingredienti (io ho fatto un pò ad occhio, cerco di essere il più precisa possibile)
Procedimento
Schiacciare le patet lesse, aggiungere il parmigiano, il sale e mescolare molto bene. A parte mescolare la ricotta con la crema, un pizzico di sale e un cucchiaio di pecorino. Formare le crocchette di patate: prendere l’imapsto, mettere dentro il ripieno di rictta e richiudere il tutto a sfera. Passare nell’albume battuto e poi nel pangrattato. A questo punto avete due scelte: o friggete in maniera tradizionale o air friggete (in caso di mano ustionata o non… :)))
Stavo leggendo un testo sull’Ikebana quando mi ha colpito una frase di un maestro Zen “gli uomini si comportano come dei fari: illuminano lontano ma rimangono bui proprio ai loro piedi”. Con molto poco aplomb zen ho pensato “bingo!”. Spesso, non dico che me lo scordo ma proprio non ci penso a” illuminare” me stessa. Il testo continuava suggerendo di trovarsi degli spazi per ritrovare equilibrio interiore e per fermarci ad ascoltare la parte più profonda di noi stessi. In questo, l’Ikebana therapy l’arte giapponese di ricreare su scala ridotta la natura e i materiali vegetali, poteva essere un ottimo aiuto.
I fiori. Senza andare a scomodare la filosofia orientale, devo ammettere che guardare con attenzione i fiori ha un immediato effetto rilassante, a prescindere dal fiore che si guarda. E quando posso, metto un centrotavola perchè rappresenta un pensiero per me stessa ma anche una forma di ” rispetto estetico” per gli ospiti..sempre come direbbe il saggio zen. Un esempio classico è la tavola di un matrimonio: sto a lì ad aspettare di vedere il centrotavola e la curiosità è alta! E, lo posso dire??? Spesso rimango delusa, non perchè non siano belli i fiori ma perchè li ritrovo perennemente sistemati in serie, matrimonio dopo matrimonio. Sono anni che vedo centrotavola con rose e lilium (se va bene) o con gerbere (i grooossi margheritoni) che mi sembrano messi lì non tanto per rendere più bella una tavola ma perchè si debba sistemare qualche cosa che riempia lo spazio fra un bicchiere e l’altro. E vogliamo parlare dei girasoli? Anni fa qualcuno ha pensato all’originalià dei girasoli e quindi, 9 volte su 10, ti ritrovi dei girasoli sempre più grandi a tavola e quello che era originale una volta, ora non lo è più. Ma gli altri fiori esistono? Mi ero messa in testa di imparare un pò a creare dei centrotavola diversi (ditemi voi dove mi doveva portare la lettura dell’ikebana therapy..ma ormai lo sapete che la mia mente non è che vada per vie regolari quindi prendetela per i giri che fa :) ) e, pensa che ti ripensa, ho deciso di chiedere informazioni a esperti del settore! Tempo fa, in questa occasione, avevo conosciuto Anita una wedding planner: la chiamo e le chiedo se avesse delle idee da mostrarmi!
E lei è stata tanto gentile che non solo ha contatto Giovanni, il suo floral design di fiducia ma anche un delizioso ristorante sul lago, la Gardenia a Castelgandolfo (bellissimo..ci tornerò) per mostrarmi tre esempi diversi di centrotavola e mise en place…. Voi lo sapete che io ci vado a nozze con queste cose..quindi ho deciso di fare delle mini cake decorate (non ci potevo arrivare a mani vuote, suvvia…..) e di andarmi a vedere come poter creare qualcosa di particolare con i fiori! E ne è valsa la pena, mi sono divertita molto! Siamo stati lì a chiacchierare di fiori, matrimoni, modi di decorare la tavola, etc…E’ una meraviglia trovare qualcuno con cui parlare di una cosa per il semplice fatto che è bella, creativa, divertente…quello dei fiori è un mondo! E vi avverto che il prossimo corso che Giovanni organizzerà per la decorazione della tavola sarà mio!!! Aggiungo il floral design alla lista delle cose desiderabili!!! In fondo il loro è un lavoro che invidio: si impegnano nel cercare di organizzare al meglio un ricevimento, un evento, una festa, mettendo a frutto la loro creatività e fantasia e cercando di valorizzare il più possibile il gusto di un cliente, indirizzandolo però su possibilità originali e meno viste. E, mi spiegava Giovanni, ultimamente non è semplice accontentare le richieste delle spose, dato che tutte conoscono benissimo le trasmissioni televisive dei Wedding Planner, quindi arrivano con l’idea di quello che vogliono senza però avere il corrispettivo ordine di grandezza di quanto costi realizzarla. Però entrambi mi hanno parlato con molta passione dell’attività che svolgono! E’ bello poter rendere unico un giorno speciale, anche nella scelta di un fiore o nel colore della tovaglia (se ci pensate, vale anche nel nostro quotidiano se dobbiamo apparecchiare una bella tavola di natale, o se dobbiamo realizzare un battesimo a casa e così via). E poi, sono sincera..non sapevo che una wedding planner non costasse nulla a un cliente o che esistessero dei corsi per imparare l’arte dei fiori!!! Ma ben venga!
Volete vedere allora, dei modi diversi dal solito di apparecchiare una tavola e dei centrotavola con forme alternative??? Quale preferite? I fiori non ve li dico..vediamo se indovinate!
Per questo piacevolissimo pomeriggio, ho preparato ( e con non poche difficoltà, dato che avevo la mano destra fuori uso, causa ustione..poi vi racconterò) delle mini cake al pistacchio e le ho decorate con pasta di zucchero (fatta, colorata, stesa e rifinita con la mano sinistra..una tragedia..). Ho fatto una torta intera e poi ritagliata, con dei coppa pasta, delle forme che desideravo!
RICETTA: TORTA ALLA CREMA DI PISTACCHIO DI BRONTE
Ingredienti
Procedimento
Preriscaldare il forno a 170°. Montare in planetaria (o con lo sbattitore) le uova e lo zucchero. Aggiungere l0olio e l’acqua e mescolare dolcemente. Aggiungere lo yogurt, la crema di pistacchio e mescolare ulteriormente fino ad amalgamare il tutto. Setacciare la farina e il lievito e aggiungerli al composto. Far amalgamare bene senza mescolare troppo a lungo(io ho usato ad intermittenza la planetaria al minimo..anche a mano va benissimo!). Imburrare una teglia da 24/26 cm e versarci il composto. Infornate per 50 minuti e comunque vale sempre la prova stecchino per verficare il gardo di cottura (deve uscire asciutto!).