Ad aprire giornali e pagine di internet di notizie con effetti devastanti sulla nostra psiche se ne trovano a bizzeffe: dalla crisi finanziaria alle tredicesime che sembrano un miraggio, dalla situazione internazionale a quella, tutt’altro che tranquilla, italiana c’è di che restare impressionati. Leggi di tutto e il contrario di tutto e quando pensi che non ne puoi più ecco arrivare la notizia che cattura la tua attenzione per l’impatto che ha sulla società civile. Quella che ho letto io mi ha veramente lasciata …senza parole è dire poco.
In questo periodo mangerei tantissima zucca: sarà che è arrivato l’autunno col suo carico di frutti, sarà che se non mi faccio una vellutata di zucca non sono contenta, sarà pure che Halloween la sua suggestione la crea…ma in questo periodo zucca deve essere. Sul salato ci siamo, di cose me ne piacciono tante, però ogni anno mi resta il cruccio di non aver trovato un dolce che mi soddisfi. Possibile che gli americani parlino e straparlino di questa benedetta torta di zucca, buona, favolosa, tradizionale, etc etc…e a me sembrano (anzi sembravano) tutte abbastanza scialbe? Volete (anzi volevate) mettere anche una semplicissima crostata nostrana? un bel ciambellone tipico delle nonne? una torta di mele che più semplice non si può?
Quest’anno però non potevo passarla liscia: il mio capo un paio di settimane fa mi ha chiesto se per halloween, potevo portare una bella torta di zucca “americana” per festeggiare tutti insieme! Eh…proprio di zucca, mannaggialamiseria! Alea iacta est: il dado era tratto e quindi dovevo trovare una torta di zucca, americana, degna di questo nome e saporita. In genere quando si tratta di mission impossible, c’è una sola persona a cui mi rivolgo, anzi mi affido: la mia amica Rossana, che oltre a essere un genio della cucina vive, guarda un po, proprio in America da tanti anni. Se la ricetta giusta non l’aveva lei, chi poteva??? E infatti ce l’aveva! L’ha pure provata, prese le dosi giusti, fatta in più versioni e passatemela molto gentilmente! Unica differenza: questa tarte richiederebbe le noci pecan, molto comuni in America. Qui non ne ho trovato neanche l’ombra e sì che è tanto che le cerco. Dopo consultazione con Rossana, ho sostituito con le nocciole, perchè secondo lei si avvicinano e sopratutto stanno bene con gli ingredienti! Beh…è uscita fuori una tarte niente male, nulla a che vedere con le classiche crostate di zucca fatte finora…un pò più elaborata ma sicuramente con un risultato…come ve lo posso descrivere?Hummmm..vi racconto questa cosa!
Per fare velocissimamente una foto a questa torta (dovevo pur fare una prova prima di portarla in ufficio) ho chiesto ad una piccola aiutante di tenermi il piatto per sistemare Il Gatto che voleva fare un simil attentato a tutto ciò che di commestibile c’era nel giro di 3 metri. Messo il cibo a riparo stavo per scattare quando l’unica cosa che sono riuscita a riprendere è stato il vero e proprio attentato che la fetta ha subito.. Mi spiace quindi..ma questo è ciò che posso testimoniare! :D
RICETTA: TARTE DI ZUCCA AL CIOCCOLATO CON NOCCIOLE PRALINATE AL RUM
Ingredienti
(8 tartellette 10x2cm oppure 1 tarte rettangolare 20×30 cm)
Base:
Crema di zucca al cioccolato:
Crema chiffon alla zucca:
Copertura:
Pecan pralinati al bourbon (io, Nocciole e Rum)
Ganache di cioccolato
Procedimento
Base
Crema di zucca al cioccolato
*La ganache di cioccolato e’ prevista anche per la decorazione, per accorciare i tempi di preparazione si puo’ preparare in anticipo semplicemente aumentando di 100 gr la quantita’ di cioccolato e di panna (per un totale di 200 gr di panna e 200 gr di cioccolato), usandone meta’per la crema e riservandone l’altra meta’ per decorare
Crema chiffon alla zucca
Pecan pralinati al bourbon
Composizione e cottura
Decorazione
Mando questa ricetta da lei
Ora che sono passate più di due settimane, posso dirlo con una ragionevole certezza: Albertino frequenta la prima elementare e La Pasionaria il primo anno della scuola dell’infanzia . Con altrettanto ragionevole orgoglio, posso anche dire che hanno fatto un buon inserimento, che le maestre sono tanto brave da farmi guardare con terrore alla lista dei giorni in cui la scuola resterà chiusa, che hanno fatto subito amicizia…insomma, le premesse perchè si possa dire “va tutto per il meglio” ci sono.
Per loro due, ci sono. Il problema ovviamente sono io. Vorrei sapere chi è il genio del male che ha inventato le riunioni per eleggere il rappresentante di classe: venendo da parecchi anni di nido, scuola dell’infanzia di uno, arinido dell’altra..so che queste riunioni mi sfiancano..ma ogni anno ci casco e ci vado. Ebbene, queste accolte di genitori hanno il potere di farmi sentire la mamma più snaturata del mondo: esco presto dal lavoro (provocando i soliti rimbrotti del capo), arrivo in classe trafelata 1 minuto e mezzo prima che cominci la riunione, mi siedo sulle sedioline dei bambini (e con i tacchi alti l’immagine è agghiacciante), con mega borsa-del-lavoro regalatami alla laurea (pesantissima che ancora devo capire che ci metto dentro), vestita un pò come una hostess dell’Alitalia perchè tanto la mattina dell’elezione capita sempre una riunione importante e quindi neanche prendermi un giorno di ferie o tornare a casa prima per indossare un paio di jeans. E lì trovo tutte le mamme e i papà, sereni, sorridenti che scherzano fra loro. Si conoscono tutti, rigorosamente. Anche se è il primo giorno di scuola, loro si possono raccontare aneddoti degli anni precedenti, conoscono le maestre a mena dito e sanno pure le date dei compleanni dei bidelli. E’ chiaro che già sanno quando ci sarà la gita scolastica, gli accessori didattici necessari ai loro figli e pure le date in cui sono state affittate tutte le sale del circondario per festeggiare i compleanni. Ovvio che sanno tutti benissimo come procedere all’elezione del rappresentante di classe, anzi, già sanno chi è, che farà e posseggono il numero del cellulare per andarsi a mangiare una pizza insieme. Io, non conoscevo nessuno (e scusatemi, ma essendo la prima elementare in una nuova scuola..mi sembra pure abbastanza normale ma lasciam perdere..), non avevo idea di chi fosse la persona che si proponeva come rappresentante di classe e alle maestre davo rigorosamente del lei (anche perchè, pur giovani e carine, sempre maestre sono e per parlare alla riunione faccio presente che ho alzato il ditino dicendo “maestra scusi posso parlare”..che poi mi volevo sotterrare…).
Quando è giunto il momento delle consultazioni, le maestre sono uscite e hanno chiuso la porta, lasciandomi fra un mare di sconosciuti che fra loro si conoscevano benissimo. Vedevo che chiacchieravamo amabilmente e, dovendo fiondarmi all’altra riunione, quella della classe della Pasionaria, ho timidamente chiesto “ehmmm..che si fa?”, “ora votiamo” mi ha risposto una mamma con una certa aria di sufficienza come a dire mi sembra ovvio, che siamo venute a fare. Non avevo ancora capito che il problema fosse la scelta del presidente e del segretario..cioè di quei poveri sfortunati che restano lì fino alla fine delle elezioni. Ho sempre guardato con terrore a questi ruoli, figuriamoci se mi proponevo io…ma la mancata conoscenza in questo caso aiuta…non me lo hanno neanche proposto. Il marito della candidata rappresentante e la mamma-amica-da-sempre hanno assolto a questo compito con gioia. Non avendo intenzione di rimanere oltre il necessario (tenete presente che era passata un’ora e mezza) mi sono fatta avanti e ho chiesto “posso votare?” “certo…aspetta che ti prendo il biglietto”. Io non sapevo il nome della mamma che si candidava, quindi ho barato e ho chiesto al papà vicino, che sembrava impacciato almeno quanto me. Lui ha suggerito a bassa voce (sia mai che qualcuno se ne accorgesse) e il risultato è stato che sono riuscita a scrivere male pure il nome dell’unica rappresentante di classe…come mi ha fatto notare la scrutatrice. “oddio e se me l’annullano???” l’ho pensato per un attimo ma poi, con pazienza, mi hanno fatto cambiare la lettera sbagliata e ho messo nella scatola il mio bigliettino. A quel punto mancavano solo dieci minuti alla fine dell’elezioni nella scuola della Pasionaria, al che ho preso armi e borsona e Albertino col suo carrellino e la scena era questa: io e lui in mezzo alla strada, lui seduto sul carrellino perchè la strada non era abbastanza liscia e non ce la faceva da solo e dovevo spingerlo, io che portavo la borsa mia (metterò una pochette per andare a lavoro, lo giuro), lo zaino suo di Ben Ten e la busta preziosa con i cedolini dei libri, le liste varie e i moduli per la mensa da riempire..e io che, con con i tacchi alti lo spingevo più velocemente possibile in mezzo alla strada. Ho ringraziato il cielo che sono passate solo una pio di persone..che effettivamente mi guardavano stralunate..ma erano poche, lo ammetto. In compenso Albertino rideva come un matto e mi ha detto “mamma ma che stai a fa?”.
Arrivati davanti all’asilo, pardon, scuola dell’infanzia, gli ho detto, “scendi, seguimi come puoi e andiamo a votare”…mancavano 5 minuti….sono stata fortunata, di altri genitori non c’era traccia quindi potevo votare subito. Stavolta per non sbagliare avevano scritto direttamente il nome vicino alla postazione di voto ma evidentemente non dovevo ispirare fiducia dato che la mamma segrataria di turno ma ha detto con un gentile sorriso : “mi raccomando, scriva bene”. Va beh..comunque ce l’ho fatta e se tutto va come deve..se ne riparla il prossimo anno.
In macchina Albertino mi ha raccontato che a merenda un suo amico aveva pane e marmellata e che la voleva pure lui…una richiesta più che ragionevole, quindi la domenica dopo mi sono data alla marmellatificazione… Avevo delle pesche bianche, l’ultimo residuo di questa lunghissima estate, e una delle marmellate provate è stata quella di pesche bianche e un tocco di lavanda.
P.S.: io non uso la pectina ma mi dicono che è molto utile…voi che fate? la usate? Mi raccontate per favore?
RICETTA: MARMELLATA DI PESCHE BIANCHE E LAVANDA
Ingredienti
Procedimento
Sbucciate le pesche, privatele del nocciolo e taglietele in pezzi. Riunitele in un contenitore , conditele con il succo di limone e lo zucchero, mescolate e coprite. Lasciate riposare in frigo 6 ore. Scolate la frutta e tenetela da parte e portate a ebollizione il succo che si sarà formato. Lasciate sobbillire per 5 minuti e unite le pesche e cuocete per circa 15 minuti. Aggiungere i fiori di lavanda (non troppi mi raccomando) e versare nei vasetti sterilizzati. Chiudeteli e fateli raffreddare capovolti.
Lo confesso: non ero un’amante del panettone. Non mi piacciono i canditi e trovarmeli nel panettone mi irritava…poi quella punta di acido in moltissime delle fette di panettone ( che da Ottobre in poi si trovano in tutti i supermercati tanto per avvantaggiarsi e non arrivare due mesi dopo senza la scatola dei desideri con, magari, la cartolina per vincere l’auto dei propri sogni..) ..insomma…non mi piacevano, che dovevo fare? Poi però è capitata una cosa buffa: che a Gente del Fud ci hanno fatto trovare, a metà Giugno, un panettone enorme da gustare in piena costiera sorrentina :)…e che panettone! Il panettone Loison…L’aspetto era bellissimo e allora ne ho provato un pezzettino-ino-ino…una rivelazione! A quel punto non sapevo se era l’atmosfera, il fatto di mangiarlo totalmente fuori stagione (che poi..perchè deve esistere una stagione per un dolce così??) o proprio la bontà intrensica, fatto sta che mi piacevano anche l’uvetta e i canditi..quindi ho concluso che dovesse essere un mero colpo di fortuna!
Poco tempo fa, ho parlato direttamente col Signor Loison in persona…che ha deciso convincermi che caso non era e di inviarmi un “dolce pensiero” (come dice lui)…..che dolce pensiero non era neanche per niente, perchè definire “pensiero” quella scatola delle meraviglie mi sembra riduttivo. Mi sono trovata, a metà Settembre, con un panettone al limone, uno al prosecco e uno all’amarena….li dovevo provare assolutamente e la scelta è ricaduta sul panettone all’amarena (con amarene grandissime dentro l’impasto..e senza canditi :) ). Una gusto che non vi posso dire…morbidissimo, profumato, non acido, equilibrato….Il Signor Loison mi ha convinto: il panettone mi piace! E anche parecchio e tanto da decidere, a Settembre, quali saranno i prossimi regali di Natale anche perchè la confezione è meravigliosa e questo non guasta mai!
Per me quel panettone è splendido e perfetto così..ma la Loison ha un intero sito dedicato a ricette “insolite” che hanno il panettone come protagonista: se ne possono trovare veramente di tutti i tipi e lo capisco, considerando le diverse di qualità di dolci che la Loison produce.
Io dò il mio piccolo contributo con un dolce fatto a partire, neanche a dirlo, con il panettone all’amarena.
RICETTA: DELIZIE DI PANETTONE ALL’AMARENA CON CHANTILLY ALLA NOCCIOLA, GLASSA AL MASCARPONE E RIDUZIONE DI AMARENA E MERLOT
Ingredienti:
Per la base
Per la chantilly alla nocciola
Per la glassa al mascarpone
Per la riduzione
Procedimento
Fate sciolgliere i 50 gr di zucchero a freddo finchè diventa dorato e unite le nocciole. Tostate per qualche secondo, versate su un foglio di carta da forno e fate freddare. Spezzate il croccante ottenuto grossolanamente e versatelo in un frullatore. Frullatelo finchè non avrà raggiunto la consistenza di una crema.
Per la chantilly alla: stemperare la crema pasticcera fredda di frigo con una frusta, al fine di ottenere una massa ben liscia ed omogenea; prelevatene circa la metà e scaldatela al micronde , quindi unite la colla di pesce ammollata e fatela sciogleire. Versate il pralinato aggiungete il resto della crema pasticcera fredda.
Nel frattempo montate la panna e unitela alla crema molto delicatamente, con un movimento del cucchiaio dal basso verso l’alto, in modo da ottenere una crema chantilly ben areata e leggera. Coprite con pellicola trasparente e conservate in frigo.
Per la glassa al mascarpone: unite al mascarpone la crema pasticcera, poi incorporate la panna leggermente sbattuta, ma ancora semiliquida.
Per la riduzione: mettete in un pentolino lo sciroppo di amarena (io ho preso quello che c’era nel vasetto di amarene sciroppate che ho usato per decorare), unite il Merlot e fate cuocere fino a che si sarà ridotto.
Per il montaggio del dolce: prendete 8 stampini da cup cake. Ritagliate due dischetti di panettone all’amarena della stessa misura dello stampino. Appoggiate un dischetto sulla base, unite uno strato di chantilly alla nocciola e coprite con un altro discehtto di panettone. Mettete in freezer per almeno mezz’ora (un’ora è meglio). Sformate i dolci dagli stampini e ricopriteli con la glassa al mascarpone (io li ho praticamente tuffati dentro la glassa :) ); adagiateli sul piatto di portata, versate la riduzione attorno al bordo e completate con un’amarena.
Albertino ha un rapporto particolare con le favole: le impara, memorizzando gli eventi, i dialoghi, i personaggi e poi le rielabora a modo suo…molto suo. Ve lo ricordate il suo racconto, in pieno pranzo pasquale, di Cappuccetto Rosso? Ecco, un bell’esempio direi. Stavolta è stato il turno di Biancaneve. In realtà, ad un’occhio esterno si rivelava una scena classica e tranquilla: Albertino-mimì e la Pasionaria-cocò giocavano con le bambole di Biancaneve e di Cucciolo (regalo ricevuto da Cocò per il suo compleanno). Il regista era Albertino-mimì che teneva Cucciolo ma curava i dialoghi sia di Biancaneve che del nanetto: alla sorella aveva lasciato il compito di fare i rumori vari e lei svolgeva il compito con entusiasmo. Io ero seduta nelle vicinanze e leggevo la posta, avendo il solito orecchio puntato verso la lora zona, per intervenire in caso di emergenza (strilli, capricci, graffi e botte varie… normale amministrazione fraterna insomma). Così sentivo distrattamente i loro discorsi, che vi riporto fedelmente:
Albertino-Cucciolo: “tu, Biancaneve, piccola intrigante..hai provato a rubarmi ma non ce l’hai fatta”
paionsria-Cocò “pssssss (ha fatto un rumore a caso)”
Albertino-Biancaneve” Tu nano non ce la farai a distruggermi”
Albertino-Cucciolo “ecco la mia ascia -Pasionaria, dammi l’ascia- e io ti sconfiggerò con un calcio rotante e una botta in testa”
Paionaria” Bum bum nooooooo (simulava l’ascia…per lei faceva quel suono)
Albertino-Narratore” E biancaneve prese la botta in testa e urlò e poi..fiuuuuuu…..Cadde, conme corpo morto cade” (Inferno, Canto V)
Mia madre. Solo lei poteva essere la colpevole. Albertino, quasi 6 anni, che citava Dante per indicare lo svenimento di Biancaneve. Dovevo aspettarmelo. D’altronde, se io a 9 andavo in giro recitando le terzine iniziali della scritta della porta dell’Inferno (per me si va nella cottà dolente, etc. etc.), mio figlio poteva pur citare il semplice svenimento. Lo so, la nostra è un’infanzia difficile….ormai chi ne verrà più fuori????
E meno male che non mi ha chiesto nulla di dantesco per la sua torta di compleanno! Anzi, ha voluto un comunissimo “Leone Cane Fifone” sulla sua torta, con la minaccia di non compiere gli anni se non ci fosse stato il simpatico cane rosa come personaggio tortesco!!! Potevo forse non fargli compiere gli anni??? Direi di no..così, dato che non era affatto interessato all’interno della torta, ho fatto un dolce di Salvatore De Riso (complice una bella quantità di fichi bianchi del Cilento regalati a mio nonno da un caro amico!) e il personaggio del suo cuore in pasta di zucchero (che poi, secondo la migliore tradizione..si è mangiata la Pasionaria!!!!)
RICETTA: DOLCE PASSIONE
Ingredienti
Per la pasta frolla alla nocciola:
Per il ripieno di fichi bianchi del Cilento e cioccolato
Per la crema di ricotta di bufala
Per la confettura di fichi bianchi del Cilento
Procedimento
Per la pasta frolla, inserite tutti gli ingredienti in un robot da cucina ed emulsionate per circa un minuto. Quando la pasta risulterà compatta toglietela dal robot e conservatela in frigorifero per circa 30 minuti. Poi stendetela spessa circa 5 mm su una teglia da forno. Ricavate un cerchio di circa 20 cn di diametro e cuocete in forno a 180° C per 20 minuti. Lasciate raffreddare a temepratura ambiente. Per il ripieno di fichi bianchi, frullate i fichi con il atte e l’amido fino ad ottenere una miscela omogenea. Versatela in una pentola e cuocete a fuoco dolce fino a 90° C. togliete la crema dal fuoco e aggiungete il cioccolato fondente. Mescolate fino a completo scioglimento del cioccolato e versate in uno stampo di 20 cm. Trasferite in freezer fino a completa congelazione. Per la crema di ricotta: con una frusta elettrica, mantecate la ricotta con lo zucchero a velo per circa 4 minuti. Aggiungete i gherigli di noce a pezzettini. Per la confettura, frullate i fchi con lo zucchero e grappa. Fate cuocere in una casseruola fino a 104°. Aggiungete il succo di mezzo limone. Lasciate raffreddare a temperatura ambiente. Componete la tortaq: su un piatto da portata sistemate un anello di acciaio di 22 cm di diamtero e lato 4 cm e all’interno mettete il disco di pasta frolla alle nocciole. Sopra stendete uno strato di circa 5 mm di crema di ricotta. Al centro adagiate il disco congelato di crema di fichi e cioccolato. Ricoprite con la rimanente crema di ricotta e lisciate la superficie con uan spatola di acciaio. Trasferite la torta in freezer per 3 ore. Poi con una spatola di acciaio glassate la superficie con la confettura di fichi. Togliere il cerchio di acciaio e decorare la torta con delle gocce di cioccolato fondente e noci.
Questo post non è di interesse alcuno per la popolazione maschile della rete, alla quale quindi consiglio vivamente di non procedere nella lettura. Cosa diversa invece per la restante popolazione femminile, che dovrebbe trovare ispirazione, se così si può dire, dalle notizie che riporterò.
Vi avviso subito che sono in ferie. Quando si è in ferie, la donna media si butta su letture che nulla hanno a che vedere con i soliti mattoni invernali ( che in maniera tanto tanto intellettual-chic stazionano sui comodini e nelle borse che ci accompagnano in metro): le riviste da spiaggia, come le definisco io! Su una di queste riviste ho trovato un articolo che più adatto al periodo non si può, per carità..ma se posso dirlo, mi ha lasciata fra lo sconcertata e l’allibita! Vi confesso che io quelle cose non le sapevo e mi hanno convinta delle necessità di continuare a comprare queste riviste anche in pieno inverno, perchè su certi argomenti bisogna essere aggiornati. Vi riporto quello che dice l’articolo, con una premessa: siccome questo blog non è vietato a minori di anni 16 le descrizioni precise che riporta il giornale le ometto ma il consiglio è quello di cercare cosa significhino i vari termini. Lo so che non c’entra assolutamente nulla con la cucina in senso stretto ma non ce l’ho fatta a non rendervi partecipe di certe scoperte!
Il titolo dell’articolo è : BRASILIANA in tutta sicurezza.
Ora voi dovete dirmi a che avreste pensato. Mi era venuto in mente alla frequentazione di una ragazza carioca senza rischiare grosso in una città come Rio de jainero. Sbagliavo e di grosso e sono sicura che voi ci siete arrivate prima di me. Tralascio la prima parte dell’articolo per concentrarmi sul punto fondamentale, ovvero depilazione eseguita in igiene e salute.
Qui scatta la lista dei metodi papabili, con tanto di pro e contro. In questo senso qualsiasi donna dotata di un minimo di esperienza, certe cose più o meno le sa..ma qui il livello di approfondimento è ben altro. L’argomento scottante è la ceretta “adatta” per indossare i costumi fra i quali una donna deve scegliere, quindi prendete appunti:
Diciamo che la differenza è proprio concettuale e vi prego di fare uno sforzo di immaginazione. Se proprio non ce la fate, come la sottoscritta, a capire perchè preferire uno stile o l’altro, beh, non vi resta che documentarvi. In ogni modo, il massimo del massimo è essere fufuniste (vi giuro che è scritto così) ovvero fan della depilazione full brasilian (e qui, secondo me, è più semplice capire il linguaggio in codice rispetto agli termini, se non altro per la radicalità della scelta).
Io sono al mare e la visita dall’estetista è di rigore..ma vi confesso che in questo momento sono terrorizzata!
In compenso mi godo il mio bel viaggio…..e dove sono? Parigi, Londra, Amsterdam??? Qualche capitale esotica? No…per la 35-esima estate consecutiva me ne vengo a Sapri e siccome vi ho rotto l’anima con i racconti di Sapri, del Cilento, della Campania e via dicendo..qualche foto ve la lascio pure io! Forse non sono degne di nota come chi è così fortunato da farsi viaggi in terre lontane ma non mi lamento proprio! La ricetta è semplice e goduta nel giardino di mio nonno: la ricotta infornata al pistacchio (lo so..ormai di pistacchio avete fatto indigestione ma ho praticamente finito le scorte…aspetto con ansia che arrivino parenti siciliani a rifornirmi…più o meno la prossima settimana!)
RICETTA: RICOTTA INFORNATA AL PISTACCHIO
Ingredienti
Procedimento
Sbattere la ricotta di pecora con l’uovo e lo zucchero. Aggiungere la crema di pistacchio (o la buccia grattugiata di due limoni o altri aromi..), mescolare bene e versare tutto quanto in una teglia antiaderente. Coprire con un foglio di carta argentata e sistemare questa teglia in una seconda teglia più grande, versarci un fondo di acqua alda e infornare il tutto a 150°C fino a quando la crema non si sarà rappresa e dorata (da me ci ha messo un bel pò..tipo un’ora e mezzo). Lasciar raffreddare completamente prima di sformare (meglio preparare la ricotta il giorno prima e farle passare la notte in frigo).
Stavo leggendo un testo sull’Ikebana quando mi ha colpito una frase di un maestro Zen “gli uomini si comportano come dei fari: illuminano lontano ma rimangono bui proprio ai loro piedi”. Con molto poco aplomb zen ho pensato “bingo!”. Spesso, non dico che me lo scordo ma proprio non ci penso a” illuminare” me stessa. Il testo continuava suggerendo di trovarsi degli spazi per ritrovare equilibrio interiore e per fermarci ad ascoltare la parte più profonda di noi stessi. In questo, l’Ikebana therapy l’arte giapponese di ricreare su scala ridotta la natura e i materiali vegetali, poteva essere un ottimo aiuto.
I fiori. Senza andare a scomodare la filosofia orientale, devo ammettere che guardare con attenzione i fiori ha un immediato effetto rilassante, a prescindere dal fiore che si guarda. E quando posso, metto un centrotavola perchè rappresenta un pensiero per me stessa ma anche una forma di ” rispetto estetico” per gli ospiti..sempre come direbbe il saggio zen. Un esempio classico è la tavola di un matrimonio: sto a lì ad aspettare di vedere il centrotavola e la curiosità è alta! E, lo posso dire??? Spesso rimango delusa, non perchè non siano belli i fiori ma perchè li ritrovo perennemente sistemati in serie, matrimonio dopo matrimonio. Sono anni che vedo centrotavola con rose e lilium (se va bene) o con gerbere (i grooossi margheritoni) che mi sembrano messi lì non tanto per rendere più bella una tavola ma perchè si debba sistemare qualche cosa che riempia lo spazio fra un bicchiere e l’altro. E vogliamo parlare dei girasoli? Anni fa qualcuno ha pensato all’originalià dei girasoli e quindi, 9 volte su 10, ti ritrovi dei girasoli sempre più grandi a tavola e quello che era originale una volta, ora non lo è più. Ma gli altri fiori esistono? Mi ero messa in testa di imparare un pò a creare dei centrotavola diversi (ditemi voi dove mi doveva portare la lettura dell’ikebana therapy..ma ormai lo sapete che la mia mente non è che vada per vie regolari quindi prendetela per i giri che fa :) ) e, pensa che ti ripensa, ho deciso di chiedere informazioni a esperti del settore! Tempo fa, in questa occasione, avevo conosciuto Anita una wedding planner: la chiamo e le chiedo se avesse delle idee da mostrarmi!
E lei è stata tanto gentile che non solo ha contatto Giovanni, il suo floral design di fiducia ma anche un delizioso ristorante sul lago, la Gardenia a Castelgandolfo (bellissimo..ci tornerò) per mostrarmi tre esempi diversi di centrotavola e mise en place…. Voi lo sapete che io ci vado a nozze con queste cose..quindi ho deciso di fare delle mini cake decorate (non ci potevo arrivare a mani vuote, suvvia…..) e di andarmi a vedere come poter creare qualcosa di particolare con i fiori! E ne è valsa la pena, mi sono divertita molto! Siamo stati lì a chiacchierare di fiori, matrimoni, modi di decorare la tavola, etc…E’ una meraviglia trovare qualcuno con cui parlare di una cosa per il semplice fatto che è bella, creativa, divertente…quello dei fiori è un mondo! E vi avverto che il prossimo corso che Giovanni organizzerà per la decorazione della tavola sarà mio!!! Aggiungo il floral design alla lista delle cose desiderabili!!! In fondo il loro è un lavoro che invidio: si impegnano nel cercare di organizzare al meglio un ricevimento, un evento, una festa, mettendo a frutto la loro creatività e fantasia e cercando di valorizzare il più possibile il gusto di un cliente, indirizzandolo però su possibilità originali e meno viste. E, mi spiegava Giovanni, ultimamente non è semplice accontentare le richieste delle spose, dato che tutte conoscono benissimo le trasmissioni televisive dei Wedding Planner, quindi arrivano con l’idea di quello che vogliono senza però avere il corrispettivo ordine di grandezza di quanto costi realizzarla. Però entrambi mi hanno parlato con molta passione dell’attività che svolgono! E’ bello poter rendere unico un giorno speciale, anche nella scelta di un fiore o nel colore della tovaglia (se ci pensate, vale anche nel nostro quotidiano se dobbiamo apparecchiare una bella tavola di natale, o se dobbiamo realizzare un battesimo a casa e così via). E poi, sono sincera..non sapevo che una wedding planner non costasse nulla a un cliente o che esistessero dei corsi per imparare l’arte dei fiori!!! Ma ben venga!
Volete vedere allora, dei modi diversi dal solito di apparecchiare una tavola e dei centrotavola con forme alternative??? Quale preferite? I fiori non ve li dico..vediamo se indovinate!
Per questo piacevolissimo pomeriggio, ho preparato ( e con non poche difficoltà, dato che avevo la mano destra fuori uso, causa ustione..poi vi racconterò) delle mini cake al pistacchio e le ho decorate con pasta di zucchero (fatta, colorata, stesa e rifinita con la mano sinistra..una tragedia..). Ho fatto una torta intera e poi ritagliata, con dei coppa pasta, delle forme che desideravo!
RICETTA: TORTA ALLA CREMA DI PISTACCHIO DI BRONTE
Ingredienti
Procedimento
Preriscaldare il forno a 170°. Montare in planetaria (o con lo sbattitore) le uova e lo zucchero. Aggiungere l0olio e l’acqua e mescolare dolcemente. Aggiungere lo yogurt, la crema di pistacchio e mescolare ulteriormente fino ad amalgamare il tutto. Setacciare la farina e il lievito e aggiungerli al composto. Far amalgamare bene senza mescolare troppo a lungo(io ho usato ad intermittenza la planetaria al minimo..anche a mano va benissimo!). Imburrare una teglia da 24/26 cm e versarci il composto. Infornate per 50 minuti e comunque vale sempre la prova stecchino per verficare il gardo di cottura (deve uscire asciutto!).
Certi dolci non vanno dimenticati, lasciati lì in un angolo o peggio modificati secondo le ultime tendenze del momento. Anzi, vanno protetti, riscoperti e amati proprio per le loro origini. Come per le Pastuccelle. Sono dei dolci originari di Acquavella (SA), e in generale del Cilento, che appartenevano alla parte ricca della popolazione e che erano tradizionali a Natale. I poveri sostituivano il ripieno con la farina di ceci. Si tratta di pastine con una pasta sottile e una forma che ricorda quella del sole.
Il ripieno è una farcia ottenuta con mandorle, limone e anice, che rende il dolce molto “scioglievole” al palato e il connubio fra anice e limone l’ho sempre trovato ottimo! Oggi, purtroppo, è difficilissimo trovare questo dolce e, se si trova, il ripieno e sostituito da varie creme al cioccolato famose. Ma non si può definire certo una Pastuccella. Questa ricetta mi è stata tramandata da mia zia (una “maniaca” nel ricercare ingredienti e preparazioni antiche senza apportare modifiche moderne che possano snaturare il dolce) e mi fa piacere condividerlo, con la speranza che possa ritornare in auge come una volta. Mando le pastuccelle ad Ornella, per il solito appuntamento mensile
RICETTA: LE PASTUCCELLE
Ingredienti
Per la pasta (attenzioni alle dosi: io, riportando tutto a un solo uovo e quindi dividendo per 5, ne ho ricavato un bel vassoio):
5 uova (da 66/68 gr)
250 gr di burro
1 bicchiere di vino bianco secco
1,150 gr di farina
Per il ripieno:
1 kg di mandorle pelate (non tostate!)
1 kg di zucchero
600 gr di acqua
scorza di un limone grattata
3 bicchierini di anice
Miele di acacia (o comunque un miele delicato)
cannella
rametto di rosmarino
scorzette di arance (a chi piace)
Procedimento
Impastare le uova, la farina, il vino bianco, il burro sciolto e raffreddato fino ad ottenere un composto liscio ed elastico, coprire e far riposare.
Nel frattempo, tritare le mandorle più finemente possibile. Metterle in una pentola, unire lo zucchero e l’acqua e far cuocere per 10-15 minuti (o comunque fino ad ottenere un composto sostenuto). Aggiungere il limone grattato e l’anice. Far freddare bene.
Formare le pastuccelle:
Utilizzando l’imperia, ottenere una sfoglia sottilissima (io sono arrivata alla penultima) e con un coppapasta tondo (diametro 10 cm) fare dei cerchi. SU ogni cerchio mettere un cucchiaino di composto e ripiegare a mezzaluna, facendo uscire bene l’aria. Con la rotella liscia, fare sul bordo un numero pari di taglietti e con l’indice arrotolare verso il centro un settore sì e uno no (vedere foto..è più facile a dirsi che a farsi). Alla fine si ottengono dei piccoli soli!
Friggere per pochi secondi ogni pastuccella. In un pentolino far sciogliere il miele. Distribuirlo sulle pastuccelle con un rametto di rosmarino (è buonissimo il profumo del rosmarino sul miele) e cospargere il tutto di cannella.