Essere nati a Roma complica, e non di poco, la capacità di stupirsi quando si va a visitare un’altra città. Con un patrimonio artistico senza eguali, centinaia di Chiese con caratteristiche e bellezze sconvolgenti, i resti delle varie epoche, quella cosa ingombrante e maestosa che si chiama Colosseo, altre migliaia di dimore storiche, la grandezza materiale e sostanziale di quello che si trova in città, onestamente mi è capitato più volte di arrivare nelle città d’arte italiane più belle e di pensare, come prima cosa, ah è piccola. Poi dopo magari apprezzavo tutto ciò che di artistico e natio poteva esserci, ma lasciarmi a bocca aperta, ecco no. C’è riuscita solo Parigi, finora, ma per motivazioni tutte diverse.
Quindi, lo dico sempre, quando vado da altre parti so di partenza che ben poco potrà sconvolgermi. Piacermi tantissimo, affascinarmi, assolutamente sì però c’è sempre una parte di me che dice sì, va bene, ma lavoro a trecento metri da piazza di Spagna. Non me ne voglia nessuna città italiana, ma è un fatto che Roma sia talmente ricca da sviluppare una sorta di bonaria sufficienza rispetto ai tesori artistici altrui.
Detto questo, recentemente sono stata ospite di un’amica che più cara non si può, ovvero la mia fantastica Pasqualina, portandomi dietro La Pasionaria e son tornata da questa gita con una certezza: non vedo l’ora di tornare a Napoli.