Qualche tempo fa, nel pieno dei preparativi natalizi, un pomeriggio Albertino ed io eravamo impegnati nell’arduo compito di riscrivere la poesia natalizia, o meglio, lui riscriveva la poesia indicata e io dovevo guardarlo. La Pasionaria, evidentemente presa da spirito intelletualistico, mi guarda con serietà e mi dice : ” Mamma, ora lavoro anche io: mi metto a disegnare”. Prende un foglio e due pennarelli, si siede vicino al fratello e comincia.
IMPORTANTE: dopo l’ultimo post, dato che moltitssime persone mi hanno chiesto cosa potessero fare, stiamo organizzando una piccola iniziativa per il 13 Dicembre…Vi aggiorno presto, così se avete voglia, potrete parteciparvi! Nel frattempo, mi sembra giusto continuare con i racconti di quello che combinano i miei due furbacchioni…perchè la vita continua, i bambini fanno sempre Natale e avere qualche idea in più, in tempi in cui fare regali costosi sembra impossibile, non fa mai male!!
Roma è una città incredibile. Sarà che sono di parte, ma ciò che mi colpisce è la presenza di segni artistici di mille epoche e stili diversi. Epoca romana?Città con più segni dell’impero romano nonpotrei trovare. Medioevo? C’è ma si può definire Roma solo una città Medievale? No, perchè mica è solo questo. Il Rinascimento, il Barocco, l”800…potrei continuare…c’è tutto. Secondo me uno dei motivi per cui la chiamano la Città Eterna è che non si finisce mai di scoprirla. Si può andare in giro eternamente appunto e trovare sempre qualcosa di nuovo e purtroppo è vero che proprio i suoi abitanti conoscono poco della loro città. Quando ho letto del contest di Simona, Cib’Arte, il pensiero è stato “se non trovo qualcosa io….”.
Ad aprire giornali e pagine di internet di notizie con effetti devastanti sulla nostra psiche se ne trovano a bizzeffe: dalla crisi finanziaria alle tredicesime che sembrano un miraggio, dalla situazione internazionale a quella, tutt’altro che tranquilla, italiana c’è di che restare impressionati. Leggi di tutto e il contrario di tutto e quando pensi che non ne puoi più ecco arrivare la notizia che cattura la tua attenzione per l’impatto che ha sulla società civile. Quella che ho letto io mi ha veramente lasciata …senza parole è dire poco.
In questo periodo mangerei tantissima zucca: sarà che è arrivato l’autunno col suo carico di frutti, sarà che se non mi faccio una vellutata di zucca non sono contenta, sarà pure che Halloween la sua suggestione la crea…ma in questo periodo zucca deve essere. Sul salato ci siamo, di cose me ne piacciono tante, però ogni anno mi resta il cruccio di non aver trovato un dolce che mi soddisfi. Possibile che gli americani parlino e straparlino di questa benedetta torta di zucca, buona, favolosa, tradizionale, etc etc…e a me sembrano (anzi sembravano) tutte abbastanza scialbe? Volete (anzi volevate) mettere anche una semplicissima crostata nostrana? un bel ciambellone tipico delle nonne? una torta di mele che più semplice non si può?
Quest’anno però non potevo passarla liscia: il mio capo un paio di settimane fa mi ha chiesto se per halloween, potevo portare una bella torta di zucca “americana” per festeggiare tutti insieme! Eh…proprio di zucca, mannaggialamiseria! Alea iacta est: il dado era tratto e quindi dovevo trovare una torta di zucca, americana, degna di questo nome e saporita. In genere quando si tratta di mission impossible, c’è una sola persona a cui mi rivolgo, anzi mi affido: la mia amica Rossana, che oltre a essere un genio della cucina vive, guarda un po, proprio in America da tanti anni. Se la ricetta giusta non l’aveva lei, chi poteva??? E infatti ce l’aveva! L’ha pure provata, prese le dosi giusti, fatta in più versioni e passatemela molto gentilmente! Unica differenza: questa tarte richiederebbe le noci pecan, molto comuni in America. Qui non ne ho trovato neanche l’ombra e sì che è tanto che le cerco. Dopo consultazione con Rossana, ho sostituito con le nocciole, perchè secondo lei si avvicinano e sopratutto stanno bene con gli ingredienti! Beh…è uscita fuori una tarte niente male, nulla a che vedere con le classiche crostate di zucca fatte finora…un pò più elaborata ma sicuramente con un risultato…come ve lo posso descrivere?Hummmm..vi racconto questa cosa!
Per fare velocissimamente una foto a questa torta (dovevo pur fare una prova prima di portarla in ufficio) ho chiesto ad una piccola aiutante di tenermi il piatto per sistemare Il Gatto che voleva fare un simil attentato a tutto ciò che di commestibile c’era nel giro di 3 metri. Messo il cibo a riparo stavo per scattare quando l’unica cosa che sono riuscita a riprendere è stato il vero e proprio attentato che la fetta ha subito.. Mi spiace quindi..ma questo è ciò che posso testimoniare! :D
RICETTA: TARTE DI ZUCCA AL CIOCCOLATO CON NOCCIOLE PRALINATE AL RUM
Ingredienti
(8 tartellette 10x2cm oppure 1 tarte rettangolare 20×30 cm)
Base:
Crema di zucca al cioccolato:
Crema chiffon alla zucca:
Copertura:
Pecan pralinati al bourbon (io, Nocciole e Rum)
Ganache di cioccolato
Procedimento
Base
Crema di zucca al cioccolato
*La ganache di cioccolato e’ prevista anche per la decorazione, per accorciare i tempi di preparazione si puo’ preparare in anticipo semplicemente aumentando di 100 gr la quantita’ di cioccolato e di panna (per un totale di 200 gr di panna e 200 gr di cioccolato), usandone meta’per la crema e riservandone l’altra meta’ per decorare
Crema chiffon alla zucca
Pecan pralinati al bourbon
Composizione e cottura
Decorazione
Mando questa ricetta da lei
Lo confesso: non ero un’amante del panettone. Non mi piacciono i canditi e trovarmeli nel panettone mi irritava…poi quella punta di acido in moltissime delle fette di panettone ( che da Ottobre in poi si trovano in tutti i supermercati tanto per avvantaggiarsi e non arrivare due mesi dopo senza la scatola dei desideri con, magari, la cartolina per vincere l’auto dei propri sogni..) ..insomma…non mi piacevano, che dovevo fare? Poi però è capitata una cosa buffa: che a Gente del Fud ci hanno fatto trovare, a metà Giugno, un panettone enorme da gustare in piena costiera sorrentina :)…e che panettone! Il panettone Loison…L’aspetto era bellissimo e allora ne ho provato un pezzettino-ino-ino…una rivelazione! A quel punto non sapevo se era l’atmosfera, il fatto di mangiarlo totalmente fuori stagione (che poi..perchè deve esistere una stagione per un dolce così??) o proprio la bontà intrensica, fatto sta che mi piacevano anche l’uvetta e i canditi..quindi ho concluso che dovesse essere un mero colpo di fortuna!
Poco tempo fa, ho parlato direttamente col Signor Loison in persona…che ha deciso convincermi che caso non era e di inviarmi un “dolce pensiero” (come dice lui)…..che dolce pensiero non era neanche per niente, perchè definire “pensiero” quella scatola delle meraviglie mi sembra riduttivo. Mi sono trovata, a metà Settembre, con un panettone al limone, uno al prosecco e uno all’amarena….li dovevo provare assolutamente e la scelta è ricaduta sul panettone all’amarena (con amarene grandissime dentro l’impasto..e senza canditi :) ). Una gusto che non vi posso dire…morbidissimo, profumato, non acido, equilibrato….Il Signor Loison mi ha convinto: il panettone mi piace! E anche parecchio e tanto da decidere, a Settembre, quali saranno i prossimi regali di Natale anche perchè la confezione è meravigliosa e questo non guasta mai!
Per me quel panettone è splendido e perfetto così..ma la Loison ha un intero sito dedicato a ricette “insolite” che hanno il panettone come protagonista: se ne possono trovare veramente di tutti i tipi e lo capisco, considerando le diverse di qualità di dolci che la Loison produce.
Io dò il mio piccolo contributo con un dolce fatto a partire, neanche a dirlo, con il panettone all’amarena.
RICETTA: DELIZIE DI PANETTONE ALL’AMARENA CON CHANTILLY ALLA NOCCIOLA, GLASSA AL MASCARPONE E RIDUZIONE DI AMARENA E MERLOT
Ingredienti:
Per la base
Per la chantilly alla nocciola
Per la glassa al mascarpone
Per la riduzione
Procedimento
Fate sciolgliere i 50 gr di zucchero a freddo finchè diventa dorato e unite le nocciole. Tostate per qualche secondo, versate su un foglio di carta da forno e fate freddare. Spezzate il croccante ottenuto grossolanamente e versatelo in un frullatore. Frullatelo finchè non avrà raggiunto la consistenza di una crema.
Per la chantilly alla: stemperare la crema pasticcera fredda di frigo con una frusta, al fine di ottenere una massa ben liscia ed omogenea; prelevatene circa la metà e scaldatela al micronde , quindi unite la colla di pesce ammollata e fatela sciogleire. Versate il pralinato aggiungete il resto della crema pasticcera fredda.
Nel frattempo montate la panna e unitela alla crema molto delicatamente, con un movimento del cucchiaio dal basso verso l’alto, in modo da ottenere una crema chantilly ben areata e leggera. Coprite con pellicola trasparente e conservate in frigo.
Per la glassa al mascarpone: unite al mascarpone la crema pasticcera, poi incorporate la panna leggermente sbattuta, ma ancora semiliquida.
Per la riduzione: mettete in un pentolino lo sciroppo di amarena (io ho preso quello che c’era nel vasetto di amarene sciroppate che ho usato per decorare), unite il Merlot e fate cuocere fino a che si sarà ridotto.
Per il montaggio del dolce: prendete 8 stampini da cup cake. Ritagliate due dischetti di panettone all’amarena della stessa misura dello stampino. Appoggiate un dischetto sulla base, unite uno strato di chantilly alla nocciola e coprite con un altro discehtto di panettone. Mettete in freezer per almeno mezz’ora (un’ora è meglio). Sformate i dolci dagli stampini e ricopriteli con la glassa al mascarpone (io li ho praticamente tuffati dentro la glassa :) ); adagiateli sul piatto di portata, versate la riduzione attorno al bordo e completate con un’amarena.
Albertino ha un rapporto particolare con le favole: le impara, memorizzando gli eventi, i dialoghi, i personaggi e poi le rielabora a modo suo…molto suo. Ve lo ricordate il suo racconto, in pieno pranzo pasquale, di Cappuccetto Rosso? Ecco, un bell’esempio direi. Stavolta è stato il turno di Biancaneve. In realtà, ad un’occhio esterno si rivelava una scena classica e tranquilla: Albertino-mimì e la Pasionaria-cocò giocavano con le bambole di Biancaneve e di Cucciolo (regalo ricevuto da Cocò per il suo compleanno). Il regista era Albertino-mimì che teneva Cucciolo ma curava i dialoghi sia di Biancaneve che del nanetto: alla sorella aveva lasciato il compito di fare i rumori vari e lei svolgeva il compito con entusiasmo. Io ero seduta nelle vicinanze e leggevo la posta, avendo il solito orecchio puntato verso la lora zona, per intervenire in caso di emergenza (strilli, capricci, graffi e botte varie… normale amministrazione fraterna insomma). Così sentivo distrattamente i loro discorsi, che vi riporto fedelmente:
Albertino-Cucciolo: “tu, Biancaneve, piccola intrigante..hai provato a rubarmi ma non ce l’hai fatta”
paionsria-Cocò “pssssss (ha fatto un rumore a caso)”
Albertino-Biancaneve” Tu nano non ce la farai a distruggermi”
Albertino-Cucciolo “ecco la mia ascia -Pasionaria, dammi l’ascia- e io ti sconfiggerò con un calcio rotante e una botta in testa”
Paionaria” Bum bum nooooooo (simulava l’ascia…per lei faceva quel suono)
Albertino-Narratore” E biancaneve prese la botta in testa e urlò e poi..fiuuuuuu…..Cadde, conme corpo morto cade” (Inferno, Canto V)
Mia madre. Solo lei poteva essere la colpevole. Albertino, quasi 6 anni, che citava Dante per indicare lo svenimento di Biancaneve. Dovevo aspettarmelo. D’altronde, se io a 9 andavo in giro recitando le terzine iniziali della scritta della porta dell’Inferno (per me si va nella cottà dolente, etc. etc.), mio figlio poteva pur citare il semplice svenimento. Lo so, la nostra è un’infanzia difficile….ormai chi ne verrà più fuori????
E meno male che non mi ha chiesto nulla di dantesco per la sua torta di compleanno! Anzi, ha voluto un comunissimo “Leone Cane Fifone” sulla sua torta, con la minaccia di non compiere gli anni se non ci fosse stato il simpatico cane rosa come personaggio tortesco!!! Potevo forse non fargli compiere gli anni??? Direi di no..così, dato che non era affatto interessato all’interno della torta, ho fatto un dolce di Salvatore De Riso (complice una bella quantità di fichi bianchi del Cilento regalati a mio nonno da un caro amico!) e il personaggio del suo cuore in pasta di zucchero (che poi, secondo la migliore tradizione..si è mangiata la Pasionaria!!!!)
RICETTA: DOLCE PASSIONE
Ingredienti
Per la pasta frolla alla nocciola:
Per il ripieno di fichi bianchi del Cilento e cioccolato
Per la crema di ricotta di bufala
Per la confettura di fichi bianchi del Cilento
Procedimento
Per la pasta frolla, inserite tutti gli ingredienti in un robot da cucina ed emulsionate per circa un minuto. Quando la pasta risulterà compatta toglietela dal robot e conservatela in frigorifero per circa 30 minuti. Poi stendetela spessa circa 5 mm su una teglia da forno. Ricavate un cerchio di circa 20 cn di diametro e cuocete in forno a 180° C per 20 minuti. Lasciate raffreddare a temepratura ambiente. Per il ripieno di fichi bianchi, frullate i fichi con il atte e l’amido fino ad ottenere una miscela omogenea. Versatela in una pentola e cuocete a fuoco dolce fino a 90° C. togliete la crema dal fuoco e aggiungete il cioccolato fondente. Mescolate fino a completo scioglimento del cioccolato e versate in uno stampo di 20 cm. Trasferite in freezer fino a completa congelazione. Per la crema di ricotta: con una frusta elettrica, mantecate la ricotta con lo zucchero a velo per circa 4 minuti. Aggiungete i gherigli di noce a pezzettini. Per la confettura, frullate i fchi con lo zucchero e grappa. Fate cuocere in una casseruola fino a 104°. Aggiungete il succo di mezzo limone. Lasciate raffreddare a temperatura ambiente. Componete la tortaq: su un piatto da portata sistemate un anello di acciaio di 22 cm di diamtero e lato 4 cm e all’interno mettete il disco di pasta frolla alle nocciole. Sopra stendete uno strato di circa 5 mm di crema di ricotta. Al centro adagiate il disco congelato di crema di fichi e cioccolato. Ricoprite con la rimanente crema di ricotta e lisciate la superficie con uan spatola di acciaio. Trasferite la torta in freezer per 3 ore. Poi con una spatola di acciaio glassate la superficie con la confettura di fichi. Togliere il cerchio di acciaio e decorare la torta con delle gocce di cioccolato fondente e noci.
Stavo leggendo un testo sull’Ikebana quando mi ha colpito una frase di un maestro Zen “gli uomini si comportano come dei fari: illuminano lontano ma rimangono bui proprio ai loro piedi”. Con molto poco aplomb zen ho pensato “bingo!”. Spesso, non dico che me lo scordo ma proprio non ci penso a” illuminare” me stessa. Il testo continuava suggerendo di trovarsi degli spazi per ritrovare equilibrio interiore e per fermarci ad ascoltare la parte più profonda di noi stessi. In questo, l’Ikebana therapy l’arte giapponese di ricreare su scala ridotta la natura e i materiali vegetali, poteva essere un ottimo aiuto.
I fiori. Senza andare a scomodare la filosofia orientale, devo ammettere che guardare con attenzione i fiori ha un immediato effetto rilassante, a prescindere dal fiore che si guarda. E quando posso, metto un centrotavola perchè rappresenta un pensiero per me stessa ma anche una forma di ” rispetto estetico” per gli ospiti..sempre come direbbe il saggio zen. Un esempio classico è la tavola di un matrimonio: sto a lì ad aspettare di vedere il centrotavola e la curiosità è alta! E, lo posso dire??? Spesso rimango delusa, non perchè non siano belli i fiori ma perchè li ritrovo perennemente sistemati in serie, matrimonio dopo matrimonio. Sono anni che vedo centrotavola con rose e lilium (se va bene) o con gerbere (i grooossi margheritoni) che mi sembrano messi lì non tanto per rendere più bella una tavola ma perchè si debba sistemare qualche cosa che riempia lo spazio fra un bicchiere e l’altro. E vogliamo parlare dei girasoli? Anni fa qualcuno ha pensato all’originalià dei girasoli e quindi, 9 volte su 10, ti ritrovi dei girasoli sempre più grandi a tavola e quello che era originale una volta, ora non lo è più. Ma gli altri fiori esistono? Mi ero messa in testa di imparare un pò a creare dei centrotavola diversi (ditemi voi dove mi doveva portare la lettura dell’ikebana therapy..ma ormai lo sapete che la mia mente non è che vada per vie regolari quindi prendetela per i giri che fa :) ) e, pensa che ti ripensa, ho deciso di chiedere informazioni a esperti del settore! Tempo fa, in questa occasione, avevo conosciuto Anita una wedding planner: la chiamo e le chiedo se avesse delle idee da mostrarmi!
E lei è stata tanto gentile che non solo ha contatto Giovanni, il suo floral design di fiducia ma anche un delizioso ristorante sul lago, la Gardenia a Castelgandolfo (bellissimo..ci tornerò) per mostrarmi tre esempi diversi di centrotavola e mise en place…. Voi lo sapete che io ci vado a nozze con queste cose..quindi ho deciso di fare delle mini cake decorate (non ci potevo arrivare a mani vuote, suvvia…..) e di andarmi a vedere come poter creare qualcosa di particolare con i fiori! E ne è valsa la pena, mi sono divertita molto! Siamo stati lì a chiacchierare di fiori, matrimoni, modi di decorare la tavola, etc…E’ una meraviglia trovare qualcuno con cui parlare di una cosa per il semplice fatto che è bella, creativa, divertente…quello dei fiori è un mondo! E vi avverto che il prossimo corso che Giovanni organizzerà per la decorazione della tavola sarà mio!!! Aggiungo il floral design alla lista delle cose desiderabili!!! In fondo il loro è un lavoro che invidio: si impegnano nel cercare di organizzare al meglio un ricevimento, un evento, una festa, mettendo a frutto la loro creatività e fantasia e cercando di valorizzare il più possibile il gusto di un cliente, indirizzandolo però su possibilità originali e meno viste. E, mi spiegava Giovanni, ultimamente non è semplice accontentare le richieste delle spose, dato che tutte conoscono benissimo le trasmissioni televisive dei Wedding Planner, quindi arrivano con l’idea di quello che vogliono senza però avere il corrispettivo ordine di grandezza di quanto costi realizzarla. Però entrambi mi hanno parlato con molta passione dell’attività che svolgono! E’ bello poter rendere unico un giorno speciale, anche nella scelta di un fiore o nel colore della tovaglia (se ci pensate, vale anche nel nostro quotidiano se dobbiamo apparecchiare una bella tavola di natale, o se dobbiamo realizzare un battesimo a casa e così via). E poi, sono sincera..non sapevo che una wedding planner non costasse nulla a un cliente o che esistessero dei corsi per imparare l’arte dei fiori!!! Ma ben venga!
Volete vedere allora, dei modi diversi dal solito di apparecchiare una tavola e dei centrotavola con forme alternative??? Quale preferite? I fiori non ve li dico..vediamo se indovinate!
Per questo piacevolissimo pomeriggio, ho preparato ( e con non poche difficoltà, dato che avevo la mano destra fuori uso, causa ustione..poi vi racconterò) delle mini cake al pistacchio e le ho decorate con pasta di zucchero (fatta, colorata, stesa e rifinita con la mano sinistra..una tragedia..). Ho fatto una torta intera e poi ritagliata, con dei coppa pasta, delle forme che desideravo!
RICETTA: TORTA ALLA CREMA DI PISTACCHIO DI BRONTE
Ingredienti
Procedimento
Preriscaldare il forno a 170°. Montare in planetaria (o con lo sbattitore) le uova e lo zucchero. Aggiungere l0olio e l’acqua e mescolare dolcemente. Aggiungere lo yogurt, la crema di pistacchio e mescolare ulteriormente fino ad amalgamare il tutto. Setacciare la farina e il lievito e aggiungerli al composto. Far amalgamare bene senza mescolare troppo a lungo(io ho usato ad intermittenza la planetaria al minimo..anche a mano va benissimo!). Imburrare una teglia da 24/26 cm e versarci il composto. Infornate per 50 minuti e comunque vale sempre la prova stecchino per verficare il gardo di cottura (deve uscire asciutto!).
Ci siamo: è scoppiata l’estate. La tanto attesa e desiderata estate. E tutti ora si lamentano: fa Caldooo! Il che non è poi detto per dire, perchè proprio si muore! In cucina inizia quel periodo in cui uno mette una grossa X rossa sopra il forno (non la sottoscritta, forno-addicted… ma anche io diminiusco la produzione, lo ammetto!) e colloca, non dico la stessa X, ma un grosso cartello di “PERICOLO” sui fornelli del gas. Ho avuto necessità di fare dei pan di spagna e la cucina sembrava un allegro forno crematorio….. Però resta il fatto che bisogna pur mangiare. E’ vero che si può vivere di frutta e gelati ma ogni tanto uno sente anche il bisogno di una cosa salata. Nascono, anzi ri-nascono, le insalate! Anche in rete, è tutto un fiorire di insalate di ogni forma e colore, con suggerimenti di tutti i tipi, da quella etnica a quella classica, da quella fantaiososa a quella salutista al massimo.
Volete che mi sottragga al rito di fornire la mia versione di insalata, anzi di insalate??? Sia mai! Poi in realtà non sono mie, ma le ho prese da libro di Laurel, Buon Appetito America. Devo dire che mi hanno colpito piacevolmente, per gusto e freschezza. Non ho usato tutti gli ingredienti consigliati nelle ricette perchè, banalmente, mi mancavano! Però posso dire che è vero che gli americani hanno belle quantità di “salad”..non propriamente dietetiche ma belle. Non vi aspetterete mica, da un’insalata con origini statunitensi, 3 foglie di lattuga, due pomodori, cetrioli, sale e un-cucchiaino-di-olio-non -di-più, vero??? La maionese qui, la fa da padrona!!! Ma ogni tanto si può!
RICETTA: EGG SALAD
Ingredienti (per 6 persone)
Procedimento
Mettete le uova in un pentolino e copritele di acqua fredda per un cm. Portate a leggera ebollizione poi spegnete il fuoco, coprite e farte riposare per 7 minuti esatti. mettete le uova in acqua e ghiaccio (o in acqua freddissima), poi sgusciatele. (ottimo metodo, non le conoscevo! le uova sono praticamente perfette, morbide e con un bel colore! Il tuorlo resta cremoso!). In una ciotola, mescolate le uova, la maionese, il sedano, l’erba cipollina, il succo di limone, sale e pepe e schiacciate brevemente con la forchetta. Non lavorate troppo gli ingredienti, il composto dovrebbe comunque rimanere con qualche pezzetto. assaggiate per regolare di condimento e unite altra maionese se necessario.
RICETTA: TUNA SALAD
Ingredienti (per 4 persone)
Procedimento
Scolate il tonno e mettetelo in una ciotola. Unite gli altri ingredienti e mescolate.
Giuro: non bevo! L’ho già detto…ma ho detto pure che ho scoperto un’insana passione per il Pedro Ximenez. Che devo fare???? Quel vino mi piace molto e l’altra notte mi sono messa a pensare ad un modo per poterlo bere..senza far soffrire le pene dell’inferno al mio povero stomaco. E col caldo che fa, non è che ci sia voluto molto: semifredddo!!!! Sì, un bel semifreddo al Pedro Ximenez! Poi però mi mancava una cosuccia dentro: ora, vi pare che uno si prende una bella semisfera di semifreddo senza trovarci dentro una sorpresina? Che so….un dischetto di cremoso ci stava proprio bene!!! Di che, direte voi? Secondo me questo vino sa di fichi (già detto pure questo nello stesso posto) e si dà il caso che io abbia appena comprato della Melassa di fichi (che io e la mia famiglia chiamiamo miele di fichi..e quindi qualche volta mi capiterà di usare questo nome..anche se non è un vero e proprio miele). Se non avete mai assaggiato la melassa di fichi, fatelo! A me capitò di assaggiarla su degli “strufoli” calabresi (più grossi e più larghi di quelli campani…non ricordo come si chiamassero) e rimasi fulminata da questo liquido! Poi mia nonna ce ne regalò una bottiglia che le aveva portato un’amica e lo centellinammo: nel senso che un pò mia madre lo centellinava sugli strufoli fatti con la nostra classica ricetta e un pò lo centellinavo io personalmente, a cucchiaiate direttamente nella mia bocca! Per molti anni non l’ho più ritrovato e quando l’ho visto in un negozio, quella confezione di melassa di fichi non ha fatto in tempo a dire ciao a tutti i suoi colleghi barattoli di miele! La decisione era presa: semifreddo al Pedro Ximenez con cremoso ai fichi. Per realizzarlo sono andata abbastanza sul sicuro: ho preso la base del semifreddo del grenoble e l’ho modificata con questi due ingredienti! E così ho il mio vino da gustare nelle calde sere d’estate (e pure nelle fredde, dato che mi è piaciuto tantissimo). Sono ovviamente di parte ma credo che si potrebbe sostiuire il vino con un rosso liquoroso che vi piace e sostituire nel cremoso, al posto della melassa di fichi, del cacao amaro o del mosto cotto (ma non voglio responsabilità :) !Io me lo mangio con i gusti indicati!!!!)
RICETTA: SEMIFREDDO AL PEDRO XIMENEZ E CREMOSO AI FICHI
Ingredienti
Cremoso alla melassa di fichi
Lasciare in infusione, in un contenitore, il latte e la melassa per almeno 4 ore. Dopo squotere bene e ottenere un liquido uniforme
Ammollare la gelatina in acqua fredda.
Versare il latte in un pentolino, aggiungere metà dello zucchero e portare a bollore. Montare i tuorli con lo zucchero restante, aggiungere il latte e portare mescolando a 85°C come per la preparazione di una crema inglese.
Incorporare la gelatina ben strizzata.
Montare la panna e, quando il composto è raffreddato, incorporarla delicatamente. Versarla nei contenitori di alluminio piccoli (io ho usato quelli monoporzione) o in stampi di silicone da dischetti di 3-4 cm di diametro e mettere in congelatore per almeno un paio di ore
Mousse al Pedro Ximenez
Ammollare i fogli di gelatina. Montare poco i tuorli con metà zucchero.
Scaldare i 200 g di panna col Pedro Ximenez e il resto dello zucchero. Quando si è stabilizzato, aggiungere i tuorli.
Mettere sul fuoco e mescolando portare a 85°C. Togliere dal fuoco ed aggiungere la gelatina, mescolando bene.
Lasciare raffreddare mescolando.
Montare i 300 g di panna ed aggiungerne una piccola parte al composto raffreddato per ammorbidirlo. Incorporare la panna restante con molta delicatezza.
Utilizzare subito.
Montaggio: Utilizzare degli stampini monouso (fiori, come ho usato io o semisfere di circa 6 cm di diamtero). Riempire per 2/3 lo stampo monouso con la mousse, prendere un dischetto (ormai congelato) di cremoso e metterlo nel centro, ricoprire con la mousse e livellare. Riempire tutti gli stampini (me ne sono venuti 7-8…dipende dalla grandezza) e mettere in freezer per almeno mezza giornata. Prima di servire, tirar fuori gli stampini e mettere il semifreddo nel piatto e aspettare una decina di minuti prima di servirlo