Settembre è arrivato e, neanche a dirlo, si ricomincia con l’mtc. Che questo mese ha un tema che per me è peggio di una droga: gli gnocchi.
Io li amo. Ma tanto proprio. E su questo blog ogni tanto fanno capolino.
Quindi l’immensa felicità di sapere che Anna Rita avesse proposto gli gnocchi, neanche la potete immaginare.
In questo weekend troverete sparsi nella rete dei post un po’ particolari, di ricordi, di commozione, di gioia, di tristezza ma anche di ammirazione per quello che faceva. Maffo non c’è più e questi post sono tutti dedicati a lei.
C’è chi la conosceva personalmente e chi, come nel mio caso, solo di “fama”. Ma lei è tutta lì, nelle parole del suo blog, nel modo di scrivere ironico e scanzonato, nel suo profilo
“Cucina di divertimento. Cucina di curiosità. Cucina di gola, pancia, cuore.”
I monsù, la loro storia, le loro ricette sono una parte della gastronomia che mi affascina da sempre. Non posso scordare la scena dell’entrata del timballo di fronte agli ospiti di Don Fabrizio, dal libro “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa
“L’oro brunito dell’involucro, la fraganza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.”